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Indice Fabio De Gemmis
 
 

E!state Liberi (e partecipativi)

 
Pugliano di Teano - 2016
 

Un'esperienza unica e formativa.

Questa è stata la risposta data a chi di noi si chiedeva cosa fosse E!state Liberi per i tanti giovani che anche quest'anno si sono impegnati nel campo di volontariato tenutosi a Pugliano di Teano dal 25 Luglio al 7 agosto. Il campo è stato organizzato e realizzato dall'Associazione Millescopi+1, ormai da diversi anni attiva sul territorio e impegnata nella tutela e nella valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Ai tanti ragazzi, venuti in prevalenza dal nord-Italia, è stato permesso ancora una volta di toccare con mano, di saggiare, la grande problematica della criminalità organizzata, in un tempo forse non sufficiente a comprendere a pieno il complesso fenomeno ma adeguato al fine di trasmettere il germe della libertà e della resistenza.
Ma quale libertà? E quale resistenza? Perché se di tali concetti talvolta si parla con sufficienza, o ancor peggio, con arroganza politica ed ideologica, è arrivato forse il momento di rivalutare tali termini in senso più puramente etico e civile. Infatti in queste due settimane i giovani volontari hanno goduto di quella libertà partecipativa, propositiva e creativa, di cui troppo spesso sono accusati di non comprendere il senso; accompagnati dai volontari locali, hanno assaporato la fatica del lavoro nei frutteti e nei campi coltivati, la sana stanchezza che si prova nel riposarsi dopo essersi svegliati al sorgere del sole ed, ancor di più, la soddisfazione nel vedere concretizzarsi di fronte a se il frutto del proprio lavoro. Un'esperienza che li ha portati a convivere in spazi ristretti e a condividere tali spazi nel rispetto degli altri.
Poche semplici regole sono bastate a far vivere ai ragazzi due settimane di convivenza pacifica e serena. Durante le ore pomeridiane hanno ascoltato le testimonianze della famiglia di Antonio Landieri, vittima innocente della criminalità organizzata, di Simmaco Perillo, presidente della Cooperativa Sociale “Al di là dei sogni” e socio della Nuova Cooperazione Organizzata, di Marco Omizzolo di “In migrazione”, di Antonio Esposito, ricercatore indipendente, di Leonardo Palmisano, autore del reportage “Ghetto Italia”, e di tanti altri che si sono alternati nei pomeriggi di formazione. Una libertà molto distante dunque da quella individualista e nichilista con cui siamo purtroppo costretti a convivere ogni giorno, a causa degli altri e di noi stessi (ma soprattutto di noi stessi).
Ma se la libertà sui beni confiscati assume oggi questo valore di libera partecipazione è grazie a tutte le esperienze che hanno lavorato (e resistito) affinché tali beni tornassero nelle mani della collettività, combattendo l'indifferenza, i pregiudizi e l'ostilità, anche, e soprattutto, della società (in)civile. Uomini comuni che hanno sentito, prima di altri, l'esigenza di dire un forte e deciso “NO!” al racket e a chi sosteneva che nelle nostre terre nulla sarebbe potuto cambiare, che i boss malavitosi avrebbero sempre comandato sulle nostre città, sulle amministrazioni, sulle terre e nella produzione imprenditoriale di beni di consumo. Oggi possiamo dire che questo “NO!” sta risuonando sempre più forte grazie alle reti di economia solidale, ai consorzi di cooperative sociali, al lavoro costante di organizzazioni come Libera, alle 35 tappe del Festival dell'Impegno Civile sparse in tutto il territorio regionale da Sessa Aurunca a Battipaglia, da Napoli a Quindici (AV), passando per Pugliano di Teano, coordinate dal Comitato “Le terre di Don Peppe Diana”, realizzate e finanziate dalle diverse realtà locali. Una rete che sta quindi crescendo e che fa sì che oggi tali beni siano luoghi di incontro, di svago e di crescita per tanti giovani liberi “combattenti”. Ed ora lascio spazio alla profonda riflessione di un altro volontario dei campi.
“Ma voi lo fareste mai?
Sareste capaci di pagare per lavorare, di dare 100 euro per sporcarvi le mani, di alzarvi ogni mattina alle 6 per andare a scavare l'erba vicino agli ulivi dopo una notte trascorsa in un letto che non è il vostro letto, ma che è una brandina scomoda, una delle tantissime raggruppate in una stanza sicuramente adatta ad ospitarne molte meno di quelle che effettivamente accoglie? Riuscireste a sostituire la bella vacanza di Agosto con sette giorni di sforzo in una campagna desolata?
Sono sincero, io manderei a quel paese chiunque mi proponesse una cosa del genere. Mi accorgo che probabilmente è troppo forte l'affetto per la mia Terra, per la mia casa, da poter pensare di lasciarla anche solo qualche giorno pagando per andare a lavorare in un altro posto, un'altra Terra che non è mia, che non mi appartiene.
Una delle parole che hanno invaso i miei pensieri ultimamente è “Differenza”, in particolare ho spesso riflettuto su quella fra me e i 68 ragazzi che hanno invaso il bene confiscato alla criminalità organizzata “Antonio Landieri” a Pugliano di Teano, nell'ambito dei campi di volontariato E!State Liberi gestiti dall'Associazione Millescopi +1 , della quale orgogliosamente affermo di essere membro.
La differenza come da tradizione implica necessariamente un giudizio di valore, quantitativo, e probabilmente quella che domina fra me e i ragazzini nordici venuti a sudare nei campi di Pugliano, riguarda il Coraggio. Troppo spesso si dice che “ci vuole più coraggio a restare”, come se questa caratteristica appartenesse solo a chi sta fermo, non si muove, non migra, non scappa. E gli altri invece? Quelli che partono, abbandonano casa anche solo per poco tempo, che se ne vanno, sarebbero invece dei codardi? Fidatevi, non è per niente così. E non lo dico solo perché lo penso ma soprattutto perché l'ho visto, e ci tengo a difendere questa categoria di persone apparentemente tanto diverse da me, capaci di fare ciò che per me sarebbe impensabile, di andare incontro all'altro, che esso sia uomo, donna, o Terra diversa dalla propria. Ci tengo a proteggere, e affermare il Coraggio di 14enni bresciani venuti qui giù per caso o perché qualcuno più grande gliel'ha “imposto”, capaci di comprendere l'importanza del lavoro su un bene confiscato e così attenti alle parole di chi provava a raccontargli la storia di un pezzo di mondo troppo spesso dimenticato. Ci tengo a difendere il Coraggio di persone, uomini, donne, ragazzi e ragazze veneti, che hanno avuto la forza di affrontare i propri pregiudizi, di scovarli, reinterpretarli alla luce di una realtà che prima mai avevano immaginato potesse esistere, difendo la loro Scelta di Coraggio che li ha portati a scontrarsi con noi, e conservo la loro immensa capacità di riuscire a trasformare quello scontro in un incontro così ricco di emozioni e bellezza.
Dal 25 Luglio al 7 Agosto 2016 a Pugliano, negli occhi dei volontari di E!State Liberi e in quelli dei miei Compagni dell'Associazione, ho visto il Coraggio, un Coraggio che non è incoscienza ma consapevolezza della paura e capacità di affrontarla. Paura del diverso, del non essere capaci, adeguati, di fallire, di non essere all'altezza di quel che si stava facendo, paura del fuoco che per ben tre volte è venuto a trovarci, ma abilità di pensare a come spegnerlo e far si che non potesse più creare tanto spavento. Ho scoperto che si può ancora Resistere in questo mondo e che forse si può anche fare qualcosina in più. Ho rivisto la Lotta, quella vera, quella contro tutto ciò che si pensa possa essere nocivo per questa Terra, e ho visto la condivisione di questa lotta fra gente che di condiviso fino a poco prima non aveva nulla. Ho visto lo scambio, la regola della reciprocità, il sacrificio di sé per gli altri, i frutti del lavoro e del sudore.
Non ho semplicemente visto persone scavare erba fra gli ulivi di un bene confiscato alla camorra per poi, nel pomeriggio, ascoltare testimonianze, racconti di una Terra di devastazione.  Sarebbe troppo riduttivo, e allora dico che ho visto gente che scavando erba piantava speranza, coscienza di poter cambiare qualcosa attraverso i piccoli gesti. Questa speranza l'ho vista crescere negli occhi dei miei Compagni e in quelli dei Volontari nordici, insieme alla loro sempre prepotente e sfacciata allegria. Ora sentiamo il dovere di coltivarla assolutamente, farla crescere, innaffiarla, proprio come si fa con gli ulivi, rappresentanti della metafora tanto bella quanto potente di questa storia.
Devono essere davvero tanto sfortunati quelli che non hanno ancora visto tutto ciò, quelli che sono la mia fotocopia di qualche tempo fa, un miscuglio di indifferenza e rassegnazione. Quelli che non hanno incrociato gli occhi dei nostri ragazzi, nostri perché ci hanno lasciato un pezzo di loro, si sono dati, senza aspettarsi di dover ricevere qualcosa in cambio. Peccato per chi non ha visto le loro mani laboriose nei campi e sui muri del capanno del terreno confiscato, peccato per chi non ha scoperto con grande sorpresa la tensione che ci accomunava a loro prima e durante la tappa del Festival dell'Impegno Civile del 3 Agosto, quando per la prima volta si è riusciti a restituire la bellezza ed il divertimento ad un luogo che prima era stato solamente devastazione e lucro. Peccato per chi non ha potuto incrociare la propria anima con la loro e accorgersi di quanto sia doloroso staccarle al momento dei saluti.
Intristisce pensare a chi crede ancora di essere solo, a chi non sogna più o non l’ha mai fatto, a chi ha perso speranze. A loro possiamo solo dire che si sta sbagliando, lo dimostra questa storiella, la storiella di chi ha dovuto ricredersi e che ora sogna e spera insieme ai propri RAGAZZI, bresciani, veneti, ma anche milanesi genovesi e bolognesi, di chi ha capito che si può liberare ed essere liberi insieme nonostante la diversità”.

                                                                      Fabio De Gemmis e Stefano Mancini

(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 8 Agosto)