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Regaliamo un sorriso

 

Il primo dicembre di ogni anno, come un orologio svizzero, scatta tra le persone un'impazienza che si percepisce a pelle.
Non vedi atteggiamenti particolarmente eccessivi, non senti discorsi che ti riconducono ad una certa problematica, non noti passi concitati o gesti inconsulti ma, con la stessa tenuità dello zefiro che ti sfiora il volto a primavera , avverti un brusio sotteso, un mormorio vago ma insistente e, come una contrazione nervosa, involontaria e quasi impercettibile, ti rendi conto in un attimo che le persone che incroci per la strada hanno un unico chiodo fisso: I REGALI DI NATALE!
Senti quasi il ticchettio delle rotelline nella loro testa: Cosa regalare? Quanto spendere? Ma l'anno scorso cosa ho comprato? È meglio qualcosa di utile o un soprammobile? Io ho speso un bel po' e ho ricevuto solo sciocchezze perciò quest'anno farò la stessa cosa. Uffà! Questi regali ogni anno sono una bella noia, …e via dicendo.
Regali, regali e solo regali.
Allora mi viene il dubbio che si sia verificato un grosso equivoco semantico: si confonde il valore della parola “regalo” con il significato della parola “strenna”.
La STRENNA è un omaggio natalizio che si fa di cosuetudine a parenti, amici, conoscenti o che una ditta fa a clienti o a dipendenti, in occasione di festività annuali, secondo la tradizione romana.
Il REGALO è invece un dono che implica la gratuità, il tempo (che non è quello degli acquisti), un orizzonte di senso, l'afflato, la non importanza al valore concreto, il pensiero dell'altro nel tuo pensiero, il piacere, la gioia della gioia.
Quest'anno i ragazzi delle classi III sez. D, E, F del plesso di Viale S. Antonio dell'I C “V. Laurenza” di Teano, su indicazione della Prof.ssa di Arte, Maddalena Cammuso, si sono fatti carico di una bella sfida: hanno deciso di “FARSI DONO” per Natale a bambini appartenenti a famiglie disagiate.
Nel bimestre novembre/dicembre hanno implementato il progetto “Regaliamo un sorriso” la cui attività principale è consistita nel decorare, con materiale “povero” ma “ricco d'amore”, anonime scatole che avrebbero poi contenuto un regalo, in modo tale da diventare, esse stesse, parte integrante del dono e non solo involucro da scartare e gettare subito via.
I ragazzi hanno scelto autonomamente la grandezza della scatola in base al regalo che avevano deciso di mettere all'interno, hanno preso in considerazione il fatto che il contenuto non doveva essere di genere poiché non sapevano a chi era destinato, hanno utilizzato i loro risparmi in quanto, uno dei paletti imposti dalla professoressa, era quello di non dare il superfluo o ciò che si possedeva già ma assumersi l'onere di comprare qualcosa per qualcun altro.
Dopo questa esperienza, sono certa che i ragazzi della III D, E e F non dimenticheranno mai che si son dovuti impegnare molto per mettere a frutto la loro competenza manuale, progettuale e creativa solo allo scopo di rendere felice uno sconosciuto.
Hanno però regalato qualcosa che non ha un valore calcolabile in termini di moneta. Infatti un regalo che ha impiegato due mesi per essere costruito non è un dono qualsiasi ma, oltre ad essere un dono che fai agli altri, è anche un regalo che fai a te stesso perché donando tempo e pensiero si crea un legame che difficilmente scioglierà il tempo.
Il dono di questi ragazzi non è quindi una semplice strenna natalizia come qualsiasi altra strenna.
Nel libro “Il piccolo principe “ di Antoine de Saint Exupèry quando il Principe, affezionato alla sua unica rosa sul suo piccolo pianeta che lui innaffiava con amore tutti i giorni, vide sulla terra tantissime rose come la sua, si sentì ridicolo perché aveva sempre pensato che la sua rosa fosse unica e speciale. Ma la volpe gli disse:
< È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa più importante di qualsiasi altra rosa>.
Questi ragazzi, quest'anno, lo hanno sperimentato attraverso una semplice scatola.
Adesso i loro doni, creativamente impacchettati, sono pronti per essere distribuiti; della cosa si occuperà l'Ass. di Volontariato “S. Pietro Ap. “ di Casafredda che gestisce il centro “Dopo la scuola” dove alcuni operatori volontari dell'Associazione tengono impegnati ragazzi e bambini, seguendoli sia dal punto di vista didattico che educativo, per contrastare la devianza giovanile e la dispersione scolastica.
I ragazzi delle terze D, E e F non sapranno mai i nomi dei destinatari dei loro doni ma questo non importa!

Esterina De Rosa
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 12 Dicembre)