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La chiesa dell'Annunziata negli appunti di Don A. De Monaco

 
Impegnato nella sua vasta produzione di storia locale, il Canonico affidava al giovane pronipote Pasquale Giorgio il compito di dattilografare testi ed appunti. Il Sidicino ospita in questa pagina gli appunti del De Monaco sull'Annunziata, ben più ricchi di notizie rispetto al testo pubblicato in Teano chiese e conventi.
 

Il Pezzulli ci informa che l'Annunziata, attraverso i secoli, più volte cadde e risorse.
Dallo stesso Pezzulli sappiamo che fu rifatta dopo il 1620 e che nel 1733 restò tutta lesionata dalle fondamenta e parte di essa "cascata a terra dal gran tremuoto che fu il giorno di S. Andrea Apostolo"; resto chisa al culto per oltre venticinque anni finché il citadino teanese don Francesco De Nunzio, governatore della chiesa, volle che essa sorgesse più splendida e più bella nello stile che allora era di moda: il barocco.
Il giorno dopo la festa di Pentecoste nel 1751 fu inaugurata la nuova chiesa con la partecipazione di tutta la cittadinanza. Aperpetuo ricordo fu murata sulla facciata maggiore la seguente lapide:

D. O. M.
HANC AEDEM VIRGINI DEIPARAE SACRAM
VETUSTATE COLLABEFACTAM
E SOLO ELEGANTIORI FORMA EXCITANDAM
AC DECENTIBUS ORNANDAM
FRANCISCO DE NUNTIO LAURENTIO DE GASPARRO
ET BENEDICTO CIPRIANO EX REGIS IUDICIO
MODERANTIBUS
ORDO POPULUSQUE THEANEN CURAR
ANNO SER. ORBIS MDCCL

D. O. M.
QUESTO TEMPIO SACRO ALLA VERGINE MADRE DI DIO
ROVINATO PER VECCHIAIA
DI RIALZARLO AL SUOLO IN FORMA PIU' ELEGANTE
E PIù BELLAMENTE ORNARLO
FRANCESCO DE NUNZIO LORENZO DE GASPARRO
BENEDETTO CIPRIANO PER REGIO DECRETO
GOVERNATORI
IL SENATO E IL POPOLO DI TEANO CURARONO
ANNO DELLA REDENZIONE 1750

La chiesa (1) era di diritto patronato della città. Ogni anno per il suo governo si nominavano tre uomini dei tre ordini della cittadinanza, eccellenti per fede e per onestà, ed anche un cassiere con l'incarico delle esazioni e delle spese. La chiesa, come oggi si vede, è in stile barocco ad una sola navata a volta in attacco a massicci pilastri che davano con la loro altezza un magnifico slancio in alto a tutta la mole. Lungo le pareti si aprivano grandi nicchie con altari; le aggettature barocche, non molto sfarzose, ma sobrie, decoravano le pareti e la volta con molta grazia. L'interno dell'A.G.P. era adornata da sette altari: uno centrale e sei laterali (2).
1. L'altare maggiore, tutto di marmo elegantemente scolpito, vi si conservava il SS. per gli infermi del xenodochio. L'altare era posto sotto la cupola e dietro si curvava una profonda abside che racchiudeva il coro e nella stessa vi era un quadro dell'Annunziata di G. Cestaro (3). Seguivano:
2. Altare di S. Giovanni Nepomuceno molto simile all'altare maggiore con quadro del Cestaro.
3. Altare della B. V. del Monte Carmelo, dove era eretta la confraternita.
4. Altare di S. Michele Arcangelo.
5. Altare di S. Giuseppe o S. Antonio Abate.
6. Altare di S. Maria dell'Arco.
7. Altare della SS. Concezione di M. Vergine, dove fu traslato il sodalizio dello stesso nome.
Questo altare era privilegiato per sette anni col breve del pontefice Benedetto XIV del 14 settembre 1751. Vi era un quadro del Cestaro. I quadri sull'altare della Madonna dell'Arco e quello sull'altare della Madonna del Carmelo erano di autori ignoti.
Il culto era esercitato da dodici cappellanied un sacrista maggiore ed ogni giorno vi si celebravano innumerevoli messe lette e solenni. Nella S. Casa era mantenuto uno xenodochio per infermi, pellegrini, ecc. Si provvedeva alla dote per le fanciulle povere e vi era un Monte dei pegni per il bene pubblico.
In considerazione di tutte queste lodevoli ed illustri opere il pontefice Pio V, con breve del 18 marzo 1565 e confermato con breve da Gregorio XIII il 25 maggio 1572 proibì che detta chiesa fosse mai eretta in beneficio, né in commenda, ed affidò l'esecuzione all'arcivescoo di Capua ed ai vescovi di Teano e Sessa.
L'altare maggiore, l'altare dell'Immacolata Concezione e l'altare di S. Giovanni Nepomuceno, come si è detto, erano adorni di quadri di Giac. Cestaro. Il pezzulli, nel suo scritto non precisa alcuna data della costruzione della chiesa, ma dalle vaghe espressioni che usa dovrebbe essere almeno anteriore al mille. E la chiesa primitiva era in stile romanico come gli avanzi che si conservano nella sacrestia. E' attendibile l'opinione del Vescovo Domenico Giordano che sia stata costruita nella prima metà del trecento, sul modello dell'Annunziata di Napoli.
Domenico Giordano nella sua VISITATIO ECCLESIAE CATHEDRALIS ALIORUMQUE LOCORUM, pag. 141, così si esprime: "Sebbene abbiamo posto molto lavoro e diligenza nel ricercare la data della prima fondazione non l'abbiamo potuto ritrovare, ne venire a conoscenza. Comenque sia avvenuto, certo è che ha sapore di molta antichità: più antica del 1500 è, come si ricava dall'iscrizione del campanile, la chiesa è anteriore al tempo del campanile" (4). Nel primo dicembre 1568 moriva a Teano il poeta Luigi Tansillo che era nato a Venosa il 1510. Il suo amico e mecenate Orazio de Garamo, nobile Teanese, eresse sul suo sepolcro quasi ai piedi dell'altare maggiore un marmo memorabile.
La facciata decorata con massicce fasce barocche ha sul portale una bella scultura in altorilievo dell'Annunziata del 1596; forse avanzo della prima ricostruzione. La sacrestia è in stile romanico con colonne e cordonature nella volta di travertino.

Pasquale Giorgio
(Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 7 - Luglio)


Note (di Carmen Autieri)
1) - L'A. G. P. di Teano può essere considerata un'antologia dell'architettura dell'Italia meridionale tra il Sei e il Settecento. Rispecchia il singolare dualismo tra strutture di forme tradizionali e non di rado arcaicizzanti ed una esuberanza barocca che si esaurisce nel gioco decorativo in superfici di stucchi, sculture e colore.
(2) - Secondo un ordine non ricostruibile.
(3) - Va presa in considerazione l'attività pittorica di questo artista che ha esercitato opere non solo per l'A. G. P. di Teano, ma anche per la chiesa madre di Galluccio ed ha operato a Roma e Napoli.
Il Cestaro è un artista napoletano, allievo ed erede della tradizione decorativa di S. Rosa. Questo artista presenta nelle sue opere, un modello più saldo rispetto al maestro, messo in evidenza da una contrastata partizione di luci ed ombre. La presenza a Napoli, tra il sei e il settecento, della fiorente tradizione dei quadraturisti si rivela nei dipinti a soggetto sacro, nei quali il Cestaro distribuisce, con eccezionale istinto teatrale, masse di protagonisti e di comparse. Cestaro come S. Rosa Solimene ed altri, rientrano in quella grande tradizione artistica e decorativa del tardo barocco che non si esaurirà con il vedutismo settecentesco né con la ripresa naturalistica del settetento europeo.
(4) - "Nell'A.G.P. l'architettura tardo-rinascimentale si risolve separando l'ideale architettonico quattrocentesco con un ordine fondamentale nuovo, in cui l'equilibrio lineare prospettico è sostituito dall'equilibrio per contrasti di masse e sviluppo di volume. Questa ristrutturazione fornirà le basi della chiesa barocca di cui sopra".