L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Claudio Gliottone
 
 

Un altro anno finisce

 
L'anno che verrà
 

Il primo di gennaio inizierà per “Il Sidicino” il settimo anno di vita: un traguardo di tutto rispetto.
Tempo di bilanci e di previsioni, di rimpianti e di speranze, di dolori e di fiducia.
Un dolore su tutti: la prematura scomparsa del caro Guido, che de “Il Sidicino” fu fondatore e grande mente organizzativa.
Un proposito su tutti: continuare, con la dedizione da lui insegnataci, a favorire cultura e dialogo, progresso sociale e memoria storica.
Un ennesimo rituale liturgico si è appena concluso: la manifestazione popolare, con tanto di corteo e di comizio pubblico, per la chiusura dell'ospedale. Ancora un “dejà vu” destinato a non produrre altro al di fuori di sé. Si dice che Nerone, dopo aver incendiato Roma, desse la caccia ai colpevoli, indicandoli, cosa facile, nei cristiani; e si desse anche da fare per spegnere l'incendio.
Quanti Neroni hanno sfilato per le vie del centro nel corteo pro-ospedale?
E quanti non hanno potuto farlo perché non più tra noi?
Perché il discorso dell'ospedale perso non è di oggi, né di ieri: nasce da quando in tutto l'alto casertano esso esisteva solo a Teano, ed anziché potenziarne la esistenza e la funzionalità, si è lasciato che deperisse giorno per giorno, mentre sorgevano quello di Piedimonte Matese, auspice il grande Cappello, e quello di Sessa Aurunca, auspice non so chi.
Mentre l'ospedale di Teano si trasformava solamente in trampolino di assunzioni e di lancio per medici e chirurghi ed infermieri e portantini di tutta la provincia, chi era, o dove era, il nostro “auspice”? Si viveva alla giornata, in attesa che altre strutture crescessero dal nulla e si affermassero, moderne e funzionali: non appiccicaticci e costosissimi rattoppi di un vecchio convento, sui quali si è impuntata per anni una miope e retrograda classe politica locale piccola piccola. Ed erano tempi in cui “il popolo” non scendeva in piazza per protestare, ma sosteneva e votava.
Ci consoli il fatto che almeno, da oggi in poi, non ci lamenteremo più per qualcosa che ci stanno portando via: non abbiamo ormai più niente da farci portare via! Abbiamo già dato, e in gran misura.
L'Ospedale che non c'è più, in consuntivo di bilancio; il centocinquantesimo anniversario dell'Incontro, in previsione di bilancio.
Già perché con il 2010, e proprio con la real-garibaldina stretta di mano, inizieranno le ricorrenze per i 150 anni dell'Italia unita.
Per quanto ufficialmente esclusa dal programma governativo per dette ricorrenze, l'Amministrazione comunale di Teano ha sentito la giusta esigenza di muoversi per tempo.
Ma in modo contraddittorio e, almeno per il momento, prevedibilmente poco costruttivo.
A dire il vero è stata presa solamente un'iniziativa di contatto con le varie associazioni (oltretutto, per congenita struttura caratteriale del nostro popolo, l'un contro l'altra armata) esistenti sul territorio per stabilire il da farsi.
Per evitare che il tutto si risolva nella creazione di mille rivoli suscettibili di sfociare in allegoriche pacchianate come “l'incontro vivente” o le sagre a base di abbuffate paesane oggi di moda, ci permetteremmo di fare, fin da ora, alcune considerazioni, sulle quali, siamo certi, ben pochi saranno d'accordo.
Innanzitutto, e qui è la contraddittorietà, ci sembra stupido voler rimuovere il monumento da Largo Croci; si potrebbe approfittare dell'occasione, considerato il pessimo stato in cui versano cavalli e cavalieri, di crearne uno nuovo, nel medesimo sito, attraverso un concorso nazionale tra artisti scultori, senza nulla togliere al maestro Feroce, autore di quello tuttora esistente.
Significherebbe porre un punto fermo, dopo 150 anni, sulla località dell'evento, e rendere ad esso un simbolico e duraturo omaggio da parte della città che ne fu spettatrice.
Sarebbe già un buon richiamo di attenzione.
Suggeriremmo poi di non limitare il tema strettamente all'incontro, che pure ci appartiene, ma che fu solo l'epilogo di una storia che iniziò dopo il Congresso di Vienna e si venne lentamente creando nel corso di oltre un secolo, fino alla prima Guerra Mondiale, e che rappresentò il nostro Risorgimento. Perché non ha senso parlare di Teano senza parlare di Novara, di Curtatone, di Montanara, di Solferino, di Magenta, e poi del Carso e di Vittorio Veneto: solo così il nome di Teano si iscrive degnamente in un glorioso elenco nazionale.
Si costituisca un Comitato per le celebrazioni, scegliendo tra saggi che a Teano non mancano e si travalichi il particolare per collegarsi alle celebrazioni nazionali; ci si inserisca di prepotenza nel discorso di tutta la Nazione, non per essere stati spettatori ieri di un casuale evento, ma per essere oggi promotori di studi e ricerche sulla storia della nostra Italia.
Abbiamo tutti i titoli per farlo: non si dimentichi l'attenzione simbolica che nel 2000 fu data alla nostra città dalla classe politica oggi nuovamente al governo della nazione.
Se ne approfitti e ci si faccia promotori di eventi culturali di grande spessore (convegni di caratura nazionale, dibattiti storico-politici, premi per migliori pubblicazioni sul Risorgimento, borse di studio ecc…) che potrebbero terminare, perché qui terminò il processo che portò all'unità d'Italia, con la presenza del Capo dello Stato.
Non medaglie commemorative, non sagre della fresella, non incontri di asini e somari, non balli e concertino, non Frecce Tricolori e bande dell'esercito, non diatribe strapaesane, non Anita Garibaldi, per pietà di Dio, ma cultura, cultura, cultura!
E Politica, con la P maiuscola!
“L'anno che sta arrivando….
porterà una trasformazione...”
cantava anni fa Lucio Dalla.
Lo speriamo da sempre! Che possa essere la volta buona?

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 1 Gennaio)