L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Claudio Gliottone
 
 

Scienza e Filosofia

inscindibile binomio
 

Letteralmente rabbrividisco quando passano in Tv le immagini di disgustosi manichini di metallo dalle presunte fattezze umanoidi, detti robot, che camminano su rotelle, roteano gli occhi e, muovendo improbabili mascelle, addirittura rispondono, con gesti e parole meccaniche, alle più svariate richieste.
Mi si stringe il cuore, e ringrazio Iddio di avermi fatto nascere tra gente normale, da e tra uomini e donne che erano uomini e donne, che mi accarezzavano il viso e mi stringevano al loro petto fatto di carne ed ossa, e rispondevano alle mie domande sorridendo o atteggiando il volto, non alterato da siringhe di botulino o di acido ialuronico, nei modi più espressivi di migliaia di parole, qualunque fosse la loro età.
Porto dentro di me il concetto socratico di “uomo”, di umanità, di pensiero, di relazione interpersonale, di speranze, di aspettative, di delusioni, di ragione, di sentimenti, di affetto, di riconoscenza, di amore, di intelligenza a tutto campo, di capacità di guardare oltre ogni limite, di osare e di temere, di gioire guardando un tramonto o un gattino che si gode il sole. E non sento alcun bisogno di un ammasso di ferraglie che si muova ai miei comandi imitando maldestramente e malamente un mio simile.
Leggo, sul Corriere della Sera, un illuminante articolo di Alberto Mantovani dall'intrigante titolo “Perché la scienza ha bisogno della filosofia”, nel quale l'autore parla di un lavoro suo e di altri pensatori, pubblicato recentemente sulla rivista scientifica “Pnas” , nel quale si spiega perché la scienza abbia bisogno della filosofia.
Lo testimonia il fatto che i più grandi scienziati siano stati ad uno anche dei grandi filosofi, da Aristotele a Newton, da Pitagora a Galileo, da Averroè a Cartesio, e via dicendo.
In particolare l'autore si sofferma sui progressi della scienza medica e biomedica, capace oggi di apportare modificazioni genetiche su embrioni umani, di clonare essere viventi, di modificarne il Dna per renderli più resistenti ad alcune malattie, in specie virali.
Ma, e questa è la domanda, dove si arriverebbe se alla base della ricerca scientifica e medica non ci fosse il valore “fondamentale e fondante” della riflessione filosofica ed umanistica: la formazione del pensiero critico.
Sì, di quello che ci consente di discernere i limiti e le finalità di ogni studio od invenzione, rapportandola alla essenza dell'uomo, al suo posto occupato nel pianeta, alla sua necessità di rimanere se stesso, nel bene o nel male, espressione del suo libero arbitrio comunque, sottoposto esclusivamente agli imperativi categorici della ragione o della coscienza.
È innegabile che la scienza abbia influito grandemente sulla filosofia in senso lato; Copernico, Galileo, Newton, Darwin, hanno letteralmente sconvolto il pensiero umanistico, specie quello improntato all'etica religiosa, ma qui si tratta d'altro.
Mentre infatti questi scienziati si applicavano allo studio delle leggi naturali, per conoscerle e comprenderle ed ammodernare pensieri e valutazioni , la scienza di oggi è volta a creare cose prima inesistenti in natura, si è attribuita capacità ed obbiettivi che diventano pericolosi se non guidati dalla razionalità del pensiero e della filosofia. Si è praticamente giunti al paradosso che l'uomo, considerato, a suo dire, “fatto ad immagine e somiglianza di Dio”, tenti di creare qualcos'altro (il robot) fatto a propria somiglianza, di certo non supportato da alcuna “proprietà transitiva” .
In parole povere è indiscutibile che la scienza abbia per obiettivo il “progresso”, ma spetta al pensiero, alla filosofia, stabilire in che cosa debba sostanzialmente consistere il “progresso”. Erano progresso le V2 hitleriane o la bomba atomica di Hiroshima?
Nella stessa terza pagina, come una volta si definiva quella dedicata ad argomenti culturali, leggo la comunicazione di una lettrice che, felice, racconta la disavventura occorsale: “Perso il portafoglio, un filippino me l'ha ridato”! Da mettersi le mani in testa!
La lettera gronda di meraviglia per il fatto che un signore, trovato il portafoglio, fa di tutto per rintracciare la proprietaria, ricorrendo a Google per risalire alla sua mail; ma ,ahimè, la meraviglia assume toni spregevoli quando la signora si accorge che l'onesto signore è un filippino che, nulla avendo preso da detto portafoglio, rifiuta qualunque ricompensa!
Un comportamento da additare ad esempio quello del signore filippino; una lettera da dimenticare quella scritta dalla signora.
Primo perché si meraviglia della esistenza o, meglio, della sussistenza dell'onestà, secondo, e più grave, perché si meraviglia del fatto che essa sussista in un filippino!
Emergono, di fatto, due sconcertanti conclusioni: la totale sfiducia nel genere umano e un deplorevole e neppur troppo velato pregiudizio razziale.
La scienza ha aiutato l'uomo nella ricerca del proprietario del portafoglio, ma, ahimè, la filosofia non ha aiutato la signora nei suoi atteggiamenti mentali verso un proprio simile.
Se ne deduce che di filosofia, di etica, di pensiero umanistico, ce ne vorrebbe ancora tanto, ma tanto tanto!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 3 Marzo)