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Leggende di Natale

 
Scrivere è amare, e non si può amare senza almeno avere l'illusione di essere riamato. (Da G. D'Angelo “Carinola nella storia e nell'arte”)
 

Pochi sanno che il canonico De Monaco, per lo più arcinoto per le sue monografie storiche su Teano scrisse, da giovane, un delicatissimo libro sulle orme di Dickens che intitolò “Leggende di Natale”, rintracciabile ora solo in qualche biblioteca pubblica o privata. Se si è fortunati.
In esso il simpatico prete sfoggia un'inconsueta fantasia che, come la stella dei misteriosi Magi, né tre, né re, venuti dall'Oriente, danza lieve sulle ali dei millenni impadronendosi di personaggi antichi e immortali che riveste di umane attualità. È un messaggio universale che si rivolge in particolare agli umili, ai diseredati, ai puri di cuore. Un cuore semplice e puro possiede la grandezza idonea a ospitare misteri altrimenti incomprensibili alla luce della sola ragione.
Gli amatori e gli studiosi sanno bene che don Arminio pubblicò S. Paride la vita e il culto, itinerario agiografico sulle tracce del primo Vescovo fondatore della diocesi (1948), Glorie nostre (1957) per commemorare la riapertura al culto della Cattedrale frantumata sconsideratamente, Teano Osco e Romano (1960) compendio archeologico - epigrafico esaltante le glorie antiche di una memorabile Teano preromana e romana, il postumo Teano Chiese e Conventi (1965), sulla scorta di informazioni contenute nella preziosa Visita pastorale del vescovo Domenico Giordano.
Aveva già dato alle stampe prima scritti di carattere esegetico - teologico: Il dolore nell'economia provvidenziale, Pensieri di S. Agostino, eccetera eccetera.
Le “Leggende di Natale” scandiscono in quattro limpidi racconti brevi l'estro narrativo e la gaia inventiva dell'Autore - Gli angeli, il pastore, il sapiente, la madre - “Nella notte alta i due angeli che da un millennio custodivano l'arca Santa, nel tempio di Gerusalemme si levarono in volo sulle ali d'oro. Sotto le volte maestose ancora profumate dall'odore dell'incenso, risuonò un grido: pace… Gli angeli a volo passarono sulla città addormentata sfiorando i tetti delle case… ma il grido si perdette… e gli angeli volsero il volo verso la campagna che dormiva un sonno lieve sotto il raggio freddo della luna. (Gli angeli, pag. 7).
Percepiamo nei quattro racconti una soave musicalità che tesse una splendida trama col filo d'oro della Fede che accomuna le anime semplici e dell'Amore che contagia i puri di cuore che hanno saputo trarsi fuori da “passioni malsane”, senza lasciarsi coinvolgere dal potere, dalla politica malsana, dal desiderio sfrenato del denaro “trappole mortali che per tanto, troppo tempo han funzionato” ammoniva cantando un gruppo rock inglese che fece fortuna e grana da noi nei ruggenti e graffianti anni '60 del secolo appena sfumato.
“All'alba la stella si fermò, avvolse in un incendio di splendore una casetta poco lontano da Betlemme e sparve.” (Il sapiente, pag. 40)
Immagine espressiva , tratteggia oniriche sensazioni di tempi perduti con parole essenziali e intense:
“E gli Angeli volsero il volo verso la campagna che dormiva un sonno lieve, sotto il raggio freddo della luna. Il grido che nessuno aveva inteso in Gerusalemme, perché tutti avean respinto il Desideratola due millenni, l'intesero le creature senza ragione… il bambino Dio sorrideva a tutti un riso dolce che apriva le anime fino allora chiuse alla gioia come il raggio di sole apre il calice dei fiori in boccio.” (Gli angeli, pag. 8 e segg.)
Suggerire la rilettura o una riedizione del libro potrebbe sembrare inopportuno in tempi difficili e agri ma, e c'è sempre un ma concordando con quanto scritto dal nostro Vescovo nel prologo al programma della stagione teatrale 2010-2011, qui a Teano: “Mi piace pensare così… come un segno di speranza… come una rosa posata delicatamente sul comodino per guardare oltre la libertà e la gamba perduta… sostenendo ogni iniziativa culturale tesa a innalzare il tenore della nostra terra e incoraggiando chi coltiva rose mentre piovono bombe.”
Il canonico De Monaco sostiene deciso che Amore e Fede ci rinnovano di continuo, anche attraverso il solo sommesso ripetersi periodico di un racconto che si fa annuncio, buona novella, preghiera.
“Quando l'alba si accendeva di mille bagliori in Oriente, i pastori con i greggi ,tornarono ai presepi. I loro fuochi notturni erano spariti, dalle ceneri solo qualche favilla, ancora brillava, ma nei loro cuori, si era acceso un fuoco, le cui fiamme, né gelo ,né nevi, ne venti avrebbero spento mai più”.
Buon Natale.

Giulio De Monaco
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 12 Dicembre)