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San Liberato Martire: una devozione condivisa tra

Roccamandolfi e Pietravairano
 

L'uscita in questi giorni del libro di Antonio Robbio su «Pietravairano e San Liberato Martire» mi offre l'opportunità di parlare di questo Martire romano, vittima della persecuzione di Diocleziano, sulla cui devozione sono unite da oltre due secoli le comunità di Pietravairano [CE] e di Roccamandolfi [IS].
Le sacre reliquie del Santo sono custodite a Roccamandolfi, ove vennero trasportate da Roma nel 1780, in accoglimento della richiesta presentata alla Santa sede dalla feudataria del luogo, la Duchessa di San Demetrio Anna Ardojno Pignatelli (1), per venire incontro al desiderio dei suoi vassalli di avere nella propria Chiesa Madre il Corpo di un Santo Martire da venerare come un loro Protettore (2).
Liberato visse nella seconda metà del III secolo d. C., in un periodo burrascoso che è passato alla storia come l'Era dei martiri, perché furono tempi molto difficili per i seguaci di Cristo dominati dalla presenza, al vertice dell'Impero, di Diocleziano, Signore e Dio vivente come si era proclamato, al quale si deve una persecuzione crudele e sanguinaria.
Si ritiene che Liberato sia stato un militare e, forse, una guardia d'onore dell'Imperatore (3).
Ignoriamo quando aderì alla religione cristiana e se subì il processo come cristiano a seguito di denuncia o per aver rifiutato l'uso delle armi, come aveva fatto il centurione Marcello, martire anch'egli sotto Diocleziano, che al giudice che gli contestava l'addebito aveva così risposto: sì è vero, ho gettato via tutte le divise e 1e mie armi di soldato perché non era più conveniente che un cristiano, che militava nella dolce e santa milizia del suo Signore Gesù Cristo, continuasse a prestare servizio in un esercito non amato e che recava offesa alla religione (4)».
Non si può escludere che il rifiuto del servizio militare sia stato condiviso anche dal nostro Liberato il quale, aderendo al cristianesimo, certamente aveva accettato senza eccezioni il comandamento di non uccidere.
Come è noto, le azioni repressive nei confronti dei Cristiani, erano deter-minate essenzialmente da motivi politici ed in particolare dal timore che il diffondersi della religione cristiana potesse minare dalle fondamenta lo stesso Stato Romano.
L'essere Cristiani, infatti, non costituiva di per se reato.
Comunque, anche se Roma accoglieva ed onorava nel suo Pantheon tutte le divinità straniere è chiaro che l'affermazione dei Cristiani di essere fedeli al loro Re che era nei cieli non poteva non essere allarmante per chi deteneva il potere su questa terra (5), così come la propagazione del valore cristiano dell'uguaglianza fra tutti gli uomini non poteva non essere ritenuta rivoluzionaria, e come tale combattuta, da una società che sulla disuguaglianza fondava il suo potere.
Tratto a giudizio, Liberato, come tutti gli altri fratelli nella fede, aveva rifiutato di sacrificare all'Imperatore perché non era lecito ai Cristiani sacrificare ad un uomo (6), mentre per la giustizia romana sacrificare alle divinità dello Stato ed all'Imperatore era considerato un atto di devozione indispensabile per evitare di essere dichiarati colpevoli di ateismo (7) nei confronti della religione di stato.
Liberato fu riconosciuto colpevole e, quindi, venne condannato a morte.
L'esecuzione ebbe luogo a Roma, nella zona dove oggi si estende il quartiere di Monteverde, nei pressi delle Catacombe di San Ponziano nelle quali i fratelli di fede composero pietosamente il suo corpo.
Poiché San Liberato aveva testimoniato con il sacrificio della vita la fede di Cristo, la sua sepoltura senza nome venne adornata con la simbologia propria dei martiri come l'incisione sul sepolcro della palma e la conservazione, all'in-terno, di un'ampolla di vetro con il suo sangue.
Secondo Prudenzio, un poeta cristiano vissuto tra il IV ed il V secolo d.C., non era necessaria l'indicazione dei nomi sui sepolcri dei Martiri perché i loro nomi erano conosciuti soltanto da Cristo che li aveva resi degni della sua amicizia (8).
Al corpo santo (9) del nostro anonimo Martire il titolo di San Liberato venne conferito dalle autorità ecclesiastiche ai sensi di una Costituzione emanata il 6 luglio del 1669 con la quale il Pontefice Clemente IX aveva istituito la Sacra Congregazione sopra le indulgenze e le sacre reliquie (10).
Si era prescritto, infatti, che ai Martiri ignoti sepolti nelle Catacombe non dovevano essere imposti altri titoli se non quelli relativi ad attributi o appellativi propri dei Santi come Giusto, Candido, Felice, Pio, ed altri simili (11) tra i quali va compreso anche quello di Liberato.
Fu precisato, altresì, che la Chiesa con questa procedura non intendeva affatto attribuire un nome ai Martiri anonimi e né battezzarli come invece pensava il popolino che era solito chiamare Santi battezzati (12) le sacre spoglie dei martiri estratte dalle Catacombe.
Esaurite tutte le formalità di rito le reliquie di San Liberato furono consegnate al suo popolo di adozione. Era il mese di maggio del 1780, quando il corteo con le spoglie di San Liberato, che si recava a Roccamandolfi, transitò sotto il borgo di Pietravairano tra una folla entusiasta di fedeli ed il suono continuato e festoso delle campane della Chiesa Madre di Sant'Eraclio che rendevano omaggio al Martire. Questo momento, così denso di commozione e di grande impatto emotivo, avrebbe rappresentato l'inizio di un idillio di fede mai cancellato tra Pietravairano e San Liberato (13).
Alla diffusione del culto di San Liberato, che a Pietravairano si venera nella Chiesa del Convento di Santa Maria della Vigna, contribuì, e non poco, la presenza di alcuni Francescani, originari di Roccamandolfi, che dimorarono in quel Convento nonché i rapporti personali e le frequentazioni con i pastori Roccolani che nei mesi freddi scendevano con le loro greggi nella pianura di Pietravairano.
La prima e più importante devozione collegata alla figura di questo Martire è rappresentata dal pellegrinaggio a piedi alla Rocca (14), devozione che il Comitato organizzatore si fa carico di mantenere viva pur tra tante difficoltà di ogni genere.
Il pellegrinaggio ha luogo ogni anno ai primi del mese di giugno in occasione della festa del Santo e, nonostante le variazioni e gli adattamenti che si sono susseguiti nel tempo, ha conservato il carattere di un momento corale di fede e di crescita spirituale che lo distinguono nettamente dal c.d. turismo religioso tanto in voga ai nostri giorni (15).
I pellegrini, preceduti dal suono di una campanellina datata 1824, che fa fede dell'anzianità quasi bisecolare del pellegrinaggio, recitando preghiere e cantando inni affrontano, con entusiasmo il cammino a piedi che, nonostante risulti alquanto ridotto rispetto a quello del passato, è pur sempre scomodo e faticoso. Sulla consuetudine di questo pellegrinaggio fa fede, anche, il diario di Padre Agostino da Limosano, un santo Francescano vissuto nel Convento di Santa Maria della Vigna intorno alla metà del XIX secolo il quale, sotto la data del l'11 giugno 1865, così annotava: …oggi i divoti che dovevano recarsi in Roccamandolfi per divozione di San Liberato hanno fatto fare qui la Festa con messa solenne celebrata dal Padre Guardiano con bel panegirico declamato dal Padre Lettore Franceschino e 2 Vesperi. Lode a Gesù Cristo, a Maria Santissima e a San Liberato… (16).
I rapporti tra i Pietravairanesi ed i Roccolani, come sono denominati gli abitanti di Roccamandolfi, di anno in anno sono divenuti sempre più stretti, tanto da indurre le due comunità a stipulare, il 14 ottobre 2006, un Patto di Fratellanza il cui Protocollo di intesa prevede, tra l'altro, «di sviluppare lo scambio di esperienze culturali e religiose, al fine di costruire una Comunità al servizio della pace, che valorizzi le identità civiche fondate sulle tradizioni municipali di libertà ed autonomia (17)».

NOTE:
(1) - ROBBIO Antonio, Pietravairano e San Liberato Martire, 2011, pagg. 11/12.
(2) - Ibidem, pag. 11.
(3) - Ibidem, pag. 17.
(4) - RUINART Thierry , Atti sinceri de primi martiri della Chiesa Cattolica [traduzione di Francesco Maria Luchini], tomo III, 1778, pag. 48.
(5) - LANATA Giuliana, Gli atti dei martiri come documenti processuali, 1973, pag. 49.
(6) - Ibidem, pag. 166.
(7) - Ibidem, pag. 52.
(8) - PRUDENZIO Aurelio Clemente, Peristephanon - XI Hymnus 1162/1164 - Col. 533/534
(9) - Così venivano denominate le reliquie provenienti dalle Catacombe.
(10) - BIANCHI GIOVINI Aurelio Angelo, Il diario di Burcardo – Quadro dei costumi della Corte di Roma, 1861, pag. 63.
(11) - BOLDETTI Marco Antonio, Osservazioni sopra i cimiterj de' santi martiri ed antichi Cristiani di Roma, 1720, Lib. I, Cap. XXIII, pag. 109.
(12) - CANCELLIERI Francesco, Dissertazione epistolare sopra due iscrizioni delle Martiri Simplicia madre di Orsa e di un'altra Orsa, 1819, pag. 39.
(13) - ROBBIO Antonio, Pietravairano e San Liberato…, o.c., pag 7.
(14) - Roccamandolfi.
(15) - La Commissione ecclesiale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Italiana con la nota del 29 giugno 1998 ha ritenuto che… mentre il pellegrinaggio è ispirato da consapevoli motivazioni di fede, il turismo religioso ha motivazioni culturali e ricreative e fa riferimento alla religione solo in quanto fruisce di spazi e oggetti ad essa pertinenti…
(16) - CIFONELLI Renato, Padre Agostino da Limonano - Un cronista nel Convento di S. Maria della Vigna di Pietravairano, in corso di stampa.
(17) - ROBBIO Antonio, Pietravairano e San Liberato…, o.c., pag. 101.

Renato Cifonelli
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 11 Novembre)