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Caro termosifone

 

Questa, più che una lettera, vuole essere un “ j'accuse”.
Scusami se proprio a te che sei mio vicino di banco sul lavoro e che mi tieni compagnia nelle lunghe mattinate invernali, io adesso do una bella strattonata ma, se siamo veri amici, comprenderai il mio dispiacere.
Prima di te esisteva il camino che era il punto di riferimento della casa, attorno al quale tutti i membri della famiglia, volenti o nolenti, erano costretti a stare vicini vicini, come cita il noto tormentone di Paperissima.
È vero, a volte non si sopportavano ma erano comunque obbligati a vedersi, a condividere pezzi di vita, ad ascoltare gli aneddoti pleistocenici che raccontava la nonna per la centesima volta, al cui confronto “Un posto al sole” diventava un giallo carico di suspance adrenalinica. Ognuno di loro però sapeva che l'altro era lì, nessuno si sentiva veramente solo né si irritava quando la privacy diventava un inutile optional.
Poi è arrivata la 500, la televisione e infine tu, wow!, niente più fumo, niente più cenere, niente più legna da portare su.
Tu, laccato di bianco, imponente e focoso, spiccavi appoggiato mollemente al muro, ricordando vagamente l' Humprey Bogart con l'impermeabile lattescente che guardava di sottecchi la divina Ingrid in “Casablanca”; avevi perso solo la sigaretta, col suo nugolo di fumo che saliva a volute tortuose verso il soffitto.
Troneggiavi sotto la finestra fiero di te perché tutti, passandoti accanto, ti accarezzavano e indugiavano a lungo tra le pieghe del tuo vestito. Eri bello, ardente, amato, ricercato.
Solo che non eri unico, eravate in tanti: uno per ogni stanza.
Questo il problema grosso… ad ognuno il suo. Ogni componente della famiglia si fermava presso un tuo simile e insieme terminavano la giornata: il bimbo nella cameretta, il papà in soggiorno, la mamma in cucina e la nonna nella sua stanza dove aveva salutato il nonno e aspettava il treno che la riconducesse a lui.
Una vita in quattro si era trasformata in quattro vite, senza punti di contatto, quattro monorotaie parallele. Ad un certo punto nessuno seppe più nulla di nessuno, ognuno naufrago nel proprio mare.
Ogni tanto se le rotte si incrociavano per un caso fortuito sentivi esclamare frasi prive della polvere del passato: come sei cresciuto! Ti sono venuti i capelli bianchi! Ehi, hai messo su questa bella pancetta! Da quanto hai fatto le meches??
Poi il buio assoluto, il nulla, di nuovo ognuno nel proprio habitat socio-culturale, ognuno ignaro dei precari equilibri dell'ecosistema creatosi nella stanza a fianco. Quattro stanze, quattro solitudini!
E la nonna? Nessuno più a cui raccontare quelle storie diventate ad un tratto bellissime che abitavano un misterioso passato.
Quando una fiamma paleolitica radunò gli uomini primitivi per difenderli dal freddo, quei taciturni cavernicoli furono costretti ad inventare una prima forma di linguaggio perché la forzata promiscuità fece sentire forte il bisogno di comunicare…
Tu con un colpo di spugna hai cancellato milioni di anni di storia e le persone hanno ricominciato a tacere.
Forse a questo punto obietterai che il televisore in fondo è diventato il fuoco del terzo millennio e la famiglia-tribù adesso si riunisce intorno ad esso nel living room.
Ecco, a parte il fatto che oggi ognuno ha il suo televisore ma anche quando ce n'era solo uno, i componenti non parlavano ma asserivano e ripetevano a pappagallo quello che quel cubo luminoso ficcava loro nel cervello. Erano vicini ma non stavano insieme.
Adesso invece ognuno si lascia diversamente obnubilare nella propria stanza per diventare, evvivaddio! diversamente abile e tu contribuisci non poco a peggiorare la situazione.
Ti sei intristito? Noooo, tranquillo, facciamo così… col nuovo anno saboteremo tutti i tuoi concorrenti così resterai solo tu, ti va? Sì? Bene, allora faremo così! Almeno per i nove mesi che abbracciano le tre stagioni più fredde mamma, papà, nonna e bambino correranno da te e saranno costretti a guardarsi almeno in faccia perchè oramai non lo fanno più nemmeno a tavola. Da tempo ci si siedono a turnover: nonna mangia prima perché ha la digestione lenta, mamma mangia in piedi perché dice che non ha tempo di sedersi invece vuole vedere di nascosto il reality show senza che nessuno commenti che è per telespettatori con basso Q.I., il papà ha la partita perciò mangia in soggiorno sulle ginocchia e il piccolo… mangia al Mac Donald!
E il tavolo? Elemento di arredo obsoleto (dal Devoto Oli).
Però il freddo è freddo, e a meno che non si ritorni agli antidiluviani barattolini pieni di brace di quando io facevo le elementari o alle borse di acqua calda, col freddo si è costretti a tornare alla fonte di calore e l'unica sorgente diventeresti tu, il solo rimasto.
Quando infine saranno tutti stretti intorno a te, novelli muti uomini delle caverne, dovrai essere paziente perchè dovranno avere il tempo di reinventare un linguaggio per capirsi perché oramai non comunicando più da tanto tempo, parlano incomprensibili idiomi a seconda delle trasmissioni dalle quali sono stati educati…mamma parla come Maria De Filippi, papà come Enrico Ameri, il bambino come Super Mario e la nonna come il padre Guido della amatissima trasmissione su Telepace “Con dieci messe alla giornata o sei santa o sei beata”.
Ma se avrai la fortuna di assistere al miracolo della rinascita di una lingua unitaria, vedrai una famiglia stretta intorno a te, una famiglia in cui si parla, si ride, ci si racconta la giornata, si chiede aiuto, ci si abbraccia e soprattutto ci si guarda negli occhi per leggere quello che il cuore dell'altro a volte non dice.
Allora non ti crucciare più di non essere un camino scoppiettante, sii piuttosto nuovo focolare per la tua nuova famiglia perchè la vita va avanti.
e lascia con serenità che ogni stagione cinga tutte le altre e che l'oggi abbracci il passato col ricordo e il futuro con il desiderio. (K. Gibran)

Esterina De Rosa
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 2 Febbraio)