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San Felice di Pietravairano: catasto onciario del 1754

(parte I)
 
S. Felice di Pietravairano (foto di Mimmo Feola)
 

Il 12 giugno 1754, a norma delle Prammatiche de forma censualis et capitationis sive de catastis, emanate nel 1741 dalla Regia Camera della Sommaria per la formazione del Catasto Onciario in esecuzione del dispaccio 4 ottobre 1740 di Carlo III di Borbone, veniva pubblicato il Catasto Onciario dell'Università di San Felice (1) con l'intervento del sindaco Giuseppe Pascale e dell'Eletto Leonardo Cocco e dei deputati della Commissione - nominata dal Parlamento cittadino - che aveva provveduto all'apprezzo dei beni ed alla discussione delle rivele (2) nelle persone di Leonardo Antonio Rienzo, Geronimo Tana, Francesco di Robbio, Ferdinando Tartaglione, Giovanni Palumbo, Alessio Zappitelli.
Con l'avvenuta pubblicazione dell'Onciario, il Cancelliere dell'Università poteva compilare il Libro dell'esazione, corrispondente all'odierno ruolo, da consegnare all'esattore per la riscossione delle tasse (3).
Il Catasto venne redatto in duplice esemplare, uno dei quali fu conservato in Archivio (4) mentre l'altro venne depositato presso la Camera della Sommaria a Napoli.
Vi sono registrate 204 partite catastali, 178 delle quali si riferiscono a persone fisiche (5), indicate secondo l'ordine alfabetico dei prenomi nell'ambito delle varie categorie previste dalle relative Istruzioni, e 26 a persone giuridiche, cittadine e forestiere.

1- La rilevazione demografica
Nel 1754, San Felice aveva una popolazione di 126 abitanti, suddivisi in 31 nuclei familiari (28 di cittadini abitanti (6) e tre di forestieri abitanti (7)):
                                                   maschi       femmine           totali
                    cittadini    abitanti         57                 56                     113
                    forestieri   abitanti           6                    7                        13
                                      totale 63                 63                     126

La consistenza dei nuclei familiari variava da un minimo di due componenti ad un massimo di 12, come per la famiglia di Giovanni di Fusco (8) con il quale convivevano la terza moglie, sette figli (di cui tre di primo letto, uno di secondo letto e tre dell'ultimo matrimonio) e tre nipoti.
In merito alla ripartizione della popolazione per età mi sono servito di due criteri di rilevazione, il primo (tabella n. 1) per classi decennali di età ed il secondo (tabella n. 2) per classi di differente ampiezza relative alle varie stagioni della vita umana: all'infanzia e giovinezza (fino a 14 anni), all'età lavorativa (da 15 a 50 anni), all'età della maturità (da 51 a 65 anni) e all'età della vecchiaia (da 66 anni in poi).
Alla stregua dei dati censiti è risultato, in particolare, che:
a) - si trattava, nel complesso di una popolazione alquanto giovane, con una età media di 24 anni;
b) - un quarto della popolazione (n. 33 soggetti) era compresa nelle classi di età sino a 10 anni, con una leggiera preponderanza dei maschi (51,51 %);
c) - la categoria degli ultrasessantenni, pari al 4,06 % della popolazione, comprendeva un maschio e quattro femmine (9);
d) - i soggetti, sia maschi che femmine compresi tra 15 e 65 anni, potevano garantire con tranquillità il mantenimento e l'assistenza delle classi improduttive (minori ed anziani) che rappresentavano poco più di un terzo della intera popolazione.

2. La situazione abitativa
La maggior parte delle famiglie di San Felice era proprietaria della casa in cui abitavano (tabella n. 3) e soltanto 8 famiglie, pari al 27,58 %, abitavano case in locazione.
Con riferimento all'estrazione sociale delle famiglie che vivevano in case in affitto (10), risulta che sei case erano abitate da bracciali e due da massari.
Cinque case date in fitto appartenevano alla Camera Baronale ed una per ciascuno al Marchese Grimaldi, a Roscigniolo Angela e a Leonardo Maddalena.
Per quanto riguarda la pigione annua si andava da un minimo di 10 carlini (11) ad un massimo di 4 ducati che il massaro Cocco Leonardo versava alla Camera Baronale per una abitazione di quattro vani, tre superiori ed uno inferiore (12).
Tutte le case si trovavano in località interne del Castello delle quali il Catasto ci ha conservato i relativi toponimi: la Torre seu Palazzo Nuovo (13), Palazzo Vecchio (14), Lo Cavuto (15).
Una casa di proprietà dell'Arcipretura di S. Nicola risultava data ad abitare per carità (16).

3. La proprietà fondiaria
L'Onciario evidenzia una frammentazione della proprietà fondiaria in ben 390 appezzamenti dei quali il 50,25 % apparteneva a centoquarantuno forestieri, in massima parte di Pietravairano (17), come si rileva dalla tabella n. 4.
La descrizione analitica della proprietà fondiaria offre la possibilità di verificare la distribuzione sul territorio di varie colture (tabella n. 5) e di evidenziare in termini reali, il paesaggio agrario di San Felice a metà del '700 dominato per l'83% da terreni seminativi.
Non risultano censiti vigneti anche se, indipendentemente dalla coltura principale, è frequente l'annotazione relativa alla presenza di piante di vite (18).
L'accertata diversificazione di colture su uno stesso fondo conferma la tendenza, nei contadini, di fare affidamento su una produzione agricola varia che potesse garantire un'autosufficienza alimentare alla propria famiglia.
Di tutte le famiglie che abitavano stabilmente nel Castello di San Felice dieci possedevano un orto e tre ne possedevano due; questi orti, la cui superficie variava da una misura a mezzo moggio, erano ubicati fuori le mura del Castello tranne due che si trovavano accosto (19) o poco lontano (20) dalle abitazioni dei proprietari site all'interno del Castello.
Sul territorio è registrata la presenza di un molino che non stà più in essere ma diruto, detto perciò il Molino Vecchio di niuna rendita (21), bene feudale del Marchese Giovanni Battista Grimaldi, e di cinque masserie:
1) - una massaria con casa di più membri superiori ed inferiori, aria astricata, pozzo, cortile ed altre commodità con territorio di moggia settantatrè laborandine, incluse anco le moggia quattro di territorio chiamato a S. Nicandro che si dividono dalle restanti moggia sessantanove per mezzo di un Rivo Pubblico ….. E di più possiede altre moggia sei di territorio boscoso di castagne e querce, accosto a detti territorij aratorij, chiamato la Selvozza, quali territorij tutti compongono la sudetta Massaria delli Parilli (proprietario Alessandro Zarone di Roccaromana);
2) - una massaria con casamento di più membri, aria astricata, pozzo ed altre commodità, di moggia 32, luogo detto Castagneto (bene feudale del Marchese Giovan Battista Grimaldi);
3) - un territorio di moggia quarantatrè e mezzo, con casamento di diversi membri, superiori ed inferiori, ad uso di massaria, luogo detto La Massaria di S. Agapito (proprietario il Beneficio sotto il titolo della SS.ma Annunziata della omonima Chiesa della Città di Teano);
4) - un territorio di moggia quarantuno, moggia dieci arbustato, le restanti aratorio, con casa di più membri superiori ed inferiori, pozzo ed altre commodità per uso di Massaria, luogo detto S. Elena (proprietario il sacerdote Don Nicola Geremia di Pietramelara);
5) - un territorio seminatorio di moggia quarantacinque con casa di più membri superiori ed inferiori, aria astricata, fontana ed altre commodità per uso di Massaria, luogo detto S. Janni (proprietario Giovanni Battista Monachetti di Venafro).
La proprietà fondiaria, con una rendita complessiva di once 3202.20 pari al 78,84 % del totale (22), apparteneva in massima parte a forestieri laici non abitanti tra i quali era compreso il Marchese Grimaldi che, con il 39,67%, rappresentava il maggior proprietario terriero del Castello.
I fondi rustici di San Felice risultavano distribuiti in 143 contrade i cui toponimi facevano riferimento, in particolare, sia a Benefici ecclesiastici ed a Chiese o Cappelle campestri (Sant'Aniello, Sant'Elena, Santa Elisabetta, Santo Janni, Santa Maria dello Prato, San Martino, Santo Stefano etc.), per lo più menzionate nelle Decime del XIV secolo (23), e sia a nomi personali (Campo di Pietro, Case di Odde anticamente lo Gallinaro, etc.) o a cognomi di famiglie locali (Padula degli Migliacci).
Erano presenti zoonimi (Costa seu la Fontana dello Palumbo, via delli Cavalli), fitonimi (Castagneto, Ceraso, Milo, Pigna) ed anche toponimi che si relazionavano con l'ambiente naturale (Boscarello, Costa di San Felice, Grotta dello Ciesco, Lago della Parata seu Laoscello, Pesca seu l'Aria, Petrosa, Riofusco, Rivozzo di Cacangi, Vallone della Pezza del Ponte), con le condizioni del suolo (Cese, Cesolle, Padula, Pantano, etc.) o con le colture praticate (Oliveto, Vignia).
Altri toponimi facevano riferimento, invece, ad impianti privati (Campandoli seu Lo Molino di Selva), a strutture civili o religiose (Polveca, Ponte della Starza seu Formale, Ponte di San Felice, Badia di San Giovanni) oppure si relazionavano con l'antica denominazione romana (Pucciano).
Vi erano, infine, toponimi che si rapportavano all'allevamento del bestiame (Caprareccia, Porcareccia), a caratteristiche della viabilità locale (Trivio seu lo Triucio) oppure alla presenza di pregresse localizzazioni dell'antico abitato (San Felice Vecchio).

4. Il patrimonio zootecnico
Nel 1754 vennero censiti a San Felice 1053 capi di bestiame (tabella n. 6) dei quali il 97,53 % in uso diretto dei padroni ed appena il 2,47% dato a soccida (24) o a menando (25); 944 capi di bestiame, 24 dei quali risultavano dati a soccida o a menando, appartenevano al Marchese Grimaldi.
In particolare, con riguardo alla consistenza del patrimonio zootecnico, si può osservare:
- che, i somari posseduti non erano sufficienti per assicurare ad ogni famiglia, la possibilità del trasporto di persone e di cose attraverso un territorio comunale molto esteso;
- che, sembrava sufficiente, seppure contenuto, l'allevamento dei maiali che rappresentavano, soprattutto per le famiglie economicamente più deboli, un buon investimento in provviste alimentari a medio ed a lungo termine.

5. La formazione della tassa
Le once di reddito imponibile (26), distinte per categorie di contribuenti, furono elencate nella Collettiva generale delle once (27) in base alla quale si procedette, poi, alla formazione della tassa dei forestieri non abitanti (a) e dei cittadini (b).
a) - Gravavano sull'Università di San Felice, come peso inevitabile, le seguenti uscite, per un ammontare di ducati 116.3.18 (28), alle quali dovevano contribuire i forastieri bonatenenti non abitanti (29):
alla Regia Corte per l'imposizioni ordinarie ed estraordinarie  d.    14.3.02
alla Regia Corte per le franchiggie del nuovo Battaglione .…    d.      9.3.09
al Regio Percettore …………….……………………………. d       2.3.10
al Marchese Grimaldi per fiscali ed altro ………………..     ..... d.    69.3.17
per provisione all'Esattore …………………………   ……… d.    20.0.00
La somma di ducati 116 e grana 78, divisa per il totale delle once accatastate (4673.15 ⅓), comportò la tassazione – per ogni oncia - a carico dei forestieri non abitanti di grana due e mezzo con un incasso a favore dell'Università di San Felice della somma complessiva di ducati 99.3.15, così distinti:
- dai forestieri bonatenenti non abitanti laici ............................... 92.4.10.7/12
- dai forestieri bonatenenti non abitanti ecclesiastici secolari ..…. 2.2.07.5/12
- dalle Chiese ed altri Luoghi Pij forestieri ....................................... 4.1.17 (30)
b) - Poiché l'Università di San Felice doveva far fronte per l'anno 1754 ad uscite per un totale di ducati 202 e grana 78 (31) (tabella n. 10), la tassa dovuta dai cittadini, dai forestieri abitanti laici e dagli Ecclesiastici secolari fu fissata in grana nove per oncia di reddito imponibile con un residuo attivo di 17 carlini che furono messi da parte per qualche estraordinario bisogno dell'Università (32).
Dal bilancio di San Felice per l'anno 1754 risultava, in particolare, che l'Università non disponeva di entrate proprie, che quasi il 50% delle uscite era rappresentato da debiti verso la Regia Corte, il Regio Percettore ed il feudatario e che era, particolarmente esagerata, la provvigione dell'esattore pari al 10% delle entrate.

6. Il Marchese Grimaldi
La partita catastale (33), relativa a Don Giovanni Battista della nobilissima Famiglia dei Signori Grimaldi della Repubblica di Genova Padrone de' Feudi della Pietra, S. Angelo, Raviscanina, si trova inserita tra i forestieri bonatenenti assenti in quanto il Marchese abitava stabilmente a Sant'Angelo di Raviscanina, un altro feudo di famiglia (34).
Giovan Battista Grimaldi, oltre ai beni burgensatici (35), che saranno indicati successivamente, possedeva i seguenti beni feudali che per legge erano esenti da qualsiasi tassa:
1) -il Palazzo Baronale con tutte le commodità e giardino contiguo, affittato per quattro ducati all'anno;
2) - un'altra casa di membri quattro con altri due membri accosto ad uso di stalla e cantina, affittata per ventisei carlini all'anno;
3) - un'altra casa di membri quattro luogo detto Palazzo Vecchio con cisterna, affittato per quattro ducati all'anno;
4) - un'altra casa bislunga con arco in mezzo, con un altro picciolo casalino accosto per uso di stalla, luogo detto Palazzo Vecchio, affittata per quattro carlini all'anno;
5) - un'altra stalla luogo detto Palazzo nuovo, affittata per sedici carlini all'anno;
6) - un'altra casa di membri tre luogo detto la Torre, seu Palazzo Nuovo, affittata per diciotto carlini all'anno;
7) - un'altra casa di membri sette, superiori ed inferiori, luogo detto Palazzo Vecchio, affittata per quattro ducati all'anno;
8) - un'altra stalla luogo detto Palazzo Nuovo, affittata dieci carlini all'anno;
9) -un'altra casa di membri quattro, con forno, luogo detto Palazzo Vecchio, per uso proprio stabilita la rendita per annui carlini quindici;
10) - un'altra casa a Palazzo vecchio, affittata per dieci carlini all'anno;
11) - un'altra stalla luogo detto Palazzo Nuovo, affittata per dieci carlini all'anno;
12) - una massaria con casamento di più membri, aria astricata, pozzo ed altre commodità, di moggia 32 in località Castagneto;
13) - un molino che non stà più in essere ma diruto, detto perciò il Molino Vecchio di niuna rendita;
14) - la somma di ducati 51 e grana 50 (36) riscossa dall'Università per la Zecca e Portulania;
15) - sei fondi rustici.
Il Marchese Grimaldi, invece, per i beni che possedeva come privato cittadino fu accatastato con un reddito di once 2229 e grana 25⅓, delle quali once 1611.20 per terreni, once 298.01⅓ per gli animali ed once 320.04 per censi e rendite varie.
In particolare, il Marchese possedeva:
I) -  n.23 selve seu boschi piani e montagne con varie denominazioni dai quali esigeva annui docati trecento e più per il taglio della legna e per il pascolo dell'erbe selvagge.
Per queste proprietà si decise di non caricare la relativa rendita in quanto, pur essendo dubbia la documentazione esibita, l'Università – allo stato - non era in grado di poterla contestare con altra più chiara scrittura per cui si era soprasseduto in attesa di ricevere dalla Regia Camera una più giusta e ragionevole determinazione.
II) - n. 28 fondi rustici tra i quali si distinguevano per estensione e per la presenza di locali e strutture agricole:
1) - il fondo la Starza di 103 moggia, 25 delle quali di territorio feudale non tassate, con casamento di più e diversi membri, superiori ed inferiori, aria astricata, pozzo ed altre comodità per uso di magazzino;
2) - il fondo la Pigna di moggia 6 con casa, aria astricata, pozzo ed altre commodità;
3) - il fondo la Petrosa alias la Corte delle Fico di moggia 77 con casa, aria astricata, pozzo, forno ed altre commodità, framezzato dà più fossi per l'esito dell'acque;
4) - il fondo la Porcareccia di moggia 16 e mezzo con cortile e casaline scoverte;
5) - i fondi Santo Janni, la Caprareccia, lo Milo e le Cesolle, di moggia 59 con casamento, aria astricata, forno, pozzo ed altre commodità ad uso di Massaria.
III) - quattro grandi estensioni boschive:
a) - Campo di Pietro di  moggia 70 con castagne ed eschie;
b) - la Guarana di moggia 100 con castagne ed altre ghiande;
c) - il Boscarello di moggia 300;
d) - la Petrosa di moggia 800 con una falda di montagna di varie sorti di ghiande.
IV) - una montagna dà raccogliere mortella, solito affittansi docati quattordeci ogni due anni;
V) - un vasto tenimento di Montagne con le denominazioni, cioè Montefoscaro, lo Filetto, Rattavola, Puzzillo, le Croci, lo Monaco, Rosito, le Pertiche, S. Margherita, Le Lenze di Baja, ed altre varie denominazioni quali Montagne tutte attaccano l'una colla altra e compongono un solo corpo con varie specie di ghiande, ad eccezzione di quella detta Montefoscaro la quale viene divisa dall'altre per mezzo dell'anzidetto Piano detto lo Boscarello.
Il Marchese Grimaldi con un imponibile pari al 47,70 % del reddito complessivo si collocava al primo posto tra i contribuenti di San Felice.
(fine I parte)
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NOTE
1 - Oggi frazione del Comune di Pietravairano.
2 - La rivela, una specie di dichiarazione dei redditi ante litteram, era prevista dalla Prammatica del 17 marzo 1741.
3 - De Meo Giuseppe, Saggi di statistica economica e demografica sull'Italia meridionale nei secoli XVII e XVIII, 1962, pag.28.
4 - Questo esemplare è conservato presso la Biblioteca Comunale Raffaello Paone di Pietravairano
5 - Cittadini abitanti (26); vedove (2); ecclesiastici cittadini (1); forestieri laici abitanti (3); forestieri laici non abitanti (141); ecclesiastici secolari non abitanti (5).
6 - Elenco delle famiglie cittadine abitanti nel Castello di San Felice con l'indicazione dei relativi nuclei familiari: 1)- Cocco Leonardo (5), del Castello di San Felice; 2)- Cocco Nicola (2), del Castello di San Felice; 3)- Colella Gaetano (5), di Pietramelara; 4)- Colella Silvestro (3), di Baja; 5)- del Giudice Giacomo (4), del Castello di San Felice; 6)- di Robbio Francesco (6), del Castello di San Felice; 7)- di Robbio Giuseppe (4), del Castello di San Felice; 8)- di Robbio Michele (2), del Castello di San Felice; 9)- Falconiero Pasquale (2), del Castello di San Felice; 10)- Franciscone Gennaro (4), di Ailano;11)- Giordano Francesco (2), di Formicola; 12)- Izzo Pietro (5), di Pietramelara; 13)- Palumbo Antonio (4), di Baja; 14)- Palumbo Giovanni (7), di Baja; 15)- Panella Giovanni (3), del Castello di San Felice; 16)- Pascale Giuseppe (5), del Castello di San Felice; 17)-Pascale Giuseppe fu Nicola (4), del Castello di San Felice; 18)-Pasquale Michele (4), del Castello di San Felice; 19)- Pavone Pietro (4), del Castello di San Felice; 20)- Rienzo Leonardo Antonio (4), di Monteroduni; 21)- Risi Antonio (3), del Castello di San Felice; 22)-Tana Felice (2), del Castello di San Felice; 23)-Tana Geronimo (5), del Castello di San Felice; 24)-Tartaglione Ferdinando (7), di Monteroduni; 25)-Zappitelli Alessio (6), di Castello Petruso; 26)- Zappitelli Felice (3), di Castello Petruso; 27)- Micco Caterina (3), del Castello di San Felice, vedova; 28)- Roscignolo Maria Antonia (3), vedova Panella.
7 - Elenco delle famiglie di forestieri abitanti nel Castello di San Felice con l'indicazione dei relativi nuclei familiari: 1) - di Fusco Giovanni (9), della Pietra; 2) - di Fusco Nicola (3), della Pietra; 3) - Pietrantuono Tomaso (1), della Pietra.
8 - Onciario, folio 22.
9 - Nel 1754 i cittadini più anziani di San Felice erano Colella Silvestro di anni 64, Caterina Tana e Maddalena di Leonardo di anni 70.
10 - Per le case date in fitto si tassava la rendita dalla quale si deduceva il quarto per spese di riparazione e manutenzione.
11 - Un ducato era uguale a 2 tari - 1 tari era uguale a 2 carlini - 1 carlino era uguale a 10 grana - 1 grana era uguale a 12 cavalli.
12 - Onciario, folio 13.
13 - Onciario, folio 97.
14 - Onciario, folio 97.
15 - Onciario, folio 17/r.
16 - Onciario, folio 94.
17 - Forestieri laici, che possedevano terreni nel Castello di San Felice, distinti per località di provenienza: Pietravairano (n.118), Pietramelara (4), Marzanello (3), Sant'Angelo di Raviscanina (3), Baja (2), Piedimonte (2), Ripartimento di Raviscanina (2), Alvignano, Napoli, Piccillo, - Casale di Marzano, Roccaromana, Rocchetta, Santa Maria - Casale di Capua e Venafro (1)
18 - Onciario, folio 1, folio 5/r, folio 13/r, folio 14, folio 14/r
19 - Onciario, folio 18.
20 - Onciario, folio 5/r.
21 - Onciario, folio 97.
22 - Tabella n. 8.
23 - Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV - Campania, a cura di Mauro Inguanez, Leone Mattei Cerasoli e Pietro Sella, 1942.
24 - Contratto per l'allevamento del bestiame: i frutti erano divisi a metà previa detrazione del prezzo anticipato dal proprietario.
25 - Contratto con il quale il bestiame veniva concesso in uso.
26 - Onciario, folio 99-103.
27 - Onciario, folio 103.
28 - Onciario, folio 104.
29 - In questa categoria erano compresi i forestieri che possedevano beni nel territorio del Castello di San Felice.
30 - Onciario, folio 104.
31 - Onciario, folio 104/r.
32 - Onciario, folio 105.
33 - Onciario, folio 42.
34 - Il feudo di San Felice era stato acquistato nel 1637 dal Marchese Francesco Grimaldi, feudatario della vicina Terra della Pietra (Bilotti Pasqualino, San Felice in Provincia di Terra di Lavoro oggi frazione di Pietravairano - Il Castello e i suoi feudatari, inedito, 1979; Angelone Giuseppe, Il feudo di San Felice in Terra di Lavoro - testimonianze documentarie e note sulla successione feudale nei secoli XII – XVI, in Terra filiorum Pandulfi, Vol. II, 2002, pag. 27 e segg.).
35 - Erano i beni che il feudatario possedeva come privato cittadino.
36 - Questa entrata fu inserita tra i beni feudali con riserva dei diritti dell'Università in quanto si ritenne dubbia la documentazione prodotta (Onciario, folio 97/r - 98).
37 - Onciario, folio 23/r.

Renato Cifonelli
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 9 Settembre)