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Nei riguardi di Luigi...

 

Nei riguardi di Luigi Vernoni, Gigino per i numerosi amici, ho sempre nutrito reverenziale timore e grande stima: il primo nato dall'averlo conosciuto, da alunno delle scuole medie, come severo e sia pur giovane professore di lettere, la seconda dall'averne incontrato la rettitudine morale e politica, oltre che il grande cuore.
Apparteneva al passato, Gigino: a quei grandi idealisti pronti a rinunciare a tutto per le loro idee, per parteciparle e farle condividere, senza mai immaginare di poterle, anche involontariamente, imporre. E da idealista rispettava quelle, pur non condivise, degli altri, in nome di quell'umano gioco che si chiama democrazia liberale, termine col quale troppi e troppo spesso usano sciacquarsi la bocca.
Da posizioni opposte ed antitetiche (comunista lui, liberale io) abbiamo combattuto in Consiglio Comunale storiche battaglie contro lo strapotere di una soverchiante Democrazia Cristiana (sino a ventiquattro consiglieri su trenta!) in una guerra che sapevamo persa in partenza, ma che ci illudevamo potesse scuotere gli animi, assopiti nel servile immobilismo, dei nostri concittadini. Non so se ci siamo riusciti: so invece per certo che Gigino è diventato e rimasto una bandiera di coerenza, di serietà, di nobiltà d'animo.
Mi suonano ancora nelle orecchie i suoi lucidi, ponderati e studiati interventi: approfondiva ogni argomento, anche il più banale. E quando qualcuno della maggioranza si prodigava oltre ogni modo e logica a difendere indifendibili tesi, lo si sentiva esclamare, con la simpatica ironia che hanno solo le persone intelligenti: “…Rosario, hai perso un'altra occasione per tacere!”, e giù una liberatoria risata che risuonava per tutta l'aula consiliare. Come la sua voce stentorea, quando si accalorava ad illustrare validissime proposte che sapeva sarebbero cadute nel nulla.
Nel ruolo delle parti era diventato un punto di riferimento per chi ancora credeva nel confronto dialettico, nel progresso, nel cambiamento continuo, alla ricerca del meglio, sempre lontano da ogni avvilente provincialismo.
Ricordo le notti delle campagne elettorali, trascorse ad attaccar manifesti, ognuno per la sua parte, dal fratello Guido e da me: quante volte, a corto di colla, ci siamo reciprocamente soccorsi, con rispetto e cortesia, mentre altri stupidi passavano il tempo a staccarli, quei manifesti, per dispettucci di bassissima lega.
La politica non lo ha mai premiato, densa di delusioni com'è per chi non segue la corrente; ma non aveva bisogno di quei fatui premi, l'amico Gigino, “tu sol - pensando- o ideal sei vero” (G. Carducci).
Incontrarlo al bar e scambiarsi il rito del caffè era un affabile piacere, reso ancor più piacevole dalla cortesia dei modi.
Non ho avuto altro modo di frequentarlo, ma per quel poco e per le occasioni in cui l'ho fatto, ne conservo un vivido dolce ricordo e mi dispiacerebbe se da queste righe non se ne comprendesse tutta la intensità.
Ci rincontreremo di nuovo, prima o poi, per parlare di politica, e torneremo a bere un buon caffè.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 4 Aprile)