L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Ida Feola
 
 

Il patrimonio italiano: il sapere

 

Il giorno 27 gennaio 2016 si è tenuta, all'Università di S. Maria Capua Vetere, una conferenza con la partecipazione del professore Francesco Sabatini, linguista, filologo, lessicografo italiano, autore di molteplici scritti riguardanti la lingua e la cultura italiana e Presidente Onorario dell'Accademia della Crusca; ospite numerose volte a “Mattina in famiglia” su Rai Uno, dove il professore risponde ai dubbi e perplessità sulla lingua italiana, esponendo anche varie proposte su come migliorare, attirare, incuriosire e far apprendere il grande patrimonio, se non la fortuna che ci offre il nostro Paese; ovvero il sapere.
Ma l'ospite, alla conferenza, non era tanto il rinomato professore Sabatini, quanto le diverse scuole provenienti dalla provincia di Caserta, che hanno avuto il piacere di presiedere a un importante incontro di cultura linguistica se non ad una lezione di vita; in quanto la lingua stessa è vita e la vita stessa è cultura. Il professore Sabatini ha espresso, in questa conferenza, quanto la lingua sia necessaria per ogni individuo, perché essere italiano non significa necessariamente saper parlare o scrivere in italiano, bisogna studiare, aver padronanza, saper prediligere la parola e la lingua.
La cultura non è statica, ma dinamica; è in continuo mutamento e così anche la lingua, come affermato dal professore, è un qualcosa che va sempre rivista e aggiornata. La cultura, la lingua sono un po' come le persone, ma a differenza di noi mortali che nasciamo, cresciamo e moriamo, la cultura è un susseguirsi di eventi e non muore mai perché noi siamo cultura, l'uomo è cultura, l'uomo genera cultura, l'uomo è portatore di cultura ma è anche portatore di conseguenze positive e negative, egli è anche portatore di vita e morte. Ma la morte lasciamola agli audaci, noi parliamo di vita.
Si signori vita! Una vita che genera un'altra vita, come una madre che dà alla luce il proprio figlio, così l'uomo attraverso l'esperienza genera cultura, genera sapere, afferma una realtà invisibile agli occhi ma percepibile ai sensi.                                                                                                            Ida Feola
*****
Ci piace pubblicare le partecipate considerazioni della sign.na Ida Feola, studentessa universitaria, entusiasta della cultura e della lingua italiana.
Come darle torto? Il grande Winston Churchill, parlando a Londra ad una studentesca, la invitò a studiare di tutto, ma sovra ogni cosa l'inglese; li avrebbe perdonati se avessero saputo poco di matematica o di latino, ma, disse, li avrebbe frustati a morte se non avessero conosciuto per bene la loro lingua.
Il grande filosofo tedesco Johann Gottfried Herder, vissuto nella seconda metà del '700, sosteneva che la lingua è come una pianta che cresce e si sviluppa secondo il clima e la terra nella quale è piantata e quindi, poiché “ogni lingua ha il suo carattere nazionale”, la nostra lingua materna corrisponde al nostro carattere, al nostro peculiare modo di pensare. Ogni opera, diceva, andrebbe letta nella lingua in cui è stata scritta perché solo così è possibile “raccogliere nell'anima nostra lo spirito di ogni popolo”.
Ci vengono invece i brividi quando vediamo che anche il nostro Parlamento, suprema espressione del popolo italiano, dà alle sue leggi titoli stranieri, come a quella sul lavoro o sulle adozioni per le coppie di fatto, non so se per vezzo o per superare ogni provincialismo, ignorando che, come diceva Herder, le idee hanno proprio nella lingua “il nocciolo della loro forza, il colorito, lo splendore della schiettezza, il loro sonante ritmo”.
È vero, il linguaggio cambia, si adegua ai tempi, si modernizza per trasmettersi più in fretta, si fregia di neologismi, si sfronda di appesantimenti, ma, perbacco, resta pur sempre il linguaggio di un popolo; proprio con tutti questi suoi cambiamenti, invece, sottolinea e tramanda la storia, impressa nelle sue parole, nei suoi modi di dire, nella sue opere letterarie. Voler sostituire ad esso un linguaggio straniero è la più incivile, diseducativa e pericolosa delle iniziative.
Quando lo capiranno Renzi ed i suoi troppo progressisti amici?

Claudio Gliottone

***************************************************
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 2 Febbraio)