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La vera historia dell'encuentro de Teano...

 
(... contributo ironico e spassoso sull'Incontro)
 

Ricevo da un mio caro amico di Montevideo (Uruguay) e condivido con i lettori del “il Sidicino” un interessante intervento sull'incontro avvenuto tanti anni fa tra Re Vittorio Emanuele II e Garibaldi il giorno 26 ottobre 1860 ma ancora oggetto di dispute campanilistiche tra due paesini dell'alto casertano e gli storici locali. (Avv. Nando Corrado)
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La notizia che Garibaldi non sarebbe stato presente a Teano ma scomparso dopo il famoso incontro con il Re Vittorio Emanuele, pubblicata dalla Revista “Il Messaggero de Tiano”, ha suscitato sorpresa e meraviglia tra i residenti italiani di quarta generazione. La notizia inoltre ha provocato l'intervento di un nostro compaesano, da tutti ben conosciuto e stimato, il quale ha voluto commentare l'accaduto ed aggiungere una interessantissima testimonianza familiare relativa all'incontro e che riteniamo debba essere opportunamente conosciuta e valutata dai Teanesi e dagli Italiani.
Ho letto la notizia bomba apparsa sul “Il Messaggero di Tiano” sulla nuova verità dell'incontro e sulla mancata presenza a Teano del Generale Garibaldi, scoperta e rivelata da uno storico locale, grazie alle sue approfondite ricerche, al quale sono grato per il seguente motivo.
Tale scoperta, infatti, finalmente mi libera dall'obbligo di segretezza che per tanti anni la mia famiglia è stata costretta a rispettare e mi consente di poter rivelare la verdad del famoso incontro e di quanto in esso è veramente accaduto.
Ricordo che nel lontano 1860 nel mese di octubre el Rey Victorio piemontese era venuto giù al sud per liberare il regno delle due Sicilie dalla nefanda tirannia dei re Borboni e impadronirsi del loro regno. Purtroppo in tale suo disegno era stato preceduto dall'avventuriero Garibaldi, il quale aveva già conquistato tutto il meridione ed era già arrivato a Napoli, con il rischio per il piemontese di non riuscire nell'intento.
Il fedele suo ministro Cavour lo aveva allora costretto a montare a cavallo ed a recarsi al galoppo a Napoli per intestarsi il nuovo regno prima che l'avventuriero Garibaldi lo cedesse al fomentatore Mazzini. Inoltre il furbo Cavour, non avendo dichiarato guerra ai Borbone, non poteva far invadere quel regno senza motivo e aveva allora deciso di far incontrare el Rey con il Garibaldi ai confini del regno, in modo da poter giustificare l'invasione e ricevere gratis da Garibaldi la sua conquista quale contributo alla gloriosa causa patriottica dell'Unità di Italia ed al Rey di così fregare Mazzini, nascosto a Napoli in attesa degli eventi.
Grazie ai suoi collaboratori aveva allora contattato e concordato con Garibaldi che il passaggio dovesse avvenire formalmente in un incontro davanti al popolo ed all'ingresso del Re nel regno di Napoli appena dopo il confine. Tanto era stato previsto e concordato e Garibaldi era d'accordo, soprattutto per salvare le sue truppe ormai stanche e demotivate dall'attacco della fanteria borbonica dopo la battaglia del Volturno, motivo per cui sapeva che se non fosse stato aiutato sarebbe andato incontro a sicura sconfitta.
Tutto concordato e fissata per il giorno 26 di ottobre l'ora ed il luogo dell'incontro, gli incaricati avevano deciso che lo stesso doveva avvenire sulla strada che da Venafro portava a Teano e poi Napoli, e per l'occasione era stata ingaggiata una nutrita folla di paesani che dovevano assistere all'incontro per documentare lo stesso in modo che passasse alla storia e mettesse a tacere i soliti malpensanti.
Tutto pronto, tutto concordato. Ma avvenne l'impensabile: il Generale Garibaldi che già soffriva di mal di stomaco atroce per il cattivo cibo napoletano, la sera precedente l'incontro fu colpito da una grave forma di “dissenteria” (vulgo cacarella) e malgrado tutte le cure conosciute o immaginabili non poteva assolutamente muoversi dal letto di dolore in cui era confinato in quel di Dragoni. Ma l'incontro non poteva essere rinviato!
Allora quel demonio di Cavour escogitò la soluzione perfetta. Ordinò ai suoi uomini di rintracciare “immediatamente” nella zona qualcuno che assomigliasse al Generale e di prepararlo affinché potesse sostituire lo stesso in occasione dell'incontro. Tutto senza che il Re lo sapesse.
La ricerca fu effettuata a tambur battente e si trovò il sosia che potesse sostituire il Generale nella scena dell'incontro programmato. Il sosia era il mio trisavolo Ntuoniuccio, povero ma furbo contadino delle campagne di Vaierano al quale furono promessi grandi regali se avesse ben recitato la sua parte e convinto il Re che fosse il vero Garibaldi e che gli donava l'Italia.
Ntuoniuccio, che non capiva di politica ma di affari si, fu subito d'accordo e si fece preparare in modo da apparire identico al povero Generale steso a letto ed incapace di muoversi ed imparare a memora, ed in italiano, le parole che doveva dire al Re.
Per uno strano gioco del destino il mio trisavolo era conosciuto a Vaierano con il soprannome di “Gallibardo” da tutti i paesani e quindi la scelta del personaggio era stata perfetta. Vestito come il vero Generale, venne portato di nascosto sulla strada che portava a Teano, unico paese importante della zona, in attesa che arrivasse il corteo del Re.
Intanto la folla di contadini era stata preparata dagli altri organizzatori a gridare a squarciagola “Viva o Re di Italia” al passaggio del corteo con la promessa di una lauta ricompensa.
All'arrivo del Re, davanti a un ponticello come ricordava il mio trisavolo, il mio trisavolo Ntoniuccio come d'accordo uscì da una macchia e andò incontro al Re su un bel cavallo bianco, acconciato come il vero Garibaldi.
Arrivato di fronte al Re, che era stato lasciato solo dai suoi aiutanti, si tolse il cappelluccio e disse testualmente: “T'aggia ricere “Salute o Re d'Italia” e to rico, ma nun facimme mbruoglie e ricordete che pe sta buffonata m'avite paià”. Il Re Vittorio non capì proprio niente ma fece finta che era contento ed insieme a cavallo andarono verso la folla che li aspettava per salutare, come d'accordo, e gridare “Viva o Re d'Italia”.
Ma alcuni, vedendo che veniva loro incontro, sia pure mezzo travestito, il mio trisavolo e riconosciutolo incominciarono a gridare, seguiti poco dopo da tutta la folla: “Viva Gallibardo, nuovo Re di Italia” “Viva Gallibardo o vairanese”.
Al che sentire il povero Re Vittorio fece una faccia truce, si arrabbiò alla grande, bestemmiò in piemontese ed in modo irriferibile e si diresse tutto incaxato e solo verso Teano e poi Napoli, ormai padrone di un regno che non aveva conquistato e che non aveva avuto neppure regalato.
Gallibardo invece se ne tornò mogio mogio a Vairano a fare il contadino con l'obbligo di stare zitto e di non raccontare a nessuno quello che aveva fatto e quanto era accaduto.
Tutto sembrava finito in quella storica giornata in cui il Re era diventato Re di Napoli e non aveva incontrato il vero Garibaldi, per il noto incidente gastrico. Ma non finì così perché quel diabolico Cavour, al quale era stato raccontato tutto in gran segreto, per la paura che si scoprisse la vergognosa storia dell'incontro, diede l'ordine di portare 50.000 scudi al povero Gallibardo con l'ordine perentorio e minaccioso di andare via dall'Italia con tutta la sua famiglia, in modo che non potesse in nessun modo rivelare l'accaduto a qualcuno.
E per meglio esser sicuri che così fosse lo caricarono su una nave in partenza da Napoli con destinazione sud America e precisamente Uruguay dove la mia famiglia è vissuta riverita e ricca e proprietaria di fondi terrieri grazie agli scudi ricevuti.
È passato tanto tempo da allora, ed il vergognoso episodio sarebbe rimasto nascosto per sempre, se non fosse stato per la rivelazione di quanto accaduto fatta dallo storico teanese-vairanese al quale va tutta la mia riconoscenza per avermi permesso di dire una verità altrimenti sepolta. E così posso finalmente dichiarare la verità: Garibaldi non venne mai a Teano ma neanche partecipò al famoso storico incontro , non ha mai donato il Regno di Napoli al re piemontese ed i Borboni sono diventati barboni avendo perso un regno, che forse non meritavano.
Suo Tonio Gallibardo da Montevideo

Nando Corrado
(da Il Sidicino - Anno XII 2015 - n. 11 Novembre)