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Il grillismo ha trionfato anche a Teano

 

Il “grillismo” ha trionfato anche a Teano, paese di destra con una perenne amministrazione di stampo democristiano e post-democristiano: è risultato il terzo partito votato, dietro al Pd ed al Pdl, superato quest'ultimo dal primo solo per una trentina di voti.
Segno evidente che ha saputo individuare la “protesta”, e questa non ha collocazione politica, ma trasversalmente abbraccia destra, centro e sinistra e finisce per essere veramente “popolare” al di fuori ed al di sopra di ogni tatticismo e programma. Non ho votato cinque stelle, ma solo perché ho visto nelle parole del suo leader un prevalere traboccante della “pars destruens” e nulla di “pars costruens”, come se mirasse solo a fare “tabula rasa” senza saper poi cosa riscrivere. Ma il consenso esiste e va preso in seria considerazione perché porta avanti istanze sentitissime da tutti e sulle quali i partiti tradizionali, di destra, di sinistra e di centro, hanno continuato a giocare prendendoci in giro un giorno sì e l'atro pure: riduzione del numero dei parlamentari, abolizione delle province, tagli alle assurde spese dello stato, abolizione del finanziamento ai partiti, nuova legge elettorale.
Quest'ultima ce l'hanno fatta vedere già bella e pronta decine di volte, mentre quella esistente faceva comodo a tutti, specie a Bersani che, sentendosi la vittoria in tasca, non poteva disdegnare il “premio di maggioranza”. Che peraltro faceva gola anche a Berlusconi. Nulla di tutto questo è stato seppur minimamente accennato, neanche da Monti, che pure era nelle condizioni di osare qualcosa di più. E allora ben venga la protesta, civile e democratica finora, ma non rassicurante, almeno fino a quando i partiti continueranno a far orecchie da mercante: il movimento - pensano i più - prima o poi si sgonfierà, come accadde nel '48 per quello dell' “uomo qualunque”.
Ma le cose sono leggermente diverse: allora, nel '46, quando la lista di Giannini ebbe un successo paragonabile a quello di Grillo, si votava per la prima volta dopo il ventennio fascista, e votavano per la prima volta anche le donne, di sicuro politicamente meno aggiornate: di cosa si poteva realmente essere stufi? Oggi son trent'anni, dal tempo di “mani pulite”, che si accumulano nequizie di cui poter ampiamente essere stufi; e per di più è da trent'anni che gli elettori sono sistematicamente ignorati, vedi l'abrogazione della legge di finanziamento ai partiti, rientrata dalla finestra dopo che un referendum pannelliano l'aveva fatta uscire per la porta.
E trent'anni sono di solito il limite massimo di sopportazione di qualunque popolo. Non sarei tanto superficiale nel giudicare il grillismo! Elementari forme di protesta sembrano interessare anche nuove formazioni politiche locali che intendono proporsi per amministrare la nostra città: una tra queste l'ostracismo verso chi è stato già candidato o ha già ricoperto cariche amministrative. E ché, se potesse candidarsi Cavour o De Gasperi o Fanfani, li mandereste a casa perché hanno già ricoperto cariche pubbliche? Non mi sembra sia questo il metodo di giudizio per valutare le potenzialità e le capacità di un uomo politico. Ma quando si è stufi e si vuol cambiare a tutti i costi si fa spesso di ogni erba un fascio, salvo a ritornare sui propri passi dopo aver prodotto i dovuti danni.
Fermo restando che un poco di umiltà e di comprensione non guasta mai, specie se si considera di “lacrime grondi e di che sangue” lo “scettro dei regnator”. Ho già sostenuto su queste pagine che non credo all'esistenza di ricette miracolose: credo molto nelle capacità delle persone e penso che qualsiasi lista debba caratterizzarsi per la presenza di onesti, competenti e con gran voglia di fare, e di fare per il meglio di tutti. I programmi contano relativamente ed il più delle volte non corrispondono mai a quello che nei fatti si riesce a realizzare. Un uomo onesto non approfitterà di nulla per il proprio tornaconto; un uomo con la voglia di fare realizzerà cose nelle condizioni più avverse; un uomo competente non farà mai scelte azzardate o accondiscendenti a utili idioti.
Non trovo contraddittorio a quanto sopra sostenuto il parere del vetero-democristiano Cirino-Pomicino, ministro del bilancio negli anni novanta, quando afferma, in un articolo recentemente pubblicato dal Corriere della Sera, nell'inserto regionale, che il “leaderismo” ha fatto troppi danni. Riferendosi alle condizioni di Napoli e riallacciandosi a quanto espresso da Giuseppe Galasso, insigne storico partenopeo, ritiene che la sua stagion d'oro si è interrotta nel '92, quando ai partiti tradizionali si è sostituito il leaderismo: vedi Bassolino, la Jervolino, De Magistris.
“Cosa mai è successo – si chiede – in questi venti anni perché camorra, inadeguatezza politica e ammnistrativa la facessero da padroni a Napoli? E' successa una sola cosa che è alla radice dello sfarinamento culturale e politico della città: la scomparsa dei partiti con la loro capacità di selezione darwiniana della classe dirigente.”
Ed ancora: “Dopo il '92 ci fu quel ridicolo leaderismo contrabbandato per modernità, e difeso con la forza dalla magistratura inquirente, incapace di mobilitare energie intellettuali sindacali e politiche…”.
C'era stata “mani pulite” e, come accade in ogni rivoluzione o pseudo tale, si cadde negli eccessi opposti; fu creato il leaderismo, la elezione diretta del sindaco, del “governatore”, del presidente della provincia.
Contravveniamo allora alle leggi, raggruppamenti politici locali, benevolmente s'intende: il vostro leader sia uno che sappia muoversi come se ancora esistessero i partiti, che sappia ascoltare quanti lo sostengono, che sappia recepire indicazioni dalle opposizioni. In una, che sappia coinvolgere tutti perché un solo uomo potrà avere cento idee, ma cento uomini ne avranno diecimila; e tra queste è più facile scegliere le migliori.
Oggi è tempo di riflettere sui guasti derivati da eventi precipitosi e devastanti, attuati spesso senza lungimiranza.
La nostra stessa Costituzione, a voler essere onesti sino in fondo, non è la più bella del mondo: è nata soprattutto dalla volontà di evitare che potesse essere stravolta come Mussolini stravolse, pur rispettandolo, lo Statuto Albertino.
E mostra, checché se ne dica, tutti i limiti generati dalla mancanza di serenità.
Non lasciamoci travolgere dal grillismo: ragioniamo! Almeno a livello locale.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 3 Marzo)