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La Commenda di San Paride o Raggio di Sole

 
MEDIOEVO PACIFICO, RINASCITA SPIRITUALE, TURISMO DI MASSA; COMMENDE SULLA VIA FRANCIGENA.
 

Nell'XI secolo si manifestò una straordinaria intensità spirituale dovuta al momento più intenso del monachesimo, nelle crociate in Spagna e nel Medioriente e nella trasformazione del cristianesimo grazie a un risveglio di emozioni e sentimenti. Il monaco cronista medioevale Rodolfo il glabro scrisse che, circa tre anni dopo il Mille, ci fu in tutto il mondo, specialmente in Italia e in Francia, una improvvisa corsa alla costruzione di chiese e, dove queste già esistevano i cristiani facevano a gara per renderle più belle. Questi profondi cambiamenti, nella vita spirituale dell'Europa, coincisero con gli sviluppi politici che per la prima volta resero possibile, a un gran numero di persone, di intraprendere lunghi viaggi.
Uno dei fenomeni più significativi dell'epoca fu il pellegrinaggio nella sua infinita varietà di motivazioni. Esso poteva essere intrapreso da volontari come atto di pietà personale, o obbligatorio imposto da confessori o da giudici. L'inquisizione della Linguadoca classificava i pellegrinaggi in maggiori, minori e oltremare. I diciannove pellegrinaggi minori erano tutti in Francia, i quattro maggiori erano a Canterbury, Santiago di Compostela, Colonia e Roma, quello oltremare a Gerusalemme. Nel medioevo la strada più importante, famosa e assiduamente affollata dai pellegrini, che dal nord dell'Europa arrivavano a Roma e ai porti di Puglia e Sicilia, per raggiungere Gerusalemme via mare era la Via Francigena.
Nel 1048 Mauro d'Amalfi, con una colonia monastica benedettina, fondò a Gerusalemme il "Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme" (dal 1834 quest'Ordine ha la sua sede a Roma; oggi si occupa della sanità pubblica e si chiama "Ordine dei Cavalieri di Malta''). Negli ultimi anni dell' XI secolo i Cavalieri di S. Giovanni costruirono, nei pressi del Santo Sepolcro, i primi edifici per pellegrini che, successivamente, furono ampliati con una chiesa e un grande ospedale capace di accogliere oltre duemila persone. Quando la Terrasanta fu conquistata dall'Islam, i Giovanniti dovettero spostare la loro sede a S. Giovanni d'Acri. Qualche anno dopo anche Acri cadde in mano Islamica e ancora una volta gli Ospedalieri dovettero trasferirsi, prima a Cipro, poi a Rodi e nel 1530 a Malta, isola loro concessa da Carlo V.
Dal XII secolo i Giovanniti, cominciarono a diffondersi in tutto il mondo cristiano e ad aprire le "commende". Queste consistevano in complessi edilizi dotati di chiese, ospizi e taverne dove i pellegrini, diretti alla visita dei luoghi santi, potevano riposarsi e rifocillarsi prima di continuare il faticoso cammino. In origine le commende avevano l'aspetto di residenze fortificate, ma, col passare del tempo assunsero un vero e proprio carattere di aziende agricole. In tutta l'Europa, non solo lungo le principali vie di pellegrinaggio, ma anche nelle città portuali, i Giovanniti aprirono le loro commende. Più commende facevano capo ad un priorato. Il protettore dell'ordine era S. Giovanni Battista. La commenda costituiva un beneficio ecclesiastico e veniva affidata ad un chierico, o anche ad un laico perché questi l'amministrasse e ne beneficiasse temporaneamente. A causa del legame tra S. Giovanni e il sacramento del battesimo, nelle chiese Gerosolimitane fu rivolto grande attenzione ai fonti battesimali e alle acque sorgive presenti nelle vicinanze. Le strade dell'antichissima città di Teano, sin dal tempo dei romani, erano come una fitta rete a raggiera e mettevano in comunicazione Teanum con Casinum, Cales, Volturnum, Suessa, Sinuessa, Minturnae. Due strade erano importantissime: l'Appia e la via Latina che partivano direttamente da Roma e si congiungevano a Capua. La strada Minturno-Teano, attraversando Sessa, lambiva il massiccio del Roccamonfina, passava per l'attuale via Chianchetelle di Tuoro, l'Acquarotta e s'introduceva dalla parte nord-ovest della città: l'attuale Largo Croci. A Sessa, sull'Appia, si innestava la Via Adriana che rasentava il Monte Massico, il Ponte Ronaco (dal Mommsen Ponte Ronico), passava per Cascano, S. Giuliano, Pugliano, Tranzi, "Ponterotto", Cappella dei Micheletti e arrivava in città dalla parte sud-ovest nei pressi del Circo. Di questa strada, oggi si conservano ancora dei lunghi tratti in ottimo stato. Altra strada importante e molto breve era la Sinuessa-Teano che attraversava la vasta pianura tra Maiorisi e Francolise, lambiva Urbano e foro Claudio e entrava nella città tra occidente e mezzogiorno dietro la chiesa di S. Parillo. Tralasciando le strade, anche importanti, che dal lato orientale mettevano in comunicazione il nostro territorio col Sannio, parliamo di una via importantissima anche nel Medioevo: la via Latina, importante asso di collegamento tra Italia centrale e Italia meridionale. Questa partiva direttamente da Roma, come si è detto, e passando per Aquino, Cassino, entrava in città dalla parte di nord-est, attraversava la città e usciva dalla parte opposta proseguendo per Calvi e Capua. Da Capua i pellegrini, continuavano il cammino per il santuario di S. Michele Arcangelo, sul monte Gargano, raggiungendo poi i porti della Puglia e della Sicilia, dove molti s'imbarcavano per Gerusalemme. Per la Terrasanta gli armatori veneziani, i più affidabili e pieni d'iniziativa, escogitarono i primi viaggi via mare organizzati con la formula del "tutto compreso". La tariffa copriva il viaggio andata e ritorno, la pensione completa, la visita guidata dei Luoghi Santi e una escursione al Giordano con relativo bagno. La Via Francigena, nell'alto Medioevo, asse viario Roma-Puglia, continuamente affollata di pellegrini, fece di Capua un punto di incontro e di raccordo, per cui si dovette dotare di strutture idonee per ricevere ed assistere il gran numero di pellegrini in transito. La città campana diventò sede di Priorato con più di sessanta Commende. Una delle tante fu quella di S. Paride ad fontem o Raggio di Sole, in Teano, dove, secondo la sacra leggenda, la basilica fu costruita sulla sorgente ove il Santo, debellò il culto del dragone nel 333. Una prima notizia, che riguarda la costruzione della chiesa, la troviamo nelle “lezioni antiche'' dove è scritto: ‹‹Sulla fonte dalla quale aveva espulso il dragone costruirono la basilica del suo nome››.” Per molti secoli il vescovo, assistito dal presbiterio, amministrò i sacramenti. Quando i barbari irruppero in Italia, intere città e villaggi furono saccheggiate, incendiate e rapinate dei loro beni. Alla città di Teano toccò la stessa sorte e la chiesa di S. Paride fuori le mura, sull'attuale strada Teano-Torricelle, che segue quasi la stessa traccia dell'antica Via Latina, restò abbandonata. Tra i secoli XI - XIV la basilica fu restaurata e affidata al clero secolare. Dall'Archivio Segreto del Vaticano (citato da mons. E. Monaco - in Labarum N°1 ) si evince che: "nell'anno 1327 il sac. Bartolomeo De Leonardo di Teano paga, per la chiesa di S. Paride e quella di S. Bartolomeo, alla Santa Sede, la somma di quattro turonesi, otto grani, e grossi ventisei". Qualche anno dopo la chiesa fu data in commenda all'Ordine Gerosolomitano. Nelle vicinanze della chiesa, precisamente dietro la cona e nei pressi del savone, fino ad una ventina di anni fa affioravano dal terreno dei ruderi, probabilmente resti di antiche abitazioni occupate dagli editui o dai vittimari durante gli anni dell'adorazione del dragone. Quando e da quale pontefice fu data in commenda la basilica di S. Paride non ci è dato sapere; sappiamo, però, che fu commendatario Carlo Protonobilissimo Fattipecora di Napoli nel 1404. Gli statuti dell'ordine prevedevano ogni venticinque anni l'inventario dei beni, mobili ed immobili, diritti ed azioni della Commenda. Nel 1589 fu fatto un inventario, come risulta dal cabreo del priorato di Capua, con atto redatto dal notaio Bernardino De Grandis quando era commendatario Tiberio Campolis di Messina. Questo inventario però risultò incompleto perché fu evidenziata una sola grancia. Il cabreo completo di tutte le grance, cioè di Carinola, Sessa, Presenzano e Pontecorvo fu fatto compilare dal milite F. Antonio Benedetto Mignanello; lavoro iniziato nel 1643 portato a termine nel 1646. Nell'inventario fatto compilare dal commendatario Silvio Guardato, dopo il 1649, la commenda risultava arricchita di altre grance, cioè di Pontecorvo amministrata da Giovanni De Gaudo; Sessa da Tommaso; Carinola da Matteo De Caleno; Roccasecca da Giovanni; Arpino da Giovanni di Arpino; Rocca Guglielma da Giovanni De Putea; Presenzano da Giovanni Lamasone; Sora da Giacomo. Nel 1759 le ricchezze erano ancora aumentate e la proprietà terriera risultava estesa per moggia 986 e solo questa produceva una ricchezza di 668 aurei l'anno. All'inizio del 1800, dopo la discesa di Napoleone in Italia, tutti i beni della commenda di S. Paride furono confiscati e passarono prima al regno di Napoli e poi al demanio. La commenda però era forse già finita prima della fine del '700 anche se dall'Archivio di Stato risulta ultimo commendatario un certo Benadelli nel 1817.
Come ebbi a scrivere sul “Il Sidicino” n. 8 agosto 2004 in occasione della riapertura al culto della basilica, pochi teanesi conoscevano l'interno della chiesa perché chiusa da due secoli. In questi duecento anni trascorsi, il tempio è stato spogliato di tutti i suoi preziosi cimeli. Nel 1976 il Gruppo Archeologico Sidicino, (del quale facevo), riuscì a salvare il sepolcro del commendatario Miglianello posto al centro della cona. Di questo, ricoverato presso i locali dell'ex Ufficio di Collocamento in Vico Tansillo, ad oggi si sono perse le tracce. Per due secoli sono risultati vani i tentativi di restituire la basilica al culto, perché la sorgente sottostante attraverso un condotto sotterraneo porta acqua a Sparanise, ed inoltre appartiene al demanio dello Stato, che è proprietario dell'intero complesso basilicale e non può facilmente essere ceduto. Dal 2004, finalmente, ne ha l'affidamento in uso, per scopo di culto e solo del sacro edificio, il Vescovo di Teano.

Pasquale Giorgio
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 4 Aprile)

Resti della Commenda di S. Paride alle spalle della "Basilica" (foto di Mimmo Feola)