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Una voce per le donne

 

Lo scrittore Michael Reid nelle parole dedicate alla donna ci tiene ad affermare quanto questa sia importante e temuta da un essere così piccolo come l'uomo, ci tiene a sottolineare di come questa donna forte o debole che sia, bella o brutta, furba o ingenua resti sempre e comunque una donna dalle grandi aspirazioni, una donna legata alla speranza, alla fede, alla famiglia, all'amicizia ma soprattutto alla misericordia, perché non c'è donna che non abbia in cuor proprio o nel riflesso dei propri occhi, la voglia di vivere, la voglia di amare e di essere amata e non per ciò che possiede ma per ciò che è, perché ogni donna è tanto bella quanto importante e non solo per il proprio uomo o per la propria famiglia; ogni donna è importante e ha un ruolo altrettanto importante all'interno della propria società, comunità e ha una posizione dominante perché definita generatrice della vita, figlia, sorella, moglie, madre ma soprattutto donna e mai oggetto. Mai oggetto, mai strumento, mai legata, incatenata, succube di un uomo, nulla e nessuno può togliere, sottrarre con la forza la dignità di una donna, nessuno può portar via un sorriso o trasformare quel sorriso in lacrime, in sofferenza, dolore, angoscia e tormento. Nessun uomo è nella posizione di poter togliere la vita, di sottrarre qualcosa, quel qualcosa che Dio ci ha donato e di cui dobbiamo aver cura, al quale mai dobbiamo metter fine; non siamo nessuno se non un'entità, un granello di sabbia, così piccolo che può dar fastidio nella scarpa, ma quella scarpa per quanto possa dimenarsi non riuscirà mai e dico mai, in senso materiale, a distruggere, anzi annientare, una vita umana.
Oggi continua ad esserci la strumentalizzazione delle donne, oggi continuano ad esserci atti di violenza, oggi continuano ad incombere sulle donne ombre, le ombre di un passato turbolento, le ombre di una vita amara e paure accumulate. Nessun uomo ha una valida giustificazione per le azioni violente, per le umiliazioni recate alle donne e nessun uomo diviene importante o acquisisce rilievo nel fare tutto questo; spesso, però, la violenza non basta, perché si arriva ad uccidere.
Uccidere o essere uccisa, proprio come è accaduto a Veronica Abbate; e come lei tante altre ragazze hanno perso la vita per qualcosa che nessuno di noi riuscirà mai a capire. Ha perso la vita, la sua vita, una vita importante tanto quanto la vita di giovani madri stuprate, importante tanto quanto la vita di ognuno di noi. Veronica era una ragazza come tante, che stava scrivendo la sua vita, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo e come tante, ma speciali nella propria unicità, aveva il sorriso di una donna, il pianto di una bambina ma soprattutto la forza di un uragano.
Questo si cela in una donna: forza. La forza di un uragano, quell'uragano che è capace di spazzare via tutto senza però tornare indietro e quel sorriso dolce e innocente che riempiva l'anima e regalava gioia e speranza e quel pianto, quel pianto che si cela negli occhi di ogni donna, quel pianto che si cerca di nascondere ma poi viene placato, quel pianto condiviso poi dalla stessa famiglia che ha visto la fine, la perdita della propria figlia.
A ogni perdita chiediamo aiuto a Dio, chiediamo che ci venga data la forza di andare avanti e l'unico modo non è dimenticare, anzi è quello di perdonare, perdonare chi ha inflitto dolore, chi ha recato dolore, chi ci ha lasciato solo un senso di amaro. Non dimenticare, ma chiedere giustizia, avere giustizia per tutte le donne, per Veronica Abbate, per Sarah Scalzi, per Yara e per le tante ragazze, donne che hanno subito violenze, per le tante donne uccise e per coloro che ancora subiscono l'entità dell'uomo; un uomo che non è in grado né di rendere felice una donna né di essere alla sua altezza. Che sia maschilismo, violenza, discriminazione o non considerazione della figura femminile, l'uomo resta un'entità egoista, al limite dell'incomprensibilità umana non solo per le sue azioni, ma anche per i messaggi che emana alla generazione futura, ai giovani del futuro a tutti coloro che vivono e vivranno questa vita nel bene e nel male; molti non si pongono domande e non ricercano le risposte più banali perché banale viene considerata la vita umana. Così banale da non sapere più il valore di ciò che è, ciò che potrebbe essere e ciò che potrebbe diventare. Perché Divenire è sinonimo di Donna.
Questa donna non dovrebbe essere finalizzata a strumento di piacere, ma definita essere speciale, il cui nome è Donna, di cui ogni uomo dovrebbe aver cura, ogni uomo dovrebbe proteggere, amare, ammirare, salvare ogni giorno dalle angosce e dai tormenti e condividere con questa le cose belle che il destino le riserverà; perché non importa quanto difficile potrà essere, ci sarà sempre una speranza a cui aggrapparsi, ci sarà sempre qualcuno pronto ad aiutare il prossimo, indipendentemente da ciò che lo vincola o a cui si è vincolati.
Avere il controllo ossessivo e umiliare una donna non è amore, darsi la colpa di tutto ed isolarsi non è amore, questo significa essere oggetto materiale di qualcuno, questo significa essere oppressa, essere annientata, essere tutto ciò che una donna non è, ovvero essenza di questo mondo. Il tempo passa, gli anni passano, le ferite si cicatrizzeranno ma non scompariranno, il dolore verrà metabolizzato nel tempo ma non sarà né oppresso né dimenticato; ci sarà sempre una penna per scrivere il futuro, per raccontare nel futuro il passato, ci sarà sempre il ricordo e l'angoscia di eventi passati perché non ci sarà mai una gomma per cancellare il passato, non ci sarà mai il ritorno delle persone care perse e non scompariranno mai le ferite inflitte sulla pelle e nell'anima.
Ma in questa nube tanto oscura penetra sempre un raggio di sole, quel raggio tanto candido quanto un abbraccio di una madre, quel raggio tanto caldo da dare speranza, anche se lieve, è lì presente e molte volte non è visto ma solo perché noi siamo troppo legati alla materia che ci circonda. C'è chi ha rischiato la propria vita per difendere ed avere i propri diritti come Malala Yousafzai, ragazza pakistana che nel 2014 vince il premio Nobel per la pace. Questa giovane ragazza ha affermato con forza e soprattutto con grande coraggio di volere dei diritti, di voler studiare, capire ed essere parte della sua società. Attraverso le sue parole e i gesti spera di portare coraggio, cambiamento e rivoluzione nelle menti, non solo delle donne Orientali, MA IN TUTTE LE DONNE; senza la paura del proprio uomo o padre. Perché l'uomo ha fatto la storia ma la donna ha sempre creato e crea le condizioni per poter far storia. Non sono una femminista, anche se da queste parole e fatti sembra il contrario. Non facciamo solo della donna un'eroina perché eroe può essere anche l'uomo. Ci sono donne, anzi le definirei e paragonerei agli sportelli bancari dei prelievi; dove si inseriscono tutti i dati e dopo un po' si ha ciò che si vuole. Ecco queste sono coloro che “mercantilizzano” la vita umana. Non si procreano più figli ma si creano “piccoli robot personalizzati” al fine del proprio potere e piacere; quello economico. Quando poi ci sono milioni di vite che aspettano invano di essere accolte e ricevere affetto. Quando poi chi sono milioni di donne che non avranno mai la possibilità di partorire, di allattare e di percepire dentro di se un'altra vita. Bisognerebbe avere rispetto per costoro. Bisognerebbe far sentire la propria voce. Che non sia solo una voce candida o di dolore, ma essere voce di uomo e donna, bambino e bambina, padre e madre, fede e vita. L'uomo non è perfetto, la donna non è perfetta. Ma in questo mondo esiste un limite? Beh è come dire: “Ma l'universo ce l'ha una fine?”
Che domande! Difficile, ma provate a darvi una risposta o almeno provateci.

Ida Feola
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 6 Giugno)