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L'incontro di Teano a Viareggio

Quello evocato nel titolo è un viaggio storico, epico, nobile, glorioso e al tempo stesso drammatico, per i costi umani (soprattutto) che gli attori protagonisti furono chiamati a pagare, dovunque e comunque schierati. È anche un viaggio ideale e/o in fieri, per la semplicissima e scontata ragione che la posta in gioco o, se si preferisce, il bene, il valore in questione non è un dato acquisito e definitivo, un obiettivo raggiunto e messo al sicuro una volta per tutte. Al contrario, rischia ogni giorno di indebolirsi, sfilacciarsi, disarticolarsi sotto le spinte federaliste o secessioniste che dir si voglia; stiamo parlando, evidentemente, dell’Unità d’Italia che, se ci è consentito il paragone è un po’ come l’unità della famiglia: non è un dato solido e sicuro, bensì una sfida impegnativa ed una conquista diuturna, auspicabilmente gratificante e vincente.
Naturalmente, se l’obiettivo è in movimento, lo è anche la marcia per il suo raggiungimento ed il suo mantenimento e consolidamento; perciò il “viaggio” non può considerarsi chiuso e concluso a Teano il 26 ottobre del 1860... quando - come si canta ne “L’INCONTRO DI TEANO” (musica dello scrivente e versi di L. Maglione) - i due massimi protagonisti s’incontrano “a cavallo” e danno vita ufficialmente e solennemente all’Unità del nostro paese:

In proposito ci occorre e ci ispira la lodevole e brillante iniziativa di Viareggio, dove sabato 19 febbraio il Carnevale si è aperto con la tradizionale manifestazione di cartapesta con i carri allegorici dedicati a due eventi emblematici, importantissimi e tra loro significativamente intrecciati secondo un provvidenziale nesso di causa-effetto: il primo (anche cronologicamente) è il viaggio sulla tartana viareggina “Madonna del soccorso”; il secondo è (udite, udite...) l’INCONTRO DI TEANO!
Chi l’avrebbe mai detto che nel famosissimo centro della Versilia - per giunta in un’atmosfera dichiaratamente e notoriamente “carnascialesca”, veicolata dalla cartapesta - andavano ad aprire la sfilata con l’Incontro di Teano? E, inoltre, qual è il rapporto, il filo che lega la storia alla “tartana” viareggina con lo storico “incontro”?
Prima di fornire la risposta, forse giova fare una premessa: senza il Risorgimento non sarebbe mai nata l’impresa dei Mille. E questa, a sua volta, senza gli esuli siciliani come ad esempio Rosolino Pilo e Giovanni Corrao, così come senza i viareggini Raffaello Motto e Silvestro Palmerini, forse non avrebbe mai visto la luce, e potremmo proseguire all’infinito con la catena dei retropensieri e dei rapporti causali e/o spazio-temporali che producono/guidano le vicende umane... Sta di fatto che, tornando a bomba, nel 1860 esisteva nell’Italia centro-settentrionale un Comitato Rivoluzionario di esuli siciliani, di cui facevano parte, per l’appunto, Rosolino Pilo e Giovanni Corrao, i quali chiesero a due viareggini di portare armi e clandestini in Sicilia, per promuovere e preparare la rivolta. I due viareggini erano Silvestro Palmerini, comandante ed armatore di una Tartana (piccolo veliero impiegato anche come peschereccio) e Raffaello Motto, settimo dei figli di Antonio e Maria Della Spora, Capitano di gran cabotaggio e secondo sulla tartana del Palmerini.
I due sfidando con una piccola imbarcazione il mare aperto e la sorveglianza costiera delle marine di Stato Pontificio e Regno Borbonico, all’alba del 21 marzo (1860), con un modesto equipaggio tutto viareggino (Francesco, fratello di Palmerini, Giuseppe Rossani, loro cognato, e il mozzo Antonio Barsella soprannominato “Tonin di Pito”), salparono da Genova ed affrontarono un lungo viaggio, difficile e molto pericoloso. A mezzanotte del 9 aprile la “Madonna del soccorso” sbarcò i “nostri” alle “Grotte”, una località alla periferia di Messina. La rivolta era già iniziata e la maggior parte degli insorti si era concentrata sulle montagne, in attesa degli eventi. Occorrevano aiuti esterni per raggiungere l’obiettivo... Allora Rosolino Pilo fece tornare indietro Raffaello Motto (allora 32enne) con una lettera per il Generale Garibaldi, che alloggiava nella villa Spinola a Quarto, pregandolo di intervenire, pena il “sacrificio” degli insorti! Il Generale, convinto da Pilo e incoraggiato da Motto, che gli suggerì la “rotta sicura” per sottrarsi alla sorveglianza costiera della flotta pontificia e di quella borbonica, accettò di compiere lo storico sbarco.
Il generoso e coraggioso Motto, affascinato dal sogno dell’Unità d’Italia, seguì il Generale fino alla Battaglia del Volturno, dove l’Esercito Borbonico fu definitivamente sconfitto. Raggiunse il grado di Sottotenente. Chiusa la parentesi garibaldina, Motto tornò al mare come Comandante di Brigantini (sia italiani che stranieri). Navigò fino a 43 anni; morì a 80 a Viareggio, lasciando ben otto figli (buon sangue non mente).
A questo punto, ci piace concludere registrando con sollievo e comprensibile soddisfazione la simpatica originale iniziativa di Viareggio che, partendo dai carri allegorici di cartapesta del 19 febbraio 2011, sposta idealmente all’indietro di 151 anni le lancette della storia (infatti gli eventi appresso ricordati risalgono al 1860): con la tartana che nel 1860 fece la spola tra Genova, Messina, Quarto e Marsala; poi, su due cavalli, suggellò a Teano l’Unità del Paese, che nessun “dito” leghista potrà cancellare; infine, ci riporta ai giorni nostri con le previste e condivise celebrazioni del 17 marzo prossimo, in un afflato ideale che va dai Sidicini ai Versiliesi e a raggiera in tutte le altre direzioni dello Stivale.

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 3 Marzo)