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Indice Giampiero Di Marco
 
 

Il feudo di Campofaro, il feudo di Camerino e quello degli

Scarpati
 

Il territorio detto Campofaro si trova nei pressi dell'attuale cimitero di Teano. Nel '500 appartiene alla famiglia Del Vecchio.
Nel 1574, è notato il principe di Stigliano, signore di Teano e di Carinola, con Giovan Jacovo del Vecchio di Teano per lo feudo che questo possiede nominato Campofaro in pertinenze di Teano che deve l'adoha (1).
Già nel 1553 un Angelo del Vecchio di Tiano paga per lo relevio ducati 10. 2. 10 per il feudo di Villanova in castro Rocchetta (2).
Nel 1561 Jacobo de Gonella riceve 42 ducati per una casa venduta a Colella del Vecchio sita in parrocchia di S. Cosma (3). Il 15 luglio 1569 si conosce un Cesare de lo Vecchio marito di una Vittoria, per un deposito di 31 ducati da parte di Berardino de Panelli incola ubi dicitur gallincapo (4). Nel 1575 il giorno 10 agosto Scipione del Vecchio anche a nome di Prospero del Vecchio per una terra sita a Campofaro ubi dicitur a la montagna a santo Bartolo data ad laborandum et cultivandum a Ferdinando de la ripa (5).
Il 24 agosto 1577 si conosce anche Margarita di Giovanni del Vecchio vedova del quondam Giovanni Antonio Parrillo per un terreno a li varanelli (6).
Nel 1580 Ettore del Vecchio è notato per lo relevio che deve pagare per lo feudo di Campofaro per morte di suo padre Angelo (7).
Il 29 novembre 1583 Pietro Carafa governatore dello Stato di Teano interviene in un atto con Ettore del Vecchio figlio et herede del quondam Angelillo de lo Vecchio e Giulio de lo Vecchio heres quondam Cesaris de lo Vecchio pro medietate, i quali dichiarano che da parte di Girolamo del Vecchio eius patruum et eius fratres nec non p. ipsum Julium et Silvestrum de lo Vecchio ipsius Julii fratrem et coheredem fuisse motam litem in S. R. Consilio per la divisione dei beni feudali. Viene nominato Scipione de Urbano de Neapoli causidicus come procuratore (8).
Il 16 marzo 1589 in una casa in parrocchia di S. Marco juxta moenia civitatis, Prospero Del Vecchio afferma che essendo morto Girolamo del Vecchio suo fratello, lasciando erede sua figlia Camilla, pupilla e Lucrezia de Tofano sua moglie, per questo dice che si farà con il notaio un imventario dei beni.
Ettore vive ancora nel 1587-88 quando come herede di Angelo del Vecchio paga ducati 5. 1 e nel 1590-91 (9). Segue l'inventario nel quale tra l'altro sono elencati un discreto numero di libri, soprattutto di legge, e un certo numero di proprietà terriere che ci informano discretamente sulla consistenza di alcuni feudi. Camilla dunque possiede la quarta parte di ogni proprietà terriera, questo probabilmente in conseguenza della lite tra i componenti della famiglia Del Vecchio di cui sopra e quindi tra l'altro:
Una casa in parrocchia di S. Marco juxta moenia civitatis, una poteca con horto al borgo juxta bona Cola Maria de Monte, un'altra casa che se tene da S. Caterina a maiella, una terra arbustata a S. Maria della Vertogna di moggia 3 redditizia a detta chiesa, una terra a capo di selce di moggia 5, una terra feudale di moggia 25 a Campofaro di moggia 25, una terra dove se dice alla ripa di moggia 10 redditizia al monastero di S. Maria de foris, una terra nel medesimo territorio di moggia 9, una terra in Francolise a S. Maria a Pietro redditizia a Cesare di Leo, fino li beni de heredi q. Prospero Galluccio, una terra in Francolise di moggia 20 redditizia al monastero di S. Vincenzo al Volturno dove si dice allo Perrone fino li beni di Cesare Martini des Carles, una terra in territorio caleno dove si dice a S. Crastese fino li beni de heredi Giovan Nicola de Lunardo, una terra nel medesimo territorio di moggia 19 alla Bastia, redditizia a Scipione Martini des Carles, una terra di moggia 11 in territorio di Rocchetta redditizia al feudo di Villa Mora fino li beni di Federico Laurenza, fino lo demanio di detto feudo, item la quarta parte del feudo di Villa mora di moggia 60, una casa in Napoli con lo peso di 5 ducati l'anno a S. Maria Maggiore e S. Pietro a Maiella, la quale casa data a godere a Vincenzo de Renzis che vale ducati 200, una terra di moggia tre e mezzo redditizia a S. Maria de Vertogna dove se dice alli giardini. Prospero del Vecchio viene nominato tutore (10).
Il 12 luglio 1595 Andrea de Zucca attuale marito di Porzia Magno tutrice di Girolamo del Vecchio roga un atto con Suetonio Sacco erario che si dice creditore di Girolamo del Vecchio e viene acceso un prestito quandocumque su una casa in parrocchia di S. Marco che era del quondam chierico Prospero dello Vecchio e una terra che si trova ubi dictur alli vertugni di moggia 4 di cui la metà è di Girolamo. Su queste due proprietà si opera una rendita di annui ducati 14 e mezzo per capitale di ducati 140 (11).
Il 31 agosto 1596 Paolo del Vecchio tutore di Giovanni e Maria del Vecchio, figli del quondam Berardo del Vecchio, cede a Francesco Toraldo integrum stileum artis atanatorie dicti quondam Berardi consistens in uno caccavo magno aeris, in uno labello, tribus bancjs et aliis rebus ad artem predictam destinatis et necessariis per la somma di 25 ducati (12). Per capire quale arte eserciti Berardo ci riferiama a un atto dello stesso notaio del 18 novembre 1597 quando conosciamo Desiato Nazzaro r Orazio de Jodece che sono gli economi della cappella di S. Reparata atanatorum et calceolorum, cioè in pratica gli artigiani che ammazzano gli animali, ne conciano le pelli e fanno calzature (13).
Il 14 gennaio 1625 si conoscono Vittoria Agliata di Aversa vedova del quondam Vincenzo del Vecchio ex una et Beatrice del Vecchio uxor Gregorii del Vecchio heredes ab intestato del quondam Vincenzo mediante decreto di preambolo del 1623. Beatrice afferma di tenere alcune suppellettili dal giorno della morte di Vincenzo (14).
Il 31 gennaio 1627 Ottavio Francesco e Silvia dello Vecchio coniugi e Gaspare del Vecchio marito di Beatrice. Ottavio deve avere la somma di 100 ducati ex causa transactionis hereditarie di Vincenzo del Vecchio loro padre e avo di Silvia e Beatrice (15).
Molte famiglie ebree residenti nel regno di Napoli dopo l'ondata d'immigrazione ebreo - sefardita nel 1492 per distinguersi da queste nuove famiglie spagnole e portoghesi cominciarono a chiamarsi Del Vecchio. Il 19 dicembre 1679 Antonio Vecchio di Pignataro vende a Matteo Izzo di Petrulo casale di Calvi un terreno di due moggia in territorio di Capua ubi dicitur a S. Urbano juxta bona S. Martini Casalis Jani per 40 ducati (16).
Del feudo come entità a sé stante non si hanno più notizie. L'ipotesi è che una volta estinta in qualche modo la famiglia Del Vecchio, esso sia tornato nelle mani del feudatario di Teano, e che in seguito le sue terre siano state concesse in fitto e non più intestate come feudo, dando così un reddito più alto.

Il feudo di Cammarino
Nella esposizione di quanto si conosce su questo piccolo feudo posto nei territori di Teano, Caianello e Carinola, si parla anche delle famiglie Magno, Principe, Monte della città di Teano e della famiglia Terracina di Sessa.
La prima nota che riguarda la famiglia Magno è del 1473 quando l'egregio hom. Cola Antonio Manno de Theano è notato per un pezzo di terra feudale, sita in Carinola, dove se dice a Nucelleto (17).
Il feudo detto di Cammarino, o Camerino, almeno nel '500 è costituito di due parti, di cui una si trova in territorio di Carinola. Nel 1547, è notato Alessandro Renzulli procuratore del nobile Lione Terracina di Sessa padrone del feudo di Camerino (18).
Nel 1548, invece, Giovan Cesare Magno di Teano possiede il feudo di Cammerino in detta città per l'investitura per morte di Francesco suo padre (19).
Non si sa se questo Francesco sia stato il primo intestatario del feudo della sua famiglia o se questo gli sia venuto per il matrimonio di suo padre Giacomo Magno con la figlia di Vincenzo de Principe. Giovan Cesare è ancora vivo il 20 settembre 1563 quando esercita l'ufficio della castellania per il principe di Stigliano e lo cede a Fabrizio Mollo. All'atto è accluso un elenco delle cose esistenti nel castello (20).
Dalle notizie che riguardano il Beneficio detto di S. Lorenzo, si sa ancora che il 4 ottobre 1499 per notar Pietro de Nicola, di Mondragone, il Beneficio viene ceduto da tale Francesco Ruggiero a Vincenzo de Principe, il quale ebbe due figlie, una delle quali andò sposa di Giacomo Magno e l'altra a Giovan Francesco Lotterio patrizio napoletano (21). Il sepolcro della famiglia Magno era posto nel duomo di Teano davanti all'altare di S. Giorgio.
Sulla fine del Cinquecento vive Giovan Giacomo Magno, marito di Ippolita Sanseverino, che si conosce per un legato di messe, poi ridotto nella Visita del 1635 (22). Il 20 ottobre 1572 si conosce Eugenia Magno madre di Costanza e Giovanna e di Alessandro Magno, per la nomina di Ottavio Magno come suo procuratore (23).
Il 26 maggio 1573 Ottavio Magno per la cessione fatta da Eugenia Magno di una parte dei beni dotali per ducati 60 che venivano da Girolama de Monte al quondam Fabio e Giovan Angelo Magno fratelli, teste nell'atto anche Prospero del Vecchio (24).
Il 27 luglio 1577 Annibale Magno è in società con Francesco de Giglio e Martino di Gasparre per la gestione di un commercio di mercatarie e speziarie manuali (25).
Nello stesso 1577 Giovan Berardino Magno concede un orto della cappella di Lonardo a Matteuccio e Giuseppe di Speranza de castro S.ti Felicis (26). Il 4 agosto 1597 Giovan Vincenzo de Monte governatore dell'Annunziata insieme al notaio Nicola Maria Sanfelice e Vincenzo Larco per una rendita a Giovan Luigi della Tovagliola (27).
Il 21 giugno 1629 si stendono i patti matrimoniali tra Nicola Antonio Mollo padre di Isabella e Benedetto Magno figlio legittimo di Giulio Magno. La dote di Isabella è di ducati 435 e altri ducati 600 verranno da beni patrimoniali di Nicola Antonio e della moglie che pagherà in seguito a sua elettione e per questi si impegna per 35 ducati annui e dopo tre anni di 42 al 7% (28).
Di questa famiglia Magno si conosce ancora in seguito Giovan Battista, Vincenzo e Giulio, e ancora il canonico Pompeo Magno, il cui testamento fu rogato dal notaio Antonio de Matthaeis nel 1635 (29). I primi tre sono gli eredi di Pirro d'Amore che lascia loro un altare con beneficio e sepoltura nella cattedrale. Avanti l'altare c'era una lapide con sopra scritto: hinc nobilis familia Magnorum Deo dante ad vitam ossa resurgent A. D. 1637.
Il canonico Pompeo lo si conosce già il 27 aprile 1587, quando viene effettuata una perquisitio scripturarum esistenti nell'Archivio diocesano da parte del vicario Claudio Cappasanta del vescovo Marincola. L'atto molto importante contiene anche un elenco delle carte (30).
Il 24 settembre 1583 Annibale Magno è presente in un atto insieme a Nicolantonio Angelo Vicario cassiere delle funzioni fscali del Terziere di Casafredda, Annibale aveva acquistato ad extinctu candele cioè all'asta una terra sita a varanello (31).
Nel 1590 Annibale Magno è notato tra i particolari del consiglio della città di Teano (32). Nello stesso anno prende in fitto insieme a Giulio de Nufrio la gabella del quartuccio (33).
Nel 1614 si conosce Giulio Magno come procuratore del capitano Antonio de Renzis (34). Il 23 marzo 1691 nel casale di Pantuliano pertinenze di Capua Francesco Friozzi e Dorotea Magno coniugi vendono a Giacomo Zola del casale di S. Marco di Teano un terreno arbustato e vitato di moggia 15 in territorio di Teano in pertinenze di s. Marco dove si die allo fusaro per la somma di 400 ducati. Il terreno è pervenuto loro per la morte della quondam suor Candida Magno monaca in S. Maria de Foris (35).
Il 29 ottobre 1678 Giovan Vincenzo Magno vende due terreni a Francesco Bianco della terra di Marzanello. Il primo di due moggia è posto in territorio di Marzanello alla nocella seu a limata, il secondo di dieci moggia alla cappa concerta, il prezzo convenuto è di 123 ducati (36). Ancora l'anno seguente lo stesso Giovan Vincenzo si dice debitore nei confronti di Andrea, Nicola e Reparata Caparco figli ed eredi del quondam Antonio di Pugliano per un prestito quandocumque di capitale di 20 ducati per annui carlini 14 (37). Lo stesso anno Giovan Vincenzo impegna una masseria di 80 moggia sita alla ferrera seu S.to Lio et a Ripola a garanzia di un prestito quandocumque per annui ducati 55 a Nicola Martino figlio di Bartolomeo Martino Barattucci (38). Nel 1680 il notaio Michelangelo Perrone apre il testamento olografo di Vincenzo Magno, erede la sorella Doridea Magno educanda in S. Maria de Foris (39). Lo stesso anno il 5 gennaio Ottavio Magno vende a Francesco Galluccio una terra in territorio di Galluccio di moggia 40 ubi dicitur alli hortali et Veterini per 520 ducati (40).
Una Nicolassa Magno è andata in sposa di Francesco de Renzis che nel 1765 diventa barone di S. Bartolomeo. Si estingue poi la famiglia con Carlantonio, e Ottavio fratelli morti senza eredi che lasciano le loro cose il primo alla Congregazione del monte dei morti di Teano e ai carmelitani di Capua il secondo. Una sorella di nome Dorotea ha sposato un nobile di Capua Francesco Friozzi (41).
Attorno alla famiglia Principe le sole notizie che la riguardano consistono appunto nel matrimonio della figlia di Vincenzo con Giacomo Magno e ancora attorno allo stesso tempo il primo de Renzis, Vincenzo, spostatosi da Roma a Teano sposa nel 1460 Camilla de Principe. Dunque questa famiglia si conosce quasi solo per due o tre generazioni, la sua fortuna sembra iniziare prima della metà del Quattrocento legata in qualche modo al principe di Squillace Marino Marzano e chissà se il cognome non stia a indicare qualche figlio naturale proprio di Marino. Un Vincenzo de Principe, nipote del primo, è uno dei sindaci della città insieme a Giovanni Galeota e Ladislao Sanfelice nel 1502 anno in cui viene posta la lapide che li riguarda sul campanile della chiesa dell'Annunziata. L'11 maggio 1537 Prudenzia Principe vedova di Giovan Leone Martino des Carles stende un atto per una cappella nel duomo (42).
Ancora nel 1557 vive un Giovanni Martino Principe che il 14 marzo riceve in dono una casa sita in parrocchia di S. Marco da Camillo Lottieri di Teano (43).
Tornando poi a Leone Terracina utile signore del feudo detto di Cammarino, questi il 6 settembre 1554 concede in enfiteusi a Marco de Corena, de villa Casalis in pertinenze di Carinola, una terra devoluta a lui e al suo feudo sita in Carinola a S. Marco ad costano in actibus ville Nocelleti redditizia al feudo per 4 grana ogni anno da pagare a festa di agosto (44). Marco de Corena paga come entratura la somma di due ducati.
Leone Terracina è padre a sua volta di Federico (45). La famiglia Terracina, di probabile origine ebrea, nel Quattrocento è tra quelle del ceto notarile sessano che riescono a nobilitarsi. In Sessa sulla fine dello stesso secolo abita nel palazzo adiacente al seggio di San Matteo che in seguito sarà riadattato a convento dei Crociferi.
Leone Terracina ha sposato una ricca donna della famiglia del Pezzo di nome Potenziana. L'11 aprile 1562 lo vediamo in un atto del notaio Sabucco con cui ricostruisce la dote di sua moglie. Nell'atto Leone afferma che egli ha venduto una serie di beni dotali di Potenziana, tra i quali ci sono un mulino venduto a Cesare di Transo detto lo mulino del massaro con una piccola terra contigua al mulino e un'altra terra sempre a lo mulino del massaro seu de fontana palomba per la somma di 250 ducati. A Silvestro Mazza ha venduto una terra sempre a fontana Palomba per 200 ducati. Ora ristora questi 450 ducati con altri beni suoi, assegnando a sua moglie una casa sita in Sessa ad lo segio grande juxta viam publicam a duobus partibus, juxta alias domos parvas ipsius Leonis che è fittata (46).
Federico Terracina pratica già la piazza di Teano per i suoi affari. Il 21 novembre 1572 i sindaci pro tempore Fabio de Monte e Oliviero de Grimis sono presenti in un atto con Francesco Antonio Simonetta teanese e Federico Terracina di Sessa. I due erano venuti a convenzione con i sindaci dell'anno precedente 1571 Dorico Scalaleone, Giovan Francesco Santo Paro e Francesco Antonio d'Angelo per la riscossione dell'erariato delle colte e Federico aveva prestato fideiussione personale anche per conto dei suoi fratelli Benedetto e Francesco per la somma di 1100 ducati (47).
I fratelli Francesco Antonio e Giovanni Simonetta di Teano il 6 ottobre 1558 sono eredi della quondam Caterinella Mollo di Teano e si dichiarano debitori di certa somma nei confronti di Vincenzo Pascali di Sessa. Non avendo denaro gli vendono un terreno di moggia 4 in territorio caleno, indiviso il tutto di moggia 14, di cui 6 sono di Giovanna Ramires, moglie di Vincenzo Pascali, due altri moggi lo stesso Vincenzo li ebbe da Pietro Giacomo Simonetta e il resto è loro. Il terreno si trova a Sant'Hilaro, confina con i beni della chiesa di sant'Ilario, con Diomede de Pandecta, il tutto è ceduto per il valore di 40 ducati (48).
Nel 1577-78 Fabio de lo Monte di Teano è governatore della terra di Carinola (49).
Il 4 gennaio 1576 Federico Terracina de Suessa figlio ed erede del quondam Leone per un terreno sito a li arboscelli esteso 4 moggia che fu dato da suo padre a Giovan Battista Taffuri di Casale già nel 1557 per notar Alfonso Sabucco di Sessa (50).
Nel 1579-80 è notato Federico Terracina di Gaeta come possessore d'alcune robe feudali in Carinola e peso di adoha al principe di Stigliano (51).
L'anno prima il 27 novembre 1578 si stendono i capitoli matrimoniali tra Federico Terracina e Dianora Ledesme figlia di Francisco Ledesme, nobile spagnolo che risiede in Sessa (52)
Nel 1587-88 Federico Terracina è notato per lo feudo detto di barbino paga duc. 3. 15 e anche nel 1590-91 (53).
Benedetto Terracina nel 1588 possiede a Sessa un terreno sito a ceca soce juxta bona S. Marie Annunciate de Suessa, bona Prosperi Pascali, viam vicinalem da cui ricava un reddito di circa 150 ducati l'anno e la dà a censo a Vincenzo de Renzis per ducati 10 l'anno per capitale di 100 (54).
Nel 1627 si conosce una Lucretia Terracina vedova del quondam Federico Martino des Carles madre di Francesco e forse il feudo è finito in questa famiglia (55).
Però occorre registrare un ulteriore passaggio. Il 12 maggio 1621 Marco Campagna erario e cassiere del principe di Stigliano insieme al notaio Francesco d'Aniello si reca ad subscripta loca feudi de Camerino alias de Terracina a cerqua de riccio. Per la morte del chierico Giulio de Fiore del quondam Antonio de Fiore utile padrone del feudo delli Terracini de Sessa ne prendono possesso in nome della curia vescovile di Carinola (56). Probabilmente il chierico morto ab intestato ha dato la possibilità al vescovo di impossessarsi del feudo.
La famiglia de Fiore di origine di Casanova nel 1579 è in piena ascesa economica. Il 6 maggio Giulio de Fiore insieme al fratello Giovanni e anche per conto di Baldassare altro fratello vendono un terreno a Giovan Domenico de Theo di 7 moggia in territorio caleno a la strata juxta bona Trinitatis Suesse, bona Giovan Girolamo de Asprello, bona UID Giovan Girolamo Florimonte (57).
Il feudo di Camerino passa per via di matrimoni nella famiglia de Renzis. Alcuni atti di recognitio fatti da Ottavio de Renzis, il probabile primo detentore del feudo per la sua famiglia contribuiscono anche a chiarire l'estensione del feudo in territorio di Carinola.
Il 7 dicembre 1630 Ottavio opera la recognitio per un terreno castagneto di due moggia in territorio di Teano loco a lo monte de Casi redditizio al feudo nella festa di S. Reparata l'8 ottobre in tomoli uno e mezzo di castagne bone concesso a Matteo de Conca di Casafredda lo stesso giorno recognitio per un altro castagneto di due moggia sempre in territorio di Teano alla vallicella redditizio per due tomoli di castagne nella festa di S. Reparata concesso ai fratelli Giovanni Maria e Salvatore Montanaro di Casafredda. Un altro castagneto lo stesso giorno di tre moggia sito alli Scappucci redditizio per due tomoli di castagne concesso a Tiberio Martini di Casamostra. Un terreno di un moggio concesso a Pietro Caiazzo di Fontanelle, sito in Teano alle campole redditizio per un barile di vino a S. Reparata (58). Il 21 dicembre Livia Pandetta de villa S.te Crucis di Carinola vidua di Salvatore d'Annitella, anche per parte di sua figlia Maria opera una recognitio a favore del feudo di Camerino per una casa cum cortileo et horto site in S.ta Cruce juxta bona Giovanni Andree Ciaraldi redditizia al feudo per 4 grani et denarium unum a S. Reparata (59).
Il 15 ottobre 1678 Antonio de Renzis utile signore et patrone del feudo di Camerino opera una recognitio in favore di Dianora Tragone del casale di Casamostra per l'acquisto da questa fatto dal reverendo Cesare de Lillo di un terreno castagneto posto in Casamostra ubi dicitur alla vallicella redditizio al feudo per un cappone l'anno e riceve 2 ducati (60).
Il 19 febbraio 1711 Cesare de Renzis, utile signore del feudo di Camerino in territorio di Teano concede in enfiteusi per 29 anni al canone annuo di 5 ducati, a Juliano Jasimone una casa di più membri superiori e inferiori in parrocchia di S. Giovanni a Porta di sopra, juxta bona monasterii Montis Virginis, juxta bona Julii Bizzarro (61).

Il Feudo delli Scarpati e di S. Elena.
Feudo ecclesiastico quello degli Scarpati è posto in territorio di Teano, verso il piccolo centro di Riardo, dove oggi si imbottiglia l'acqua minerale e appartiene alla Mensa arcivescovile di Capua.
Si ha notizia che questo risale a un Privilegio concesso da Papa Alessandro III nel 1174 alcune chiese di Riardo, cioè S. Erasmo, Sant'Elena e S. Nicola, tutte della diocesi di Teano, que sunt in territorio Scarpati.
Nel 1302 venerabili episcopo Teanensi possidenti vassallos in civitate Teani qui gravantur in collectis ab universitate predicta quod taxantur se motim (62).
Nel 1313 l'arcivescovo di Capua dichiara di possedere per la sua chiesa vassalli nelle terre di Pizzone in territorio di Calvi, Sorbello in territorio sessano, Scarpati e S. Elena in quello di Teano, S. Castrese ancora in Sessa (63).
Il 17 settembre 1383 il nobile Filippo Landi di Sessa viene costituito procuratore dall'arcivescovo Attanasio Guindazzo per tutti i beni della chiesa capuana sistenti in villa Scarpati et eius pertinentiis et Sanctae Helenae ad castrorum Riardi, Petramellariae, Roccaeromanae, Sancti Felicis et pertinentiis eorum (64).
Simili raccomandazioni erano fatte anche dal subentrato arcivescovo Filippo Barile negli anni 1416, 1425 e 1426.
Nel 1432 lo stesso arcivescovo delegava l'abate Giacomo de Francesco di Capua a convalidare la cessione di alcune terre in dicto castro Riardi ad un Cubello Cavallo de eodem castro.
Nel 1520 si dichiara che la villa di Scarpati è territorio per se separato da quello di Teano ed è di pertinenza dell'arcivescovo di Capua e coloro che possiedono terreni in quel territorio non sono tenuti a pagare fiscali o altro (65). Si tratta quindi di un piccolo agglomerato di case con i suoi abitanti.
L'8 aprile 1632 Giulio Cesare Larco commorante in Teano e suo figlio chierico Carlo Antonio possiedono una terra di moggia 50 in territorio Scarpati juxta bona Giovan Paolo Sanfelice, bona S.ti Francisci de Theano. Inoltre possiedono una terra in Marzanello di moggia 30 alle esche, una terra di moggia 6 a la noce de falco in eodem territorio, una terra di moggia 18 in territorio di Caianello a la limata de ciancolisi (Francolise), una terra in Teano a Gauderisi. Tutto viene donato al figlio (66).
Ancora nel 1564 il cardinal Sermoneta arcivescovo di Capua possiede un territorio feudale in Teano e Riardo detto degli Scarpati (67).
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Note
1 - ASN, Repertori Summ. Part., 5-IV.
2 - ASN, Repertori Summ. Part., 5-III.
3 - ASC, notaio Giovan Lorenzo Mandavillano, 1132, f. 2.
4 - ASC, notaio Cesare Mandavillano, 451, f. 162, depositus pro Cesare de lo Vecchio et eius uxore.
5 - ASC, notaio Cesare Mandavillano, 455, f. 96.
6 - ASC, notaio Giovan Lorenzo Mandavillano, 1131, f. 201.
7 - ASN, Repertori Summ. Part., 6. II.
8 - ASC, notaio Giovan Lorenzo Mandavillano, 1134, f. 394v, 29 novembre.
9 - ASN, Repertori Summ. Part., 6/II, Ivi, 6. III.
10 - ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1359, f. 359v.
11 - ASC, notaio Camillo de Bonis, 1457, f. 102.
12 - ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1362, f. 101.
13 - ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1363, f. 128.
14 - ASC, notaio Antonio Mattei, 3281, f. 32.
15 - ASC, notaio Silvestro de Nunzio, 3176, f. 66.
16 - ASC, notaio Gioacchino de Nunzio, 4697, f. 633v.
17 - ASN, Repertori Summ. Part., 5/I.
18 - ASN, Repertori Summ. Part., 5-III.
19 - ASN, Repertori Summ. Part., 5-III.
20 - ASC, notaio Pietro de Tofano, 570, f. 116.
21 - Broccoli M., Teano Sidicino (..), cit. T 3, p III, p. 122.
22 - Broccoli M., Teano Sidicino (..), cit., T. 3, p. III, p. 120.
23 - ASC, notaio Nicola Maria Sanfelice, 1041, f. 366.
24 - ASC, notaio Cesare Mandavillano, 454, f. 59, cessio p. mag. Octavio Magno.
25 - ASC, notaio Giovan Lorenzo Mandavillano, 1131, f. 152.
26 - ASC, notaio Giovan Lorenzo Mandavillano, 1131, f. 282.
27 - ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1363, f. 59.
28 - ASC, notaio Antonio Mattei, 3285, f. 160v.
29 -Broccoli M., Teano Sidicino (..), cit., T. 3, p. III, p. 127.
30 - ASC, notaio Giovan Berardino Grande, 1332, f. 19.
31 - ASC, notaio Giovan Lorenzo Mandavillano, 1134, f. 217.
32 - ASC, notaio Giovan Berardino Grande, 1335, f. 92.
33 - ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1360, f. 3, 18 settembre 1590.
34 - SC, notaio D'Aniello Francesco, 230, 2341, f. 166.
35 - ASC, notaio Francesco de Quattro, 479/9, f. 118.
36 - ASC, notaio Gioacchino de Nunzio, 405/4697, f. 496v.
37 - ASC, notaio Gioacchino de Nunzio, 4698, f. 32, 8 gennaio1679.
38 - ASC, notaio Gioacchino de Nunzio, 4698, f. 512, 12 luglio 1679.
39 - ASC, notaio Michelangelo Perrone, 5866, f. 283.
40 - ASC, notaio Michelangelo Perrone, 5866, f. 3.
41 - Broccoli M., Teano Sidicino (..), cit., T. II, p. 239.
42 - ASC, notaio Scalaleone Antonio, 119, f. 54.
43 - ASC, notaio Pietro de Tofano, 567, f. 24v.
44 - ASC, notaio Alfonso Sabucco, 365, f. 6, concessio in enphitheosin p. Marco de Coreno ville Casalis pertinentiarum Caleni
45 - ASC, notaio Giovan Francesco Ciocco, 1104, f. 81v.
46 - ASC, notaio Alfonso Sabucco, 369, f. 159, restaurum p. nobile Potentiana de lo Pezzo uxor nob. Leonis Terracine.
47 - ASC, notaio Nicola Maria Sanfelice, 1941, f. 405.
48 - ASC, notaio Alfonso Sabucco, 368, f. 38.
49 - ASC, notaio Annibale Ciocchi, 1178, f. 1.
50 - ASC, notaio Francesco Ciocco, 1104, f. 79v.
51 - ASN, Repertori Summ. Part., 5. IV.
52 - ASC, notaio Alfonso Sabucco, 364, f. 27.
53 - ASN, Repertori Summ. Part., 6. II. Ivi, 6. III.
54 - ASC, notaio Nicola Maria Sanfelice, 1047, f. 92.
55 - ASC, notaio Picano Alfonso, 1353, f.179.
56 - ASC, notaio Francesco d'Aniello, 2343, f. 177.
57 - ASC, notaio Annibale Ciocco, 1179, f. 63.
58 - ASC, notaio Simone del Vecchio, 3394, ff. 265, 266, 267v, 268v.
59 - ASC, notaio Simone del Vecchio, 3394, f. 284.
60 - ASC, notaio Gioacchino de Nunzio, 405/4697, f. 580.
61 - ASC, notaio Francesco de Quattro, 5956, f. 54v.
62 - ASN, ms. De Lellis, IV, II, f. 435
63 - ASN, ms. Sicola, IV, f. 377: archiepiscopus capuano habet pro parte sue ecclesie vassallos in subscriptis terris et locis pizzone de terr. Calvi, Sorbello de terr. Suessano, Scarpati et S.ta Helena de terr. Theani, S.to Castresi.
64 - Giusti P., Riardo di ieri e di oggi, Note storiche con illustrazioni, S. M. Capua Vetere, tip. F. Feola, 1921, pp. 18.19. Giusti trae queste notizie dalla Relazione del comm. Gabriele Jannelli segretario della Commissione conservatrice dei monumenti e Belle Arti di Capua. Nella tornata del 23 aprile 1894 la commissione aveva accolto le raccomandazioni di Erasmo di Nuccio tese alla salvaguardia del castello di Riardo di proprietà di Lorenzo Zarone lasciato in stato di abbandono.
65 - ASN, Repertori Summ. Part., 5/II: 1520 Villa de Scarpati quale è territorio da per se et separato dal territorio di Teano et è territorio dell'arcivescovo di Capua et quello che possiedono terre in detto luogo non sono tenuti a pagare fiscali et altro.
66 - ASC, notaio Silvestro de Nunzio, 3177, f. 61.
67 - ASN, Repertori Summ. Part., 5/IV: rev.mo card. Sermoneta arcivescovo Capue possessore terreno feudale sito in Teano e Riardo detto delli Scarpati ch'è della mensa.

Giampiero Di Marco
(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 7 Luglio)