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Indice Claudio Gliottone
 
 

Mali endemici e mali acquisiti

 

L'agitazione degli ingegneri, geometri, costruttori edili teanesi dura da lunga pezza, è divenuta endemica e cronica; non v'è iniziativa urbanistica che vada bene. C'è sempre qualcuno che critica qualsiasi progetto di programmazione urbanistica, qualunque esso sia, dal Piano Regolatore d'un tempo al più recente PUC, passando attraverso tutti i piani ASI, e quelli particolareggiati. Col risultato, non sappiamo se velatamente voluto, di lasciare ogni cosa nello “status quo ante”.
Ricordo infinite sedute del Consiglio comunale passate ad esaminare tutte le osservazione al piano regolatore del 1980, a quello del 1991 e poi del 2002; ed ancora oggi se ne deliziano altri, senza che alcuno strumento sia mai stato approvato, pur con le ingentissime spese sostenute da trenta e più anni in qua.
Non vogliamo assolutamente dire chi, secondo noi, abbia ragione o torto: intendiamo far altre riflessioni.
Riflessioni che investono vari aspetti della nostra vita sociale e che sono, singolarmente o assieme, la causa dell'inverosimile immobilismo in cui questo paese ristagna da oltre mezzo secolo.
In un paese in cui l'unico datore di lavoro, l'unica impresa, è rappresentato dal Comune, è normale che una classe di lavoratori di un settore, nella fattispecie quello edilizio, sia particolarmente interessata alla politica dei lavori pubblici o della edilizia pubblica e privata. La segue, la osteggia, l'asseconda, la critica, l'accetta, sempre allo scopo di non farne venir meno l'azione.
La legge Bassanini, nella riorganizzazione degli enti comunali, diede nuove responsabilità e possibilità alle ripartizioni tecniche, sganciandole dalla invadenza politica, nell'intento, poi mai realizzatosi, di togliere dalle mani degli amministratori tentazioni clientelari.
Ma tentazioni di ben altro tipo furono involontariamente affidate proprio al settore tecnico; e quel che doveva uscire dalla porta rientrava dalla finestra.
Con una aggravante: che mentre il potere politico è soggetto alla periodica valutazione dell'elettorato, qualunque altro non lo è da parte di alcuno. Vale per i tecnici dell'edilizia comunale, come, e ben più, per i giudici. Ma, ed è quel che più offende e che forse più ci ha condannato, nel tempo, a rimanere schiavi di poche caste, il sottile disegno nasconde la più totale sfiducia nella capacità dei cittadini di esprimere valutazioni politiche e cambiare quello che non va. Per i nostri governanti siamo degli emeriti imbecilli; e forse un poco è vero!
Come vero è che la convinzione popolare richiede tempi sovente lunghissimi per maturare e tradursi in azione (e questo potrebbe non essere un male), ma, a voler deresponsabilizzare una categoria e non porre sotto controllo l'altra cui vengono affidati nuovi compiti, si corre il rischio peggiore: quello della totale inefficienza amministrativa.
Perché io tecnico debbo prodigarmi a pensare e fare qualcosa per bene e in tempi brevi, se mai nessuno mi potrà muovere dal posto che occupo? Ed io politico cosa posso fare se il tecnico rema contro e non ha voglia né interesse di prodigarsi per il mio paese? Se non altro ho anche una giustificazione nei confronti dei miei elettori se non ho fatto niente!
Immobilismo totale, nessuna iniziativa, espansione burocratica, ristagno economico.
Non so se qualcuno di voi sta pensando a Teano, ma, credetemi, il mio è discorso generale.
Non so quanto questo aspetto abbia pesato anche nei da poco trascorsi festeggiamenti per la ricorrenza dell'Unità: certo l'assetto della città ha lasciato molto a desiderare anche nella organizzazione urbanistica: la sistemazione della Piazza poi dedicata all'Unità d'Italia è risultata incompleta e raffazzonata, il monumento e le aiole e la stele erano indecenti, e solo ora, dopo due mesi, pare siano state rese presentabili (ma non più di tanto) a guardarsi.
E ancora strascichi amministrativi e intoppi burocratici hanno dato brutta impressione nell'assolvimento dei pagamenti ai creditori, o nella distribuzione di supporti creati per l'occasione, come le migliaia di opuscoli sull'anniversario dell'Incontro ancora oggi persi in chissà quale armadio di chissà quale stanza di chissà quale ufficio comunale.
E mentre il settore tecnico latita, quello politico si perde nel rimpasto di Giunta e nelle elezioni di presidenti e vice-presidenti, e l'opposizione, che altro non può fare, continua a parlarsi addosso senza costrutto.
Non v'è altri che abbia nuove idee, che si prodighi per una migliore economia locale diversa da quella legata all'edilizia ed ai lavori pubblici che non siano la costruzione del solito muretto di contenimento o il riempimento di qualche buca lungo le dissestate strade del territorio.
Altre categorie, oltre agli edili, sono in costante atteggiamento aggressivo, ma solo se se ne toccano gli interessi spiccioli e momentanei.
Il mercato settimanale, anacronistico come non mai, resta ancora intoccabilmente al centro del paese: come nel medioevo!
In conclusione: abbiamo la netta sensazione che a fottersene del nostro paese siano oggi tanto il politico quanto il tecnico!
Grazie, Bassanini!
Almeno prima, a farlo, era solo il politico.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 5 Maggio)