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Curiose eredità poliane

 

Uno studio pubblicato qualche anno fa consente alcune considerazioni (1). Il volume ricostruisce le vicende di alcune mappe nautiche che erano nella disponibilità di un certo Emanuele Marciano Rossi, nato nel 1869 a Baia e Latina (erroneamente collocate nei dintorni di Napoli) e arrivato in America da emigrante, dove morì nel 1948. Suo padre, Luigi Rossi (1837-1898), potrebbe essere stato nel novero dei garibaldini (2), secondo qualche membro della famiglia, ma la questione al momento non è motivo di riflessione.
Una di queste mappe (129?) denominata «Mappa con barca», probabilmente spuria, la cui provenienza non è risultata verificabile al momento della donazione/schedatura, è conservata presso la Library of Congress (da ora in poi LC) di Washington dal 1930ca. [coll. G7800.M3] ed è disponibile in formato digitale: http://hdl.loc.gov/loc.gmd/g7800.ct001372r].
Marciano Rossi come è entrato in possesso di questo specifico documento insieme ad altri, i c.d. «Rossi documents» (3), che alla sua morte sono stati ereditati dal ramo Pendergraft della famiglia?
Benjamin B. Olshin analizza con attenzione tutti i carteggi disponibili in quanto Marciano ebbe una corrispondenza epistolare con la LC durata anni perciò sappiamo che le mappe sarebbero state nella disponibilità dell’ammiraglio Ruggero Sanseverino «Marco Polo entrusted the maps to Admiral Rujerius Sanseverinus who had graduated the Nautical School at Amalfi», ma questa affermazione non è verificabile. Qualche tempo dopo, un suo discendente «Ruberth Sanseverinus» che sembra essere Roberto Sanseverino d’Aragona, conte di Cajazzo (1418-1487?) avrebbe sposato in seconde nozze Elisabetta da Montefeltro (1445-1503), figlia illegittima del famoso duca di Urbino, Federico (1422-1482). In seguito, questi documenti sarebbero passati dalla famiglia Sanseverino alla famiglia Rossi, infatti «nel 1539 Giulio Cesare de Rossi [1519-1554], conte di Bergeto, sposò Maddalena Feltro Della Rovere Sanseverino». Non è chiaro come Marciano Rossi fosse a conoscenza di tali particolari, ma è probabile che avesse familiarità con gli alberi genealogici o possedesse una storia della sua famiglia, perché queste informazioni risultano corrette e provano la veridicità della storia iniziata secoli prima. Proseguendo nella lettura del carteggio Marciano Rossi riferisce che Giulio Cesare de Rossi aveva un nipote «Giuseppe de Rossi», che divenne Duca di Serre. In effetti, è attestato un tal Giuseppe tra i discendenti diretti di Giulio Cesare de Rossi, ma questo sarebbe da collocarsi alcune generazioni dopo Giulio. Questo Giuseppe de Rossi, sarebbe stato il secondo Duca di Casal di Principe e morì nel 1779, senza discendenti maschi. Suo padre, Gherardo de Rossi, era stato quinto Duca di Serre e «Signore di Persano», e primo Duca di Casal di Principe. Nel 1758, Gherardo effettuò una permuta a favore di Carlo III di Borbone (1716-1788): Serre e Persano insieme, in cambio di Casal di Principe. Fin qui, nonostante qualche incertezza o meglio qualche salto generazionale, la genealogia è verificabile e scorrevole. La questione diventa critica quando Marciano afferma che Giuseppe de Rossi aveva un fratello più giovane, Antonio de Rossi, che sarebbe stato il suo bisnonno, una affermazione che risulta difficile da verificare, per lo meno allo stato attuale.
Ciò detto, non è esattamente la genìa de Rossi la questione su cui si vorrebbe ragionare, ma piuttosto sul primo anello di informazione e cioè Ruggero Sanseverino, probabilmente Rogério o Roger de Llúria (1245/50?-1305) (4), un ammiraglio catalano nato a Scalea in Calabria, o forse a Lauria in Basilicata, al servizio dei sovrani aragonesi, che avrebbe avuto tali mappe direttamente da Marco Polo (1254-1324), sebbene non sia chiaro come, dove e quando ciò sarebbe avvenuto, e sulle caratteristiche della carta custodita presso la LC, che sarebbe stata siglata da Bellela Polo, una delle figlie di Marco Polo che morì nel 1326 (Fantina e Moretta, le altre due).
In effetti, l’unico Ruggero Sanseverino (5), pressoché contemporaneo di Marco Polo di cui abbiamo notizia, era un personaggio molto noto e avventuroso che si muoveva di continuo nel Mediterraneo e lungo le coste della Tunisia, protagonista dei cosiddetti «Vespri siciliani», ma mai nessuna fonte ha riportato una connessione con il celebre viaggiatore e mercante. Ruggero è stato catturato in più di una occasione, ma non negli anni della prigionia di Marco e Rustichello da Pisa (imprigionato dopo il 1284) e soprattutto mai sarebbe finito nelle carceri genovesi. Altra cosa da tener presente è che Marco Polo potrebbe non aver mai avuto una mappa nautica tra le sue disponibilità, probabilmente, non ne avrebbe avuto bisogno considerato che il percorso alla volta del Cathay, ovvero la Cina settentrionale mongolica cui si giunge attraverso le Vie della Seta, era in gran parte via terra.
In ogni modo, un piccolo ragionamento su un altro documento potrebbe essere d’aiuto, il riferimento è alla Carta Pisana, la più antica carta portolanica giunta fino a noi. Questo documento è così denominato perché era nella disponibilità di una famiglia di Pisa, sebbene disegnato da un genovese. A lungo si è ritenuto di poterlo assegnare alla fine del XIII secolo, infatti, è sicuramente posteriore al 1256 per l’attestazione del toponimo Manfredonia (6). Tutta una serie di elementi relativi a situazioni storico-politiche della seconda metà del 1200 induce a ritenere questo documento sicuramente tratteggiato in questi anni, forse datato 1290 e perciò contemporaneo alla «Mappa con barca», per come è stata collocata dalla LC. La Carta Pisana rappresenta un cimelio di un periodo in cui la cartografia si stava sviluppando e perciò anche la conformazione della terraferma ha spesso aspetti rudimentali e poco corrispondenti alla realtà: le linee sono tracciate in modo incompleto, manca il Mar Nero e le Coste Atlantiche figurano in stato embrionale. Nuove analisi di laboratorio e l’uso del radiocarbonio collocano questo documento nell’Italia centrale e lo posticipano agli inizi del XV secolo. Ciò detto, la Carta Pisana sarebbe di poco anteriore alla «Mappa con barca», se considerassimo per quest’ultima come datazione presunta quella in cui abbiamo la certezza del passaggio di proprietà attraverso Giulio Cesare de Rossi, che trova corrispondenza nella forma dei toponimi inseriti che sembrerebbero quelli in uso nel XVI sec., inoltre saremmo geograficamente vicini alla zona in cui è certa la produzione di mappe nautiche. Una certa convergenza tra questi due documenti così difformi è perciò possibile.
È anche il caso di far notare che Marco e Rustichello da Pisa sono stati entrambi prigionieri a Genova. La prigionia di Marco potrebbe essere iniziata nel 1296, dopo una battaglia navale avvenuta nell’Armenia minore ai danni di navi mercantili, oppure nel 1298 forse a seguito di un evento simile, presso l’isola di Curzola (7 settembre 1298), che vide la vittoria dei genovesi a danno dei veneziani. Marco avrebbe potuto avere accesso alla «Mappa con barca» proprio durante la sua detenzione, sappiamo con certezza che il carcere di Genova ospitava personalità colte e raffinate che fungevano da copisti, e che avevano conoscenze tali per cui non sarebbe stato troppo arduo per loro tratteggiare una qualche mappa nautica. La scelta di soffermarci sulla Carta Pisana piuttosto che su altre specifiche mappe, è stata dettata proprio da quegli elementi che sembrano accomunare i due documenti e la circolazione del racconto poliano (7), perché altre similitudini non sembrano esservi.
In definitiva, sebbene la «Mappa con barca» sia ritenuta spuria non sembra avere avuto una storia tanto diversa da altri documenti la cui datazione può slittare con facilità grazie a nuovi esami. Le due colonne in cinese che compaiono nella carta sono state scritte da qualcuno che non padroneggiava bene quella lingua, Marco Polo doveva parlare una qualche forma di cinese colloquiale e semplificato ma di certo non aveva familiarità alcuna con gli ideogrammi, perciò chi ha usato, e male, una lingua non molto diffusa nell’Europa di quegli anni? O meglio ancora, chi è l’anonimo che ha aggiunto quel commento a un testo che potrebbe essere stato elaborato in più fasi, e da più mani (8)? Christopher de Hamel (1950-), specialista in MSS medievali miniati e collaboratore di Sotheby’s, in una lettera datata 26 ottobre 1979 annota: «.. questi materiali possono essere copie del XVIII sec. di originali smarriti, oppure si tratta di documenti originali, in tutto o in parte, che sono stati annotati nel XVIII sec., quando anche l’inchiostro sarebbe stato ritoccato e comunque meriterebbero una attenta analisi…» [OLSHIN, 2014, 11]. Se questi interventi sono da ascriversi al XVIII sec., possibile che Marciano Rossi che sembra essere una fonte bene informata, non sapesse che i suoi antenati avevano sottoposto a restyling quei documenti? La carta su cui ci si è soffermati brevemente è sicuramente spuria, ma il vero problema sta nel fatto che non ci sono prove di contatti diretti tra Marco Polo (o una delle sue figlie) e il valente condottiero Rogério da Lauria, posto che sia davvero lui il Ruggero Sanseverino di cui si parla. In aggiunta a ciò, i pochi studi effettivamente dati alle stampe sull’argomento riportano datazioni troppo ballerine.
Marciano Rossi, ben consapevole del tesoro che aveva ereditato, ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità perché gli studiosi di cartografia dell’epoca (9) si interessassero a quei documenti, facendo un dono speciale a una grande istituzione culturale americana, il risultato però è stato sicuramente inferiore alle aspettative.
Non è improbabile che nuove scoperte possano gettare una luce diversa su taluni avvenimenti del passato. Marco Polo ci ha già sorpreso in tal senso in tempi recenti, e non è improbabile che l’immenso Archivio di Stato di Venezia ci regali nuove emozioni. La fortuna letteraria di Marco Polo è stata tale che anche Cristoforo Colombo (1451-1506) possedeva una copia de Il Milione che annotava (10), interessato com’era a quel Giappone, terminale delle Vie della Seta, che Marco Polo non aveva visitato di persona, ma di cui forniva un’accattivante descrizione (11). Una certa quantità di mappe aggiornate o rimaneggiate doveva necessariamente circolare, e la «Mappa con barca» potrebbe essere stata una di queste. La vera stranezza semmai è la presenza di questi documenti sul finire del XIX sec. in località poco note e non connesse alle principali vie di comunicazione, a riprova del fatto che la circolazione dei saperi è sorprendentemente imprevedibile, e che tra storia e leggenda c’è sempre un punto di incontro.
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Note
(1) B.B. OLSHIN, The Mysteries of the Marco Polo Maps, Chicago - London, UP, 2014.
(2) In effetti, tra i Mille sbarcati a Marsala c’erano Pietro Rossi e Andrea Rossi, di cui è sconosciuta la provenienza.
È da escludersi che Luigi Rossi possa essersi unito all’esercito messo insieme da Garibaldi perché annota il maggiore Michele Csudafy «La ritirata [N.d.R.* da Roccaromana] si fece per Statigliano, Latina e Baia, nei quali paesi soffrimmo dalla popolazione e alcuni soldati ritardatari furon presi prigionieri»: A. IODICE, La battaglia del Volturno: 1-2 ottobre 1860. Nuove Ricerche e Documenti [Collana di studi storici, 5], pres. di G. GALASSO, Napoli, s.e. 1990, 51.
(3) B.B. OLSHIN, The Mystery of the ‘Marco Polo’ Maps: An Introduction to a Privately-Held Collection of Cartographic Materials Relating to the Polo Family, in «Terrae Incognitae», 39 (2007), 1-23.
(4) Sua moglie Margherita Lancia, morta intorno al 1317, una figlia Ilaria, moglie di Enrico, figlio del conte Tommaso da Sanseverino (linea di Salerno), morto prima del 1317.
(5) Tra i personaggi con questo nome: Ruggero Sanseverino, conte di Mileto e Terranova, di cui esiste una donazione di beni mobili e immobili datata 2 agosto 1378, questo Ruggero sembrerebbe essere figlio del duca d’Amalfi. Un Ruggero Sanseverino, conte di Altomonte, è attestato nel 1394; quindi Ruggero Sanseverino conte di Tricarico e Corigliano, attestato nel 1418. Tutti questi Ruggiero sembrano troppo tardi rispetto alle nostre necessità.
(6) La città venne fondata da Manfredi di Sicilia (1232-1266), figlio di Federico II di Svevia (1194-1250) nel gennaio 1256: R. ROMANO, Sulla validità della ‘Carta Pisana’, in «Atti dell’Accademia Pontaniana», 32 (1983), 89-99.
(7) A. ANDREOSE - C. CONCINA, «A monte di F e f. Il Devisement dou monde e la scripta dei manoscritti francesi di origine pisano-genovese», in Forme letterarie del Medioevo romanzo: testo, interpretazione e storia. XI Congresso Società Italiana di Filologia Romanza (Catania, 22-26 settembre 2015) [Medioevo Romanzo e Orientale. Colloqui, 14], a cura di A. PIOLETTI & S. RAPISARDA, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2016, 15-38.
(8) Per una analisi del testo: A. TAMBURELLO, Le isole delle donne [Il Loto, 13], Torino, Promolibri, 1995, 28-29.
(9) L. BAGROW, The Maps from the Home Archives of the Descendants of a Friend of Marco Polo, in «Imago Mundi: The International Journal for the History of Cartography», 5 (1948), 3-13.
(10) Cfr. Il Milione con le postille di Cristoforo Colombo, a cura di L. GIOVANNINI, Roma, ed.zni Paoline, 1985; El libro de Marco Polo (ejemplar anotado por Cristóbal Colón y que se conserva en la Biblioteca Capitular y Colombina de Sevilla) [Tabula Americae, 5], (ed. por) J. GIL, pres. de F. MORALES PADRÓN. Madrid, Testimonio, 1986.
(11) L. MINERVINI, Il Giappone di Marco Polo: redazioni e redattori a confronto, in «Le forme e la storia: Rivista di Filologia Moderna» [Letteratura, alterità, dialogicità: Studi in onore di Antonio Pioletti], n.s. 8/2 (2015), 637-52.

Rosa Conte
(da Il Sidicino - Anno XVIII 2021 - n. 9 Settembre)