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Io non so quanti e quali agganci conoscitivi con il passato, recente o meno che sia, abbiano i giovani d'oggi; né so se ne hanno ricevuto memoria dai loro nonni o dai loro genitori, come si costumava anni fa, quando ancora nelle famiglie, non disastrate da televisori e telefonini, si parlava, e si raccontavano storie di vita vissuta. Ho il dubbio che la conoscenza dei nostri giovani parta dai cartoon giapponesi e si sviluppi solo in avanti, attraverso discoteche, telefonini, iPod e iPad, smartphone, chiocciole e link. E allora la cosa è giustificata da una condizione di vita che, nata dal e nel progresso tecnologico, ha continuato e continua a svilupparsi in esso, senza divari evidenziabili tra ieri, oggi e domani.
Ma chi ha avuto in sorte di conoscere, sia pure marginalmente, i disagi di vita, la povertà, la rassegnazione, che ancora esistevano all'inizio della seconda metà del secolo scorso, retaggio di una disastrosa guerra, e non solo, non può non sentirsi stringere il cuore per le dure condizioni di vita di allora e, ad uno, esaltarsi per i grandi passi avanti compiuti da tutti, in particolare da una fetta di diseredati, che magari esiste ancora, ma non in quelle proporzioni e con quelle proibitive modalità di vita.
Il dr. Luigi Di Benedetto, grande ed appassionato cultore di storia cittadina, soprattutto per immagini, mi sottopone una “Indagine sullo stato delle abitazioni nei centri maggiori della provincia di Caserta, del gennaio 1954” commissionata del Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Campania ed il Molise e compilata nello stesso anno dall'Arch. G.B. Rosso con reportage fotografico di Russi.
Siamo appena a nove anni dalla fine della guerra, che ha lasciato anche a Teano profonde ferite materiali e morali, mietuto vittime, e squassato famiglie; io, nato cinque anni prima, ne conservo personale memoria visiva perché la situazione durò ancora per un lungo periodo, almeno fino ai primi anni settanta.
Dopo una succinta descrizione dell'impianto urbanistico, con sommaria localizzazione della zona in cui si sviluppano peggiori condizioni di vita per la vetustà dei fabbricati, per il loro addensamento e per le scarsissime condizioni igieniche, sviluppantesi soprattutto nella parte sud-est e sud-ovest del territorio, l'Architetto Rosso passa alla descrizione particolareggiata dei rioni più strutturalmente e socialmente disastrati, e la correda di strazianti immagini fotografiche.
Rione S. Lazzaro: in cui vivono duecento famiglie di cui almeno 25 – 30 in tuguri bui, malsani e sovraffollati da non potersi considerare come abitazioni vere e proprie. I vicoli di S. Lazzaro, Calata Santa Caterina I e Santa Caterina II offrono spettacoli impressionanti di misere abitazioni costituite da un solo vano terraneo senza luce, senza servizi igienici, dove vivono, nello spazio di pochi metri quadrati, intere famiglie di sette od otto persone.
Rione S. Pietro: ….a gradoni sconnessi dove è disagevole l'accesso anche a piedi, e dove defluiscono i rifiuti delle case per l'assenza totale di fognature. In questo rione vivono circa trecento famiglie di cui perlomeno 35 in condizioni intollerabili.
Rione Viola: dove si ripetono le stesse situazioni descritte precedentemente, ed in cui vivono circa 250 famiglie nelle condizioni più miserevoli, sia per lo stato dei fabbricati che per l'indigenza delle persine. Qui almeno quaranta nuclei familiari abitano in tuguri a piano terra non idonei neanche agli animali per mancanza di luce, di spazio e in condizioni igieniche insopportabili.
Cita poi altri rioni in condizioni più o meno analoghe, Vico Capricorno, Vico S. Maria La Nova, S. Giovanni, Santa Maria de Foris, e conclude: L'insieme dei Rioni sopra ricordati ospita almeno un migliaio di famiglie in circa 160 pseudo abitazioni dove è impossibile la vita. Per l'intera città il fabbisogno di abitazioni si può con sufficiente approssimazione calcolare intorno alle 400, tenuto conto che il centro abitato ha subito danni (solo parzialmente sanati) a causa della guerra, e che lo stato generale delle abitazioni è meno che mediocre data la loro vetustà, il loro addensamento, la mancanza di servizi igienici ed il loro alto grado di affollamento.
Ma più che le parole parlano le immagini correlate: non sappiamo chi siano quei bimbi ritratti, né quale sia stato il loro futuro. Possiamo solo immaginare quanto abbiano goduto per ogni piccolo passo compiuto verso un miglioramento delle loro condizioni di vita, e siamo sicuri che questa esperienza li abbia fortificati e fatti crescere meglio di chi oggi ha tutto, e lo aveva anche ieri.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 12 Dicembre)