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Desideri per Natale

 

Ho detto stamattina a Guido spaparanzato come il Sultano di Tàngeri sul soffice azzurro mio divano “Che oggetti più o meno artistici a sfondo natalizio restano ancora nel nostro Comune per ritagliarne un accettabile articolo di connotazione natalizia?”
Il mio augusto sodale ha fissato dignitoso il soffitto su cui si attardava una tardiva farfalla d'estate, poi ha contemplato languido la parete color sangue pompeiano dirimpetto, si è lisciato la barbetta ben curata e finalmente si è deciso a sentenziare: “Bah, se non lo sai tu… A parte la natività della Vergine, i 'Pastori' di legno del 400, la tela di Francesco de Mura nel cappellone di S. Paride e l'adorazione dei Magi a S. Antonio niente che mi ricordi. Ma si tratta di argomenti già trattati.”
Poi si è diffuso fluviale su Erchemperto, don Faustino archivista sopraffino, il Prof. Marazzi, Sangermano e l'attivissimo Pasquale e il tempo è trascolorato in un apocalittico corri-corri.
Da solo ho navigato, smarrito Odisseo senza neppure il conforto delle confortevoli braccia della maliarda Calipso avviticchiate come edere intorno alla mia ragguardevole panza, in un pelago di pii desideri da sottoporre alla bontà di Gesù Bambino o del più nordico Babbo Natale.
Niente di pretenzioso o di melenso a dire il vero.
Basterebbe il sorriso folgorante di Mons. Sperandeo che illuminasse tutte le piazze desolate, i vicoli, i muri strappati, il tessuto e l'arredo urbano in frantumi per dare significato alle nenie degli zampognari, ai panettoni, ai tacchini allo spiedo e ai buoni propositi.
Basterebbe l'irrefrenabile attivismo culturale del fu Direttore Maglione per dare una ragione alla speranza.
Ci vorrebbe un albero di Natale con frutti esotici per uscire fuori dalla spensierata routine con tutti gli amministratori e dico tassativamente tutti minoranza compresa, abbigliati sontuosamente da leggiadre fatine dai capelli turchini con tanto di bacchette magiche dai riflessi d'oro, a far ritornare d'autorità: Tenenza, Ospedale, comunità montana, pretura e tutto quello che un destino birichino ci ha sottratto negli anni scorsi in barba all'intelligenza acuta dei nostrani politicanti, alla fluttuante pressione di questuanti vari eccetera, eccetera.
Ahimè, forse è pretendere troppo; allora potremmo chiedere la bonomia dei vecchi tempi passati col dialetto fluente e le antiche filastrocche natalizie, i vecchi ceppi e le calze appese al camino nel giorno della Befana anche a ricevere solo il carbone di cioccolata e la cenere di zucchero.
La parrocchia di S. Pietro con Don Gaetano e la sua delicata cortesia, Don Michele e le sue pergamene e la sua cultura e le sue esplosive barzellette, una Teano lustra dello zampillio di fontane e fontanelle, il ripristino del giardinetto dirimpettaio degli ospiti della Confidenza Castallo Fratelli, più verde e più curato, le vecchie cantine con le pietanze saporite di una volta e gli avventori dalle guance rubizze e la voce poderosa, un nuovo campo sportivo, la piscina, anche non olimpionica, un giardino comunale pieno di bambini, coppiette e anziani sereni, un Sindaco rumeno e gli Assessori turchi, il cinema Garibaldi in altra sede più attualizzata, il dissolversi magico e misterioso dell'ingombrante monumentone in Largo Croci, una Festa di S. Paride un poco più sentita e appena meglio organizzata, una medaglia d'oro alle Signore del comitato reparatino per onore al merito, il dottor Gliottone al ministero della Salute pubblica, l'ingegner Picierno ministro plenipotenziario nella Terra del Fuoco e al suo seguito come segretario particolare l'affezionato antagonista elettorale professor Scoglio o viceversa, una stella più brillante in fondo a destra fino al mattino, o che ne so; a chiedere con animo di speranza non ci si rimette niente…
Ci restano ormai solo il Vescovo e il Campanile con la sua stupenda fuga di tetti inargentati dal plenilunio.
Alla fin fine potremmo richiedere, senza neppure la paura di pretendere troppo, che ci venisse restituita anche per un giorno solo la vecchia inestimabile 'Telina” col suo adorabile micione e la sua accorsata stamberga con gli oggetti sparsi che acquistavano i contorni smaltati dei bassorilievi e un bagliore argenteo dal risalto di fiaba a rischiarare il Corso come stella cometa.

Giulio De Monaco
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 12 Dicembre)