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Il concerto della Cattedrale vola alto

 

Parliamo dell'instancabile ed insostituibile pilastro della nostra cattedrale, il colendissimo Don Tommaso, sempre in grado di stupirci e coinvolgerci con i “suoi” effetti speciali, fatti di perizia, ingegno, sudore, amore, dedizione, passione, sacrificio e attaccamento al suo ministero sacerdotale che, trasferito o declinato contestualmente sul pentagramma, ce lo restituisce autentico Maestro di Cappella (e in proposito ci permettiamo di segnalare a chi di dovere un passo ufficiale in tale direzione).
Col suo programma ha annullato le distanze siderali tra cielo e terra e, volando musicalmente alto, ci ha proiettato da par suo in una realtà dove non c'è posto per la forza di gravità e per le altre catene e miserie umane; una realtà spirituale e artistica dove, al contrario del celebre romanzo di Cronin, le stelle “non” stanno a guardare tanto che S. Alfonso de' Liguori, nella celebre pastorale in dialetto napoletano intitolata “Quanno nascette ninno” (che ha aperto il concerto) ne ha scelta una e l'ha mandata a chiamare i Magi all'Oriente.
A questo punto il lettore ritorna sulla terra e con don Magri si fa pastore e va alla capanna, accompagnato dalla voce intonata e distesa della sempre più sicura e convincente Anna Simeoli. Con lei fa il paio Angelica Amsdem, solo 11 anni e già una promessa, con il dolcissimo “Un posto per Gesù” del maestro Cento.
Le “Campane” di Berlendis e quelle del coro a 4 voci miste presenti in un canto popolare tedesco impegnano ed esaltano la brava Daniela Laurenza, che, quasi provetta professionista, ha lodevolmente e prudentemente mimato la parte più volte prima del concerto.
Lo spazio a nostra disposizione non ci consente di citare tutti i coristi ed i solisti della collaudata Corale del Duomo di Teano, per cui siamo costretti a stringere e lo facciamo dicendo “bravi e grazie di cuore” a tutti i componenti, a partire dalla premiata ditta Cataldo, sempre presente ed all'altezza delle aspettative, in particolare il giovanissimo tenore Paride, che quest'anno ha interpretato lodevolmente la celeberrima ed impegnativa “Ave Maria”, di Cimmaruta, fino alla scorsa edizione appannaggio di una apprezzata e valente soprano quest'anno assente (ti aspettiamo, Rita!).
Un grazie sentito ed un incoraggiamento speciale alla bravissima Giorgia Salvati, che con la sua voce chiara, aperta e convincente, priva di orpelli o ricercatezze e, di contro, ricca di espressività e spontaneità, ha dignitosamente e lodevolmente interpretato il celebre brano di Hendel “Si accese un astro in cielo”, un pezzo che, com'è nello stile dell'autore, offre il destro all'aria solistica, con coro e strumentazione a questa subordinati.
Tanto per continuare a volar alto, sia col repertorio che con gli interpreti, spendiamo volentieri parole e sentimenti di gratitudine alla sempre più brava e matura Suor Nilda, superba interprete di “Mille cherubini in coro” di F. Schubert, nel cui mondo musicale recentemente la critica ha creduto di scoprire una evidente insistenza sulla musica come utopia e catarsi. Nel brano citato l'ascoltatore viene rapito da modulazioni di ineffabile dolcezza, colme di incanto melodico e timbrico.
A chiudere il concerto ancora Suor Nilda con la “Nonna a Gesù Bambino” del maestro Salzano, e ci piace rilevare un duplice passo avanti rispetto alla precedenti edizioni: uno vocale, recupero dei fiati nelle chiusure, ed uno strumentale, contrappunto quasi perfetto dell'ottavino (M/ro Fiorillo).
Un plauso convinto a tutti gli strumentisti, tra i quali si è distinto per la bravura e soprattutto per la sua giovanissima età, il violoncellista Raffele Rigliari. Speriamo di non urtare la suscettibilità di nessuno se esprimiamo qualche sorpresa per le troppe pause del clarinetto, sicuramente imposte dallo spartito, ma altrettanto sicuramente non gradite al maestro Sferra, che personalmente conosciamo e professionalmente apprezziamo.
Ci piace concludere questa gratificante passeggiata tra cielo e terra prendendo atto con apprezzamento e gratitudine della sapiente regia di don Tommaso, che ha organizzato e diretto la diciottesima edizione del concerto dell'Epifania, accompagnando i fedeli dalla nascita alla “nonna” del bambino Gesù; senza trascurare il momento più alto della liturgia, il Gloria, la cui scelta è caduta sul coro a due voci miste presente in una delle tre messe composte dal celebre Nino Rota.
Sembra davvero di dire che tutti i salmi finiscono in gloria.
E allora grazie e buon anno a tutti, e arrivederci al prossimo concerto, in un afflato di fraterna e totale cordialità.

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 2 Febbraio)