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Indice Claudio Gliottone
 
 

Elezioni Europee 2019

...qualche considerazione... a secco!
 

Siamo ancora in tempo per qualche considerazione “a secco” sui risultati elettorali italiani alle ultime elezioni per il Parlamento Europeo. Il risultato non mette tanto conto, per la politica, di una entità che resta soltanto una unione monetaria tra nazioni; una entità che non ha una Costituzione, che non sa far valere una condotta univoca, che si muove abbastanza goffamente sul piano internazionale e che anche dal punto di vista finanziario non riesce a far granché, specie oggi che si trova tra le branche di una ganascia economica stretta da Cina e Stati Uniti, ai quali si è proprio in questi giorni aggiunta la Gran Bretagna, della quale Trump ha incoraggiato l'exit.
Mette invece conto parlarne alla luce del futuro politico italiano, cercando soprattutto di dare una spiegazione ai tanti perché che hanno portato ad un risultato forse atteso, ma in qualche caso non completamente previsto nei termini numerici. È infatti con questo obiettivo che e stata gestita la campagna elettorale da tutti i partiti presenti; e questo è il primo dato di fatto, ovviamente negativo.
Fatto chiaramente espresso con un calo dei votanti di circa 2,8 punti in meno rispetto al 2014, con una affluenza del 56% al posto del 58,8% precedente: ma questo proprio mentre la percentuale dei votanti europei ha guadagnato 8 punti in più rispetto al 2014 con un 50,5%, segnando l'affluenza più alta degli ultimi venti anni, grazie soprattutto alla Francia, alla Spagna ed alla Germania, paesi che hanno fatto registrare aumenti record. Frutto senz'altro di disillusione nostra e di affermazione delle nazioni più ricche e meno toccate dal debito pubblico. Una dimostrazione dell'interesse soprattutto economico che caratterizza la UE.
In Italia, lo sappiamo tutti, hanno avuto nell'ordine più voti la Lega (34,3%), il PD (22.8%) e il Movimento 5Stelle. Non ci soffermiamo sul “successo” del PD, subito esaltatosi per essere risultato “il secondo partito italiano”; un modo abbastanza goffo di non dire che nel 2014 era il primo, ma che soprattutto lo era con il 40,8% dei voti, passando da 31 seggi a 19! Nessuno ha avuto il coraggio di dire che in 5 anni aveva dilapidato esattamente la metà dei voti ottenuti precedentemente.
Anche il Movimento5Stelle, terzo partito in graduatoria ha omesso di far notare che nella scorsa tornata europea aveva il 21,2% dei voti e 17 seggi, mentre in quella attuale si è fermato al 17,1% raccogliendo 14 seggi.
L'unico vincitore legittimamente tale resta quindi il partito della Lega che si aggiudica il 34,3% dei voti nel 2019 a fronte del 6.2% del 2014 e dai 5 seggi di allora passa ai 29 di oggi: ha praticamente sestuplicato i suoi sostenitori!
Questi gli aridi numeri; ma dietro di loro bisogna leggere, e saper leggere, una infinità di ragionamenti, di aspettative in fieri e di aspettative deluse, di emozioni e di voglia di riscatto, di errori e di capacità interpretative, di demagogia e di vacuità di costruzione; di tutte quelle cose che costituisco la “essenza” della politica.
Mi si perdoni la presunzione di dire la mia, senza voler offendere nessuno, alla luce di questa ultima considerazione.
Il PD, nato dalla unione dei democristiani “di sinistra” con i comunisti “di destra”, vive ancora sulla sua pelle la mancata omogeneizzazione di vedute alquanto dissimili nella forma e nella sostanza, scatenando al suo interno, a seconda della prevalenza dell'una (ad es. Renzi) o dell'altra (ad es. Zingaretti), delle vere e proprie lotte intestine che lasciano l'elettore abbastanza perplesso. L'auspicio e l'incitazione a dire “qualcosa di sinistra” ,esplicitate da una parte, ad esempio, non trova convinta determinazione nell'altra parte; un partito comunista nel quale i Segretari Nazionali si contano sulle punte delle dita in cinquant'anni, ed una democrazia cristiana dalle mille correnti, dove i Segretari Nazionali non duravano più di un anno o al massimo due. E le conseguenze si appalesano. Non ditemi che questo è segno di democrazia, perché la democrazia non può restare semplice assunto filosofico; deve produrre i suoi frutti tangibili, altrimenti rimane rissa di pollaio .
Il Movimento5Stelle, nato da giuste rivendicazioni e proteste, si è affermato soprattutto cavalcandole, ma credo abbia fatto il grosso errore di proporne correzioni che, gradite ad una parte, hanno creato scompiglio in altre, come avvenuto per il “reddito di cittadinanza”, ad esempio. Provvedimenti ottimi negli intenti, ma non privi di creare risentimenti; la Rivoluzione Francese la fecero il Terzo Stato e la media Borghesia, che vivevano tutti sulla propria pelle ineguagliabili ingiustizie, ma non avrebbe mai potuto farla un demagogo attraverso la televisione!
Veniamo alla Lega, la quale ha avuto il grande merito di studiare gli umori della gente, stufa del restringersi di spazi vitali e benessere solo da qualche decennio conquistati, stufa di osservanza alla legge pretesa solo per chi la infrange senza volerlo e non per chi delinque abitualmente senza nulla pagare, ossessionata da uno stato sociale che non dà garanzie, ma si perde in chiacchiere (Tav – No Tav, ad esempio) dilazionando e vanificando tutti i possibili risultati positivi, e via discorrendo. Ed il suo Leader non ha fatto altro che evidenziare e ripetere quello che la gente, la semplice gente sente e vuole; non ha imposto qualche sua idea, non ha accettato inviti come quello di dire “qualcosa dei sinistra” o “qualcosa di destra” e di imporlo agli elettori. Ha detto quello che gli elettori avrebbero detto uno per uno, sentendosi “promotori” di politica, della “propria politica”, non di quella imposta dal Congresso del PD o dal demagogo di turno. Un metodo sostanzialmente diverso. E finora vincente.
Forse, in fondo in fondo, è l'attuazione delle vera “democrazia liberale” , certamente non di quella “popolare” , che maschera regimi dittatoriali, e tantomeno di quella imposta dall'alto con scelte dettate da organi di partito.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 6 Giugno)