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Nuovi aspetti della vita del vescovo

Giovan Paolo Marincola...
Linee guida per una ricerca da fare.
(I parte)
 

(Foto di Mimmo Feola)

(Foto di Mimmo Feola)
 

La vicenda che riguarda il vescovo Giovan Paolo Marincola mi ha sempre intrigato, debbo dire che a questo proposito, a parte il lavoro del De Monaco, che però si è limitato alla illustrazione e traduzione del dispositivo della sentenza che dimissionò il vescovo, molto poco si è fatto per illustrare meglio la vicenda umana del Marincola.

Quello che segue non è un lavoro definitivo, direi che è piuttosto la linea da seguire per ulteriori approfondimenti, che mi riprometto di fare, non appena ne troverò il tempo.

Johannes Paulus Marincola UID, familiaris cardinalis Carrafae, secondo Eubel venne nominato il 18 settembre 1575. Ordinato vescovo il 4 marzo 1576. Suoi consacratori furono i cardinali Giulio Antonio Santorio, prete cardinale di S. Bartolomeo all'Isola, il vescovo Giovanni Antonio Facchinetti di Nuce, vescovo emerito di Nicastro, il vescovo Giovanni Placidi vescovo di Sessa (1).

Come si vede questa nota presenta due fatti importanti, il primo è la definizione del Marincola come esperto di ambedue i diritti e, fatto ancora più importante, che era familiare del cardinale Carafa.

Una notizia tratta da un manoscritto degli Archivi Vaticani intitolato Repertorio degli vescovi consacrati dal 1565 al 1562. Vescovi consacrati dal cardinale Antonio Giulio Santoro (ms. Armadio LII, 17-22).

Scrive il Santoro:

… e consacrai in S. Bartolomeo mio titolo in presenza del signor cardinal Carrafa, mons. Giovan Paolo Marincola, vescovo di Teano, Auditore già di esso.

La circostanza viene narrata anche da Casimiro da Roma, nelle sue Memorie storiche.

Scrive il frate:

… come scrive Giulio Antonio Santorio nella sua vita, il di 22 maggio colla comitiva di molti prelati, titolati e signori, li quali banchettai nella mattina stessa come penserei sempre di fare nella festività dell'apostolo S. Bartolomeo, consagrerò solamente tre vescovi della nostra chiesa, il primo de quali fu mons. Giampaolo Marincola vescovo di Teano, vi fu presente il cardinal Carrafa, di cui era stato stato Auditore, e vi assistettero i mons. Giannantonio Facchinetti, vescovo di Nicastro, poi cardinale e finalmente papa col nome di Innocenzo X, e Giovann Placidi nobile senese, vescovo di Sessa. Cotale funzione, scrive lo stesso titolare, fu fatta nell'anno 1575, nel mese di marzo, onde il mentovato Marincola non potè essere eletto il 16 di settembre, come si legge nell'Ughelli (2).

La chiesa di S. Bartolomeo all'isola tiberina era considerata una basilica minore romana.

Giulio Antonio Santorio, cardinale di S. Severina, scrisse la sua vita e suo nipote Paolo Amilio ne fece in latino l'epilogo (3).

Il Santorio era figlio di Leonardo Santorio e di Carmosina Barattuccio, nato a Ercole di Caserta il 6 giugno 1532. Venne avviato alla carriera ecclesiastica in Teano, dove fu istruito dallo zio materno, ricevendo la tonsura in Duomo il 26 dicembre 1540. I suoi diari furono pubblicati nel 1902-04.

L'Auditore è un qualcuno che si intende di legge e si occupa della sua amministrazione, qualcosa di questa funzione resta nella figura dell'uditore giudiziario, che fa pratica come giudice. Quindi è pacifico che il Marincola fu in effetti un creato, quasi un cliente di un cardinal Carafa, ma di quale cardinale si tratta?

Giovan Pietro Carafa, Paolo IV, ebbe un pontificato breve dal 1555 al 1559. Il suo fu caratterizzato da una intensa ripresa dell'azione di riforma contro i protestanti e contro quelli che in Italia svolgevano una qualsiasi azione favorevole alle idee della riforma.

Istituì il Tribunale del Sant'Uffizio, nominandovi il domenicano Michele Ghislieri. Si merita in tutto l'appellativo di padre del sant'Uffizio con cui viene spesso ricordato. Intransigente con tutti, non lo fu altrettanto con i suoi parenti. Nominò il nipote Carlo Carafa cardinale il 17 giugno 1557, fece di Giovanni Carafa duca di Paliano, il capitano generale della Chiesa, nominò ancora il giovanissimo Alfonso Carafa, figlio di Antonio, cardinale il 15 marzo 1557. Un altro nipote Diomede Carafa divenne vescovo di Ariano il 20 dicembre 1555. Bisogna anche dire che nel 1559 allontanò i nipoti da Roma, irritato dal loro comportamento.

Alla sua morte nel 1559, il Concilio elesse papa Pio V(1559-65), fieramente avverso ai Carafa. L'occasione per una azione nei loro confronti arriva ben presto. L'8 giugno del 1560, su mandao delm pontefice Pio V, il governatore di Roma ordina l'arresto di sei persone: il duca di di Paliano Giovanni Carafa, il cardinale CarloCarafa, ex capitano di ventura, il cardinale Alfonso Carafa, nipote del defunto papa, e ancora Leonardo del Cardine e Ferrante Garlonio. L'accusa è di doppio assassinio nelle persone di Violante Garlonio, moglia di Giovanni Carafa e di Marcello Capece, suo presunto amante.

A parte viene arrestato il cardinale Innocenzo Del Monte per libertinaggio.

Nel mese di luglio sulla base delle prove raccolte e delle deposizioni dei testimoni d'accusa, con un motu proprio gli arrestati sono accusati di omicidio, malversazione e altri reati.

L'8 luglio ha inizio il processo. Il primo a essere interrogato è Carlo Carafa che viene considerato il vero regista del delitto. Questi dichiara il processo illegale, ritenendo i cardinali incompetenti a giudicare un vescovo investito dell'autorità di canonico di S. Pietro e di cameriere segreto del Papa. Inoltre Paolo IV lo aveva assolto dai delitti commessi quando era capitano di ventura.

Gli viene comunicato che l'attuale pontefice ritiene non valida la cancellazione dei suoi precedenti di avventuriero e che comunque si indaga sui reati commessi dopo, come l'arricchimento di beni e latrocinio. Ben quattordici capi d'accusa sono rivolti anche la fratello Giovanni, ai cugini Alfonso e Innocenzo, sempre relativi ad arricchimento improprio di beni e denaro, ottenuti mediante condanne a morte di alcuni nobili romani senza prove, oltre all'istigazione per l'assassinio della cognata Violante.

Gli viene ancora contestata una colpa ereticale, come quando fece le corna al passaggio di un Crocifisso a Venezia, inoltre di aver pronunciato la frase: pazzo chi ci crede, che era stata sentita da un soldato durante una cerimonia religiosa a Roma, fino all'amicizia con un principe tedesco Alberto di Brandeburgo con sospetto di simpatia pericolose per la Chiesa. Il 18 luglio furono contestate altre accuse di eresia a Carlo e Alfonso Carafa, il primo per atti osceni durante una processione a Venezia, il secondo per possesso di libri proibiti che Paolo IV aveva messo all'Indice.

Con un secondo motu proprio Pio IV dichiara che nonostante i crimini ereticali fossero di competenza del Santo Uffizio, Carafa, Del Monte, Garlonio e del Cardine devono essere giudicati dal Tribunale ordinario per tradimento, raggiri, peculato, estorsione, frode e assassinio di Violante e del suo amante.

Il 3 marzo 1561 il Tribunale emette sentenza di morte per tutti e quattro, due giorni dopo Giovanni Carafa è decapitato e Carlo strangolato. Alfonso Carafa viene liberato dietro pagamento di una multa di 100.000 scudi e se ne torna a Napoli, reinsediato nel suo arcivescovato. Il cardinale Del Monte viene relegato a Pisa presso i Gesuiti perché lo redimano (4).

Pochi anni dopo il successore di Pio IV, Michele Ghislieri- Pio V (1566-72), che ricordiamolo era un collaboratore beneficiato di Paolo IV, riabiliterà la memoria dei Carafa, sostenendo che furono vittima di un vero e proprio intrigo di corte e nel 1571 farà giustiziare il procuratore fiscale Alessandro Pellentrieri che aveva sostenuto l'accusa.

Questi erano i tempi comunque e questo quadro generale dobbiamo tenere presente, se vogliamo capire la vicenda del vescovo Marincola.

A questo punto cerchiamo di capire chi sia il protettore di Giovan Paolo Marincola.

Intanto alla morte del Ghislieri, viene eletto pontefice Gregorio XIII (1572-85) il cardinale Ugo Boncompagni. Anche questo era abbastanza legato alla famiglia di papa Carafa, aveva accompagnato il cardinale Carlo Carafa, in due legazioni in Francia prima e a Bruxelles poi. In seguito fu nominato vice reggente della Camera Apostolica, affidata al cardinale Alfonso Carafa. Nonostante questa sua appartenenza al partito dei Carafa, il Boncompagni riesce a sfangarla sotto il pontificato di Pio IV. In questo periodo anzi viene inviato come Legato a latere in Spagna per prendere una decisione nel processo per eresia contro il cardinale di Toledo. Rientrato a Roma durate il pontificato di Pio V visse abbastanza ritirato, reggendo soltanto la segnatura dei Brevi. Si guadagnò la fama di uomo giusto ed equilibrato. Così con il favore della Spagna nel Conclave del 1572, fu eletto pontefice con il nome di Gregorio XIII. A differenza dei predecessori non favorì particolarmente i suoi nipoti, anche se affidò il governo dello Stato pontificio al nipote Francesco, da lui nominato cardinale, nominò cardinale anche il figlio della sorella Francesco Guastavillani, che però non ebbe ruoli particolari, mentre un terzo nipote Cristoforo fu arcivescovo di Ravenna senza ricevere la porpora. La sua debolezza fu invece quella di favorire particolarmente la carriera di suo figlio naturale Giacomo. Questi divenne castellano di S. Angelo e poi Gonfaloniere della chiesa. Gli procurò un buon matrimonio con Costanza Sforza dei conti di Santa Fiora e infine gli acquistò il ducato di Vignola, prima e poi per 100.000 ducati il ducato di Sora nel regno di Napoli al quale in seguito si aggiunse la contea di Arpino (5).

Ritorniamo ai nostri cardinali Carafa. Il cardinale Alfonso (Napoli 1540-65), pronipote del pontefice Paolo IV, non può essere il nostro interessato al Marincola. Alfonso fu creato cardinale dell'ordine dei diaconi nel 1557 il 15 marzo, poco dopo il 9 aprile diventa Arcivescovo di Napoli. Abbiano visto come si salva dalla disgrazia del processo, pagando una forte multa, in verità ebbe molta difficoltà a mantenere la promessa del pagamento dei centomila scudi. Nell'estate del 1562 fu coinvolto in una congiura contro il papa, si rifugia a S. Angelo a Scala, chiede la protezione di Filippo II, ottiene asilo e si rifugia a Napoli (25 ottobre 1562), dedicandosi poi allo studio del diritto e alla cura della diocesi. Muore improvvisamente nel 1565 con sospetto di veneficio perpetrato da Pio IV (6). Nel 1564 aveva ottenuto la dispensa, data la sua ancora minore età, per l'ordinazione sacerdotale e l'anno seguente ottenne l'ordinazione episcopale. Come vescovo di Napoli celebra un sinodo diocesano nel 1565, suo vicario è Giulio Santoro di cui abbiamo fatto conoscenza sopra. Si distinse per una forte repressione dell'eresia, al 1564 risale l'esecuzione di Giovan Francesco Alois, casertano e di Giovan Berardino Gargano, condannati a morte con confisca dei beni. Dopo una serie di dissapori con il papa, improvvisamente si ammala il 28 agosto 1565, fa testamento e il 29, dopo essersi fatto portare la reliquia di S. Gennaro, muore (7).

Il protettore del Marincola deve identificarsi nel cardinale Antonio Carafa (Napoli 1538-Roma 1591), dei marchesi di Montenero, creato cardinale dal pontefice Pio V nel 1568. Grande umanista fece parte di diverse commissioni incaricate della revisione dei testi fondamentali della chiesa, dal Decretum Gratiani, alle Decretali, agli Atti dei Concilii.

Tradusse egli stesso diverse opere nel campo della Patristica greca. Dal 1586 fu presidente della commissione per la Vulgata, nella quale collaborò anche il sessano Lelio Landi, grande biblista, la cui edizione emendata fu pubblicata solo dopo la sua morte nel 1592. Antonio Carafa fu anche Bibliotecario della Vaticana (8).

Antonio era stato chiamato a corte da Paolo IV all'età di 15 anni come cameriere segreto, si legò particolarmente ad Alfonso, prediletto del pontefice. In questo periodo apprese la lingua greca insieme al Protonotario Guglielmo Sirleto, ben presto acquista fama di uomo colto. Nel 1557 è coppiere e nel 1558 canonico di S. Pietro. Nella tempesta che riguardò i parenti non venne allontanato da Roma, perdendo soltanto il suo canonicato. Venne solo accusato di aver aiutato Alfonso a falsificare il Breve che lo nominava erede dei beni del pontefice morente.

Nel1560 si scopre anche che aveva nascosto a Napoli una somma per conto di Alfonso e viene inviato in esilio, prima a Napoli, poi a Montefalcone. Nel 1562 ottiene la revoca dell'interdetto e torna a Napoli e si rimette allo studio.

Traduce il commento di Teodoreto ai Salmi di Davide, stampati a Padova nel 1564, e una Catena explanationum veterum Sanctorum Patrum, stampata sempre a Padova nel 1564. Molte sue lettere, da verificare e controllare per la nostra ricerca, sono conservate nella Biblioteca Apostolica, Barb. Lat. 5729.

Salito al trono Pio V, antico protetto di papa Carafa, lo richiama a Roma e lo nomina suo cameriere segreto, gli restituisce il canonicato di S. Pietro, lo riabilita delle accuse e infine lo nomina cardinale nel 1568.

Antonio trascorre la sua vita impegnato in un'attività intensa ma tranquilla, tutto assorbito nella pratica curiale. Un suo fitto epistolario contenente la corrispondenza con la maggioranza dei vescovi è contenuto nei manoscritti della Biblioteca Apostolica Barb. Lat. 5699-5741-9920. Anche questi andrebbero consultati per ritrovare le tracce della corrispondenza col Marincola.

Se la sua importanza politica è opaca, smagliante invece è il peso intellettuale di Antonio Carafa. Amò circondarsi di teste fini, capeggiate dal cardinale Sirleto e dal Santoro, fu sensibile ai problemi dottrinali ed esegetici posti dalla riforma. Divenne Prefetto della Congregazione degli interpreti del Concilio Tridentino, nella quale era entrato già dal 1568. Nella sua produzione letteraria si cita una Biografia elogiativa di Paolo IV, pubblicata postuma a Colonia nel 1612, dal titolo De vita Pauli IV.

Di questo libro non si trova traccia, il Manuel du libraire del Brunet nel primo volume riporta anche un Carara B. (Carlo Bromato), Storia di Paolo IV, Ravenna, 1748-53, ma di libri simili ne esistono molti, e tra questi il perduto libro scritto dal Marincola.

(fine I parte)

NOTE

(1) Eubel Conradus, Hierarchia Catholica Medii Aevii, III (1503-1592), Padova, ed. Il Messaggero di S. antonio, 1968, p. 311.

(2) CASIMIRO DA FIRENZE, Memorie istoriche della chiesa e dei conventi dei frati minori della Provincia romana raccolte da p. Casimiro da Firenze frate dello stesso ordine. Seconda edizione romana, in Roma, Presso la stamperia della Rev. Camera apostolica, 1845, p. 441.

(3) Cfr. Vita del cardinal Giulio Antonio Santorio detto il card. di S. Severina, composta e scritta da lui medesimo, in <<Archivio della Real Società di Storia Patria>>, vol. XII, 1889, e vol. XIII, 1890.

(4) Sulla questione vedi DONATA CHIOMENTI VASSALLI, Paolo IV e il processo Carafa, un caso d'ingiusta giustizia nel Cinquecento, Milano, Mursia, 1993.

(5) BORROMEO AGOSTINO, Ugo Boncompagni, in Dizionario Biografico degli Italiani, 59, 2002.

(6) PROSPERI ADRIANO, Alfonso Carafa, in DBI, 19, 1976.

(7) Cfr. DE MAJO ROMEO, Riforme e miti della chiesa del '500, Napoli, 1973; IDEM, Alfonso Carafa cardinale di Napoli (1540-65), Città del Vaticano, 1961.

(8) Cfr MARIA GABRIELLA CRUCIANI TRONCANELLI, Antonio Carafa, in DBI, 19, 1576.

Giampiero Di Marco
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 7 Luglio)