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Insolita presentazione della nuova edizione de

"La Cattedrale di Teano"
 
Dopo trent'anni una nuova edizione totalmente rifatta in pregevole veste tipografica
 

Insolita, imprevedibile nel suo svolgimento, ma ben riuscita la cerimonia con cui la sera del 24 novembre, nel salone dell'episcopio, è stato presentato il libro "La cattedrale di Teano" di Giulio De Monaco e Guido Zarone, nuova edizione totalmente rifatta di uno stesso titolo pubblicato nel 1977.
Non il solito grande tavolo dei relatori, ma una sala tutta platea, con le sedie rivolte verso il grande finestrone che si apre a levante, come per tenere inchiodato lo sguardo di tutti verso l'Oriente. Di fronte al pubblico un leggio e un pianoforte.
In prima fila il vescovo Mons. Aiello in clergyman, l'editore Franco Di Mauro, i relatori chiamati a presentare l'opera. In seconda fila, i due autori, mons. Adamo Gizzarelli, vicario generale di Montecassino, e mons. Aurelio De Tora, che da giovane parroco della cattedrale fu l'artefice della stampa della prima edizione del libro, ispirato e sostenuto dai sempre sapienti voti di mons. Sperandeo.
Il Vescovo esordisce preannunziando che la manifestazione avrà uno svolgimento inusuale. Si parlerà
del libro, della fatica degli autori, deIl'impegno del fotografo sorrentino Giuseppe Coppola e dell'editore, ma si parlerà soprattutto della cattedrale, la madre di tutte le chiese della diocesi. Con quest'invito a meditare annunzia l'esecuzione - piano e soprano - del primo intermezzo musicale, l'Ave Verum di Mozart.
D'ora in poi, musica e parole si alterneranno. Tocca per primo al prof. Umberto Pappalardo, docente di archeologia greca e romana al Suor Orsola Benincasa. Non nasconde la sua commozione nel ritrovarsi a Teano, trent'anni dopo avervi svolto uno dei suoi primi impegni di archeologo nello scavo della grande necropoli di Torricelle. In quell'occasione conobbe Guido Zarone ed ora si sono reincontrati, dopo trent'anni, sempre grazie a quel comune legame con l'antico che ciascuno dei due, in ruoli lontani e ben distinti, vive intensamente. Ricorda, emozionato, quella sua prima esperienza di scavo e apre il cuore alla rievocazione di un episodio che da allora lo accompagna sempre sul lavoro. Agli inizi di novembre del 1976, dopo qualche giorno di pausa, nel riprendere i lavori alla necropoli gli addetti trovarono in ogni tomba un crisantemo. Il giorno dei morti, i teanesi residente nella contrada s'erano ricordati anche di quei lontani progenitori sottratti, dopo circa venti secoli, alla quiete dei loro giacigli di tufo. Quelle ossa, sulle quali si appuntava il freddo interesse degli studiosi, da quel giorno, a motivo di quel gesto, divennero per il giovane archeologo qualcosa di più e di diverso di semplici reperti umani da studiare.
Legge poi la relazione che il prof. Leonardo Di Mauro, ordinario di storia dell'architettura alla Federico II, ha inviato essendo impossibilitato a partecipare per un'improvvisa indisposizione. ll professor Di Mauro dirige il dipartimento della facoltà di architettura che ha sostituito l'lstituto di storia dell'architettura, fondato e diretto per decenni da Roberto Pane, il ricostruttore della cattedrale. E sulle scelte operate dal Prof. Pane per la riedificazione del tempio teanese non nasconde che furono mosse critiche, ma riconosce infine che per una cattedrale viene prima d'ogni altra cosa la funzionalità liturgica, saggiamente preservata e garantita dal progetto di Roberto Pane.
Pausa musicale, e ancora un altro intervento. Quello del prof. Federico Marazzi, docente di archeologia medievale al Suor Orsola Benincasa. È un intervento lungo, ma così chiaro, denso e appassionato che coinvolge intensamente l'uditorio. Il professore ha letto il libro con grande attenzione e ora ne esamina compiutamente ogni contenuto. Parla diffusamente dei Benedettini di Teano e delI'influsso dell'architettura desideriana sulla nostra cattedrale e non lo fa certo per compiacere il Vicario Gizzarelli. Dice la sua anche sulla dibattuta questione dell'epoca di fondazione della diocesi, che potrebbe forse risalire al V secolo, ma definisce peregrina la tesi di un S. Paride vescovo antiariano di epoca medievale, ipotizzata di recente dal Caiazza in un libro stampato con il patrocinio del Comune di Teano.
Segue il prof. Leonardo Ruotolo, storico dell'arte. L'oratore suscita immediata simpatia con il suo accento napoletano e la simpatia cresce a misura che esterna le sue argute osservazioni. Si sofferma soprattutto sul Crocfiisso trecentesco e sulle tre grandi tele del De Mura. Che la tavola sia stata dipinta da Roberto d'Oderisi o dall'anonimo Maestro di Giovanni da Barrile poco importa; ciò che conta per il Professore è che a Napoli si faceva allora grande arte e il nostro Crocifisso lo dimostra, anzi dimostra ancora che i Teanesi di quel secolo non si contentavano di opere di piccola bottega. Sulle tele del De Mura è più esplicito: perché definirle opera "tarda" del grande pittore napoletano? Un artista matura nel tempo e il De Mura, partito sovraccarico della forte impronta dell'arte del suo maestro Solimena, via via si incamminò per una strada tutta sua. Non c'è motivo di datare le tele di Teano alla vecchiaia dell'artista; furono fatte quando il cappellone ospitò le ossa del Patrono, intorno al 1732, quando De Mura era maturo, ma non vecchio.
Il tempo è trascorso, con gran profitto per chi ha saputo ascoltare. Ancora un intermezzo musicale, un breve intervento dell'editore e infìne si abbassano le luci, s'ode un sottofondo musicale, e parla il Vescovo.
Medita ad alta voce. Parte da lontano. Dal dogma che non è pura astrazione perché viene attualizzato dal rito, nel quale si sostanzia poi la personale adesione del fedele. Giunge quindi alla chiesa, Ia chiesa-istituzione e la chiesa-edifcio nella quale tutto ciò avviene. La chiesa è il luogo santo che raduna, unisce, abbraccia i fedeli nell'adesione al dogma e nell'espressione del rito, e questa sua funzione non conosce sosta, si perpetua nei secoli. La cattedrale di Teano è semplicemente questo.

Pasquale Giorgio
(da Il Sidicino - Anno IV 2007 - n. 12 Dicembre)