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Nuovi aspetti della vita del vescovo

Giovan Paolo Marincola...
Linee guida per una ricerca da fare.
(Fine)
 

(Foto di Mimmo Feola)

(Foto di Mimmo Feola)
 

b. Marincola uomo di lettere.

Marincola fu uomo di legge, e come esperto di ambedue i diritti fu consulente dell'arcivescovo di Capua Cesare Costa nel Sinodo diocesano di Capua del 1576.

Il testo del documento sinodale è stato pubblicato da ANTONIO JOMMELLI, Frammenti di documenti sinodali della chiesa capuana nella seconda metà del secolo XVI, in <<Capys. Rivista di storia e scienze religiose>>, III, 2012, 1.

I Decreta edita del Sinodo svoltosi il 4 novembre 1577 sono stati pubblicati dal MANSI J., Sacrorum Conciliorum Nova amplissima collectio cujus Joannes Dominicus Mansi et post ipsius mortem Florentinus et Venetus editores, ab anno 1758 ad annum 1798, Priores triginta unum Tomis ediderunt nunc autem continuati et Deo favente absoluti. Tomus Trigesimus quintus. In quo continentur reliqui textus ab anno MCDXIV ad annum MDCCXXIV pertinentes, Parisiis, expensis Huberti Walter Bibliopolae, 1902.

Nel testo dei Decreti il Marincola consulens sottoscrive gli stessi. Collaborò anche con l'arcivescovo Roberto Bellarmino. Una vicenda curiosa a questo proposito ci viene narrata da DANIELLO BARTOLI, Della vita di Roberto Bellarmino Arcivescovo di Capua della compagnia di Gesù. Libri quattro, in Roma, a spese di Nicola Angelo Tinassi, 1678.

A pagina 116 il Bartoli afferma che un'opera attribuita a Bellarmino nella Bibliotheca Scriptorum Societatis Jesus dal titolo Novae declarationes SRE cardinalium ad Decreta S. Conc. Trid, Lugdunum, per Laurentium Durandi, 1634, non è del Bellarmino ma del Marincola. Lo stampatore trovò questo manoscritto che il Bellarmino aveva presso di se e la stampò, ma nel corpo dell'opera risulta molto chiaro che l'autore era Giovan Paolo Marincola vescovo di Teano. Del resto sono molte le prove nel testo che fanno risalire la composizione dell'opera stessa almeno al 1582, venti anni prima che Bellarmino fosse creato arcivescovo di Capua.

A p. 271, de mense julii anno 1582.

Proposito dubio de civitate mea Theani, an administrator hospitalis Annuntiatae excomunicato per me etc.

Ancora a p. 223, episcopus potest facere has uniones servata forma juris, id est de consensu Capitolo. Nella parte riservata alle Observationes doctrinae, episcopus potest unire parochiales tenentes invicem ab aliis parochialibus, scrive espressamente: huius generis facta fuit per me unio suoerfiliorum curatorum civitatis Theani aliis curatis ob earum paupertatem, det tamen haec haec unio sine consensu Capituli facta, initium ad prescriptionem etc…

A pagina 131, ita consului ego Joannes Paulus Marincola episcopus Theani, quam opinionem probavit excellens jurisconsultus D. Bernardini Biscia die 4 mensis julii 1587 instante rev. d. episcopo iserniense.

Ma il Marincola era uomo anche di lettere, Tabellario lo definisce dottissimo e anche zelante nel suo ministero. Cfr. TABELLARIO F., Storia di Roccamonfina, Teano, D'Amico, 1948.

Un suo sonetto è pubblicato in un volume dal titolo Parte delle Rime di Benedetto Dell'Uva, di Giovan Battista Attendolo e di Camillo Pellegrino. Con un breve discorso dell'epica poesia, Firenze, nella stampa del Sermartelli, 1584.

Benedetto Dell'Uva nato a Capua (1540-82) monaco cassinese, protetto di Lugi Carafa principe di Stigliano e di Marcantonio Colonna, fu poeta, conobbe il Tasso forse nel 1578. Scrisse il Doroteo, in ottave edito nel 1582. Volutamente ricercato, poeta di ispirazione sinceramente cristiana, più sentita nelle rime che nel poema in ottave. L'edizione Sermartelli, fu ripetuta in Napoli, presso il Cacchio, nel 1588. Cfr. la voce a cura di FLAVIO DE BERARDINIS, in DBI, 38, 1990. E BALDUCCI LUIGI, Lirici del 500, 1999.

Il sonetto è dedicato a Camillo Pellegrino, p. 115.

Camillo, onde poss'io, di carne avvolto

Alzar co' ceppi a i piè tant'alto l'ale?

Onde havrò pace mai, mentre il mortale

Che mi combatte ognor, vive insepolto?

Goder pensai, ma vidi apena il volto

De la bella Rachele, e per mio male

(Tal'è il peso del gregge, e si prevale)

con Lia mi trovo in ciechi affanni involto.

Voi, caro a Dio, voi cui nodrisco, e piace

Virtù, come scorgete le rovine

D'estro nostro sperar vano e fugace.

Deh dite fra l'altre opre peregrine

S'al mondo è chi non arda a sì gran face

O punga solo il Ranno nfra le spine?

Alla pagina 101 Camillo Pellegrino gli aveva dedicato un sonetto:

Paolo gentil, ch'a sacri studi volto

Ornate la miglior parte immortale

Sì di valor, che la terrena e frale

Non tema di fortuna ò poco ò molto.

Pascendo il caro gregge, è n'Dio raccolto

Con Rachele e con Lia, due fide scale

Poggiate al ciel, né d'altro homai vi cale

D'ogni affetto terreno libero e sciolto.

Si godete tranquillo interna pace

C'haver non può chi d'ostro adorna il crine

Vive dietro a sperar cieco, e fallace.

Se gli altri stati e i regni han per confine

Affanno e tema, sol beato face

Prescriver l'huomo a' suoi desiri il fine.

c. La vicenda giudiziaria.

La vicenda giudiziaria che riguarda il Marincola risale al 1586, ed è stata ampiamente illustrata nel volume di Giulio de Monaco, per cui ci rifacciamo a quello per la sua illustrazione. Cfr. DE MONACO G., L'anima e l'avventura. Giovanni Paolo Marincola. Luci ed ombre di un episcopato (1575-88), Teano, 1996.

In pratica il vescovo venne arrestato a Napoli, in una bettola, mentre in abiti civili e armato di un corto archibugio, probabilmente giocava a carte o peggio. Venne arrestato e tradotto nelle carceri della Vicaria.

Nei giorni seguenti una volta accertata l'identità del vescovo, di certo il Marincola fu affidato alle carceri arcivescovili. Ora una ricerca che potrebbe essere fatta è quella della esplorazione dei dispacci della Nunziatura di Napoli. Il Nunzio in media ogni tre giorni e anche prima scriveva e riferiva a Roma quanto accadeva nella città e nel regno. Nunzio a Napoli dal 2 giugno 1585 al mese di luglio 1587 fu Giulio Rossini, dopo di lui Marcantonio Bizzoni dal 10 luglio 1587 a mese di maggio 1589. Sono certo che tracce della vicenda del Marincola saranno trovate in questa direzione.

Torniamo un po' indietro, nel 1585 alla morte di Gregorio XIII, fu eletto Papa Sisto V, Felice Peretti (1585-90). Sito V, fu un papa terribile, inflessibile nella lotta contro i briganti ma anche rigido nella applicazione dei principi della Controriforma. La disgrazia di Marincola fu anche quella di incappare in lui.

Quanto tempo restò nelle carceri arcivescovili? Quando fu tradotto a Roma nelle carceri di Torrenova per il processo, che risale al sabato 19 dicembre 1587, data della sentenza, mentre la data della redazione dell'atto è quella del 16 gennaio 1588.

Il processo a carico del vescovo non riguardava soltanto i fatti contestati a Napoli, ma anche tutta la sua vita di pastore, accusato di introdursi nei monasteri femminili, di subornare i seminaristi e di altre cose.

Nella sentenza è espressamente dichiarato che il Marincola liberamente rinunciò al suo episcopato e che venne condannato alla reclusione nel convento di S. Alessio dei padri somaschi dove doveva restare fino alla morte. Il convento di S. Alessio sull'Aventino fu soppresso nel 1866 e consegnato al comune nel 1877, delle carte eventuali conservate nella sua biblioteca non si ha notizia.

Il processo si tenne dinanzi al tribunale ordinario di Sisto V. non è completamente escluso che si possa rintracciare il fascicolo, ma è molto difficile, comunque non abbiamo motivo di dubitare della autenticità della sentenza, riportata da Michele Broccoli.

Intanto il cardinal Agostino Cusano protonotario apostolico citato nella sentenza, nel 1587 è Uditore generale della Camera apostolica, così come Orazio Alavolino, anche citato nella sentenza, è una persona reale, gentiluomo di Rocca Contrada, compare nella Storia della vita e gesta di Sisto V.

Comunque in definitiva la sentenza che riguarda il Marincola fu blanda, gli fu riconosciuta una pensione di 400 ducati sulle rendite della diocesi di Teano e in fondo la reclusione a S. Alessio dovette durare non molto.

Ughelli nella Italia Sacra, volume VI, scrive che libere nuncium remisit, anzi che ebbe una riserva a suo favore di una pensione di 400 scudi nel marzo del 1588.

Quanto tempo restò Marincola nella sua reclusione a S. Alessio? Almeno fino alla morte di Sisto V che avvenne nel 1590. Dopo di lui tra il 1590 1 il 1591 ci fu l'avvicendamento di ben tre papi, Urbano VII, Gregorio XIV e Innocenzo X e finalmente nel 1592 fu eletto Clemente VIII Aldobrandini/1592-1605).

Di sicuro vennero allentate le briglie rigide che aveva messo Sisto V. Così come altrettanto sicuro è il fatto che il Marincola riacquistò ben presto la sua pena agibilità. Il 9 settembre del 1602 Marincola definito vescovo emerito di Teano è consacratore insieme al cardinale Simone Tagliavia d'Aragona, vescovo di Albano e all'arcivescovo Peter Lombard arcivescovo di Armagh, di Sasbout Vosmeer vicario apostolico di Batavia, vescovo titolare di Philippi.

Già in precedenza doveva essere al servizio del cardinale Ascanio Colonna (cfr, Franca Petrucci, Ascanio Colonna in DBI, 27, 1982)

Letterato, buon conoscitore del greco e del latino, Ascanio Colonna diventa cardinale diacono nel 1587, acquista la biblioteca del Sirleto con il quale era in relazione sin dal 1581. Si tratta di ben 7000 volumi, la sua biblioteca era frequentata dal Baronio, da Latino Latini e Giovan Battista Stella. Per qualche tempo fu anche bibliotecario vaticano. Il 29 settembre 1600 si reca in Spagna alla corte del re Filippo II, che lo nomina vicerè d'Aragona, carica che regge fino al 1605, quando torna a Roma, dove muore nel 1608.

A noi interessa il fatto che alla partenza per la Spagna Ascanio Colonna lascia al Marincola l'amministrazione dei suoi affari di S. Giovanni in Laterano e la cura dei suoi libri. Ma il Marincola seguiva anche gli affari amministrativi che riguardavano la villa di Marino di proprietà del Colonna. Una serie di lettere da lui scritte al cardinale nel corso del 1600 e fino al 1602 sono state pubblicate in un volume sui giardini storici di Roma. (Cecilia Mazzetti di Pietralata, Giardini storici. Artificiose nature a Roma e nel Lazio, Gangemi editore, 2009, pp. 226 e segg.) le lettere riguardano i lavori a farsi nel giardino della villa.

Le carte del cardinale Ascanio Colonna sono conservate nella biblioteca del convento di S. Scolastica a Subiaco e anche qui mi riprometto di andare per la copiatura delle lettere.

In definitiva la vicenda di Marincola va molto oltre la sua residenza di Teano, non conosciamo la data della sua morte, ma sarebbe interessante sapere se ci sono tracce del pagamento della pensione di 400 ducati sotto i suoi successori nella diocesi di Teano.

d. Atti notarili, e documenti vari.

27 novembre 1576. Marincola sopprime la collegiale della chiesa di Tutti i santi ed eleva invece a tale dignità S. Maria grande imponendola come matrice, parrocchiale e collegiata. (TABELLARIO FABRIZIO, Storia di Roccamonfina, Teano, d'Amico, 1948, p. 130).

Bulla ecclesiarum dioecesis.

Eandem quippe ecclesiae S. Mariae Magnae in collegiatam parochialem erigimus, sufficimus er quatenus opus sit de novo creamus cum onibus juribus et praeminentiis collegiatarum……. Mandantes in super omnibus tam dictae ecclesiae Omnium Sanctorum quam aliarum quaruncumque……quatenus ex nunc in antea recognoscant et recognoscere debeant in Matricem, parochialem et collegiatam ecclesiam praedictam S. Mariae Magnae.

14 febbraio 1579, per notar M. Sanfelice, Baldassarre Pacella rinunzia a una lite mossa al Seminario per una officina pirotecnica di pertinenza della chiesa di S. Salvatore.

14 marzo 1579, riordino delle rendite dei canonici e annessione di benefici. (Broccoli Michele, Teano Sidicino antico e moderno, p. III, T. II, p. 4). Il documento intero è trascritto dal Broccoli. Il vescovo annette una serie di benefici che in tutto non superano i cento ducati l'anno di rendita, alla massa del Capitolo. Testi Antonio Rito Anconitano, Scipione Forte, e Annibale Magno.

12 marzo 1580, per notaio Giovan Lorenzo Mandavillano, G. Battista Cassano con l'intervento di Marincola, vende al Seminario una abitazione attigua alla chiesa parrocchiale di S. Salvatore, per la somma di ducati 150.

21 ottobre 1584 per notar Giovan Lorenzo Mandavillano, sono nominati 6 convittori del Seminario: Silvestro de Giglio, Giulio Pignatelli di Bari, Angelo Graziano di Roma, Berardino Gaetano di Teano, Angelo Mastrati di Presenzano e Donato de Eraclio di Pietravairano.

Archivio diocesano di Sessa, Pergamena n. 100, Teano 2 marzo 1586, lettera di Giovan Paolo Marincola a Giovan Battista Sanfelice per il beneficio della chiesa rurale di S. Giovanni in territorio di Pietravairano e propriamente in S. Felice per obitum quondam Isidori Columba ultimo possessore nello scorso mese di dicembre. Testi Crescentio de Santis di Pietramelara e Berardino Miele di Capua.

2 luglio 1586 per notar Giovan Lorenzo Mandavillano, Scipione, Francesco, il clerico Giovan Nicola e Griolamo Martino figli del quondam Bartolomeo, con il consenso del vescovo Marincola e la badessa di S. Caterina Diana Mollo, annui ducati 30 de primi frutti introiti di quaedam tabernam et apothecam in plateam juxta bona mei notarii, juxta bona Vincentii de Rentiis, per un capitale di ducati 300 e cedono al principe di Stigliano lo jus luendi et redimendi di questa bottega.

27 aprile 1587, per notar Giovan Berardino Grande, perquisitio scripturarum da parte del vicario Claudio Cappasanto del vescovo Marincola, nominat reve.dum Pompeo Magno. Annesso elenco carte dell'archivio.

(fine)

Giampiero Di Marco
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 8 Agosto)