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Indice Valentino Compagnone
 
 
Evoluzione della toponomastica cittadina come debole
ma reale testimonianza di storia
 

La recente ridenominazione della piazza, che da Umberto I è stata intitolata ai tragici fatti che ruotano intorno alla data del giorno della deportazione del 23 settembre 1943, ci porta ad una breve cronistoria della toponomastica e alla differente emozione ed accoglienza che colse la cittadinanza e gli amministratori alla notizia della morte del re Vittorio Emanuele II e del re Umberto I.
La piazza intitolata al re Umberto I dopo il suo assassinio da un anarchico, episodio che a quanto si racconta aveva destato unanime e profondo cordoglio in Teano, che non aveva invece accompagnato la solennemente rituale ma fredda accoglienza che aveva avuto la scomparsa il 9 gennaio 1878 di Vittorio Emanuele II perché persistevano i segni delle cicatrici che la fine del Regno delle due Sicilie e dei Borboni avevano lasciato soprattutto nella classe per la quale la fedeltà faceva premio sul sentimento patriottico.
La piazza il cui nome ricorda gli eventi del settembre 1943 con la deportazione e che sostituisce quello del re che ha dato il nome al periodo più "contenuto" della vita post unitaria sostituendo quello di piazza Nazionale, legato a quel maggiore evento che era stato la Unita d'Italia e che non sostituiva alcun altro nome perché la piazza non ne aveva alcuno.
La scomparsa di Vittorio Emanuele II dette luogo ad una altra trasformazione della toponomastica cittadina: il corso intitolato a Ludovico Abenavolo diventò corso Vittorio Emanuele II, elemento di una attività celebrativa tanto intensa e formale quanto fredda del Comune, documentata dalla delibera che si pubblica a seguire, che ebbe inizio col messaggio del Sindaco al Ministro (morto il re viva il re !) degli interni col quale esprimendo le condoglianze fa voti di "prosperità" al successore Umberto I , ed alla convocazione del Consiglio comunale per deliberare il programma della celebrazione delle onoranze che comprendeva:
-Solenni funerali nella chiesa di S Francesco ponendo sul catafalco Reale eretto nella chiesa epigrafi da porre sulla porta della Chiesa e sul tumulo vari epigrafi;
-Erezione di una statua da collocare nella sala del Consiglio;
-Dedicare la strada che è intitolata a Ludovico Abenavolo al re scomparso.
Per realizzare il programma si stanziava una somma di lire 1000 scusandosi che le ristrettezze del Comune non permettevano una maggiore spesa.
Con le riserve del consigliere Ciello, che chiedeva di aumentare la dotazione di 1000 lire di altre 300 ma da spendersi per i poveri”, mentre il consigliere Mongillo osservava che era opportuno rinunciare alla statua perché certamente i fondi deliberati non avevano la capienza per quella spesa e suggeriva che piuttosto si "largheggiasse distribuendo pane ai poveri".
Il programma fu approvato con una singolare "unanimità" ma della statua al primo re d'Italia non c'è traccia alcuna.
Quella unanimità è però ingannevole e nascondeva la freddezza con la quale gran parte del Consiglio comunale, che raccoglieva gran parte degli esponenti della buona società teanese manifestava la propria indifferenza per il permanere di forti sentimenti di appartenenza al vecchio stato borbonico che aveva indotto uno dei maggiori e celebrati Sindaci che ha avuto Teano nella persona di don Gaetano Genovese Sindaco al momento dello ingresso del re a Teano del 24 ottobre 1860 a rifiutare la prosecuzione del mandato.
La seduta del Consiglio comunale del 30 gennaio 1878 in seconda convocazione che esaminerà il programma delle celebrazioni vedrà presenti solo 9 membri del Consiglio ma assente la maggioranza di consiglieri: 19 su 28 conteggiando però lo scomparso Cardente, un nome che riecheggia le più intense vicende risorgimentali a Teano: Felice Cardente primo deputato al Parlamento nazionale impresa che non riuscì a Nicola Gigli ex ministro borbonico con studio di avvocato a Napoli piazza Domenico Maggiore 7, che non disdegnava evidentemente di prendere parte attiva alla vita dello stato unitario.
Tra gli assenti tutti i rappresentanti della aristocrazia e della borghesia per un ragione o per l'altra con riserve verso il re piemontese e anteponendo alcuni consiglieri presenti alle ragioni reali quelle dei poveri e delle finanze comunali danno forza alla convinzione che la solennità conferita alle celebrazioni dal programma Comunale riflette più una disciplina ufficiale che una emozione per la scomparse del re dell’Unità d’Italia, che fu, invece, da quando si tramanda reale e profonda con la scomparsa di Umberto I allorché erano scomparsi i membri di quel ceto che aveva partecipato alla vita del Regno delle due Sicilie di cui conservava fedele memoria.

Valentino Compagnone
(da Il Sidicino - Anno XVIII 2021 - n. 7 Luglio)