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... Fratelli d'Italia!

 

È il titolo, provocatorio e ironico quanto volete, ma comunque ben auspicale, che abbiamo volutamente inteso dare al “numero unico” che l'Amministrazione Comunale ci ha incaricato di redigere per il centocinquantesimo anniversario dell'Incontro, quasi a porci la domanda se lo siamo mai stati, se lo siamo oggi o potremmo diventarlo domani.
Questo tema è stato affidato ai nostri articolisti, illustri giornalisti, storici, studiosi, da Arrigo Petacco a Gianfranco Pasquino, a Tonino Perna, a Piero Bevilacqua, a Ferdinando Corradini, per riuscire a comprendere, di fronte alle spinte separatiste fiscali e politiche di oggi, quanta probabilità abbia di resistere e rinnovarsi lo spirito di Teano, dove si concluse l'unificazione italiana ed iniziò con essa la storia di una nuova nazione.
Non abbiamo voluto farne un pamphlet pedissequamente rievocativo che nulla potesse aggiungere a quanto già noto: abbiamo voluto farne una occasione di studio, confrontando tesi e prospettive da offrire al giudizio finale del lettore.
Le divergenze esistono. Esistono nei fatti e nelle loro motivazioni, come nelle interpretazioni di queste e, di conseguenza, nelle soluzioni da indicare: la “questione meridionale”, nata il 27 ottobre del 1860 non è mai finita!
L'idea del libro nasce sulla falsariga di quella che portò alla compilazione, nel lontano 1960, di un analogo documento che entrò in tutte le case, a vivificazione e ricordo dell'Incontro. In esso illustri studiosi dell'epoca rivisitarono tutti i personaggi protagonisti delle vicende storiche unitarie, da Cavour a Vittorio Emanuele, da Garibaldi ai suoi maggiori generali, soffermandosi su particolareggiate descrizioni dei movimenti del Re e del Generale, descrivendo con dovizia di particolari i luoghi ed i testimoni. Ripeterne i concetti non sarebbe servito.
Molti di noi hanno avuto la fortuna di vivere quella celebrazione del centenario, nel 1960, e di assistere oggi all'altra imminente del cento cinquantenario: hanno vissuto, come chi scrive, cinquanta anni di intensi avvenimenti che hanno trasformato il mondo come non mai.
L'uomo ha messo il piede sulla luna; all'Europa dei perenni scontri armati si è sostituita quella del dialogo e della collaborazione, con l'abbattimento delle frontiere; i conflitti ideologici tra diverse e inconciliabili visioni economiche e politiche tra est ed ovest si sono dileguati; il mondo, grazie al massivo sviluppo tecnologico, è diventato il “villaggio globale”.
Che senso potrebbe avere, di fronte alla tendenza all'universale, parlare di nazionalismi?
Non è questo il problema: organizzare il mondo è cosa difficilissima per chi ancora non riesce ad organizzare casa propria. Per farlo occorre conoscerne tutti i più remoti angoli, e che li conoscano tutti i componenti della famiglia. A questo dovrebbero servire le celebrazioni: a guardare in tutti ripostigli di casa alla ricerca di cose vecchie di cui disfarsi e di spazi e di volontà per trovarne di nuove. Parlare di come è stata costruita la casa serve, ma è più importante comprendere cosa oggi può offrire e come migliorarne la ospitalità.
Nel 1960 si viveva un periodo di grandi speranze: ci stavamo riprendendo alla grande da una disastrosa guerra terminata appena quindici anni prima, il boom economico si espandeva su tutta la nazione, era da poco nata la televisione, la 600 e l'autostrada del Sole, ancora in costruzione, avvicinavano le distanze come non mai. Ma la ricerca del lavoro era ancora oggetto di migrazione, anche se non più verso l'estero, ma verso il nord dell'Italia. Anche il sogno di una relativa indipendenza energetica appariva più realistico.
La lettura di quel numero unico di allora, a chi sappia leggere tra le righe, dà un quadro abbastanza compenetrato di quel periodo storico, con un persistente leggero velo di retorica, residuo retaggio del doloroso ventennio, evidente negli scritti, come nelle foto della cerimonia.
Erano i tempi della speranza!
Oggi è il tempo delle delusioni.
Nuovi pericoli si affacciano: crisi economica mondiale, dissidi di religione, terrorismo internazionale, ripresa di minacce nucleari, grandi movimenti migratori verso i paesi cosiddetti ricchi, impreparati ideologicamente e praticamente ad affrontarli, bisogno energetico accresciuto, apertura di immensi mercati dalla facile concorrenza e via dicendo.
Problemi mondiali, inaffrontabili da noi: ma conoscerli e parlarne giova. E nel nostro numero unico ci siamo adeguati alle condivise direttive della parte culturale delle manifestazioni indette per le celebrazioni anniversarie.
Riteniamo di aver fatto, senza presunzione alcuna, un buon lavoro concettuale e grafico, che ci è costato fatica e sacrificio, ma che ci ha dato rinnovato entusiasmo. Abbiamo interpellato il fior fiore della cultura storica e giornalistica italiana, da Mieli a Ostellino, da Panebianco ad Ernesto Galli della Loggia, da Sergio Romano a Paolo Macrì, a Lucio Villari, ma il ritardo col quale, non per nostra colpa, ci si è mossi, non ci ha consentito, per precedenti impegni degli interessati, di averne l'adesione.
Ringraziamo comunque l'Amministrazione per la stima e la fiducia accordataci e per la vicinanza organizzativa e speriamo di non averne disatteso le aspettative.
Il libro sarà presentato il giorno 24 ottobre, alle ore 19:00, nella Sala dell'Annunziata in Teano.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 10 Ottobre)