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Convegno sul Parco Archeologico al Loggione

 

20 ottobre, tersa ottobrata teanese, Loggione del Museo, con ancora echi di alunni vocianti, accaldati, gioia della città.
Oltrepassando il vasto aereo spiazzo, la sala dei congressi accoglie gli ospiti variopinti con pannelli illustranti gli scavi di Presenzano, che hanno portato alla luce una mirabile necropoli in Masseria Monaci. Emergenze archeologiche “guizzano” come fittili pesci in iridescenti acquari, protetti così da spettatori incauti, bizzarrie climatiche e da simpatici razziatori. Vasi di chiara influenza greca (quando non ellenici loro stessi), preziosamente decorati con le tradizionali figure rosso su fondo nero, fanno compagnia a più umili e modeste stoviglie in ceramica nera: gutti, olle, crateri, pissidi, coppette di varie forme e tonalità, tutti rinvenuti tra i corredi funerari.
A loro difesa un raro “pezzo” in ferro in parte corroso dal tempo e dall'umidità: una lama del IV secolo a.C. (inv. 303043, tomba 5) che dopo aver morso gli ingombranti superbi Romani, vibrante anelito delle libertà soffocate delle genti italiche, quietamente riposa dopo aver protetto per secoli il corpo del suo guerriero dagli inquietanti fantasmi dell'Ade. Di notevole impatto emozionale la tomba accuratamente ricostruita in cui giacciono le spoglie mortali dell'antico rufrano. Sembra che il dormiente, adagiato sul suo letto di terra, abbia lasciato le sue cose accanto al giaciglio affinché possano al risveglio tornare ad essere vanto di un accogliente desco domestico. Non pare disturbato dal pigolare degli ospiti che a piccoli gruppi aspettano l'esordio del convegno.
Silente, mollemente sdraiato ascolta attento il succedersi degli oratori che illustrano passato e futuro di Teano.
Apre le danze l'impeccabile elegante prof. Sirano che, con voce da sopravvissuto Odisseo, racconta volteggiando in un travolgente passo doble, di come, tra mille deliranti singulti, con l'ausilio di esimì collaboratori esteri - British School of Rome e Istituto Archeologico Germanico di Roma - la Teano più antica ritorni ad affasciarsi accanto alla recente. E così incalza rapida la “pie veloce” Dott.ssa D'Avino parlando di ultimi scavi e di nuove prospettive.
Grazie ai piani di recupero archeologico degli ultimi anni si può portare alla luce la parte ancora sepolta della cavea e della scena del teatro Romano. Cede quindi la poltrona al solenne Professor Heinz Jurgen Beste, che spiega come siano state dissepolte parti importanti della struttura portante e ornamentale, malinconicamente crollate e soffocate dalla terra: colonne, capitelli, travi ed altro ancora, sia di ordine normale che gigante. Raccontano placidi di progetti di ricostruzione per anastilosi della scena del teatro, lo stato dell'arte e le nuove affascinanti prospettive.
Le foto che in troppo veloce successione si affacciano sul telo gigante consentono in un lampo guizzante di rivivere i fasti dell'antico luogo in cui le muse si davano convegno. Presto, si spera, saranno fruibili nuove parti del Teatro e sempre più il pubblico contemporaneo, nelle sere d'estate, potrà godere in questo prodigioso scenario dei piaceri dell'arte della recitazione e di elettrizzanti danze e, chissà, d'altro ancora.
La leggiadra dott.ssa Sophia Hay della University of Southampton illustra poi in schematici dettagli gli scavi degli ultimi anni. Ed ecco apparire in fantasmagorico diorama le mappe. Le strade finora conosciute diventano antichi cammini: le zone, le tracce, le ipotesi si dipanano suggestive e quelli che prima apparivano campi, stradine di campagna e tratturi, si elevano al rango di luogo sacro o quartiere degli spettacoli, archeologica anticipante “Cinecittà”.
Si ventila l'ipotesi che accanto al Santuario di Loreto possa celarsi un altro anfiteatro. Suggestivo, spettacolare, straordinario. Tecniche avanzate di sondaggio termo-eco-stratigrafico a rilievi aerofotogrammetrici, indagini non invasive alla scoperta della città antica, ipotesi dettagliate fanno sperare nuovi ritrovamenti. Parole che danno speranza.
Teano, l'orgoglio dei Sidicini, teatro di Incontri e battaglie, diverrà un vero grande parco archeologico, un oceanico cantiere a cielo aperto, ove non si sperpereranno ricordi, né si scaverà per novelle metropolitane, ma affinché divenga memoria e futuro. E speranza, Magica!
Esausti ed entusiasti i nostri baldi oratori, con il folto pubblico che li ha diligentemente seguiti, in trepidante attesa di riprendere le fatiche d'Ercole in pomeriggio, si sono poi lodevolmente tuffati, senza risparmio, nella succulenta opulenza dei prodotti tipici campani, vanto di una terra felice, che da sempre è stata ricca di mille risorse, apparecchiati con gustoso gusto e spumeggiante brio sulla terrazza del Loggione, in uno splendido scenario per l'occasione ritornato luogo di “ameni conversari et altre delizie”.
Chissà se il nostro tacito Amico, sdraiato come pascià nella sua tomba ricostruita, con le sue amate suppellettili, ha potuto sentire quanto di buono e di bello si prospetta per il futuro e se sogna ancora di tornare a cibarsi dei frutti di quella terra opima che per secoli lo ha custodito e che, speriamo presto, si schiuderà per far riaffiorare i tesori di cui, per secoli, è stata grembo accogliente.

Giulio De Monaco
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 11 Novembre)