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La stampa del “Mosaico degli uccelli” di Teano

 
 

La prima testimonianza dell’esistenza di una stampa che riproduce un mosaico rappresentante “quattro uccelli, di cui uno ne tiene un quinto tra gli artigli”, lo si deve a Lorenzo Giustiniani che lo cita nella sua opera di tredici volumi “Dizionario geografico - ragionato del Regno di Napoli”, edito dal 1797 al 1805, alle pagine 145 e 146 del IX tomo, dove, nel presentare il mosaico, ne sottolinea la particolare bellezza con le seguenti parole “Anni sono vi fu ritrovato un pavimento di musaico, in mezzo del quale un quadro, che indica alcuni uccelli, opera daddovero di qualche egregio artefice dell’antichità, e che ci attesta nel tempo stesso il gusto, che vi regnava tra’ Teanesi, e il lusso ancora ne’ pavimenti delle loro abitazioni” e nella nota “Questo bel pezzo di Musaico in oggi si possiede dal eruditissimo Sig. D. Francesco Daniele, il quale ne ha fatto formare benanche un buon rame”.
Tali notizie sono successivamente riportate da Benedetto Pezzullo, benché con la data sbagliata del 1818 relativa al ritrovamento, a pagina 55 e 56 del suo “Breve discorso storico della città di Tiano Sidicino in provincia di Terra di Lavoro anticamente detta campagna ausonia, e nei mezzi tempi la campagna felice nel Regno di Napoli”, del 1820, e dal Decano Michele Broccoli in “Teano Sidicino Antico” del 1825, da pagina 256 a pagina 260, con alcune imprecisioni sull’epigrafe posta al margine inferiore della stampa stessa.
I citati scrittori, però, non danno molte notizie della stampa ma si soffermano, vista l’importanza, sul mosaico e sulla sua provenienza, essendo esso parte di un pavimento scoperto nel 1783 durante gli scavi, che durarono fino al 1818, di un’antica villa in località Bagnonuovo nel podere del Sig. Francesco Casilli, proprietario dell’epoca.
Notizie approfondite della stampa, invece, vengono pubblicate dal Dott. Giuseppe Tescione sulla rivista “Archivio storico di Terra di Lavoro”, volume VII, edito dalla Società di Storia Patria di Terra di Lavoro nel 1981, di cui si ringrazia il Presidente, Avv. Alberto Zaza d’Ausilio, per l’autorizzazione a pubblicare il citato lavoro (e-mail del 18 luglio 2020).
L’articolo è concentrato sulla figura dell’epigrafista Francesco Daniele, nato a San Clemente di Caserta l’11 aprile 1740, sull’importanza dei suoi studi di archeologia e della corrispondenza dello studioso con gli eruditi del tempo, essendo un corrispondente di varie accademie italiane e straniere nonché raccoglitore di oggetti vari d’antichità e di epigrafi latine.
L’autore arricchisce il servizio riportando le epigrafi scritte dal Daniele, tra cui quella apposta sotto la stampa del “mosaico degli uccelli ritrovato a di Teano”, di cui ne riporta l’immagine a pagina 63, e che così recita “Regiae Societati Antiquariorum Londinensi Vetusti Musivi Ectypon in Agro Sidicino ex antiquae Villae Ruderibus anno MDCCLXXXIII effossi inque Domesticum Museum inlati Franciscus Daniel ex eadem societate grati animi monumentum D.D.D.”.
Soffermandoci sul mosaico, Francesco Daniele ne venne a sapere dal Canonico della Cattedrale di Teano Angelo Lanfredi di Vairano, che intercesse anche per l’acquisto dall’allora possessore, il medico Vincenzo Gentile. Lo studioso rimase colpito dalla grazia dell’opera, infatti la magnificò nel darne notizia dell’acquisto a Gaetano Marini il 12 giugno 1790, esprimendosi in tal modo «Io ho fatto acquisto di un Mosaico antico, rappresentante alcuni uccelli di palmi due in quadro di ottima conservazione e di una bellezza che si crede possa superar di molti gradi le nostre colombe».
Per condividere la scoperta con gli amici studiosi, nonché per lasciarne tracce alle generazioni future, il Daniele ne fece realizzare una stampa, incaricando il pittore agrigentino Paolo Girgenti per il disegno del mosaico a grandezza naturale e Raffaele Aloja per il rame e l'incisione (calcografo e incisore attivo a Napoli dal 1786 al 1815).
La stampa prodotta aveva una dimensione di 47 centimetri per lato e riportava la data del 1793 con lo stemma di casa Daniele al centro del margine inferiore, nonché l’iscrizione con dedica alla Reale Società degli Antiquari di Londra, di cui il Daniele ne era socio dal 14 gennaio 1782.
Il 5 ottobre 1793 Francesco Daniele inviò la stampa a Gaetano Marini, presso il quale la vide il conte Astorri, direttore a Roma delle Poste Imperiali, che il 1° novembre scrisse al Daniele: “Mi riesce graditissima l'occasione che mi si presenta di doverle indirizzare la lettera qui annessa del sig.re C. di Wilzeck per potere in qualche modo farle conoscere l'alta stima, che da lungo tempo mi avevano ispirato i talenti rari, che tanto distinguono V. S. Ill.ma. Io spesso ne intendeva parlare, e ne parlava io stesso con un comune Amico il dottissimo Sig.re Abbate Marini. Da esso ultimamente videli l'incisione bellissima del bellissimo Mosaico, che V. S. Ill.ma possiede, e di cui mi avevan fatta anticipatamente la descrizione molti viaggiatori eruditi. Sarebbe a desiderare, che le antichità cadessero sempre in potere di così dotte persone. Mi onori de' suoi commandi, e creda, che a nessuno io cedo nel stimarla”.
Il 5 novembre dello stesso anno il Daniele spedì la stampa “a bistro ed a colori” del mosaico al Cav. Giambattista Bodoni, al quale fece seguire, il 9 settembre 1794, ulteriori sei esemplari (non si sa se in bianco e nero o a colori), di cui due da trattenere per sé, uno da inviare a Mons. Turchi, uno al Conte Carnuti, uno all'Affò e uno al Lama.
Il mosaico fu regalato dal Daniele ad una amica, che la portò fuori dall’Italia.

Luigi Di Benedetto
(da Il Sidicino - Anno XIX 2022 - n. 2 Febbraio)