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Indice Giampiero Di Marco
 
 

Domenico Colessa, detto Papone.

Il Masaniello di Terra di Lavoro.
La rivoluzione del 1647-48 in Terra di Lavoro.
(III parte)
 

 

Il quadro descritto e rappresentato in questo bilancio è drammatico. L'Università non solo presenta un bilancio in passivo, già allo stato di preventivo, ma segnala anche che vi sono altri debiti non contabilizzati per le rate non pagate agli assegnatari dei Fiscali e sulle partite quandocumque. Un debito enorme pari almeno all'intero totale del bilancio, una situazione da fallimento. Ora però andiamo a vedere come il reggente Tappia rivede queste somme e quali sono le soluzioni prospettate.

Stato nel quale si pone la Città di Sessa Provincia di Terra di Lavoro con forme l'ordine e riforma fatta dall'illustre sig. marchese di Belmonte Reggente Carlo di Tappia del Consiglio Collaterale di S. M. dal primo di settembre 1627 in avanti.

ENTRATE
Lo quartuccio come nel primo Stato realmente si affittò per ducati 870 con l'altri Introiti distintamente notai ascendentino a ducati 7258. 9. ½ mora con lo detto avanzo ascende alla somma di duc. 7728. 9. ½

Si nota come la somma sia aumentata per l'effettivo prezzo a cui il quartuccio della carne venne appaltato.

USCITE
Pesi che detiene detta città di Sessa, sono per li pagamenti fiscali, 3806. 3. 6. ½
Creditori istrumentarij 646

Pesi e Provisioni annue

Al Padre predicatore che primo loco se li davano duc. 120
al presente sono moderati in duc. 50
Al Avvocato in Sessa che si poneva in esito per annui duc. 20
al presente sono moderati in doc. 12
Al Procuratore in Sessa che si poneva in Esito duc. 18
Si sono quelli moderati in duc. 6
Ai due Giurati che si poneva in esito dalla Università
duc. 30 si sono quelli riformati in duc. 16
Al Cancelliere della città si poneva in esito in duc. 50
Si sono quelli riformati in duc. 12
All'Esattore delli Conferenti duc. 150
Al Cassiere duc. 150
Ai tre cavallari della Marina per otto mesi servono
I
in ragione di duc. 6 per uno il mese duc. 140
Alli soldati aggiunti delle torri annoi duc. 72
Si è aggiunto nel Stato originale de mano del sig. marchese di Belmonte le seguenti parole, videlicet Advertendo che non li havete da dare più de tre carlini per doi soldati, et il letto et dico carlini cinque per una cartella per soccorso delli soldati di guardia al Tribunale et non altro. Il che importarà doc. 386 e tarì 2 et non li darete altro, né più d'una volta il mese et occorrendo venire più volte, me lo adviserete. Die 3 martii 1627 Tapia Regente.
Al Torriere per le polveri duc. 2
All'Avvocato in Napoli di detta città primo loco si poneva in esito
Per annui duc. 40 al presente per duc. 18
(nota a margine deve dare al Procuratore in Napoli)
Alli soldati di Campagna per l'alloggio de ogni giorno, che se li danno duc. 5.1 l'anno, sono per Sessa e Casali duc. 1944. E perché essendosi sopra ciò scritto al Magnifico Commissario di Campagna, et viste et riconosciute le scritture presentate, et relatione fattaci per detto Commissario per la quale appare che detta città paga per detta causa duc. 411. 3 perciò si modera detta spesa per detta somma di doc. 411. 3
All'Erario delle Collette se li diano docati trecento che detta città pagava per giornate al Commissario che veneva ad imponere le Collette,
duc. 300
Al Mastro d'atti del Castello per li atti che correno duc. 13. 2. 10
Per spese de liti in Sessa duc. 20
Per spese de liti in Napoli duc. 250
Per il regalo al sig. duca di detta città duc. 50
Per il regalo al rev. vescovo di detta città duc. 25
Per il regalo all'Avvocato e Proc. in Napoli duc. 30
Per la pietanza solita alli PP. Cappuccini de doi monasteri duc. 30
Per vestimenti et altre cose necessarie alli PP. Cappuccini duc. 15
Per la festa di SantoLeone Protettore di detta città duc. 6
Per la festa del SS. Sacramento duc. 5
All'Avvocato in Napoli che primo loco si poneva in Esito
duc. 60 al presente si sono riformati in duc. 24

COLLETTIVA
INTROITO 7728. 9 ½
ESITO
Alla regia corte e suoi assignatari 3806. 3. 6½
A creditori istrumentari 646
A pesi e provvisioni annue 1808. 3. 16½
TOTALE ESITO 6260.6. 23

Magicamente dopo la revisione del bilancio da parte del Tappia spunta un avanzo di cassa di ben 1467. 1. 13.
Si ricorda che le somme erano calcolate in ducati, tarì (3 tarì erano cinque carlini), grani e decimali di grani, cioè cavalli (6 carlini sono 60 grani). Ogni grano erano 12 cavalli.
L'operazione chirurgica ha previsto la diminuzione sostanziale di tutte le spese ordinarie, noi non possiamo che concordare con quanto proposto. Si rammenta che il salario di un maestro è di soli 40 ducati l'anno, mentre un medico ne guadagna 100. Come si fa dunque a spendere la somma di 120 ducati per il predicatore che viene chiamato in città per le prediche del periodo quaresimale? Questi predicatori venivano trattati alla stregua dei nostri cantanti famosi e addirittura contesi dalle città. Le loro prediche barocche, i loro Quaresimali prolissi e pieni di costruzioni metaforiche e mirabolanti, tesi a commuovere, spaventare i fedeli con le descrizioni degli orrori dell'Inferno e al contrario la dolcezza della gloria paradisiaca, riempiono oggi gli scaffali delle biblioteche pubbliche dei loro inutili e verbosi ma sopra tutto enormi scartafacci. Allo stesso modo il marchese di Belmonte diminuisce ogni sorta di spesa. Un vero taglio invece si riferisce alla spesa per il Tribunale di Campagna che da 1900 ducati viene ricondotto a circa 400. Forse era stata un'operazione truffaldina quella dei sindaci, che avevano riportato una somma molto più alta.
Ma che fine fanno le somme attrassate, quelle dovute per i debiti e non pagate per il passato? Di esse non vi è notizia, ma di certo non potevano essere cassate. Pertanto la situazione non era florida anche se con il risparmio la città poteva far fronte alle sue necessità nel giro di due o tre esercizi. L'impressione è che non fu certamente seguita la strada proposta dal Tappia.

La prima rivolta a Sessa
Sul biennio rivoluzionario nel territorio di Sessa si lamentano alcune perdite importanti, sia costituite da vere e proprie opere storiche che di documenti di altro genere.
Lo storico sessano del Settecento Tommaso de Masi scrive che su questo periodo un certo Giacomo Passaretti, non meglio conosciuto, forse un sacerdote proveniente da Cascano dove questo cognome ha sempre avuto rappresentanti, aveva composto un'opera dal titolo: Le rivoluzioni della città di Sessa nell'anno 1647 divise in tre libri de quali ognuno comprende tre mesi di tutte le cose succedute in essa città ed in altri luoghi da Gaeta infino a Capoa. Scrive ancora il De Masi: e quest'opera ms. si conserva presso di noi (19).
Di questo ms. però lo storico non fece alcun profitto tranne le poche note che riguardano la figura e il ruolo avuto da Pietro di Lorenzo nei fatti (20), per il resto cala un silenzio quasi assoluto.
Altra perdita dolorosa è la cantata in ottava rima che un sacerdote Francesco de Martino, parroco di Tuoro, aveva scritto nella prima metà del Settecento.
Di questo parroco, altrimenti sconosciuto, il sottoscritto aveva trovato tra le carte di Angelo Broccoli conservate nell' Archivio del Museo Campano di Capua un manoscritto che conteneva un poema in ottave dal titolo: Historia sacra della vita del Gran Profeta Davide raccolta dalle Sacre Scritture e trasportata in ottava rima dallo sacerdote don Francesco de Martino del Casal di Tuoro della città di Sessa. Il manoscritto, un volume rilegato in cartapecora, risulta iniziato Idibus julii 1749 e terminato come alla fine si scrive: complevi hunc librum die primo augusti 1752 (21).
Il parroco De Martino era stato punito dal vescovo che lo aveva redarguito per le sue intemperanze poetiche, aveva infatti il sacerdote il vizio della poesia popolare e indulgeva spesso e volentieri a questa sua abitudine. Per punizione aveva dovuto dedicarsi alla scrittura di un soggetto sacro, però alla fine del volume, sul risvolto interno della copertina l'autore ci informa di altre sue opere scritte in precedenza, tra i quali notevoli sono le cantate dei Mesi e dei Paesi.
Tra queste ci incuriosisce molto un'altra cantata dal titolo: Il rivolto di Sessa nell'anno 1646, historia curiosa in ottava rima. Naturalmente è inutile sottolineare come la sua perdita sia irreparabile, probabilmente essa conteneva notizie importanti e magari, appunto per il gusto popolare della saga, avremmo conosciuto meglio i protagonisti popolari della rivolta.
Anche il De Martino è originario di un casale, quello di Tuoro, tra l'altro legato allo stesso terziere di Cascano.
Intanto però probabilmente il titolo si riferisce non a fatti del 1646, ma del 1647. Almeno non risulta da nessuna parte che nel 1646 a Sessa ci siano state particolari forme di rivolte popolari. Nel caso che esse fossero realmente avvenute però sarebbe molto importante, proprio per la data che precede i fatti del biennio rivoluzionario.
Abbiamo un'altra fonte sul periodo, quella che è comunemente conosciuta come Cronaca manoscritta A (22).
Essa è però molto frammentaria e inoltre è stata a volte citata e poi trascritta in una maniera assolutamente non filologica (23).
All'anno 1646 comunque la cronaca ascrive ben nove note. Sotto le date del 15 maggio, 22 maggio, 10 giugno, 27 giugno, poi a 15 detto mese (forse luglio), 29 detto mese, ancora luglio, 24 giugno. E l'ultima a di 8 dicembre.
Le note riguardano il tentativo di Tommaso di Savoia venuto con una flotta francese di impadronirsi del Regno di Napoli. A parte la prima che ci informa sulla consistenza della flotta, tutte le altre riguardano la venuta in Sessa e territorio di una truppa numerosa che naturalmente causa numerosi danni, perché occorre provvedere al suo sostentamento. Circa 18 compagnie di fanteria e numerose batterie d'artiglieria risiedono a Sessa, ma in tutto circa diecimila soldati sono sparsi nei comuni di Sessa, Teano e S. Germano.
Nel mese di giugno finalmente viene a Sessa il provveditore per lo pane di ventimila bocche tra Sessa, Teano e S. Germano et ha preso il forno di Alessandro Costa, con farne un altro nuovo per far pane per detta soldatesca spettata a Sessa.
Alla fine del mese a di 29 sono venuti otto pezzi d'artiglieria, con settanta carri di tutte cose militari e sono allo largo di s. Giovanni da ducento bovi e ve si fanno guardie dove resede il generale dell'artellaria.
Sulla fine del mese di giugno le flotte francese e spagnole combattono una battaglia navale in cui la Spagna ha la meglio.
Non ci sono altre notizie, tranne quella del mese di dicembre 1646 in cui: a di 8 decembre 1646 nella cattedrale di Sessa per essere compita s'è fatta fare d'indorare lo stucco fatto all'altare maggiore a spese della Madonna, che tra lo stucco et indoratura vi son andati di spesa ducati 500.
Se vi fossero stati tumulti o altro la cronaca non avrebbe dovuto almeno accennarvi? Ben altro infatti è il contributo della cronaca ai fatti del 1647, dei quali più tardi si dirà.
Il tumulto di cui parla Francesco de Martino è probabilmente quello che nel mese di luglio 1647, a pochi giorni dallo scoppio della rivolta a Napoli, vede a Sessa una folla tumultuante che nella città costringe le autorità a redigere un atto pubblico.
Il giorno 11 del mese di luglio il notaio Cesare Picano redige un atto pubblico sotto la spinta di una folla di cittadini soprattutto dei casali ma anche della città, alla presenza anche dei sindaci di Sessa Tommaso Pascali della Ratta e Francesco Picano (24).
Sono passati solo quattro giorni dall'inizio della rivolta a Napoli. Già a Sessa non solo si è sparsa la notizia di quanto avvenuto nella capitale, ma si è organizzata la rivolta, segno indiscutibile che il fuoco covava sotto la cenere da tempo.

L'atto:
Die undecimo mensis julii millesimo sexcentesimo quadragesimo septimo ind. 15, Suesse a preghiera, requisitione et instantia a noi giudice notare et testimoni fatte p. parte de molti particolari delli Casali di questa città di Sessa et di detta Città, personalmente ce siamo conferiti nello luogo detto lo Seggio delli molinari vecino la porta dello Trofeo di detta città, li quali particulari per essere moltissimi non si possono scrivere per essere negozio di furia, et in presentia delli magnifici sindici Thommaso Paschali Ratta e Francesco Picano di detta città , hanno dechiarato che loro et questa città e suoi casali non possono più vivere, ne campare et che se moreno della fame per le grandi impositioni et gabelle imposte in detta città e suoi casali et che per non altro effetto sono venuti in questa città in presentia di detti magnifici sindici se non solo che a protestarnosi che loro se contentano vivere conforme vive e viverà la fedelissima Città di Napoli come vassalli fedelissimi di Sua Cattolica Maestà, per la quale voglione ponere la vita et robbe proprie, quale per detti magnifici sindici se li è replicato che si buttano li banni che non si paghi cosa alcuna per dette gabelle et impositioni ma che si osservi tutto quello et quanto si osserverà dalla detta fedelissima Città di Napoli et che verrà ordinato da superiori.
De quibus omnibus sic ut supra pactis statim not. requisiverunt ut notamentum fecisse. presentibus Angelo Ailano, ad contractum judice et testibus rev. Julio Melillo, rev. Joanne Baptista Magnone, cl. Thoma Pascali de Aranda, cl. Antonio Colacicco, cl. Antonio Melillo, cl. Thoma Rendena, cl. Augustino Martone et Paolo Marino de Suessa.

Cosa ci dice questo atto? Intanto la folla si è adunata nei pressi del Seggio dei molinari, un piccolo locale nel largo esistente fuori la Porta del Trofeo, fuori dalla Terra propriamente detta, nel mercatiello in un angolo del quale si trovava il seggio dove venivano probabilmente fatte le vendite del grano e degli altri cereali e dove veniva fatta l'assisa, cioè deciso il loro prezzo corrente nel mercato.
Con ogni probabilità il giorno 11 luglio è un giovedì, giorno di mercato cittadino e la folla è anche conseguenza di questo.
Quando la folla minacciosamente inizia a tumultuare, di certo ci sono state delle violenze a cose e persone, forse incendi di robe e di case, la folla si è anche diretta verso il castello, dove vincendo la debole resistenza dei pochi armigeri presenti riesce a liberare e far fuggire i detenuti prigionieri nelle sue segrete.
A questo punto la situazione diventa incandescente, i sindaci sono costretti a intervenire, si manda a prendere, più che chiamare un notaio il quale pur recalcitrante si presenta con giudice e testimoni. Si stende l'atto.
L'atto testimonia come un disegno generale sia già presente nelle richieste fatte, intanto si richiamano le terribili condizioni di vita del popolo del centro e delle frazioni.
Questo dipende dalle gabelle imposte vecchie e nuove, la folla o i suoi capi protestano la loro fedeltà alla corona di Spagna ma vogliono vivere secondo le condizioni della città di Napoli. I sindaci cedono subito, assicurando che faranno un bando con cui sono sospesi i pagamenti di tutte le gabelle e che in avvenire si farà quello che la città di Napoli farà e in subordine tutto quello che sarà loro ordinato dai superiori.
La cosa non finisce qui.
Pochi giorni dopo, il giorno 15 luglio, si riunisce in seduta straordinaria un pubblico consiglio cui partecipano anche i rappresentanti dei casali.
L'atto è stato trascritto da Giuseppe Gabrieli, il quale come suo solito, riporta magari documenti importantissimi, senza lasciare traccia sul dove essi si trovino (25).
L'atto venne redatto dal notaio Giovan Francesco di Capua. Non sappiamo se esso fa parte del Libro dei Parlamenti della città di Sessa, perduto nell'incendio del 1799 dell'Archivio della Bagliva. Comunque esso venne trascritto dal notaio Giuseppe Rozera di Pietramelara ma rogante a Sessa il quale lo acclude, con molta probabilità, a una istanza con cui il terziere di Piedimonte chiede di non essere annesso alla città di Sessa e di continuare nella amministrazione separata, quando nel 1730 il terziere di Lauro viene dichiarato fallito e annesso alla città.
Il notaio Rozera riferisce anche come il notaio Di Capua avesse annotato a margine: Annus 1647 fuit annus revolutionis Regni. Rozera a sua volta annota: in margine huius istrumenti fuerunt notate ab eodem notario, a quo fuit stipulatum violentie et tumultus una cum incendio domorum et nece quam plurima quod relinquitur hic notari.
Peccato, si tralascia dal Rozera di annotare le notizie che riguardano gli incendi di case, le violenze e le numerose uccisioni avvenute.
Ma andiamo all'atto.
Intanto notiamo che in esso è inserito anche il resoconto del Consiglio Pubblico della Città tenutosi nel giorno 14 del mese di luglio, la domenica dopo il tumulto.
Convocato di fretta il consiglio a suono di campana si riunisce in loco Apolite, cioè nel largo di fronte alla chiesa di S. Giovanni a piazza dove erano state costruite le scuole pubbliche e l'apolita, che probabilmente si trovavano dove adesso si trova il palazzo del barone Casale. Forse la folla che assiste al consiglio è numerosa e per questo il consiglio si svolge all'esterno. Oltre ai sindaci è presente anche il governatore Domenico Grasso.

Die 14 mensis julii 1647 Suesse in loco apolite et coram D. Dominico Grasso Sergente Maiore et ad presens Gubernatore dicte civitatis.
Congregato Consilio pro peragendis nonnullis in quo interfuerunt infrascripti sindici, de consilio et particulares:
Tommaso Paschali Ratta, Lucio Marchese Sindici
De Consilio: Lelio Ricca, Geronimo de Fragassi, Angelo di Paolo, Tomaso Traetto, Raimo Impatio, Raimo Barbaro.
Particulares: Francesco Mercadante, Paolo Martino, Francesco Gattola Marra, Scipione Piscicello, Alonso Giove, Cesare della Marra, Antonio Gattola, Pirro Paschali, Francesco Antonio Pippo, Carlo di Lorenzo, Francesco Ricca Coscia, Giovanni Bruno, Giuseppe Paschali, Giovan Camillo Zitello, Cesare Picano, Cesare Gaetano, Giovan Battista Paschali, Antonio di Paolo, Leone Melillo, Leone Russo, Antonio Mercadante, Ridolfo Foscolillo, Sebastiano Grimaldi, Giovan Tomaso di Paolo, Baldassarre Frezza.
Et per detti sindici
È stato proposto la causa e pretendenze che tengono li particulari del Casale di Cascano e gl'altri Casali di detta città quali non potendo pagare le gabbelle per la loro gran miseria, et impossibilità, quelle sin hora per loro soddisfatione si sono levate et al presente vive senza di quelle et inoltre dette gabelle, vengono altre pretendenze, quali non si possono sodisfare, né appontare senza deputare persone particulari che vadano a trattare cond etti particulari et per la quiete pubblica, servitio di Dio e di S.M. con dare ampia potestà alle due persone deputate di trattare et negotiare con detti particulari et concludere tutto quello, et quanto parerà espediente et che s'habbia d'havere per rato et fermo tutto quello et quanto che per dette persone si concluderà
Et dato circulo
Per detto General Consiglio è stato concluso che per l'effetto sudetto si deputano il sig. Francesco Gattola della Marra et il sig. Pietro di Lorenzo li quali possano et vogliano trattare, negotiare, concludere et promettere in nome di detta città tutto quello li parerà d'espediente a loro parere, il tutto haveranno per rato et fermo et disponere ancora et di eseguire quello che S. E. have ordinato per una sua carta d'andare in Napoli se sarrà necessario.

Il Consiglio dunque elegge due deputati per la trattativa con i rappresentanti dei casali. Si tratta di un nobile di antica famiglia quella dei Gattola della Marra, e uno di recente ricchezza e nobiltà Pietro di Lorenzo, che in seguito conosceremo meglio, perché sarà uno dei maggiori protagonisti delle vicende che stiamo trattando.
Originaria di Casanova di Carinola la famiglia di Lorenzo ha conosciuto un improvviso arricchimento tra la fine del Cinquecento e il Seicento.
La famiglia si trasferisce nella città di Sessa dove in questo momento un altro ramo possiede il feudo di Toraldo. Secondo le cronache e storie cittadine l'arricchimento sarebbe dovuto al ritrovamento di un tesoro, ma in genere dietro questi arricchimenti si nasconde sempre il brigantaggio cui molte famiglie indulgono con piacere. Pietro è figlio di Giulio e di Vittoria Ciocco, appartenente questa a una famiglia di notai di Carinola.
Nobile aggregato al seggio di S. Matteo di Sessa soltanto dal 1643 e con un'azione violenta, mediante la quale i nobili erano stati segregati nelle loro case, impedendo così alla maggior parte di partecipare alla riunione nel seggio di S. Matteo che doveva deliberare la sua aggregazione.

In questo periodo di Lorenzo oltre alle sue ingenti proprietà terriere, riesce ad ottenere in appalto l'amministrazione delle terre dei vari conventi sessani insistenti nella ricca pianura di Carinola e anche le terre dell'Università di Teano e altre della duchessa di Mondragone.
Il 26 luglio 1646 il notaio Cesare Picano stila un atto di convenzione tra Pietro e i sindaci pro tempore di Teano, Antonio de Renzis, Francesco Liberano e Giulio Berardino de Giglio, con il quale l'università fitta le terre della città. Acclusa all'atto è anche la copia del Pubblico Parlamento fatto in data 14 luglio 1646 (26).
Ha acquistato dalla famiglia Pascali il sontuoso palazzo che si erge proprio di fronte al duomo, da sempre appartenuto alla famiglia più importante della città pro tempore. Per amministrare queste terre e le sue sostanze assumerà dopo la rivoluzione Sallustio Cornelio, fratello del più famoso Tommaso, filosofo e medico, i quali si erano trasferiti a Napoli dalla Calabria.
Ma l'atto ci dice ancora di più. Intanto ci informa come gran parte della rivolta sia dovuta innanzitutto al Casale di Cascano e forse già qui è possibile intravedere la presenza di quel Giovan Battista Testa, originario proprio di quel Casale, che poi conosceremo meglio. Dopo la vittoria facilmente ottenuta nella rivolta del giovedì, i Casali si sono meglio organizzati ed hanno presentato nuove richieste alla città.
Questa non si sente di rispondere immediatamente con la promessa dei soli sindaci, non vuole negarle perché la paura delle conseguenze violente la trattiene ma in certo modo vuole trattare, vuole patteggiare e comunque conviene sempre prendere tempo in attesa di certezze che al momento non ci sono.
Fatta l'elezione dei due Deputati si organizza per il giorno seguente una riunione con i rappresentanti dei Casali.
Anche di questa riunione abbiamo il transunto.
Die decima quinta mensis juliis millesimo sexcentesimo quadragesimo septimo, Suesse, in castro ducali dicte Civitatis in nostra presentia personaliter constituti:
Franciscus Gattula Marra et Petrus de Laurentio,
Deputati Civitatis Suesse previo Publico consilio, cuius copia inseratur, ex una
et Julius Passaretta et Tomaso Passaretta, Jacobus et Andrea de Cresce Deputati Casalis Caschani.
Sebastianus de Nufrio Deputatus Casalis Valogni, Franciscus Gentile Deputatus Casalis Tori, Angelus de Tomaso et Camillus Poccia Deputati Casalis Pedimontis, Carolus et Nicolaus Antonius Capuano Deputati Casalis Corbare, Jacobus Truglio et Joseph Verrengia Deputati Casalis Carani, Joannes Aloisius Corbo et Thomas Matano Deputati Casalis Aveczani, Jacobus Pizzo deputatus Casalis Sorbelli, Joannes Thomas Lepore deputatus Casalis Gustorum, Joannes Spicciariello et Joannes Baptista Riccio deputati casalis Lauri, Erasmus Barbaro et Anellus Prato deputati per populum suessanum.
Electi dicti deputati per vocem unanimiter, nemine discrepante a quolibet Casale et a dicto populo dicte civitatis ex altera.
Agentes dicti deputati dictis nominibus ad infrascripta omnia pro se ipsis, et dictis Civitate et Casalibus et populis qui sponte, non vi, dolo, metu, seu suasione aliqua inducti se ex una, ac pura conventione inter eos de observando, et inter dicta Civitate habita absque aliquo tumulto, sed unanimiter, et amabiliter devenerunt ad infrascripta conventione de observando et observari faciendo omni futuro tempore infrascripta Capitula, Pacta et conditiones eos et ea se habere rata, et firma ac rata et firma observare et adimplere et non facere et aliqua ratione et causa et sunt videlicet:

Desidera il Casale di Caschano vivere seorsum dalla città che affatto la gente della detta città di Sessa non habbiano da inserirsi nelle cose loro e delli Casali, né della gente di detti Casali et habitanti in Sessa di detti Casali, Terzieri e Feudi. Poiché s'obligano tutti gl'habitanti con le proprie vite, e suoi haveri corrispondere pro rata de Fuochi à quanto haverà bisogno il Re di Spagna suo Signore (quale viva per molti secoli) et à quanto li verrà comandato dal sig. vicerè e suoi Luogotenenti doppo delle presenti impositioni et interesse di giustizia, tanto civile, quanto criminale promettendo esso Casale Terzieri e Feudi e suoi habitanti osservare sempre soggettione et obedientia tanto al sig.re Duca suo sig.re, quanto a ministri e governatori sistentino pro tempore in detta città.
Item non potendosi separare detti Casali, terzieri e feudi li pagamenti fiscali si difficoltasse dal sig.re vicerè o suoi ministri, vuole che di niun modo possa la città di Sessa e suoi cittadini costituire li grassieri in detti casali et in altri luoghi delli terzieri e feudi. Poiché se lo vogliono eliggere essi casali con suoi habitanti a loro volontà , mentre che loro sono quelli che comprano il pane, vino, et ogni altra cosa commestibile in detto luogo, mentre dalli Grassieri di detta città mai hanno havuto compita sodisfazione et che per la decisione delli sopradetti conferenti possono essi eliggere una persona a spese di detta città per andare in Napoli o dove bisognerà et che per le suddetti sia lecito a detti conferenti pigliarli dalli denari del Demanio di detta città.
Item Detti Casali volono che di nessuna sorte la detta città si impacci nel quartuccio, o vero taglio di carne, che si fa in detti Casali mentre detta città non ci entra, ma sono cose proprie del terziere di Cascano mediante Decreto della B. M. di Pompeo Salernitano. Et così medesimamente che non s'intrichi il governatore di detta città a vendere, o fare altra cosa circa le botteghe lorde, essendo ogni cosa, entrate et industrie proprie et non obstante che lo terziero et Feudo di Cascano possedono detto patrimonio se convengono tanto essa città, quanto terzieri et feudi di detti casali, non obstante qualsiasi Privilegio.
Item che ogni casale possa aprire dette Pianche et vendere come li parerà.
Item che tanto esso Casale di Cascano, quanto gl'altri Casali di Sessa non siano obligati andare ad accompagnare la Bannera quando sarà la vigilia della SS.ma Annuntiata essendo così di patto speciale renunciarlo essi deputati a quel Privilegio sopra detto capo. Com'anche non siano detti Casali tenuti ad accompagnare il governatore alla Festa di S. Maria in Grotta.
Item che ogni cittadino di Sessa di qualsiasi grado et conditione possa andare a comprare la carne et altre robbe commestibili dove li piacerà et non sia astretto il cittadino di Sessa a comprali nella città et alli Casali non se li possa proibire venire a comprare qualsiasi cosa in detta città.
Item si vuole che havendosi a vendere l'Entrate della città di sessa quali sono communi con li Terzieri, non si habbiano da vendere senza l'intervento de sudetti, o eletto di detti terzieri, ma avanti detta vendita s'habbia da notificare a detti Terzieri et Feudi in scriptis. Doppo fatta detta vendita subbito gli habbiano d'assegnare la parte che li toccherà pro rata acciò possano per loro sodisfare a quanto li toccherà per il Re il quale sempre Iddio salvi e mantenghi e che il compratore debia obligarsi tanto alla città quanto alli sudetti terzieri per il prezzo che si venderanno le entrate.
Item si vole che venendo compagnia o altra occasione de pagamenti nella detta città che si possi per ripartimento della spesa di quelle, o mandare soldati, o mandare soldati, né per gl'habitanti di detti terzieri e feudi in detta città et per gli casali senza l'intervento delli sindici pro tempore delli Terzieri et feudi et facendo sia nullo et invalido, non siano tenuti obedirli et cossì anche vogliono li conferenti della città che habitano nelli Casali et facendosi senza detto intervento non siano obligati essi Terzieri et feudi a pagare cos'alcuna et ciò si fa acciò essi predetti sappiano quello che si spende et lo possano ripartire fra loro focolieri.
Item si vole che havendosi da vedere il Demanio, s'habbia da vendere non intendendosi la Montagna, quale resti a parte da vendersi, acciò si possa sementare de grani e d'ogni altra vittuaglia d'ogni uno della città et suoi terzieri essendo sicuro che si venderà più di quella assai che hoggi sta venduta con accendersi la candela con l'intervento di tutti precedente banno quale si pubblichi per li Casali di Sessa.
Item s'espongono tutti d'ogni grado con le proprie vite et suoi haveri in defensione di detta città di Sessa in qualsiasi occasione che havesse de banditi, o d'altra cosa necessaria si che ad ogni minimo cenno si esibiscono pronti obedire promettendosi che altrettanto saranno da essi difesi in ogni loro occasioni, che potranno havere di simili Tribunali.
Item che li Officiali ducali non possano stare più che un anno e la città a suo carico li habbia da difendere, essendo requisiti da detti terzieri et feudi et particolari.
Item la gratia a tutti li carcerati fatti fuggire dal Castello et altre cause sin hoggi con supplicarlo a S. E. et a chi sarrà necessario.
Itemsi vole da tutti che si supplichi S. M. o a chi sarrà per esso che habbia riguardo alla necessità de suoi popoli e poveri casali facendoli gratia del donativo tanto corrente quanto attrassato, se cossì però resterà la detta M. servita et che s'osservi la Camera riserbata concessa a detta città di Sessa dalla Felice Maestà di Carlo V e da altri Reggi nche furno sin come per tanti anni ne è stata, come ne è in possessione, essendoli stati rinovati i suoi Privilegi dal nostro presente Re che dio salvi e mantenghi, per la quale supplica o altre d'utilità promettendole di eliggere una persona che vada in Napoli in compagnia di quella che si eliggerà la città.
Item che non si pongano gabelle di nessuna sorte, tanto in detta città, quanto in detti terzieri et feudi per qualsiasi pagamento che si haverà da fare per S. M. et altro occorresse ordinarie et extraordinarie, praeter che lo grano per rotolo della carne, lo jus delle Banche e statele, Botteghe lorde, Balliva, Portolania, lo jus vendendi panem conforme lo passato, restando in piedi il detto Capitolo da poter comprare la carne et ogni altra cosa fuor della città, senza pagar cosa alcuna per il peso della astatera et quelli che vengono dalli casali con tutti gli esteri a vendere pane nella città siano franchi dal Dazio di detto jus vendendi, ita che gl'habiano da pagare solo quelli che panizzano dentro la città.
Item li promettono li sudetti deputati della città di Sessa come deputati et per l'autorità concessali dal detto Consilio di pagare tutti li debiti attrassati, perché li Terzieri et Feudi con li conferenti di quelli ne siano franchi, et il tutto vada a carico della città, franco il popolo di detta città.
Item del presente istrumento se ne debia dar copia a spese di detta città ad ogni Casale et conferenti et alli deputati del popolo di Sessa.

(fine III parte)

NOTE

(19) DE MASI T., Memorie istoriche degli Aurunci antichissimi popoli dell'Italia e delle loro principali città Aurunca e Sessa raccolte dal signor d. Tommaso de Masi del Pezzo de marchesi di Civita. Tra gli Arcadi Damisco Glafiriano, in Napoli, per Giuseppe Maria Severino Boezio, 1761, p. 221.
(20) Ivi, p. 239.
(21) Museo Campano, Carte di A. Broccoli, busta 18, fs. 1. Su questo manoscritto e sul suo autore cfr. DI MARCO G., Il mito del buon governo e l'estro poetico del piovano Arlotto, in Il Mensile Suessano, 107, ottobre, 1992, pp. 1444-46.
(22) Cfr. DI MARCO G., Il mistero di una cronaca manoscritta, in Il Mensile Suessano, 119, 1994.
(23) Cfr. GIUSTI P., Cenni di cronistoria Sessana. 1348-1868, Caserta, Arti Grafiche La Sociale, 1928. CASTALDO V., I tentativi di indipendenza del 1647 e la regione aurunca, in Bollettino Aurunco, S. M. C. Vetere, Prem. Stab. Tip. F. Feole e figli, 1933, pp. 93-132.
(24) ASC, notaio Cesare Picano, 3416, f. 254v e sgg., Actum publicum ad instantiam nonnullorum particularium Civitatis Suesse eiusque Casalium ut infra.
(25) GABRIELI G., La sfiducia antica dei casali di Sessa, in Il Mensile Suessano, 95-96, ago-sett, 1991.
(26) ASC, notaio Cesare Picano, 3415, ff. 365 e sgg., Conventio inter Universitatem civitatis Theani et cap. Petrum et Carolum de Laurentio cum creditu predictis de Laurentio p. d. universitate ut infra.

Giampiero Di Marco
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 6 Giugno)