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Giuseppe Garibaldi fu anche un giocatore di scacchi?

 
 

Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi. Dei quattro grandi artefici del Risorgimento italiano, Giuseppe Garibaldi è stato, in Italia, il più popolare e amato e, nel mondo, il più conosciuto e ammirato. Così recita l’Enciclopedia Treccani. Il nome del Generale come sappiamo bene, è legato a quello della nostra città. È annoverato tra i personaggi della storia più studiati in Italia. E se si fosse mai seduto davanti ad una scacchiera è un argomento che appassiona molto gli scacchisti ai quali può ascriversi molto modestamente anche il sottoscritto.
Il giovane ed emergente scrittore Davide Lisino così scrive nel suo romanzo Eroi esauriti: “Dopo cena Garibaldi uscì sul ponte di coperta a fumarsi un sigaro. Accornero era rimasto nel salone a giocare a scacchi con un commerciante di strumenti musicali. Questi durante la guerra civile suonava gli assalti con la tromba per i confederati ribelli, e ora vendeva le stesse trombe all’esercito dell’Unione. Garibaldi non suonava la tromba e non giocava a scacchi. Era un ottimo giocatore di dama, questo sì; ma gli scacchi, per carità. Era più facile diventare generale d’armata che giocare a scacchi. Si appoggiò alla balaustra, a dritta, e respirò l’aria fresca del fiume. Le luci del battello danzavano sull’acqua come delfini luminosi. Garibaldi chiuse gli occhi e lasciò che lo sciabordio delle pale che ruotavano a poppa lo cullasse nel buio per qualche istante. Non aveva paura di morire ….”.
Con il taglio cinematografico (non a caso, l’autore è uno sceneggiatore) Eroi esauriti non prevede la necessità di pennellare l’Eroe nelle sue fattezze di entità invincibile, ma di svelare il lato umano dell’uomo Garibaldi. E ci conferma purtroppo che non era un appassionato del “nobil giuoco” ma bensì un ottimo giocatore di dama. Infatti, testimonianze di Garibaldi scacchista non se ne trovano in riviste o libri né tantomeno nei database moderni dove vengono classificate tutte le partite ufficiali giocate anche in epoche lontane. Altro discorso per il suo primogenito Domenico Menotti Garibaldi (Mostardas 16 settembre 1840 – Roma 22 agosto 1903). A seguito del padre partecipò alla spedizione dei Mille durante la quale si distinse per il suo coraggio e fu promosso Generale. È stato socio dell’Accademia Romana il più antico circolo italiano di scacchi: il suo primo Statuto “COSTITUZIONE E REGOLAMENTI DELLA SOCIETA’ DEGLI SCACCHI’ redatto dall’Avv. Francesco Belli riporta la data del 19 aprile 1819. Il primogenito di Anita e Giuseppe Garibaldi viene ricordato come un discreto giocatore dilettante e nel 1873 presso il Caffè Ruccini in Piazza S. Carlo a Roma, sfidò Serafino Dubois il più forte scacchista italiano dell’Ottocento. Per concludere, va ricordato che per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia fu realizzata una straordinaria scacchiera in alabastro, la secolare “pietra trasparente e dal fascino sottile”.
I grandi maestri alabastrai volterrani Ennio Furesi e Daniele Perretti hanno voluto festeggiare la commemorazione del 2010 realizzando con scacchiera con i personaggi più importanti del Risorgimento: Garibaldi a cavallo, Mazzini e Cavour come alfieri, il Re Vittorio Emanuele II, la Regina Maria Adelaide e la Torre rappresentata dalla storica Lanterna di Genova simbolo della città da dove partirono i Mille. Purtroppo, dunque, Garibaldi non giocava a scacchi neanche come piacevole passatempo ma preferiva la dama.

Pietro De Biasio
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 4 Giugno)