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Conca della Campania

Celebrata la Giornata della Memoria - 1943 - 1° novembre - 2009
 
Pubblichiamo la relazione tenuta da Pasquale Comparelli in occasione della manifestazione a ricordo dell’eccidio nazista dell’autunno del ‘43. Nel lodare l’iniziativa dell’amministrazione concana ci duole, purtroppo, rimarcare l’assoluto silenzio della nostra amministrazione nei confronti delle vittime teanesi, deportate a centinaia in Germania e ammazzate a decine sul nostro territorio.
 

Il tributo di sangue e di dolore dato dalle nostre famiglie all'occupazione tedesca ha inizio il 9 settembre 1943, il giorno dopo l'armistizio, quando Pasquale Di Gasparro, 27 anni, soldato appena ritornato dal fronte, viene assassinato nei pressi del Comando tedesco di Villa del Monte; lasciava la moglie Gilda e la figlia Carmelina di 7 mesi. 23 settembre 1943, 128 uomini validi, tra cui ragazzi di 17 e 18 anni, vengono rastrellati e deportati nei campi di concentramento in Germania. 6 di loro non torneranno più. 1° novembre 1943, sul far del giorno si presenta ad Orchi un Ufficiale americano, travestito da frate mendicante, con mansioni esplorative, il quale avvista un soldato tedesco e lo uccide, con la collaborazione di due abitanti del luogo. L'ultimo militare rimasto ad Orchi, quando gli altri erano già partiti, riesce ad avvertire il suo Comando, poco distante, che invia sul posto una pattuglia che mette a soqquadro il paese distruggendo e incendiando. Poi 13 persone vengono sbrigativamente prese a caso per essere fucilate sulla piazzetta del paese, tra queste anche una mamma e le tre figlie piccole, di 14, 7 e 4 anni, che, al momento dell'esecuzione vengono risparmiate da un atto di umanità di un militare tedesco, appena giunto sul posto. Gli altri catturati, tra cui una donna di 77 anni, Ginevra Di Petrillo e tre ragazzi, Domenico Cinquegrana di 16 anni, Nicola Imondi di 16 anni e Simeone Alfredo di 20 anni, vengono trafitti dai mitra dei nazisti, i quali non si placano e scendono a Cave, dove si verificheranno i fatti più cruenti; fucilano subito Antonio De Orchis, 76 anni, sui gradini della chiesa, poi rastrellano 19 uomini, i soli che riescono a trovare, tra questi anziani, ammalati e due ragazzi: Pasquale Cerasuolo, di 16 anni e Antonio Pescarino , di 15 anni, ma lungo il percorso 3 di questi catturati vengono messi in salvo da un gesto di umanità di un soldato che controlla gli ultimi della fila, probabilmente lo stesso che ad Orchi aveva fatto liberare la donna con le 3 figlie. Nella contrada Faeta, oggi completamente spopolata, i condannati vengono obbligati a scavarsi la fossa l'uno per l'altro.
Nei documenti dell'Archivio di guerra americano si conserva una relazione scritta da Alessandro Di Gasparro, classe 1898, di Cave, testimone oculare dell'eccidio di Faeta, dalla quale apprendiamo che le uccisioni avvenivano per gruppi di 3 persone, ma evitiamo di descrivere gli strazianti particolari di quel massacro, soffermandoci brevemente su quanto ci ha detto un'altra testimone oculare di quella tragedia, Elena Sarao, allora ventenne, che oggi vive a Catailli, la quale aggiunge un episodio toccante: Pasquale Cerasuolo teneva stretto sotto la giacca un pezzo di pane, che la madre, credendo che il figlio fosse stato preso prigioniero, gli aveva frettolosamente consegnato, correndogli dietro, quando il figlio era già nelle mani dei tedeschi. Quel pane era caduto a terra crivellato dai proiettili e intriso di sangue, insieme ai corpi abbracciati e senza vita di Pasquale e del padre Antonio.
I militari tedeschi continuano la loro corsa nefasta e nella campagna di Patierno fucilano a bruciapelo Giuseppe Calce, di 28 anni, che lasciava la moglie e 3 figli in tenera età: Antonio, di 3 anni, Fiore, di 2 anni e Agostino, di 2 mesi.
L'ultima barbarie si consuma il 4 novembre, nella Villa Del Monte, poco distante dalla frazione Piantoli, in cui i tedeschi avevano rinchiuso 5 uomini, catturati il giorno precedente, ma prima di ripartire fanno crollare con le mine il maestoso e splendido palazzo, lasciandovi rinchiusi i prigionieri, che moriranno dopo una lenta agonia di 15 giorni. I loro corpi verranno estratti e riconosciuti solo il 29 giugno 1944.
La strage nazista consumatasi qui nell'autunno di sangue 1943, rimasta indelebile nella memoria locale ed ormai conosciuta in tutta Italia anche per merito delle rassegne itineranti, sapientemente ed appassionatamente curate dal Prof. Felicio Corvese, è considerata tra le più dolorose, sia per la crudeltà che l'accompagnò, sia per l'identità delle vittime: anziani, ammalati, donne e ragazzi, sia per l'elevatissimo numero delle uccisioni in rapporto alla popolazione all'epoca residente.
Mons. Francesco Tommasiello, vescovo di Teano-Calvi, scomparso nel 2005, in merito all'eccidio di Conca, annotava testualmente: ”...Si tratta davvero di un olocausto, nobile e glorioso, non meno di altri… E come le popolazioni concane, sulle fumanti macerie, con fede tenace e incrollabile speranza, operarono sessant'anni or sono, il miracolo della ricostruzione, anche oggi, nella concordia sociale e nel senso del sacrificio, faranno bella e spiritualmente feconda la loro terra”.
La celebrazione commemorativa odierna si conclude nella convinzione che nessuna medaglia può cancellare il ricordo di quella immane tragedia, ma un'adeguata onorificenza alla memoria contribuirebbe a dare il giusto senso al sacrificio dei caduti, dignità al dolore dei familiari ed avvicinare alle Istituzioni un popolo fino ad oggi dimenticato.

Pasquale Comparelli
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 12 Dicembre)