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Fratelli e Sorelle d'Italia

 
Amore, pace e cultura ci uniranno davvero e allora: avanti scuole d'Italia
 

Il titolo è piuttosto criptico e magari anche disarticolato; ma tutto si chiarirà se i lettori avranno la pazienza di seguirci nelle nostre riflessioni sull'Unità d'Italia, il cui inizio ci piace affidare ai celebri versi della terza strofa dell'inno di Mameli: “…uniti per dio chi vincer ci può?”. Roba vecchia, si dirà. E allora tuffiamoci nell'attualità, muovendo da una brevissima e coinvolgente poesiola intitolata “Avere molte frecce al proprio arco”. Pochi versi: genuini, profondi e toccanti, addirittura sublimi se si considera che a scriverli , nel maggio scorso, sono state Veronica, Tasmin e Denisa, tre alunne frequentanti la prima media dell'Istituto Mompiani di Brescia. Tutte con cittadinanza non italiana, figlie di immigrati, con una lingua madre diversa dall'italiano: sono risultate vincitrici del primo premio del concorso di scrittura creativa “Legami d'Amore”, promosso dall'editore Zanichelli.
Ecco il breve testo:
Non camminare davanti a me, potrei non vederti;
Non camminare dietro a me, non saprei dove condurti;
Cammina al mio fianco, saremo sempre amici;
Non pensare che finiremo in braghe di tela
Perché con la nostra amicizia vinceremo tutto.

A questo punto, rimanendo con i piedi per terra e facendo appello al buon senso, prendiamo esempio dalle tante Veronica, Tasmin e Denisa presenti nella nostra penisola; mettiamo da parte le riserve, gli egoismi, i pregiudizi, le paure; uniamo le nostre forze e le nostre debolezze, trasformiamo le diversità e i problemi in risorse e progetti condivisi; prendiamo atto che in alcune zone d'Italia senza rumeni, filippini, albanesi, indiani ecc. tante famiglie sarebbero prive di badanti, tante stalle sarebbero chiuse, tanti prodotti marcirebbero nei campi, qualche scuola rischierebbe di chiudere. Anche nella Padania, a Bardolino (650 Abitanti) dei 63 alunni 35 sono stranieri (60%). Il Sindaco dichiara: “Senza di loro la scuola sarebbe chiusa!” E parla pure di italiane indiani che si “ignorano pacificamente; una novità sono invece le donne, le mamme che si incontrano a scuola e parlano dei loro figli”. Nel corrente anno scolastico, in tutta Italia, ben l'8,5 per cento degli alunni è di cittadinanza straniera, e la maggioranza di loro è di genere femminile. Ora, considerato che l'amore non conosce ostacoli né limiti; che tra persone e Paesi non esistono più barrire; che la diversità è l'unico fattore che ci rende praticamente uguali; che la cultura è un'arma efficacissima per la conoscenza dei singoli e di popoli, per la loro crescita materiale e spirituale nonché per la loro convivenza pacifica; che amore e cultura possono e devono convivere e interagire a tutti i livelli e latitudini: quale palestra e quale veicolo migliori e più efficaci e potenti della scuola, o delle scuole? E allora gridiamo convinti e fidenti “Avanti scuole d'Italia e del mondo”! Abbandonate i vostri fortini immaginari, uscite dai vostri recinti innaturali e trasmettere il vostro verbo a raggiera nelle famiglie, nelle comunità e nell'intera società, ribaltando il rapporto con la stessa e facendovi voi, finalmente, motrice di essa. Così che non si debba più assistere ad intemperanze ed estemporaneità come quella che ha provocato la conclusione anticipata ed imprevista del dibattito organizzato dalla benemerita Associazione “Erchemperto” sul tema “Passato politico e prospettive dell'Italia Unita”.
In proposito un interventore dell'ultima ora, dopo aver disturbato più volte col suo telefonino l'ordinato ed elevato dibattito, ha ghermito il microfono ed ha tentato (presuntuosamente) di demolire, ma è stato solo un sonoro autogol, il delicato e complicato monumento dell'unità d'Italia, dialetticamente realizzato e brillantemente rappresentato dai due valenti oratori, magistralmente assistiti e stimolati dal moderatore. Per fortuna dalla sala s'è levata chiara e distinta e con tono crescente, più volte, una voce gentile, dolce, suadente e condivisa: Viva L'Italia. Usciva dall'ugola di una nostra illustre Sidicina, una signora azzurro vestita, in piedi e con due occhi splendenti simili a saette direzionate al soggetto che ha osato inveire anche contro Benigni, colpevole di aver tenuto qualche tempo addietro una lezione davvero magistrale sull'Unità d'Italia e sul nostro inno nazionale. E noi, che di “lezioni” ci siamo nutriti per tanti decenni e continuiamo a nutrirci in termini di educazione permanente, memori della nostra umile, appassionata e appagante attività professionale, quando eravamo soliti dire ai bambini: i maestri siete voi, io sono solo un vostro alunno, avremmo voluto unirci alla citata concittadina e alle altre gentili signore presenti in aula per gridare , insieme, non solo “Viva l'Italia” , ma anche “Viva i Fratelli d'Italia” e, finalmente, anche “Viva le Sorelle d'Italia”, pensando commossi e riconoscenti alle tante e virtuose donne del nostro Risorgimento ed anche a tutte le donne di oggi che, per l'appunto, vorremmo “sorelle”, affrancate da ogni pregiudizio ed ambascia, pronte a marciare pacificamente ed armoniosamente, assieme a noi fratelli e a tutte le scuole d'Italia, in direzione di una Italia veramente unita, dalle Alpi a Lampedusa, dalla pianura Padana alla piana di Catania, dal Varesotto al Gennargentu, dal pesto alla genovese alla pizza napoletana, dal prosciutto di San Daniele alla ‘nduja calabrese…

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 11 Novembre)