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Indice Giampiero Di Marco
 
 

Descrizione della città di Teano

nelle carte del conte di Daun del XVIII secolo (fine)
 
Anna Carafa della Stadera
 
Wirich Philipp von Daun
 

Il feudo di Teano è amministrato in quel periodo da Joseph Braunmiller, Auditore Cesareo e plenipotenziario del principe Daun.
È certamente lui l'auditore di cui si fa cenno nel documento. Il 3 giugno 1713 lo vediamo concedere in fitto per sei anni la ferriera di Teano a Andrea di Sarno per lavorare e potere fare ferro, l'estaglio è di 475 ducati l'anno con una serie di patti per quanto riguarda il taglio della legna per fare carbone (9).
Il 7 settembre 1733 ancora il nostro Joseph Braunmiller tedesco è sempre Auditore generale tenente del vicerè del Daun e compare in un atto insieme a Francesco Nicoletta di Napoli e Domenico d'Andria di Casamostra. I tre affermano che Giovan Battista Guastaferro ha rinunciato alla carica di Amministratore Generale della Camera di Teano e a quella di Cassiere nelle mani del Braunmiller. Il Nicoletta è subentrato come Amministratore, Erario e Cassiere, e deve dare plegiaria di ducati 2.000, poiché le rendite di Teano ascendono a 6.000, per cui si deve stipulare un atto pubblico, suo fidejussore per ducati 4.000 è il d'Andria (10). Con questo atto conosciamo anche probabilmente l'estensore delle note economiche della nostra Relazione, cioè Giovan Battista Guastaferro, uno degli ultimi rappresentanti di questa nobile famiglia teanese.
Per rispondere alla domanda del perché ricapitoliamo le ultime vicende del feudo di Teano. Sappiamo che esso faceva parte del grande feudo della famiglia Carafa della Stadera-Guzman, insieme a Traetto, Mondragone, Carinola, Roccamonfina e altri feudi.
Nel 1689 con la morte dell'ultimo principe di Stigliano, Nicola Gaspare Carafa Gusman, marito di donn'Anna Carafa, dalla quale aveva avuto in dote lo Stato di Teano con Carinola, Mondragone e tutto il resto, resta senza eredi diretti.
Ricordiamo che Anna Carafa, figlia unica di Antonio Carafa della Stadera e di Elena Aldobrandini, duchessa di Teano aveva sposato il vicerè di Napoli Ramiro Felipe Nunez de Guzman.
Il marito aveva avuto come prima moglie una Maria de Guzman morta di parto senza eredi. Donn'Anna Carafa muore nel 1644. Dal suo matrimonio sono nati Nicola Maria de Guzman y Carafa (1638 - 7 gennaio 1689), e ancora Domenico, morto nel 1688, e Aniello morto nel 1677, che era stato vicerè di Sicilia.
Alla morte della moglie Ramiro si sposa una terza volta con donna Catalina Velez Ladron de Guevara, contessa di Oñatte, morta nel 1684. Da questo matrimonio nasce Marianna Guzmann y Velez Ladron de Guevara.
Il tribunale della Regia Camera, alla morte di Nicola, per assenza di eredi diretti, procede al sequestro dei feudi posseduti dal defunto.
Contro il sequestro compare la sorellastra del defunto, donna Marianna de Guzman duchessa di Medina Sidonia, la quale chiede l'investitura dei feudi come erede del fratello. La questione è dubbia, comunque il 15 marzo del 1690 le viene concessa Carinola, Mondragone e Roccamonfina sua vita durante.
Il re Carlo II di Spagna, non approva però questa transazione anche perchè la famiglia Grillo gli offre 140.000 ducati per Carinola e Mondragone.
La causa fu transatta il 18 febbraio 1696, e fu alla fine convenuto che la duchessa Medina Sidonia rinunciasse ai suoi diritti e ragioni su Carinola e Mondragone, e che avesse in cambio la somma di 15.000 ducati e per essa le città di Teano e Roccamonfina, mentre Carinola e Mondragone passano a Marcantonio Grillo marchese di Clarafuentes. Pochi anni dopo gli austriaci conquistano il Regno di Napoli e il feudo viene sequestrato per la mancata obbedienza della contessa di Oñatte.
Questo accade nel 1707, le questioni politiche si trascinano fino al 1713 al trattato di Utrecht, con il quale è riconosciuto il dominio di Carlo VI d'Austria sul regno di Napoli, mentre Filippo V possiede i possedimenti spagnoli. Il trattato che è sottoscritto da Spagna, Francia e Savoia non è accettato da Carlo VI e la guerra si trascina ancora per un anno fino al 1714 e alla pace di Rastadt.
Intanto il feudo di Teano con tutte le sue ragioni e azioni è concesso con titolo di Principe in data 24 settembre 1711 al Maresciallo di Campo conte Enrico di Daun.
Una serie di notizie ci vengono ora dalla lettura di una comparsa nella causa prodotta da Onorato Caetani contro Palffy (11). Occorre precisare che questa comparsa è di parte, quindi le notizie riportate sono da prendere sempre cum grano salis.
La causa è promossa da don Onorato Caetani, attuale principe di Teano che ha avuto conoscenza del fatto che all'estero e cioè a Vienna un conte straniero ha assunto pubblicamente il titolo di principe di Teano.
Il conte Ferdinando Leopoldo Palffy Daun, suddito austriaco e domiciliato in Ungheria, discendente dei conti di Daun si è fatto iscrivere nell'Almanacco di Gotha pubblicato nel 1878 con il titolo di principe di Teano. Il Caetani lo ha citato in giudizio e il suo avversario ha eccepito la incompetenza di un Tribunale di Roma nei confronti di un cittadino straniero. In linea subordinata il Palffy dichiara di aver diritto a portare il titolo per essere discendente dei Daun e per il possesso di titoli legittimi antichi e recenti.
Proseguiamo con la vicenda storica del regno di Napoli.
Qualche anno dopo il trattato di Utrecht si riaccende la guerra, la Spagna invade il regno di Sardegna e la Sicilia, contro di essa si realizza una coalizione che comprende Francia, Inghilterra, Piemonte e Germania e la costringono ad accettare la pace di Vienna nel 1725. In conseguenza di questa pace, viene riconosciuto il diritto di Carlo VI sul regno di Napoli e Sicilia, però l'Austria cede a sua volta tutti i diritti sulla Spagna. In conseguenza il papa Innocenzo XIII concede l'investitura del regno di Napoli agli austriaci.
Tra le pieghe della pace di Vienna è compresa la clausola che i vassalli del regno di Napoli potessero rientrare nel possesso dei feudi che avevano prima dell'invasione austriaca nello statu quo ante bellum.
In virtù di questo si presenta in Regia Camera nell'anno 1726 donna Melchiorra Velez Ladron contessa di Oñatte e chiede la restituzione di tutti i beni burgensatici e feudali della fu Marianna Filippa de Guzman duchessa di Medina Sidonia, sua zia, morta senza figli.
Ecco spiegata la ragione della composizione del nostro fascicolo in cui si riassume la consistenza del feudo di Teano.
La causa si trascina per anni nel tribunale del regno, come è italico costume, e morta Melchiorra viene proseguita da Giuseppe di Guzman conte di Oñatte suo figlio. La causa intentata viene però respinta dalla Corte. Anche se nella comparsa di cui abbiamo riferito non si ha cognizione di questo pronunziato.
D'altro canto noi attraverso gli atti notarili abbiamo appurato che il Braunmiller continuava ad esercitare il suo ruolo fino al 1733.
Pochi anni dopo la Spagna di Filippo V alleato di Luigi XV di Francia, muove guerra ai suoi congiunti austriaci e l'infante di Spagna, Carlo passa in Italia. Le truppe spagnole entrano in Napoli il 16 maggio 1734 e Filippo V investe suo figlio del regno di Napoli, rendendolo autonomo.
L'imperatore Carlo VI con questa azione perde i presidi di Napoli, Toscana e Sicilia, oltre a molte altre piazze in Lombardia occupate dai francesi e dai loro alleati ed è costretto ad una nuova pace di Vienna il 3 ottobre 1735, pace ratificata l'anno seguente, 18 novembre 1736.
Per effetto di quest'ultimo trattato Carlo infante di Spagna è riconosciuto come re di Napoli con il nome di Carlo III, in cambio questi rinuncia al Ducato di Parma e Piacenza. L'imperatore Carlo VI d'Austria rinuncia a tutti i diritti che sul regno di Napoli potesse vantare e scioglie il popolo dal giuramento di fedeltà fattogli nel 1707.
In conseguenza di tutto ciò il feudo di Teano viene di nuovo posto sotto sequestro, segue una transazione con il conte di Oñatte mediante la quale vengono concessi un terzo del valore dei feudi di Teano e Roccamonfina e due terzi del valore dei burgensatici, dopo l'apprezzo fatto dal Tavolario Biagio de Lellis nel 1738.
L'apprezzo stabilisce che il valore dei beni feudali è di ducati 143.175, mentre i burgensatici ascendono a 34.316, oltre altri corpi acquistati dal conte Daun per ducati 4.199. In seguito all'Apprezzo il conte di Oñatte percepì la rendita di questo capitale fino al 1750, restando però la città in Demanio regio.
Carlo III, che aveva la malattia del mattone, nel 1750 pensando alla costruzione della sua reggia, acquista lo Stato di Caserta e concede a Michelangelo Caetani (1685-1759), che lo deteneva, la città di Teano con il titolo di principato per il valore di ducati 152.000. L'istrumento viene stipulato dal notaio Giovanni Ragucci di Napoli il 29 agosto 1750.
Il Caetani era figlio di Filippo duca di Sermoneta e secondo principe di Caserta, a sua volta figlio di Francesco(1594-1683) che aveva sposato Anna ultima erede dei conti Acquaviva signori di Caserta.
Alla morte di Michelangelo gli succede Francesco (1738-1810), secondo principe di Teano, il quale nel 1757 sposa Teresa Corsini, figlia di Filippo principe di Soriano e alla morte di questa, sposa nel 1779 una donna di diseguale condizione di nome Anna Maria Meucci. Da Francesco il titolo passa a Errico, da questo a Michelangelo, vivente al momento della causa. Dopo di lui il titolo passa a Onorato Caetani.
Come si vede nella Relazione sono elencati i suffeudi di Campofaro, Camerino, Infanti e il territorio di Cavalorda, che viene nominato come la Chiana, per il pagamento dell'adoha. È ciò che resta dell'antico assetto feudale. Gli altri feudi come quello dei Gallucci compreso anche quello detto di Madama Porpora e il feudo degli Abenavoli, insieme a quello di Casafredda non sono più nominati. Alcuni non sono più stati investiti come probabilmente il feudo di Casafredda, diventato burgensatico. Altri sono in capite alla Regia curia e non sono suffeudi, quindi pagano l'adoa direttamente alla Corte. Oppure sono esenti dal pagamento al feudatario. Il feudo degli Abenavoli oramai è situato solo nel territorio di Francolise che comprende tre feudi: la baronia di Montanaro, gli Scaglioni e il feudo degli Abenavoli.
Il feudo di Camerino appartiene alla famiglia De Renzis.
Il 19 febbraio 1711 Cesare de Renzis, utile signore del feudo di Camerino in territorio di Teano concede in enfiteusi per 29 anni al canone annuo di 5 ducati, a Juliano Jasimone una casa di più membri superiori e inferiori in parrocchia di S. Giovanni a Porta di sopra, juxta bona monasterii Montis Virginis, juxta bona Julii Bizzarro (12).
Nel ramo degli Infanti, il secondogenito di Giovan Giacomo Barattuccio del 1665: Fabrizio diventa barone del feudo sulla fine del Seicento, a sua volta padre di Diana, ultima baronessa degli Infanti, che sposa nel 1696 Camillo Pellegrino Seniore, nobile di Capua trasferitosi in Teano, il cui nipote Camillo sarà l'ultimo possessore. Quindi in questo periodo gli Infanti sono di Camillo Pellegrino.
Il feudo di Cavalorda è situato nella piana di S. Donato e di Maiorise nei pressi di Teano, il piccolo feudo fu anche conosciuto con il nome di feudo di Potenziana. Doveva essere un piccolo feudo di servizio, detto anche de lo chiuppo.
Il feudo di Cavalorda nel corso del Seicento passa per le mani della famiglia Pou e poi dei Palumbo, tramite una Diodamia Palumbo madre di Aloisio Pou, ma in definitiva il feudo finisce nelle mani di Ottavio de Renzis, i quali probabilmente lo detengono nel secolo seguente (13). In questo periodo però Cavalorda appartiene a Giuseppe De Angelis.
Ora andiamo a confrontare la situazione economica dello Stato di Teano con la Revela contenuta nel Catasto Onciario della città, conservato nell'Archivio Storico della città.
Con quanto viene dichiarato come proprietà feudale del principe Michelangelo Caetani, pochi anni più tardi. Nel 1755-56 la città confezionò il Catasto onciario cioè la raccolta delle dichiarazioni o Revele dei cittadini, residenti o forestieri, laici ed ecclesiastici che avevano proprietà nel territorio di Teano e suoi Terzieri. Questa redazione nuova seguiva quella fatta nel 1738 che aveva avuto uno strascico di contestazioni da parte della popolazione dei Terzieri.
Tralascio il lungo documento introduttivo che riassume la questione, anche perché è stato già pubblicato da Claudio Cipriano, pur con qualche imperfezione, e passo direttamente alla rivela del principe Caetani.

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L'Illustre possessore della città e Stato di Tiano Ecc.mo sig. D. Michel Angelo Gaetano, duca di Sermoneta e Principe di Tiano, che gode della piazza di Nido:

Possiede in pertinenze di detta Città e suoi Terzieri li seguenti beni burgensatici:

Moggia 30 di territorio con casa nel luogo detto le 40 moja, giusta la via della Torre, e de sig. Barattucci.
Più possiede in dette pertinenze e nel medesimo luogo altre moggia 32 di territorio seminatorio luogo detto Rapestelle, giusta li beni di Barattucci, in unum detti due pezzi burgensatici di moggia 63, ma perché detti due pezzi, ed altri ut infra a S. Lio stan confusi assieme col territorio feudale detto Cavalorda, quale territorio feudale nella Revela si porta si porta per moggia 80 in circa al piano con altre moggia 14 di scosceso, in unum moggia 97, stimato in unum tutto il feudale di moggia 97, colle descritte due partite burgensatiche per moggia 120 per ducati 154. Perciò dedotte dall'apprezzo le moggia 97 feudali, restano li descritti due pezzi di burgensatico per moggia 23, per ducati 27 e mezzo, ben inteso che per essersi dedotte qui tutte le 97 moggia feudali, resta a caricarsi ut infra come burgensatico altro territorio contiguo a S. donato, o S. Lio ut infra per complimento delle moggia 62 burgensatiche sopra descritte. Li detti ducati 27 e mezzo dunque son Once                91 e grana 20
Più possiede in dette pertinenze, nella piana di Majorisi moggia 1 di territorio nel luogo detto di S. Martino commune colli sig.ri Galluccio ricavandone la Camera per sua porzione ann. tomola 3, e misure 18 di grano ogni due anni.
Ed un altro territorio di moggia 4 nel luogo detto la Valliva S. Marco ricavandone la Camera tomola 14 di grano ogni due anni, che secondo la rivela detti due pezzi rendono ogni anno alla Camera tomola 8 e quarti 3 e mezzo di grano, che alla ragione stabilita di carlini 7 il tomolo, importono ducati 6 e grana 21 e ¼, sebbene stiano apprezzati per ducati 5, di detti ducati 6 son once              20 e grana e 21 e ¼
Tiene un Osteria in Tiano, dove si dice la piazza, data in affitto per annui ducati 80, dalli quali dedotto il quarto così per l'accomodazioni necessarie della casa come per coacervazione delle spese di rifazzioni vi occorrono ogni tanti anni, restano ducati 60 son once                                      200
Tiene due botteghe sotto detta Osteria, censuata una a Costantino di Aromando, per ducati 4, et l'altra a Pietro Cecere per ducati 4, in unum sono ducati 8, son once                                          26 e grana 20
Tiene nel medesimo luogo un suppegno dato a censo al medesino Cecere per annui ducati 4, son once                                                   13 e grana 10
Esigge da Scipione Portanova censo sopra un palazzotto sito nella parrocchia di S. Pietro annui carlini 6, son once                                        2
Possiede la Casa, seu Bottega dove si esercita il macello data in affitto per annui ducati 6, son once                                                                         20
Esigge da Silvia delli Mastrati annui ducati 5 per censo della casa alla strada della Ruva, son once                                                    16 e grana 20
Esigge dagli eredi di don Antonio Pescarini per censo del palazzotto alli Calzolari annui ducati 12, son once                                                        40
Esigge dagli eredi di Tommaso di Biasio annui carlini 4 per censo sopra due pezzi di territorio a Majorisi, son once                                     1 e grana 10
Esigge da don Nicola Pellegrino annui ducati 6 per censo sopra il territorio detto lo Chiuppito, son once                                                                   20
Esigge da don Nicola Geremia annui carlini 5 per censo sopra il territorio a Casamostra, son once                                                              1 e grana 20
Esigge dagli eredi di Antonio Langellotto annui grana 12 per censo sopra la casa diruta avanti la porta della cavallarizza del Palazzo baronale, son once     - grana 12
Più possiede in dette pertinenze moggia 40 di territorio in tre pezzi, nel luogo detto S. Janni, Filettola e Fontanaguanti, stimato per ducati 32, son once                                                                106 e grana 20
Più possiede in dette pertinenze moggia 16 di territorio nel luogo detto a S. Croce, giusta li beni del fu Domenico Perrone, stimato per moggia 20 per ducati 31 e mezzo son once            105
Più possiede in dette pertinenze una Massaria nel luogo detto a Scirbi in due pezzi divisi dalla via publica in unum di moggia 58, stimato per ducati 40, e grana 80, son once                136
Più possiede in dette pertinenze moggia 15 di territorio seminatorio, nel luogo detto l'Orto della Ferriera, giusta li beni de sig.ri Gasparri, stimato per annui ducati 6 e grana 30, son once                                                         21
Più possiede in dette pertinenze più pezzi di territorio nelli luoghi detti Correa, Corti Corticella, allo Gaudo di moggia 7 in circa, stimato il pezzo a Correja per moggia 5, per ducati 8 e grana 40, son once                         28
Il pezzo detto a Gaudo, stimato per annui ducati 6, sono once                20
Più possiede in dette pertinenze moggia 3 di territorio, nel luogo detto a fontanella, giusta li beni di don Carlo Jannazzo stimato per annui carlini 24 altre moggia 4 nel medesimo lugo, seu S. Cesaro, stimato per annui ducati 6, stimato in unum per ducati 8 e grana 40 sono once                                  28
Più possiede in dette pertinenze moggia 4 di territorio in due pezzi nel luogo detto alle Borghe, seu S. Luca nella piana di Majorisi, giusta li beni di A. G. P. di Tiano, stimato per moggia 3 per annui ducati 4 e grana 55 sono once 15 e grana 5
Più possiede in dette pertinenze l'Orto fuori la Porta del Vescovato, chiamato l'Orto de la Saetta, stimato per ducati 50, che rende secondo la Rivela per annui ducati 57, son once                             190
Più possiede in dette pertinenze due pezzi di territorio nel luogo detto a Pugliano, seu all'Ortola in unum di moggia 23, stimato in unum annui ducati 4, che rendono secondo la rivela ducati 5 e grana 90, son once 16 e grana 10
Più possiede in dette pertinenze due pezzi di territorio uno denominato Parrisi di moggia 13 e mezzo, giusta li beni di Francescantonio di Robbio e Filippo Mancino, l'altro denominato Medichessa di moggia 6 giusta li beni di detto di Robbio, e Giovanni Zeppa di Tiano, quale territorio è commune con quelli di Robbio, stimato in testa a don Domenico di Robbio per ducati 29 f. 664, n. 1, la metà spettante alla Camera principale, sono ducati 14, son once                                                       48 e grana 10
Con avvertenza che va inclusa in questa partita, anche quella di moggia 16 nel luogo alla via delle Monache fol. 664, n. 2 come duplicata.
Più possiede in dette pertinenze tre pezzi di territorio nel luogo detto S. Lio di moggia 55 in circa, giusta li beni dell'Illustre duca d'Albano, del canonico Nobile, e di d. Giuseppe de Angelis, stimato per annui ducati 47 e grana 60, atteso tutte le moggia 97 feudali a Cavalorda, si sono già dedotte ut supra, son once                                                                               158 e grana 20
                                    In tutto sono once 1362. Grana 18
Più si nota che nel libro d'apprezzo fol. 137, n. 1 si leggono apprezzate in testa alla Camera principale di Tiano moggia 17 di territorio nel luogo detto di Olivella, giusta li beni di d. Giovanni Battista Giglio e rio pubblico, stimato per annui ducati 17 e mezzo, quale Camera principale, dice non aver dominio sopra detto territorio, ma solamente ave avuta la cura di darlo in affitto, per non farlo restare inaffittato, e tenere conservato il denajo, che si ricava da detto affitto per darne conto alla Regia Camera, ed a chi spetta, stante che detta Massaria si acquistò il fu conte di Daun, olim Principe di Tiano per pene contumeniali (14) di uno di casa Giglio, laonde come spettanti al Regio fisco, non si tassano. Similmente detta Camera principale non ha dominio delle moggia 4 di territorio campestre raro arbustato nel luogo detto le Cese, giusta li beni di Giuseppe Jannazzo stimato per annui ducati 4, perché quelle si acquistò il fu conte di Daun fu Principe di Tiano, e l'agente della Camera principale per non farle restare inaffittate, ha la cura di darle in affitto, ed esiggere l'annuo estaglio per darne conto alla Regia Camera ut supra.
Non tiene altri beni burgensatici.

Beni feudali che si descrivono nella Rivela, e nell'Istromento di concessione fatta dello stato di Tiano all'odierno Principe, sub verbo signanter come da Istromento stampato, presentato in actis del Catasto.
Il Banco della Giustizia coll'onnimoda giurisdizione colla cognizione delle prime, seconde e terze Cause civili, criminali e miste.
Il jus di creare il Governadore nella Città e Terzieri, a riserva di quello dell'Infanti.
Il jus di confermare il Sindico del Terziero del Demanio dell'Infanti.
Il jus di confermare li Governadori delle chiese d' A. G. P., di Santa Maria la nova e S. Caterina.
Il jus di eliggere il Mastro Mercato della Fiera di S. Paride, e nelle altre tre Fiere di S. Parillo, e di S. Antonio di Padua e di S. Reparata.
Il Palazzo Baronale.
La Mastrodattia e caccia, colla riserva di quella de Peli, delle Starne, e de Capitoni.
La Portolania, Bagliva, e Fida e diffida degl'Animali de Cittadini, e fida del'acqua.
Il jus della Piazza detto il Nizzo.
Il jus del peso.
Il Castello per uso delle Carceri.
L'osteria e Passo di Torricella, colla fida e diffida degl'animali de Forastieri.
L'adoa del suffeudo degli Infanti.
L'adoa del suffeudo di Campofaro.
L'adoa del suffeudo di Cammerino.
Il Molino detto del Sorbo con il territorio affiancato a detto Molino di capacità di moggia due.
Il Molino di Boccaladrone.
L'orto della Fontana stimato a fol. 614, n. 1 ducati 16, per moggio 1 salvis juribus alla Città e Terzieri per appurare la quantità del feudale.
L'Orto alla Taverna scassata stimato per ducati 13 per moggio 1 e mezzo, fol. 53, n. 3 salvis juribus ut supra per la vera quantità del feudale.
L'Orto fuora la porta del Vescovato detto della Cerasa stimato per moggia 5 per annui ducati 50, ut fol. 3, n. 1, salvis juribus ut supra per la vera quantità del feudale.
Il Territorio olivato fuori la Porta del Vescovato detto le Cerase stimato fol. 3, n. 2 per moggia 12 per ducati 74, salvis juribus per la vera quantità del feudale ut supra.
L'adoha sopra la chiesa del Toro.
Il reddito della verriata (15).
Diversi censi minuti.
Il territorio a Cavalorda nella piana di S. Donato, contiguo alla Massaria detta delle 40 moja, stimato per moggia 120 per ducati 154, ut fol. 451, n. 3. e sebbene si dica nella revela che di detto territorio feudale in tutto siano moggia 97 in circa, ciò sono una partita di moggia 83 di Seminatorio e piano, e l'altra partita di  Territorio scosceso di  moggia 14, non di meno perché non consta la vera quantità di detto Territorio feudale, dicendosi in generale il territorio detto Cavalorda, senza esprimersi la quantità delle moggia, perciò si passano per ora per moggia 97 feudali citra prejudicium, et salvis juribus per appurare la vera quantità del feudale.
Il Territorio dell'Olivella di circa un quarto di moggio, nel distretto di Casamostra, che si possiede da Francesco Loffreda, e dice di averlo comperato franco et libero.
Un picciolo territorio detto l'orto del Cavone nel feudo delli Gallucci, e Madama Porpora censuato per annui tomoli 4 di grano.
La Vigna dietro il Castello sotto il Palazzo di moggia 2, per uso proprio del Palazzo.
La montagna di Torricella di moggia 100, stimata per ducati 14, fol. 261, n. 1, per moggia 50.
Monte Cannito di capacità di moggia 460, del quale pende lite colli d'Andrea di Casamostra, che pretendono ritenerlo in Enfiteusi per annui grana 60.
La Ferriera e suo comprensorio.
Li fiscali Feudali.
Non vi sono altri beni feudali.

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In questo Apprezzo le cose sono molto più precisamente indicate della relazione precedente. Questo deriva dal fatto che il padrone odierno è sul posto e l'occhio del padrone ingrassa il cavallo.
In attesa del ritrovamento che si rende necessario a questo punto della Relazione fatta dal Tavolario De Lellis nell'apprezzo per la vendita del feudo ai Caetani, ci fermiamo nell'analisi dei due documenti.

(fine)

NOTE
9 - Archivio di Stato di Caserta, notaio Francesco de Quattro, 5958, f. 198.
10 - ASC, notaio Gaetano de Quattro, 71/15, f. 158v.
11 - Tribunale civile di Roma. Causa Caetani contro Palffy. Sul diritto al titolo di Principe di Teano, Napoli, Tipi del comm. Gennaro De Angelis e figlio, Portamedina alla Pignasecca, 1880. Una copia PDF di questa pubblicazione mi è stata fornita da Luigi di Benedetto, fortunato e attento scopritore e conservatore di memorie patrie.
12 - ASC, notaio Francesco de Quattro, 5956, f. 54v.
13 - ASC, notaio Silvestro de Nunzio, 3179, f. 133.
14 - Riferite cioè a un reato di ingiuria.
15 - La parola verriata non l'ho riscontrata in nessuno dei miei numerosi dizionari di napoletano. Iandolo, Andreoli, e Galiani riportano verrinia, la vulva della scrofa da una verrina, scrofa e verro, verrillo. Quindi si riferisce alla gabella per i porci.

Giampiero Di Marco
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n.12 Dicembre)