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Un grande archeologo e il complesso termale di Teano

 

Teano romana, città immensa e dalla vocazione cosmopolita, crocevia di genti e floridi commerci, era dotata necessariamente di numerose strutture termali pubbliche e private di grande rilievo architettonico e di stupefacente bellezza estetica (vedasi quelle sottoposte al museo ed al monastero delle benedettine di santa Caterina d'Alessandria ed altre ancora. Tra queste spiccava per eleganza e funzionalità quella studiata e descritta da Leonard Woolley a Terragnano).
La bella e sensuale moglie di un diplomatico inglese, Winifred Fontana, agli inizi del 1900 ebbe il giustificato piacere di ospitare tre archeologi di belle speranze e fisico atletico. Nel suo diario espresse con audacia e malcelato compiacimento che i tre fusti sarebbero stati “bellissimi modelli per una pittrice”. L'attraente Winifred lo era.
Thomas Edwars Lawrence, uno dei tre adoni fu immortalato dalla leggenda e dal cinema come Lawerce d'Arabia; l'altro, Leonard Woolley, apprezzato dalla bella Winired come uomo di mondo e parfait gentilhomme, era destinato ad essere uno degli archeologici più noti e stimati del secolo.
Scavò ad Ur la città natale di Abramo, riportando alla luce ed alla conoscenza pregevoli evidenze archeologiche dei Sumeri. Scavò le doviziose sepolture dei sovrani di Ur: particolarmente di rilievo quella della regina Shubad, probabilmente bella, sicuramente giovane.
Le scoperte archeologiche del britannico nell'antichissima patria di Abramo consentono di ribadire la loro singolarità ed irripetibilità in scavi seguenti. Gli straordinari corredi funerari, nel loro complesso unici, dimostrano la evidente esistenza di un immenso benessere nella Ur del 3000 a.c.
L'archeologo inglese studiò a Oxford, intraprendendo la carriera molto giovane. Dopo i primi scavi nella contea del Northumberland partecipò alla spedizione Eckley Coxe in Nubia dal 1907 al 1911.
In seguito diresse gli scavi di Carkemish, potente città dei guerrieri Ittiti, fino al 1914, mentore il British Museum. Lavorò anche in Egitto a Tell al Armana; dal 1922 al 1934 diresse gli scavi di Ur, impegnandosi con grande intuito nella individuazione della necropoli reale, portandosi all'avanguardia anche nel campo della interpretazione.
Nel 1935 scavò nello Hatay, presso Antiochia, per definire le probabili interconnessioni tra la civiltà greca e cretese con gli antichi centri culturali mesopotamici e ittiti. Scrisse “Ur del Caldei” e “Un regno dimenticato”, scritti divulgativi per una immensa folla di lettori, non trascurando erudite e dotte relazioni di scavo. Morì a Londra nel febbraio del 1960, pianto da tantissimi estimatori.
Woolley si connette a Teano per lo “scavo regolare se pure parziale” del grande e fastoso complesso romano di Terragnano. Per queste solerti e infaticabili opere escavatorie utilizzò operai locali e nel suo libro ne dà motivazione.
Tutto il complesso termale era architettato a terrazze disposte lungo la riva di un corso d'acqua.
Woolley supponeva di trovare statue ed altre evidenze decorative che generalmente abbellivano i locali a valle, nonché altri oggetti caduti dalle stanze superiori.
La facciata sulla parte alta del terreno con la sua ragguardevole altezza di dieci metri si era dissolta: un sudario di terreno spesso e fangoso, variegato da resti architettonici e tessere di mosaici parietali velava questa parte, e l'acqua minerale aveva infelicemente morso molte statue, tranne quella di un erote e di una Venere acefala.
Motivi di opportunità tecnica e rigore scientifico lo costrinsero, suo malgrado, a interrompere i lavori, limitandosi esclusivamente a tracciare un rilievo topografico abbastanza completo del nucleo principale delle terme. Indipendentemente dai risultati l'archeologo espresse la sua soddisfazione per aver vissuto una “preziosa esperienza (…) Così con i nostri vasi e le nostre scodelle rotte, speriamo di ricomporre un mondo scomparso. A questa visione tutto contribuisce (…) ma anche il paese con la sua configurazione naturale e gli uomini che oggi vi abitano e lavorano per noi (…) il presente di ogni paese ha in larga misura radici nel passato ed il modo migliore per capire il passato è apprezzare il presente. Sono più che sicuro che un archeologo che sia insensibile all'ambiente, allo spirito, cioè della terra nella quale opera, non potrà mai arrivare a un effettivo successo nel suo lavoro (…) questa gente generosa e schietta era di piacevolissima compagnia, e quanto più si conoscevano tanto meglio si riusciva a comprendere il lato umano del mondo antico, di cui l'archeologo deve interpretare i resti materiali”. (cfr. L.Woolley, op.cit. pp. 12, 51 e 52). Le terme con le sale superiori impreziosite da pareti marmoree, mosaici e volte decorate con eleganti stucchi erano utilizzate dai ricconi e vip del tempo per darsi alla bella vita in tutti i sensi.
Secondo Ettore Gabrici, archeologo asciutto e di grande profilo professionale, il complesso ludico e di benessere potrebbe forse coincidere con il “Balneum Clodianum” ricordato nella epigrafe incistata nel campanile della cattedrale di Teano (cfr. T. Mommsen, C.I.L., X, 4792).
Basta tener conto che la paleografia delle lettere dell'iscrizione trova puntuale coincidenza con la datazione delle lettere dell'edificio termale (cfr. E Gabrici, Atti della Regia Accademia dei Lincei, vol. V, Roma 1903, serie quinta, Notizie degli scavi di antichità, vol. V, Roma 1908, p. 414).
Qualche anno fa, durante la conferenza per la costituzione del parco archeologico, la dottoressa inglese Sophie Hay, nel corso della sua dotta e circostanziata relazione sulle ricerche a Teano dell'istituto britannico di Roma, commemorò con ricchezza di particolari e proiezioni di fotografie le ricerche di Woolley condotte a Teano, esibendosi in lusinghieri apprezzamenti, con britannico, flemmatico orgoglio.

Giulio De Monaco
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 9 Settembre)