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Il gran casino per la... Casina!

 

Parte nei primi mesi del 2004 un progetto comunale per la "sistemazione" di Piazza Umberto I che prevede l'abbattimento della cosiddetta “Casina” per creare un "degno" accesso al Loggione ed al Museo in esso ospitato.
La cosa ingenera legittime perplessità nella parte “pensante” della opinione pubblica perché riguarda la distruizione di un bene pubblico simbolo, di un "topos" ricco di avvenimenti storici, di un vero e proprio scrigno della memoria storica della città, ma soprattutto perché il progetto finirà per alterare strutturalmente la piazza.
Tra ricorsi, opposizioni, denunce, sottoscrizioni (tra le quali si distingue quella appoggiata dal nostro giomale) e suppliche varie, gli organi preposti alla tutela dei beni culturali si rendono conto della "bufalinità" delle intenzioni progettuali e negano il parere.
ll nostro giornale titolò, a piena pagina: La Casina è salva!
Ma i grandi urbanisti locali non si arrendono e proprio qualche giorno fa i giornali pubblicano la notizia che la Soprintendenza avrebbe accordato il parere favorevole allo stesso progetto modificato in modo da non prevedere l'abbattirnento della Casina, che resterebbe al suo posto, ma solo nella facciata, svuotata di tutto quello che le sta dietro, dove sorgerebbero invece le previste strutture in acciaio, vetro e cemento. Splendida operazione che esalta alla massima potenza lo spirito levantino di un popolo figlio anche degli arabi, maestri della trattativa, del compromesso, del risultato di non scontentare nessuno più che di accontentare tutti!
Splendida bufala urbanistico-sociale che non risponde a nessun, dico nessun, criterio logico elementare, meno che a quello che il progetto deve essere eseguito, come da prescrizione medica. Ma perché? Ci viene da chiederci!
La finalità ufficiale del progetto, lo abbiam detto, era quello di rendere il Loggione ben visibile ed accessibile, tramite una faraonica scalinata, dalla piazza dove la Casina sarebbe stata sostituita da una costruzione moderna, in materiale moderno, con la funzione di sala di servizi (biglietteria, biblioteca, ecc.) al museo; se la Casina resta così com'é e tutto avviene dietro alla sua facciata, mi sapreste dire quale visibilità ed accessibilità acquista il Loggione? Anzi il nuovo progetto prevede la ricostruzione di un arco, distrutto dagli eventi bellici, che coprirebbe ancor più la vista del complesso museale.
Men che mai avrebbe senso la faraonica scalinata d'accesso!
Un comico napoletano in televisione ripete il tormentone: io non mi chiedo comm'è, ma pecché?
E torna alla mente la vergogna di Piazza Giovanni XXlll, perché non saprei definire diversamente una costruzione che non ha altra finalità che quella di deturpare la “essenza” di una città dalla profonda storcità del suo assetto urbano: simili cose si possono fare a Latina, a Sabaudia, città nate settanta anni fa, non a Teano, che conta duemila e cinquecento anni!
O la disseminazione di orribili panchine di pietra con tanto di pubblicità inclusa nella spalliera, degne di un paese “sgarrupato" qual ancora non siamo; ma se continuiamo così...
Toma il tormentone “pecchè?”! Forse per passare alla storia? Come Nicola Amore, sindaco di Napoli, che sventrò la città creando il Rettifilo, o Mussolini che sventrò Roma per creare Via dei Fori Imperiali? Ma il paragone non regge, non regge per una infinità di motivi che il buon senso mi fatacere.
"Pecché?" Visto che l'idea ha trovato più oppositori che sostenitori, visto che si è proceduto, nel portarla avanti, senza ascoltare i pareri di alcuna associazione di cittadini, perché tanta tenacia prima nel trasformarla velocemente in progetto esecutivo e poi nel sostenerla e riproporla a spada tratta?
Come il comico napoletano non ci chiediamo "comm`è", ma “pecchè?”!
E allora, per pietà, smettetela di voler fare gli Urbanisti a tutti i costi; fate altri danni, che pure vi riescono bene, ma evitate di farne in guisa da passare per essi alla storia. Nel vostro e nostro interesse!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 8 Agosto)