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I Grimaldi, Marchesi della Pietra Vairana

 

Un ramo della nobile famiglia Grimaldi di Genova dalla fine del XVI secolo all'eversione della feudalità [1806] possedette il feudo di Pietravairano sul quale aveva ottenuto il trasferimento del titolo di marchese (1) concesso da Filippo II sul feudo di Modugno.
Oltre ad Ansaldo che fu il primo marchese della Pietra (2) e ad Agostino, suo figlio, al quale si deve l'istituzione di tre maritaggi annui, di 14 ducati ciascuno, da assegnare ad altrettante ragazze povere di Pietravairano (3), vanno ricordati, in particolare, Francesco Grimaldi, III Marchese della Pietra, ed il Cardinale Nicola Grimaldi:
a) - Francesco Grimaldi [1606-1675], fu un uomo di vasta e profonda cultura; restaurò ed abbellì il palazzo marchesale dotandolo di una magnifico Oratorio - noto anche come Cappella della Santissima Concezione - ricco di stucchi e di quadri di valore, con tre altari, uno della Concettione Santissima della Beata Vergine, l'altro di Sant'Alessio e l'altro della Providenza...
Si sposò due volte e quando nel 1654, la prima moglie, Settimia, morì di parto, la onorò con una lapide (4), monumento di dolore e di amore come la definì lo stesso Marchese, con un'iscrizione caratterizzata da un inizio molto coinvolgente sotto il profilo emotivo: siste hospes et cum Petra ipsa collacryma…… fermati o viandante e piangi assieme agli abitanti della Terra della Pietra per la scomparsa della Marchesa Settimia Grimaldi ... la quale, mentre si accingeva a dare il nono figlio al suo amatissimo marito Francesco ... durante il parto chiuse la sua esistenza ......
Nel 1662 fece edificare nell'ambito del Palazzo feudale una Chiesa dedicata a Santa Caterina di patronato familiare con due Cappellani di nomina Baronale a cui favore dispose un legato di cento ducati annui con l'onere di celebrare ogni giorno due messe per la famiglia marchesale.
Durante il suo marchesato un certo Domenico Colessa, nativo di Caprile, seminò il terrore nelle nostre contrade ed il 6 marzo 1648 occupò Pietravairano ove si trattenne per quattro giorni sino a quando non giunsero in soccorso da Teano le truppe di Don Martino De Carles.
L'avventura di questo brigante, detto Papone, era cominciata il 7 luglio del 1647, quando in seguito alla rivolta di Masaniello, era stato liberato dal carcere di S. Maria di Agnone e, radunata una banda di 2000 fuoriusciti, aveva dato inizio alle sue scorrerie nelle località poste a confine tra la Terra di Lavoro ed il basso Lazio.
Papone, che si faceva chiamare Generale della Serenissima Repubblica Napoletana, aveva tentato anche di penetrare nel monastero di Montecassino ma ne era stato respinto dalla strenua difesa dei monaci (5).
Catturato a Rieti, il 26 agosto del 1648 veniva eseguita a Napoli, in Piazza Mercato, la sentenza di condanna a morte mediante arrotamento e squartamento.
b) - Il cardinale Nicola Grimaldi, figlio di Francesco e di Settimia; nacque a Pietravairano il 6 dicembre 1645.
Destinato alla carriera ecclesiastica, nel 1665 fu inviato a Roma per compiere gli studi nelle scuole della Compagnia di Gesù. Nel 1670, divenne referendario di Segnatura e cominciò il suo cursus honorum, proseguito con una serie di governatorati in città e province dello Stato della Chiesa.
Clemente XI, il 17 maggio 1706, lo nominò cardinale diacono di S. Maria in Cosmedin ed il 13 settembre gli affidò la legazione di Bologna che mantenne sino al 1709.
Tornato a Roma, fece parte di varie congregazioni cardinalizie e l'8 giugno 1716 cedette la diaconia di S. Maria in Cosmedin assumendo il titolo presbiteriale di San Matteo in via Merulana.
Morì a Roma il 25 ottobre 1717 e fu sepolto in una tomba assai modesta nella chiesa dei Cappuccini della Santissima Concezione in via Veneto, dove lo ricorda ai posteri una lapide disadorna posta sul pavimento dell'ingresso in conformità di quanto stabilito dallo stesso Cardinale nel testamento del 21 novembre 1715: ... Il mio corpo, quando succederà il caso della morte, voglio che sia sepellito nella Chiesa de' Padri Cappuccini di Roma e nella sepoltura si ponga solamente una lapide semplice coll'Arma mia di Casa Grimaldi, e colla seguente iscrizione: Hic sunt ossa Nicolai Grimaldi S.R.E. Diaconi, o presbiteri (se nel tempo della mia morte fossi passato a detto Ordine), cardinalis filij Francisci et Septimiae Marchionum Petra anno ...
Nonostante il ricco patrimonio, accumulato grazie alle tante rendite di cui godeva, gratificò i Padri Domenicani di Pietravairano con un legato di soli venticinque scudi e con l'onere di celebrare per una sola volta, in suffragio della sua anima, una messa cantata nella Chiesa di Santa Maria della Vigna dove una lapide ne tramanda la memoria (6).
La famiglia Grimaldi ebbe sempre una particolare preferenza per il Convento di Santa Maria della Vigna nel quale possedette due cappelle gentilizie con annesso sepolcro: la Cappella del SS. Cuore di Gesù e quella contigua di Sant'Andrea.
La prima fu concessa dai Padri Domenicani nel 1619 in cambio di un bosco nel territorio di Marzano, mentre la seconda fu ricavata da un locale attiguo alla Cappella del SS. Cuore di Gesù, già adibito a sacrestia, che i Domenicani nel 1644 diedero al Marchese Francesco in cambio di un granaio.
I Grimaldi, inoltre, avevano il privilegio di assistere alle funzioni religiose in Sant' Eraclio da un coretto munito di grata, posto al di sopra dell'organo, che potevano raggiungere comodamente attraverso un passetto, sovrastante l'attuale via Collegiata, che metteva in comunicazione il loro Palazzo con la Chiesa Madre.
Questo privilegio risaliva al pontificato di Clemente IX come risulta dalla lapide (7), già apposta nel Palazzo Marchesale, che di seguito si trascrive:
L'Illustrissimo Francesco Grimaldi, III Marchese della Pietra , fece costruire questo passaggio sospeso nell'aria tra il suo Palazzo e la Chiesa di Sant'Eraclio per rendere comodo a se stesso, ai suoi eredi e discendenti, l'intervento alle funzioni sacre. Non si oppose la Sacra Congregazione del Concilio Tridentino, approvò il Sommo Pontefice Clemente IX, benedisse nell'anno 1669 il Vescovo di Teano Ottavio Boldonio milanese.

I rapporti del Marchese Padrone, come di norma veniva indicato il Marchese Grimaldi, con le istituzioni locali e con i cittadini furono caratterizzati da un paternalismo, incalzante, continuo mai autoritario percepito dal popolo come una benevole protezione da parte del feudatario ritenuto sempre disponibile ad intervenire a favore de tutti li suoi vassalli e particolarmente dei poveri (8), come accadde nel 1718 quando, a fronte delle difficoltà di cassa dell'Università, il Marchese non aveva esitato a concedere un prestito che ...non fu poco gratia ... in cosi tempi bisognosi et calamitosi (9).
Tutto ciò è chiaramente evidenziato nei verbali dei Parlamenti cittadini che ci sono pervenuti (10) i quali, oltre a testimoniare lo stato di sudditanza nei confronti del Marchese, ci offrono anche l'opportunità di cogliere talune sfumature, nei rapporti del feudatario con gli amministratori pubblici e con lo stesso Parlamento cittadino, che testimoniano un vago malessere per l'invadenza baronale che effettivamente faceva sentire tutto il suo peso.
A Pietravairano, dove al Marchese era attribuito il privilegio di dare il proprio consenso all'elezione dei pubblici amministratori (11), anche se non si registrano interferenze così invasive, come invece accadeva a San Felice, altro feudo della famiglia (12), non mancano tracce nei verbali dei Parlamenti cittadini di indebite pressioni da parte del feudatario, come quando fu deliberata la nomina duplicata degli amministratori pubblici rimettendo all'arbitrio del Marchese di fare la scelta di quelli ritenuti più idonei (13), oppure quando si tentò da parte del suo Amministratore di imporre la nomina ad eletto e cancelliere di Antonio di Cerbo, il quale versava in evidenti motivi di incompatibilità in quanto, oltre ad essere Mastro di casa del Marchese, rivestiva anche l'incarico di esattore de' Regi pagamenti fiscali e di esattore de' grani (14).
Interferenze e condizionamenti erano di dominio pubblico tanto che nel 1740, in occasione dell'elezione degli organi Comunali (15), il giudice Federico Montanaro poteva affermare pubblicamente che si doveva fare «quello che aveva ordinato il Sig. Marchese» e Giuseppe Gasparrino, in merito all'approvazione di una delibera sulla condotta medica (16), dichiarava apertis verbis di rimettersi a quello che «farà il Signore e Padrone, perché lui è il Padrone».
In genere da parte dei Petrani, molto devoti al Marchese Grimaldi loro affezionato Padrone (17) e del quale volevano essere considerati fedeli vassalli e figli humili et hobedienti (18), non risultano agli atti dei Parlamenti eclatanti manifestazioni di dissenso nei confronti del feudatario mentre non mancano dichiarazioni di stima come nel caso di Francesco Vessella per il quale il Marchese era un «huomo giusto (19)».
Attriti ed incomprensioni si verificarono, invece, in occasione della nascita del Marchesino (20), quando il governo cittadino, per alcuni suoi accidenti o ... per dimenticanza, aveva omesso di convocare per tempo il Parlamento cittadino per far approvare la concessione del solito donativo.
Il 19 giugno del 1729 gli amministratori, convocato il Parlamento, avevano proposto di concedere al Marchese un omaggio di 100 ducati per la fascia che, conforme il solito, gli spettava per la nascita del figlio, e nello stesso tempo avevano predisposto, per la contestuale approvazione da parte del Parlamento, una tassazione pro quota di tutti cittadini per il recupero della somma donata.
Aperta la discussione, si era levata, fuori dal coro, una voce isolata di dissenso per richiamare l'attenzione degli altri 94 capo famiglia presenti sull'abuso che si stava consumando in danno della comunità.
Il dissidente era Giovan Battista Marcone che non motivò la sua opposizione con il ricorso a dotte disquisizioni di natura giuridica o sociale ma si richiamò unicamente ad una semplice considerazione di principio.
Infatti, fece mettere a verbale soltanto queste poche ma incisive parole: esso si stia con il suo et noi con il nostro.
Parole semplici ma più che pesanti per il contesto storico e sociale della epoca: Giovan Battista Marcone con il suo intervento stigmatizzava il perpetuarsi di un abuso, e fondatamente, in quanto questa esazione, illegittima come tante altre, era destinata a scomparire in forza della legge 2 agosto 1806 sulla eversione della feudalità.
Al di là della prevedibile inutilità, ai fini del risultato finale, dell'intervento di questo cittadino, coraggioso e lungimirante – il donativo, come era scontato, venne concesso – non si può non sottolineare l'importanza della presenza nel Meridione d'Italia del Parlamento cittadino, di una istituzione che, a fronte di un Baronato per lo più prepotente e prevaricatore, ha rappresentato momenti qualificanti di partecipazione democratica e di libera manifestazione della volontà popolare.

NOTE:
(1) - Real Cedola rilasciata l'11 settembre 1581
(2) - Platea universale per li feudi della Pietra Vajrana, di S. Felice, di S. Angiolo Raviscanina e di tutti gli altri effetti che l'Ecc.mo Signor Marchese D. Giambattista Grimaldi possiede nella Città e Regno di Napoli, Vol. XX, 1760 [in seguito solo Platea Grimaldi]
(3) - Ibidem; i maritaggi, in seguito , furono aumentati a quattro per la somma complessiva di 56 ducati [Catasto Onciario di Pietravairano del 1743, folio 444/t. ]
(4) - CIFONELLI Renato, Pietravairano in Terra di Lavoro - Percorsi di storia, 2008, pag. 163
(5) - RICCARDI Fernando, Il brigante Papone, 1995
(6) - CIFONELLI Renato, Pietravairano in Terra di Lavoro......, o.c., pag. 171
(7) - CIFONELLI Renato, Pietravairano in Terra di Lavoro......, o.c., pag. 188
(8) - CIFONELLI Renato, I Parlamenti della Terra della Pietra nella prima metà del XVIII seco-lo, in Annuario dell'Associazione Storica del Medio Volturno, 1987/1991: Parlamento del 16 maggio 1711.
(9) - Ibidem: Parlamento del 22 maggio 1718.
(10) - Liber Consiliorum, conservato presso l'Archivio Comunale, contenente la raccolta dei verbali dei pubblici Parlamenti tenuti dall'8 settembre 1709 all'8 settembre 1740.
(11) - Relazione del 1684 del Tavolario Pinto [Platea Grimaldi, o.c.]
(12) - CIFONELLI Renato, Elezione degli amministratori del Castello di San Felice: interferenze del marchese Grimaldi, in Il Sidicino, Anno VIII, Giugno 2011.
(13) - CIFONELLI Renato, I Parlamenti della Terra della Pietra ......, o.c.: Parlamento dell'8 settembre 1716
(14) Ibidem: Parlamento del 5 ottobre 1732. Il relativo verbale, che peraltro si presenta incompleto, risulta annullato a firma del Luogotenente della Corte di Vairano delegato a presenziare l' assemblea.
(15) - Ibidem: Parlamento dell'8 settembre 1740
(16) - Ibidem: Parlamento del 21 febbraio 1723
(17) - Ibidem: Parlamento del 7 agosto 1735
(18) - Ibidem: Parlamento del 15 dicembre 1709
(19) - Ibidem: Parlamento del 16 maggio 1711
(20) - Ibidem: Parlamento del 19 giugno 1729

Renato Cifonelli
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 9 Settembre)