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Indice Claudio Gliottone
 
 

Renzi e Obama

 
Dall’incontro di Washington all’incontro di Teano
 

Ben al di là di ogni ridicola polemica, le attenzioni riservate da parte di Obama all'Italia, e per essa al suo Presidente del Consiglio, costituiscono fonte di orgoglio per tutti.
Sarebbe facile e conveniente, per qualche parte politica o per qualche parte di partito politico, affermare che il tutto è avvenuto solamente per sostenere, il fronte del sì impegnato a difendere la riforma renziana della Costituzione nell'imminente referendum.
E lo stanno facendo, dimostrando ancora una volta come la democrazia si svilisca sovente nella gara a prendere il posto di chi sta governando, ricorrendo, per farlo, a qualsiasi piccineria.
Chi abbia invece voglia e capacità di leggere gli avvenimenti con la necessaria ampiezza di visione, e, ben lungi da ogni miopia, sappia analizzare il presente in virtù del passato e proiettarlo nel futuro senza farsi prendere da spirito di parte, non potrà esimersi dal fare doverose considerazioni: proviamoci insieme.
Innanzi tutto credo che agli americani della modifica della nostra Costituzione, per dirla con Alberto Sordi, “non gliene po' fregà de meno”: essi hanno colto, invece, e in tutta la sua pienezza, un desiderio di rinnovamento che parte da lontano, che è stato disatteso da sempre e che solo ora sembra concretizzarsi, sia pur nella insufficienza della proposta. Non a caso Obama ha ribadito, non senza difficoltà di pronunzia, che Renzi è un “rottamatore”! È il più giovane Presidente del Consiglio Italiano ed ha voglia di lasciare una impronta che ci liberi da ogni ingessatura del passato.
L'attenzione riservata a Renzi come ultimo atto diplomatico ufficiale del suo mandato presidenziale da parte di Obama è rivolta da tutto il popolo americano a tutto il popolo italiano, alle sue capacità di rinascere e di affermarsi nel mondo. Pensiamo soltanto che l'Italia, solo poco più di sessant'anni fa, è stato l'unico paese in lotta con tutte le maggiori nazioni del mondo, dichiarando guerra alla Francia, alla Inghilterra, alla Russia, alla Grecia, agli Stati Uniti ed infine persino alla Germania, a fianco della quale aveva iniziato la sua disastrosa avventura. Ed una dichiarazione di guerra è difficile da perdonare! Eppure siamo stati capaci, con umiltà (si ricordi la famosa frase “sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia è contro di me” pronunciata da De Gasperi alla Conferenza di pace di Parigi), con dedizione, con tenacia, con capacità eccelse di singoli imprenditori, artisti, poeti, pensatori, studiosi, sportivi e, perché no, di qualche politico, a riprenderci un posto onorevole tra quelle nazioni che avevamo bistrattate ed offese.
Ed oggi ci riproponiamo all'attenzione del mondo come l'unico popolo disposto ad aiutare le migliaia e migliaia di profughi del terzo mondo, tra la indifferenza e l'egoismo di chi erge abominevoli muri.
Perché anche a questo ha voluto rendere omaggio il Presidente degli Stati Uniti, uomo di colore, di origini africane, i cui avi giunsero in America fuggendo, come i profughi che noi accogliamo, dalla fame e dalla paura, se non trasportativi incatenati alle galere come schiavi.
Un cena d'onore ufficiale e privata ad un tempo, voluta e pubblicizzata dalla famiglia Obama, offerta ai coniugi Renzi ed all'Italia, con una spontaneità ed una partecipazione emotiva di grande coinvolgimento, lontana anni luce dagli incontri ingessati dei nostri rappresentanti ultrasessantenni di qualche decennio fa, e, tutto sommato, in non troppo mascherata antitesi ai Soloni dell'economia europea.
Perché il messaggio di Obama è stato chiaro anche in questo: non bisogna eccedere con le restrizioni economiche, altrimenti ogni forma di ripresa diventa impossibile.
E di fronte ad un avvenimento di tale spessore noi reagiamo blaterando di un appoggio politico ad personam, di una impropria ingerenza negli affari italiani, di un “aiutino” elettorale al referendum.
E, come sempre accade, lo fanno quelli che certo non brillano per risultati tangibili: i Cinque Stelle, capaci solo a dire no a tutto e a tutti; Berlusconi, che con maggioranza parlamentare quasi assoluta, ha concluso ben poco, se non di attirarsi addosso branchi di magistrati e pubblici ministeri; di Salvini, a volte fuori dal contesto sociale, e di una minoranza interna del PD capeggiata da vecchi volponi.
Sarò presuntuoso, ma io mi sento onorato della considerazione che oggi ha di noi un grande popolo come quello Americano, non perché la meriti personalmente, ma perché l'hanno guadagnata anche per me migliaia e migliaia di miei connazionali.
E quando penso che il loro lungo tragitto di Italiani e iniziato da qui, da Teano, il 26 ottobre di centocinquantasei anni fa, il mio orgoglio rasenta la spudoratezza!
Viva l'Italia!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 10 Ottobre)