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Risorge a nuova vita il Convento di Pietravairano

Il 27 novembre 2008 il Vescovo Mons. Arturo Aiello ha consegnato alle Clarisse dell'Immacolata l'antico Convento di S. Maria della Vigna in Pietravairano, dopo 16 anni dalla partenza dell'ultimo francescano P. Odorico Tempesta. Senza dubbio è stato un avvenimento di grande rilevanza per Pietravairano e per la Diocesi, attesa l'importanza del pio luogo per le memorie storiche e le testimonianze d'arte che custodisce. Il Sidicino è grato all'autore, esimio cultore di memorie patrie, per questo articolo.
 
 

La restituzione del Convento alla sua funzione di oasi di preghiera e di santità di cui la Provvidenza, nei suoi imperscrutabili disegni, ci ha fatto dono sino dal lontano 1384 quando fece ritrovare sotto un ciliegio, nella vigna di Paolo della Vecchia, un affresco della Vergine seduta con il Bambino Gesù sulle sue ginocchia, il quale ha un uccellino in mano a cui Maria porge con un dolce sorriso un chicco di uva per cibarlo.
La miracolosa scoperta, di cui fa memoria anche una lapide marmorea fatta incidere nel 1677 dal Vescovo di Teano Ottavio Boldoni, suscitò tanta devozione nel popolo petrano verso la Sacra Immagine, da subito venerata sotto il titolo di Santa Maria della Vigna, che immediatamente da parte dei cittadini e delle autorità locali si provvide a edificare sul luogo del ritrovamento un tempio dedicato alla Vergine.
Gente di ogni età e condizione dei paesi vicini incominciò ad accorrere numerosa e 1'umile vigna di Paolo della Vecchia divenne un luogo fervoroso di culto.
Poiché, man mano che affluivano i devoti, si faceva sentire la necessità di arredare la chiesa di oggetti necessari ed abbellirla, su sollecitazione delle autorità ecclesiastiche locali, il Pontefice Eugenio IV con Bolla del 24 aprile 1444 concesse alla Chiesa di Santa Maria della Vigna indulgenze per la durata di 20 anni purché i devoti avessero fatto qualche elemosina o manualmente o in altro modo.
Dopo aver costruito la chiesa i cittadini di Pietravairano, preoccupati soprattutto di tener vivo il culto alla Madonna, cominciarono ad edificare il convento ed avuto il consenso del vescovo di Teano lo cedettero ai Domenicani che vi si stabilirono proseguendo nella costruzione della struttura.
Essendosi insinuato nei religiosi il dubbio di essere incorsi nella scomunica in quanto, per la fondazione di un Convento e perchè i frati potessero abitarlo legittimamente, non era sufficiente il solo consenso del vescovo diocesano ma era necessario anche il permesso della Santa Sede, i lavori vennero sospesi in attesa di ottenere dal Papa la necessaria sanatoria.
Il 21 novembre 1458, il Pontefice Pio II, con la Bolla "Piis fidelium votis", diretta al Vescovo di Sessa Aurunca, gli ordinava di autorizzare l'Università ed i cittadini di Pietravairano di mandare a termine la nominata casa, ossia che sia costruita, ed edificata la Chiesa col Campanile, Campane, Chiostri, Refettorio, Dormitori, Cimitero, Orti, ed altre necessarie officine, per uso ed abitazione dei detti Frati…e … di dar licenza agli stessi Frati di ricevere tal casa, e di ritenerla e di abitarla perpetuamente….
I Padri Predicatori vissero nel convento sino al 1809, anno in cui furono costretti a lasciarlo a seguito della soppressione di tutti gli Ordini religiosi possidenti disposta dal Re Gioacchino Murat con decreto del 7 agosto dello stesso anno.
Il Convento venne incamerato al demanio dello Stato e la Chiesa di Santa Maria della Vigna rimase aperta al culto sino al 1828 quando decedette l'ultimo religioso rimasto a Pietravairano dopo la secolarizzazione.
Poiché era troppo doloroso che un Santuario tanto pio e venerato fosse lasciato in abbandono i fedeli e l'Università di Pietravairano, avendo perduta ogni speranza per un ritorno dei Domenicani, pensarono di affidare il convento ai Frati Minori Osservanti della Provincia di S. Ferdinando del Molise che soltanto nel 1834 potettero prendere possesso del Convento di Santa Maria della Vigna che per un trentennio fu luogo di ritiro e casa di noviziato.
Con la legge di soppressione del 7 luglio 1866, il convento fu devoluto ancora una volta allo Stato che ne fece gratuita cessione al Comune per adibirne i locali ad uso scolastico.
Comunque, i Francescani, che non avevano mai abbandonato l'idea di rientrare nel possesso del proprio convento, allorché il Comune lo mise in vendita per acquistare altri locali più idonei, lo ricomprarono come privati cittadini con atto del Notaio de Fusco Giuseppe del 20 febbraio 1897 per la somma di lire 5.520, frutto di risparmi e di contribuzioni da parte di fedeli non solo di Pietravairano ma anche dei paesi vicini. Tra quelli che più si distinsero per la loro generosità vanno ricordati: Donna Mariannina Bassi e famiglia, il Barone Giovambattista Belli e famiglia, Don Giuseppe Marrocco e famiglia, Antonio Conte muratore e famiglia, Don Vincenzo e Don Luigi Cerbo, Don Vincenzo Marrocco, tutti di Pietravairano; la Duchessa di Corigliano, la Duchessa di Presenzano, Raffaele Izzo, Procuratore dei Frati, ed Agnese lzzo entrambi di Petrulo.
Nel corso dei secoli numerosi devoti hanno testato e fatto donazioni in favore della Madonna della Vigna perché nulla mancasse al decoro del culto e si potesse far fronte alle spese necessarie per la manutenzione ed abbellimento della Chiesa e del Convento; tra gli oblatori più recenti vanno menzionate la Signora Annina Marrocco vedova Bassi, che nel 1953 ha donato il giardino annesso al convento, e la Signora Concetta Belli dei baroni dell'Isca, che nel 1959 lasciò in eredità ai Francescani la masseria “Calai” con l'onere di istituire un orfanotrofio, che fu difatti istituito dai Francescani e tenuto in attività fino al1992.
Il Convento è appartenuto ai figli di San Francesco sino al 1992 quando l'intero complesso è stato ceduto alla Diocesi di Teano- Calvi.
Dopo un tentativo non riuscito di stabilirvi una comunità di Carmelitane Scalze nel 1995 , il complesso è ora divenuto convento delle Clarisse dell'Immacolate, ordine di nuova istituzione ispirato alla spiritualità di S. Massimiliano Kolbe.

L’affresco di S. Maria della Vigna

La Chiesa è a croce latina ad una navata con abside e cripta ove si trova l'antico affresco della Madonna.
Nella navata vi sono cinque altari laterali, tre sulla sinistra e due sulla destra, e tre Cappelle:
S. Maria delle Grazie, che era situata vicino al campanile, apparteneva alla Confraternita c.d. del Sacco in quanto i fratelli essendosi aggregati nel 1749 all'Arciconfraternita di San Francesco d'Assisi in Roma avevano avuto l'ordine di vestirsi di Sacco cinericcio come si usava a Roma;
Sacro Cuore di Gesù (già del SS. Nome di Dio) che apparteneva alla famiglia Marchesale dei Grimaldi, feudatari di Pietravairano dal 1596 al 1806. Nel 1644 il Marchese aveva chiesto ed ottenuto dai frati, in cambio della fabbricazione di un granaio, il locale della Sacrestia che era adiacente alla cappella del Sacro Cuore di Gesù e lo aveva trasformato in cappella, intitolandola a Sant'Andrea. Questa nuova cappella faceva tutt'uno con quella del Gesù dalla quale era separata da un arco che nel 1910 venne chiuso di nuovo ripristinando l'antica sacrestia.
SS. Rosario nella quale si può ammirare una pala in legno di buona fattura con un dipinto centrale raffigurante la Madonna del Rosario limitata su tre lati da una serie di formelle quadrate raffiguranti i quindici misteri del SS. Rosario ed in basso da un dipinto con l'ultima cena. Questa cappella appartenne alla Congrega del SS. Rosario.
A circa un metro e mezzo al di sopra del piano di calpestio della Chiesa c'è il presbiterio che si raggiunge attraverso una gradinata in marmo ai cui lati si trovano due rampe di scale, ampie circa un metro e con volta a botte, che scendono nella Cappella della Madonna della Vigna ove si possono ammirare anche altri due affreschi, una Crocefissione ed un San Giuliano rinvenuti durante alcuni lavori di intervento conservativo effettuati negli anni '80 del secolo scorso.
Ai piedi della gradinata vi era l'accesso alla sepoltura dei Religiosi attraverso una botola che dopo il 1750 fu chiusa con una lapide in marmo sulla quale si leggeva, in latino, la seguente iscrizione:
MORTALES QUID SUMUS?
POST MISERUM FUNUS
PULVIS UMBRA FUMUS
(Mortali, che cosa siamo? Dopo il misero funerale, siamo polvere, ombre e fumo).
L'abside, a pianta quadrata, è delimitata verso la navata dall'arco trionfale sovrastante il presbiterio. Sulla parte centrale si può ammirare una pregevole pala del pittore napoletano Giacinto Gigante, padre del più famoso Gaetano, raffigurante la Vergine Assunta circonfusa di una luce che viene dall'alto come una irradiazione del Paradiso spalancatosi per accoglierla.
Dietro l'Altare vi è il coro ligneo di undici stalli, rifatto nel 1736 a cura del Priore Giambattista Gizzi.
Sulla facciata seicentesca della Chiesa sono presenti due nicchie riservate alle statue in terracotta di San Domenico e di San Francesco a testimonianza dei due ordini Religiosi che nel tempo si sono succeduti nella custodia del Sacro luogo.
La Chiesa, sino al 1612, doveva avere il soffitto di legno, molto basso, perché, come si legge in un protocollo del notaio Ferdinando Adenolfo, il 3 agosto del 1612 si sviluppò nella navata un violento incendio, causato probabilmente da negligenza de' sagristani, che distrusse tra l'altro il coro, 1'organo e persino il pulpito; si salvarono soltanto le cappelle laterali e quella della Madonna.
A causa della soppressione subita nel 1809 e della conseguente dispersione degli atti di archivio quasi nulla sappiamo dei Padri Domenicani che illustrarono questo Convento per la loro dottrina ed impegno spirituale, mentre, invece, è ancora viva la memoria dei numerosi francescani che si sono distinti per carità evangelica e santità di vita tra i quali, in particolare, vanno ricordati:
P. Agostino da Limosano (1790-1879) che fu superiore più volte dal 1846 al 1870 e Definitore Provinciale nel 1826, 1853 e 1859. Quando morì lasciò tanta fama di virtù, che il popolo, in molti casi, non ha esitato ad invocarlo presso Dio quale intercessore di grazie celesti;
P. Benedetto Spina (1877-1962), predicatore infaticabile, francescano attivo e genuino che si fece sempre carico delle necessità del prossimo tanto che dall'autunno del 1943 al giugno 1944 si prodigò nel dare ospitalità nel Convento alla popolazione che cercava scampo alla furia ed agli orrori della guerra dividendo con loro il pane di San Francesco;
P. Cipriano Caruso (1912-1988), autentico francescano nel cuore e nell'azione amò immensamente la Madonna della Vigna e si dedicò con il massimo impegno per realizzare e mantenere aperto presso il Convento l'Istituto per i minori. Fu un frate particolare: la sua figura un po' appesantita e dimessa, la faccia ruvida, i capelli allineati sulla fronte, l'atteggiamento solo in apparenza scontroso ed il parlare inconfondibile lo rendevano diverso da chiunque altro, come lo rendevano ineguagliabile la sua umanità e bontà.
Il Convento di Santa Maria della Vigna rappresentava anche un punto di riferimento della vita pubblica di Pietravairano in quanto l'8 settembre di ogni anno aveva luogo, nel piazzale antistante, il Parlamento per l'elezione del governo cittadino rappresentato da tre sindaci, quattro eletti, due grassieri, due mastri portolani e quattro balivi.

Consigliamo ai nostri lettori di visitare chiesa e convento. A chi voglia approfondire l'argomento suggeriamo alcuni testi:
CERBO Anna (a cura di), Il Santuario di Santa Maria della Vigna in Pietravairano di Padre Stanislao Reale, 2001; CIFONELLI Renato, Pietravairano in Terra di Lavoro - Percorsi di storia, 2008; CIMINO P. Agostino, II Convento di S. Maria della Vigna in Pietravairano, 1895; FORTE P. Doroteo, S. Maria dellaVigna a Pietravairano, in Movimento Francescano nel Molise, 1975.
Tra breve vedrà la luce un altro libro di Renato Cifonelli: La Chiesa di Santa Maria della Vigna in Pietravairano nella descrizione di un Padre domenicano del XVIII secolo.

Renato Cifonelli
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 6 Giugno)

Nel convento fiorì la vocazione religiosa del P. Agostino Castrillo, nato a Pietravairano nel 1904, che fu poi vescovo di S. Marco Argentano e Bisignano. Gli insegnamenti della madre Concetta Melenchi, donna semplice e ricca di fede, e gli esempi di vita offerti dai figli di S. Francesco concorsero a rinsaldare la sua vocazione religiosa improntandola ad un amore generoso e senza limiti per il prossimo sintetizzato nel motto tutto per gli altri e niente per se al quale improntò la sua vita. Dopo un fecondo ministero nella parrocchia francescana di Gesù e Maria in Foggia e dopo aver ricoperto importanti cariche nell'Ordine, nel 1953 fu eletto vescovo di S. Marco e Bisignano. Ma il suo ministero fu molto breve. Un male inguaribile lo tenne a letto per 13 mesi sino alla morte avvenuta il 16 ottobre 1955.
Accettò il dolore e lo visse come un dono di Dio perchè solo attraverso la sofferenza era possibile gustare le nascoste dolcezze che emanano dalla Croce, come ebbe da esprimersi nella Lettera pastorale del 2 febbraio 1955. Le sue virtù, eroicamente praticate e vissute, sono attualmente al vaglio del processo di beatificazione presso la Congregazione delle Cause dei Santi.