Alla fine del mese di marzo del 1727, dopo circa tre anni dall’elezione avvenuta il 29 maggio 1724, Papa Benedetto XIII si recò per una prima visita a Benevento (la seconda nel 1729), sua precedente sede vescovile.
Per tale occasione il Vicerè di Napoli, il Cardinale Michele Federico d’Althan, cercò di rendere meno scomodi gli spostamenti del Pontefice nel Regno di Napoli, in particolare nella tratta da Capua a San Germano che avrebbe percorso durante il viaggio di ritorno nel mese di maggio.
In particolare, commissionò all’ingegnere Capitan Marinelli la realizzazione di una strada più comoda e pianeggiante che evitasse di incamminarsi tra le colline. Durante alcuni lavori di sbancamento in località detta la “Cupa di Torricelle”, in territorio di Teano, il 28 aprile del 1727 fu scoperto un sepolcro in cui fu ritrovato un sarcofago di pregevole fattura, contenenti delle ossa, delle monete di Nerone (Imperatore romano dal 54 d.C. al 68) e Marco Aurelio Antonino (Imperatore romano dal 161 d.C. al 180) e una lamina d’oro, la cui descrizione, corredata da disegni e misure, fu riportata in apposito verbale pubblicato nella seconda parte nel libro “Distinta relazione Di quanto è accaduto nelli due incontri fatti da Sua Eminenza il Signor Cardinale Michele Federico d’Althann, Vescovo di Vaccia, Vecerè, e Capitan Generale in questo Regno di Napoli. Alla Santità di Nostro Signore Papa Benedetto XIII Nella sua venuta da Roma a Benevento”, stampato a Napoli da Francesco Ricciardo nel 1727 (Teano da pag. 17 a pag. 24 della seconda parte).
Di seguito si riporta integralmente la narrazione della scoperta, la descrizione dell’Ing. Marinelli degli oggetti ritrovati e la loro destinazione fatta al Cardinale Michele Federico d’Althan in occasione del suo passaggio da Torricelle durante uno dei viaggi che effettuava per organizzare la visita e l’ospitalità del Papa nelle varie città:
“Da Capua al detto luogo ebbe occasione l’Eminenza Sua di vedere la strada fatta sotto la direzione dell’Ingegnere Capitan Marinelli, che merita tutta la lode per opera così degna mentre per lo passato era quasi impraticabile per le colline che vi erano di un terreno così cattivo, che ogni poco di pioggia rendeva impossibile alli cavalli di poterle salire, ed egli avendo avuto l’incombenza di sopra intendere all’accomodamento della strada da Capua a S. Germano s’impegnò a renderla tutta piana, con tagliare le dette Colline, come in effetti eseguì, e nel fare questo taglio nel luogo detto la Cupa di Torricella Territorio di Tiano, si scoprì un tumulo antico, quale fu anche riconosciuto da Sua Eminenza nel passaggio che fece per il suddetto luogo, e per soddisfazione de’ Curiosi non si stima fuor di proposito di descrivere la distinta osservazione fatta dal suddetto Capitan Marinelli, così del suddetto sepolcro, come di tuttocciò che in esso fu ritrovato col disegno ancora delle Medaglie, e Lamina d’oro che nel medesimo stavano racchiuse.
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A 28 Aprile 1727 coll’occasione di allargare la Cupa di Torricella in pertinenza di Tiano, cose che fra l’altre si è fatta in accomodare li regi camini per il passaggio di Papa Benedetto XIII, il quale nel restituirsi da Benevento a Roma, volle far la strada di S. Germano, nel lato sinistro in fine quasi detta Cupa, andandovi da Torricella, s’incontrò un masso di fabbrica di pietra viva lungo pal. 26, largo pal. 21, e alto dal piano della Cupa pal. 15, coperto di quattro palmi in circa di terreno; nel cuore di detto masso si trovò fabbricato un tumulo, o sia Sepolcro di marmo saligno della figura qui sopra di legno primo, la di cui cassa è tutta di un pezzo, come ancora e similmente il coperchio, e la parte inferiore o sia fondo di detta cassa sta pari del piano della detta Cupa, la cassa al di fuori è lunga pal. 10½, larga 5½, è alta 5, di dentro è lunga pal. 9½, larga è alta pal. 4½, è da un lato di fuori vi sono scolpiti di mezzo rilievo quattro puttini o cupidi all’impiedi, con festoni, e tre maschere tra li festoni tutta opera rustica, anzi detti festoni quello di mezzo è principiato a lavorare, e gl’altri due non sono lavorati, il tutto come si vede nel disegno secondo del tumulo, il coperchio è lungo pal. 11, largo pal. 5½, e alto ne cantoni pal. 1½, e ne spicoli di mezzo, che formano alle teste li lati della schiena, è alto pal. 2 pocomeno, di coperchio e alquanto vuoto per di dentro a guisa di volta a botte di basso sesto, il punteggiato in detta figura dimostra il vuoto della cassa, e del coperchio, il quale non ostante la fabbrica del masso la quale lo teneva unito con la cassa, era incrappato alli due lati con la medesima con sei grappi di ferro, tre per parte, dette grappe erano mangiate in parte dalla rugina; non potendosi aprir detto tumulo col levarne di sopra il coperchio, mentre non si avevano gli ordegni e istromenti atti a levar quel grande peso, si fece rompere la testa della cassa ch’è verso la detta Cupa, e trovossi quella piena d’acqua penetratavi di sopra, si vuotò questa, e nel fondo della cassa, ove vi era loto per l’altezza di 0,5 di palmo introdottovi, con la stessa acqua, si trovarono le ossa del cadavere sepoltovi, la testa verso la suddetta Cupa, nel detto loto si trovò la medaglia di Nerone, dopo la Lamina ovata, e dopo la medaglia di M. Aurelio Antonino, e non altro, benche tutti il loto fosse stato cercato, e crivellato; dette medaglie, e Lamina eran d’oro quella di Nerone al quanto lo crata è d’imperfetta circonferenza, quella di M. Aurelio al contrario pareva coniata o impressa all’ora stessa che si aprì detto Sepolcro, ciascheduna di dette medaglie era del peso di una doppia di Spagna, la lamina ovata era liscia, è vi si vide solamente due maglie di giarniera verso una estremità, e d’un crocchetto o ciappa di lastra verso l’altra estremità, e tutta del peso di tre doppie in circa; la grandezza, impronti; e iscrizioni delle medaglie suddette sono come nel loro disegno, qui sopra posto, si vedono, la Lamina è circa della lunghezza e grossezza di sopra designata, la larghezza è di un’oncia e mezza di palma in circa, e le maglie, e crocchetto sono, situate in detta Lamina, come il disegno lo dimostra.
La lamina d’oro restò in mano di quel Governatore di Tiano, che disse volerla mandare al Signor Marescial Conte di Daun Principe di Tiano, e le medaglie saranno riconosciute da persone che ne hanno tutta la cognizione, e quando le giudichino degne di essere presentate la Maestà dell’Imperatore, si consegneranno a Sua Eminenza il Signor Vicerè, per trasmetterle alla Cesarea Maestà Sua.
Alle quattro cambiati i cavalli seguito il suo viaggio per San Germano, dove arrivò alle 8 della sera …...”
Ritornando alla visita del Pontefice, esso partì il venerdì 16 maggio di buon’ora da Capua, si fermò a pregare nella Cattedrale di Calvi e visitò il Seminario, nel quale benedì la Cappella dichiarando l’Altare privilegiato perpetuo semel in hebdomada.
Verso le sette di sera raggiunse Teano, dove consumò la cena e pernottò nel Convento dei Padri Conventuali di S. Francesco (nel 1823 vi era ancora l’iscrizione che indicava la stanza dove aveva dormito Benedetto XIII) (1), mentre i cardinali e il resto del seguito furono alloggiati nel palazzo vescovile, ospiti del Vescovo Monsignor Domenico Antonio Cirillo.
Alle ore 5 del giorno successivo, celebrò la Santa Messa nella Cattedrale e dopo aver venerato i resti del Santo Paride nell’antica tomba diete ordine a Mons. Cirillo di trasferirli quanto prima nell’edificando Cappellone (2), al cui altare concesse in perpetua l’indulgenza per i defunti (3)- (4).
La stessa mattina partì alla volta di Monte Cassino per poi recarsi a San Germano.
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Note:
(1) Decano Michele Broccoli, in Teano Sidicino Sacro Antico e Moderno, Parte III - Tomo II, Napoli, 1823, pag. 102-104.
(2) Giulio De Monaco e Guido Zarone, in La Cattedrale di Teano, Sorrento (Napoli), 2007, pag. 72.
(3) Come testimoniato nella lapide posta da Mons. Cirillo sulla parete di destra dell’antistante atrio.
(4) vds anche Benedetto Pezzullo, in “Breve discorso storico della Città di Tiano Sidicino in Provincia di Terra di Lavoro…, Napoli, 1820, pag. 104 e 105. Luigi Di Benedetto
(da Il Sidicino - Anno XIX 2022 - n. 6 Giugno) |