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Viaggio nel mondo delle giovani band teanesi: Dafne

 
 

Iniziamo un viaggio tra le band del nostro territorio. Tra questi ragazzi e ragazze c'è sicuramente una sana “rivalità artistica” ma per fortuna non è una “guerra all'ultima nota” perché i musicisti di cui ci occuperemo spesso provengono dallo stesso territorio, qualche volta sono amici d'infanzia e in alcuni casi, si scambiano volentieri le reciproche esperienze.
Allora partiamo subito e spazio alla band Dafne.
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Da dove arriva e che cosa significa il vostro nome?
Deriva dalla visione che abbiamo di “Dafne”, ovvero una ragazza con i capelli mori e gli occhi come i cieli di marzo. Pertanto si, Dafne è “semplicemente” un nome di ragazza. Noi non pensiamo a Dafne come fosse un normale gruppo musicale, per noi Dafne è un'esperienza.
Quando, come, dove e perché è nata la vostra band?
Possiamo affermare che Teano rappresenta la culla di Dafne. Grazie al sostegno degli amici prima, di chi ci ha conosciuto poi, siamo riusciti a crescere, tenendo ben in mente quale fosse il punto di partenza. Proprio a Teano è stato girato il videoclip de “Il Mio Fiore”, nostro secondo singolo, con la regia di Imagine Studio, riuscendo così a valorizzare le bellezze nascoste della nostra cittadina. Nonostante attualmente non ci sia un sostegno concreto alla musica emergente, speriamo comunque che il territorio teanese riesca a valorizzare i suoi talenti e la Musica, in ogni sua espressione. In origine c'erano Paola e Valerio, eravamo un duo acustico; poi nel 2013, con l'ingresso di Antonio ci siamo diretti verso sonorità più elettriche, completando la metamorfosi con Simone e Salvatore. La motivazione è condividere le nostre diverse influenze musicali per cominciare a scrivere musica inedita che esprimesse, meglio di qualsiasi altra cover, la nostra identità musicale. Ci è sempre piaciuto associare Dafne all'idea di un mosaico, che unisse le nostre diverse influenze musicali per comporre ogni nostra canzone.
Chi fa parte della band?
Valerio Sirignano, voce e chitarra, Paola Cerullo voce e percussioni, Antonio Mignacco chitarre, Simone Di Feola batteria e Salvatore Pelliccia basso.
Quali sono i vostri generi e personaggi musicali di riferimento?
La musica di Dafne è il risultato dell'unione dei gusti e delle influenze che ognuno di noi, preso singolarmente, ha interiorizzato negli anni. Siamo partiti da qui, dall'idea che per dare un'identità a Dafne, ognuno dovesse mettere in gioco le proprie cose. E considerando il bagaglio musicale di ognuno forse indicare un genere sarebbe riduttivo, ci potremmo definire “popjazzrockcantautorale”. Ultimamente strizziamo l'occhio alla musica elettronica per la gioia e felicità di Simone. Non ci facciamo mancare nulla.
Per i testi, che lingue usate e quali argomenti affrontate?
Quasi esclusivamente l'italiano. Diciamo quasi perché all'interno del nostro primo album ci sarà qualcosa di insolito. I nostri testi parlano in parte di amori, quegli amori che, qualcuno direbbe “iniziano senza finire, e finiscono senza iniziare”; e in parte di argomenti molto attuali come l'immigrazione. Abbiamo anche testi leggeri però. Ci piace variare, con le musiche così come con i testi.
Avete già registrato demo, Ep, cd? Se sì, quali e quando?
Come anticipato, abbiamo pubblicato 2 singoli: il primo “Firenze sa” contenuto all'interno della compilation “emergenze indie”; il secondo “Il mio fiore” nel 2017. Siamo attualmente in studio di registrazione, ultimando i lavori per il nostro primo album, la cui data di pubblicazione non possiamo ancora rivelare.
Avete qualcuno che vi segue nella produzione artistica o lavorate da soli come collettivo autogestito?
Da qualche mese siamo seguiti da “Apogeo Records”, etichetta partenopea.
Potete riassumere la vostra attività live fino a oggi?
Negli abbiamo collezionato diverse esperienze live che ci hanno consentito di maturare come musicisti e come gruppo. Ci siamo divisi tra live nei locali e partecipazioni ai festival per artisti emergenti. Non abbiamo mai preso parte a nessun talent show.
Che cosa significa per voi la parola “successo”? Avete “un sogno nel cassetto”?
Una sola risposta per entrambe le domande: far si che la nostra musica entri nella vita quotidiana delle persone.
Idee chiare, speranza e forza di volontà è quello che traspare dalla nostra intervista. Al prossimo numero per una nuova puntata del nostro viaggio.

Pietro De Biasio
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 10 Ottobre)