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Indice Claudio Gliottone
 
 

Della stanchezza del nostro Sindaco

 
Ovvero della natura umana
 

Umanamente ineccepibile lo sfogo affidato alle stampe dal Sindaco Di Benedetto all'inizio di questo mese: sono un po' stanchino.
Umanamente ineccepibile, e così pieno di dignità che scherzarci su, con malcelata e incomprensibile ironia, ci sembra cosa figlia di grande ignoranza e di oggettiva stupidità e presunzione.
Ugo Foscolo, due secoli fa, in Santa Croce di Firenze, esultò dinanzi alla tomba di colui che “..temprando lo scettro ai regnator gli allor ne sfronda ed alle genti svela di che lagrime grondi e di che sangue..” (Dei Sepolcri).
Parlava di Nicolò Machiavelli, studioso, filosofo, politico toscano, ma soprattutto “uomo del Rinascimento” che nel “Principe” aveva analizzato fin nell'intimo il comportamento che, a suo pensare, avrebbe dovuto avere un sovrano per organizzare uno stato ed ottenere uno stabile e duraturo consenso. A parte tutte le valide considerazioni diremmo “tattiche” ed i relativi comportamenti consigliati ai regnatori, uno dei punti principali dell'opera è costituito dal dilemma "s'elli è meglio essere amato che temuto o e converso".
L'ideale sarebbe contemperare in uno tutti e due gli aspetti: ma sarebbe umanamente impossibile! Machiavelli non suggerisce, non giudica né giustifica, non assolve né condanna: analizza, a volte anche cinicamente.
A rileggerlo ci si rende conto di quanto sia rimasto d'immutato tra il periodo di fine 1400 ed inizio 1500 e quello attuale; ingigantito e peggiorato oltretutto, questo, da una globalizzazione di comunicazione e di accessi che crea, come dice il nostro sindaco, “chi sparge zizzania e pettegolezzo, e si sente un pensatore”. Perché il sentimento della misura, la oggettività da cercare nei riscontri, la lucidità nel pensare e la calma nell'esporre, la comprensione che deve precedere ogni giudizio, la tolleranza che deve scaturire verso chi opera non solo per noi, ma per una comunità dalle mille differenti vedute e bisogni e desideri, non appartengono più a questo mondo; o forse non gli sono mai appartenute.
Ci si deve render conto che nessun sovrano assoluto, nessun tiranno sanguinario, nessun despota nella storia dell'umanità è mai stato libero di agire secondo il suo solo modo di pensare: per rimanere sovrano, tiranno o despota ha dovuto quotidianamente scendere a compromessi con tutti quanti gli consentivano di continuare ad esserlo: il potere “assoluto” non è mai esistito. Son sempre esistiti “i poteri”: economico, di classe, di casta, di categorie, di sette e chi più ne ha ne metta. Figuriamoci quanto possa fare di “suo” un “regnatore” in un regime di democrazia e libertà.
Ci si deve render conto che è solo l'individualismo a regnar sovrano, oggi forse più di ieri; che tutti voglio tutto, dalla tranquillità economica a quella della salute, dalle strade pulite al divertimento. E i più lo vogliono gratis, ostentando il pagamento di tasse che non pagano, la presenza di malattie che non hanno, il possesso di una età che dovrebbe loro solo far ringraziare il cielo per averla raggiunta. I diritti si sommano ai diritti, ogni giorno di più; i doveri sono per i fessi. Che pure, stranamente, sono la maggioranza, altrimenti l'uomo sarebbe già scomparso dalla faccia della terra.
Ma a lamentarsi ci vuol niente; ad attribuire a chi cerca di organizzare la nostra convivenza comunitaria tutti i mali di questo mondo ci vuol pochissimo. È facile sputar sentenze e critiche se si sa di non doverne dar conto perché non si ha la possibilità di metterle in pratica: perché altrimenti genererebbero altrettante critiche e sentenze in altre persone.
Molti di quelli che hanno politicamente vissuto questi momenti hanno gettato le armi; e non è cosa riprovevole. Altri hanno continuato accettando probabilmente una sommersa contropartita (ambizione, interesse, vanità?) ed altri, come il nostro sindaco, pur animati da tanta buona volontà, cominciano ad accusare la stanchezza. E' ineccepibilmente umano, è comprensibilmente umano, lo dicevo in apertura! Non c'è nulla da scherzare; c'è piuttosto da sottolineare la grande dignità di chi ha il coraggio di esternarla, quella stanchezza.
Di “allori”, caro sindaco, come vedi, ce ne son pochi tra “i regnatori”. E quelli che ci sono non appartengono certo a chi ha solo voglia di porsi al servizio della comunità.
Ne varrà la pena?
La pena sarà grande, ma pur se la “riconoscenza è il sentimento del giorno prima” il tempo resta un gran galantuomo.
Coraggio e vai avanti.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XII 2015 - n. 9 Settembre)