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Ingrata patria non avrai le mie ossa

 

È la più famosa epigrafe scritta sul monumento funebre della riconoscenza, morta per sempre forse senza mai essere neanche vissuta.
La dettò per la propria tomba nientemeno che Publio Cornelio Scipione, detto l'Africano, il vincitore dei Cartaginesi guidati da Annibale, che Teodoro Mommsen definì il più grande generale dell'antichità! Ma evidentemente Scipione fu più grande di lui.
Straordinario politico e condottiero, dedicò tutta la vita a Roma sulla quale incombeva da decenni il funesto pericolo dei punici e della famiglia Barca, il cui maggior rappresentante aveva fatto giurare al figlio Annibale odio perenne per i romani.
Scipione con intelligenza comprese che Annibale andava sconfitto in Africa, sul suo terreno (magari lo capissero i nemici dell'ISIS!), e la conclusiva battaglia di Zama, alla quale giunse dopo lunghissima e travagliata preparazione, dimostrò tutta la sua superiorità di stratega e di condottiero.
Ma Annibale non si diede per vinto e dopo qualche anno si alleò con Antioco lll, re della Siria (la storia si ripete!) sobillandolo ad una nuova spedizione contro Roma; dopo qualche successo iniziale, compresa l'occupazione della Grecia, anche Antioco fu ridimensionato e le truppe romane sbarcarono per la prima volta in Asia. A questo punto Antioco cercò di trattare ed addivenne ad un incontro diplomatico con Scipione: gli propose, oltre alla restituzione del figlio, suo prigioniero, la compartecipazione al regno di Siria ed una forte somma in denaro. Scipione rifiutò tutte e tre le cose. La guerra si concluse con la vittoria di Roma, grazie anche al fratello omonimo di Scipione, che volle poi chiamarsi l'Asiatico; ma la riconoscenza per l'Africano non fu molta, da parte della patria. Anzi, dopo qualche tempo, i tribuni della plebe lo accusarono di non aver reso conto allo stato dei 500 presunti talenti ricevuti da Antioco. Scipione ne rimase stomacato, abbandonò Roma e si ritirò a Liternum, l'attuale Villa Literno, dove morì e dettò la citata frase per il suo epitaffio.
Sono stato il primo, a Teano, a conoscere istituzionalmente il Dr. Francesco Sirano, funzionario della Sovrintendenza nominato Responsabile dell'area archeologica di Teano e del Museo, ormai pronto alla apertura; ero assessore della giunta Zarone e ritenni di dover instaurare con la Sovrintendenza il miglior rapporto possibile.
Ci riuscii, grazie alla grande disponibilità, non priva di qualche angolosità, ben comprensibile in un funzionario giovane e desideroso di legittima carriera, di Francesco Sirano. Il buon rapporto istituzionale, che ebbe l'acme nella inaugurazione del Museo, nel 2001, fu poi conservato dalle successive espressioni amministrative della nostra città. E fu un bene.
La dedizione di Sirano a Teano è stata totale; ha lavorato fisicamente agli scavi, è riuscito ad averne il finanziamento per ben 4 lotti, ha edito numerose pubblicazioni sulla città di Teano, ha portato il numero dei visitatori del Museo a ventimila in un anno, ma, soprattutto ha saputo ben coinvolgere una integrazione del patrimonio archeologico con la cittadinanza, esempio ne sia la istituzione della associazione “Amici dei Musei – Teano”.
Ma la cosa più importante di tutto questo enorme lavoro di presenza e di iniziativa è stato sicuramente l'aver risvegliato negli studiosi del settore, e non solo, l'attenzione per la nostra città, per la sua storia, per tutto quanto essa ha rappresentato come etnia autoctona, come alleata di Roma, come meta di termalismo e di vacanza, come notevole centro medioevale. L'interesse storico su Teano si è certamente decuplicato nel corso di questi ultimi anni.
Tanto che la Università Federico ll di Napoli, a proseguimento di un corso universitario dedicato ai principali siti della Campania Felix, dove Teano la farà da padrona, grazie certamente anche a tutti gli studi ed il lavoro espletato in tanti anni dal Dr. Sirano, ha organizzato un Convegno di studi per gennaio prossimo.
Il bello è che del Comitato scientifico organizzatore del Convegno di cui sopra fanno parte illustri e meno illustri personaggi del ramo, ma NON Francesco Sirano che a Teano ha dedicato venti anni e più! Anzi, lo stesso è stato messo al corrente della cosa solo dopo che il Comitato era stato costituito, con la apprezzabile faccia tosta di invitarlo anche a svolgere una relazione con tema assegnato!
Cose turche!
Io ho personalmente visto il Dr. Sirano piangere, sì fisicamente piangere, quando degli ignoti ladri rubarono due enormi capitelli dal teatro romano: non c'è da aggiungere altro!
Coraggio Francesco, un detto napoletano dice che esistono gli uomini, gli uominicchi e i quaqquaraqquà. E il Padreterno ci ha dotato di libero arbitrio per scegliere da che parte stare. Tu stai tra i primi, e ne godrai sempre la stima! Ed è l'unica cosa che vale.
A proposito, qualche voce di corridoio, a proposto di Scipione l'Africano, dice che sia stato proprio il fratello, l'Asiatico, ad istigare la plebe a muovergli l'accusa di concussione.
Ingrata patria… ingrati fratelli!

Un abbraccio.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XII 2015 - n. 12 Dicembre)