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Il concerto dell'Epifania a Teano

Quest'anno l'incipit indulge (naturalmente in modo del tutto casuale) ad un approccio di tipo scaramantico perché l'evento che ci accingiamo a celebrare (si fa per dire…) registra l'edizione numero “17”.
Stiamo parlando di quella simpatica e dilettevole tradizione che, ormai acquisita ufficialmente come una vera e propria "istituzione" sidicina e diocesana, si svolge, grazie al lodevole impegno ed alla impareggiabile opera di DON TOMMASO, ogni anno nella Cattedrale di Teano la sera del 6 gennaio, a conclusione del ciclo natalizio; con l'impegno a riviverla, negli anni a seguire, auspicabilmente in termini sempre più edificanti e gratificanti per il "popolo in cammino”, in uno spirito ecumenico che, come già scritto in passato, aspira a crescere in quantità e qualità, fino a coinvolgere l'intera Diocesi e, perché no? a sconfinare in altre aree dove magari mancano iniziative e momenti di serena aggregazione, di sano divertimento, di spontanea condivisione, di fattiva collaborazione e solidarietà; in una Società che, comunque la si veda o la si viva, stenta a vedere nell'altro un proprio simile o, meglio, un proprio fratello. E meno male che, non Silvio, ma don Tommaso c'è!
E meno male che c'è anche la sua “creatura”; alla quale rinnoviamo di cuore gli auguri di lunga vita e di sicuri successi, dentro e oltre la nostra Diocesi, ricordando che un vero cammino di fede non esclude momenti di elevazione spirituale attraverso il canto, specie quello corale; si può pregare non solo recitando preghiere, ma anche cantando: S. Agostino diceva che chi canta prega due volte.
E allora coraggio, amici ed amiche della Corale, dateci dentro ché siete bravi; non vi scoraggiate e cercate – compatibilmente con i vostri diversi impegni e necessità - di non disertare le prove e, soprattutto, incoraggiate il vostro valentissimo ed instancabile M/o e Direttore o, più semplicemente ed affettuosamente, il vostro e nostro Don Tommaso; sgombrate il suo cammino da ostacoli, difficoltà, eventuali manovre delegittimanti e diversive.
Dopo l'ospedale… non vorremmo perdere anche la corale della Parrocchia di S. Clemente o, se preferite, della Cattedrale che la ospita. È bello, credetemi, è coinvolgente ed esaltante fino alla commozione vedervi schierati e presi dalla vostra singola 'parte', con gli occhi che danno ogni tanto uno sguardo allo spartito per direzionarlo poi in quello del direttore, del quale ormai conoscete a memoria il significato di ogni movimento di ciascuna parte del suo corpo, che tutto intero partecipa (con il cuore e con la mente compresi, naturalmente) all'esecuzione ed al successo d'un repertorio che il pubblico ascolta, gradisce ed apprezza, magari ignaro degli sforzi, della preparazione, dei sacrifici, delle rinunzie che stanno a monte e alla base della vostra impresa!
Quanti di voi, durante l'esecuzione, si pentono di aver fumato - pochi minuti prima della manifestazione - una sigaretta.... che dovrebbero evitare pure quelli che non cantano? e quante volte l'emozione rischia di bloccare le corde vocali pensando all'acuto (o alla nota grave) che, specie nell'assolo, siete chiamati ad emettere? naturalmente questo vale anche per gli strumentisti; e questa sera è toccato alla brava flautista CLELIA DE FILIPPO che, dopo aver provato e riprovato, con l'ottima Antonella all'organo, l'impegnativo fraseggio - arpeggio contrappuntistico (solitamente affidato all'ottavino) che accompagna il finale della “NONNA A GESÙ BAMBINO” (di L. Salzano), ha optato per la linea melodica. Molto bene se l'è cavata alle campane tubolari (una novità degna di rilievo e di apprezzamento) la improvvisata percussionista DANIELA.
Dell'organista ANTONELLA CATALDO ci limitiamo a ribadire che è sempre all'altezza della situazione e rimane puntualmente qualche spanna sopra le righe. Alla sua nota professionalità fa da controcanto il giovanissimo nipote PARIDE, un tenore dall'impostazione e dalla tessitura già ben definiti, figlio a sua volta di un bravo e noto tenore del San Carlo, il dottore Mario; insomma siamo in presenza di una famiglia di musicisti e/o di musicofili: il padre di Mario, che si chiamava anch'egli Paride e il padre di questi facevano parte della seconda categoria (quella dei musicofili). Buon sangue non mente... È appena il caso di aggiungere, poi, che della famiglia fa parte anche un altro corista: il marito di Antonella. Complimenti e buona fortuna a tutti!
Cosa dire, poi, della giovanissima GIORGIA SALVATI? Brava! La padronanza della voce e il dominio dell'emozione sono le premesse per ulteriori progressi. Complimenti vivissimi anche a SUOR NILDA, dalla voce intonata, distesa e suadente; le sue esibizioni sono sempre convincenti; al suo posto, intanto, eviteremmo il “fiato” prima delle due ultime sillabe/note delle “chiusure”.
Quanto al soprano RITA VAGLIVIELLO, ci ripetiamo volentieri per esprimere complimenti, lodi, felicitazioni e desiderio di poterla ascoltare ed applaudire per tantissimi anni ancora. Ad un artista come lei, per farla breve, possiamo dire solo: “grazie di esistere”.
La conclusione, a questo punto, è scontata: lunga vita e crescenti successi alla Corale; un grazie sentito a don Tommaso per averci offerto, fra le tante perle, un coro verdiano (in consonanza con le celebrazioni del 150.mo dell'Unità d'ltalia) ed una struggente Ave Maria come quella di Cimmaruta; un abbraccio ideale alla Corale nella quale ci-piace e ci commuove trovare e sentire spesso più componenti dello stesso nucleo familiare; un cordiale arrivederci alla prossima Epifania!

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 2 Febbraio)