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Concluso con successo "Teano Jazz 2006"

 
Lo spettacolo di Tuck & patti nel commento di Giulio De Monaco
 

Patricia Cathcart e William Charles Andress, in arte Tuck & Patti, si sono esibiti nella sera del 22 luglio nel contesto del Teano Jazz Festival 2006.
Gli spettatori che affollano il Loggione per la penultima serata del festival vengono presto coinvolti in una magica atmosfera che il duo sa creare trasportando dolcemente chi li ascolta sulla scia delle note della magistrale armonia che scaturisce dalla coppia.
Il repertorio va dal jazz al pop, dal blues al soul, passando per il funky, per i suoni d'Africa e del Brasile; brani presi a prestito e arrangiati sapientemente da Patti e brani di loro creazione si susseguono in una trama che coinvolge e tutto esclude, nella semplicità di un palco su cui i due sono unica scenografia. Le loro canzoni, scritte da Patti o da entrambi, sono pervase da una profonda e serena spiritualità che si comunica sia attraverso le parole che attraverso la musica.
Non hanno bisogno di orpelli o di luci stroboscopiche per catturare l'anima del pubblico e portarla, delicatamente ma con forza, a condividere la loro passione. Una passione che si nutre delle note incalzanti di Tuck, raddolcite e incitate dalle acrobazie vocali di Patti. Solo loro sul palco, la chitarra e la musica, nell'unione di virtuosismo e carisma.
La chitarra semi-acustica di Tuck, una 1949 Gibson L-5, accompagna la voce calda e duttile della moglie con una tecnica estremamente complessa, sviluppata negli anni. Tuck riesce da solo a essere una intera sezione ritmica molto articolata, riuscendo a creare una elaborata struttura armonica, ritmica e melodica. Le mani di Tuck creano spettacolo, intrecciando linee di basso, accordi e controcanto: spostandosi, saltando, giocando negli assolo e nelle improvvisazioni e riconducendo dolcemente e inevitabilmente verso Patti che con la sua voce di contralto vibrante e solare, spesso punteggiata da tratti folk, segue e attrae la musica di Tuck in una tensione sensuale simpatizzando con il gospel e con la musica nera.
La loro complementarietà, rafforzata dall'intenso amore reciproco che si evince dalla loro musica, non è mai forzata, ma produce un intenso messaggio che il pubblico assimila. Due elementi che si sposano perfettamente rincorrendosi e fondendosi in un arioso e magistrale tutt'uno, diventando inscindibili come in un amplesso.
Patti, nata nell'area di San Francisco, inizia a cantare negli anni '60 in un coro di chiesa, mentre segue lezioni di canto, poi si esibisce in vari locali cittadini dove si distingue per le sue non comuni doti vocali, che ricordano Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald, Nina Simone. Tra gli altri si formò con la band di T-Bone Walker, negli ultimi mesi di vita del grande bluesman.
Tuck, originario di Tulsa, Oklahoma, che ha iniziato a studiare musica da autodidatta e poi proseguito all'Università di Stanford, è un chitarrista radicato nel fertile terreno blues e country e fin da ragazzo suona in diversi gruppi, jazz e rock.
Nel 1978 incontra Patti durante una audizione e da subito la riconosce come sua anima gemella sia nella vita che nella musica.
Rappresentanti di spicco dell'elegante eclettismo musicale della mitica Bay Area di San Francisco, nei 25 anni di carriera hanno prodotto 11 dischi tra cover e loro creazioni. Il primo è del 1988 “Tears of Joy”, prodotto in studio e logica conseguenza delle sperimentazioni e degli affinamenti elaborati per anni sui palcoscenici di club e festival della California del Nord; l'ultimo, del 2004, “A Gift of Love” è una raccolta di cover rivisitate dai sapienti arrangiamenti di Patti che ne fanno brani del tutto personali, un arcobaleno di emozioni che scaturiscono dalla capacità di vivere appieno l'intensità delle composizioni e che, seppur di altri, diventano loro per innamoramento incondizionato. Tra i loro autori preferiti citiamo Jimi Hendrix e Jon Hendricks, Stevie Wonder, Joni Mitchell, Laura Nyro e tanti altri. Da citare anche “Learning How To Fly” del 1995 in cui Patti evolve in senso percussivo e mostra come la sua improvvisazione si sappia integrare con lo sviluppo lirico del brano. Li possiamo ricordare per la loro felicissima apparizione al Festival di Sanremo del 1989, agli inizi del loro sodalizio, in cui presentarono il brano di Cindy Lauper “Time after time” rivisitato con i loro arrangiamenti.
Cos'altro dire dello spettacolo? Possiamo usare una espressione rubata al duo in una delle varie interviste storiche: “...fare le cose con il cuore, senza fermarsi mai, anche quando il destino sembra avverso. E di continuare a rípeterlo ogni volta che è possibile: l'amore vince su tutto".
L'amore per la musica che hanno saputo trasmettere, anche coinvolgendo il pubblico in coro, quasi fosse un abbraccio universale, commuovendo, esaltando, meravigliando in continuazione.
Tutto ciò lo dobbiamo allo staff che anche quest'anno ha saputo offrire alla nostra bella e negletta Teano un concerto che, anche se per poche ore, ha portato a riflettere, a lasciarsi sommergere dalle armonie di una chitarra agilissima e di una voce vibrante, dolce, nervosa e calda di musica.
Un grazie al brillante presidente di TEANO MUSICA Walter Guttoriello per questa ennesima piacevolezza che ha saputo regalarci; ricordiamo anche tra i valentissimi suoi aiutanti di campo: Antonio Feola (prezioso e competente direttore artistico), Pasquale Bove, Michelangelo Della Torre e Michele Ferraro, nonché tutti coloro, le spettabili mogli in testa con la loro proverbiale pazienza, che hanno contribuito all'ottima riuscita dell'evento.

Giulio De Monaco
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 8 Agosto)