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Dal parto di Fenarete a quello di Maria Stella

Un viaggio virtuale nella scuola reale
 

Il primo parto ci porta più o meno indietro nel tempo di circa 2500 anni e ci offre l'occasione di fare conoscenza con un personaggio pressoché sconosciuto e modesto, destinato però a passare alla storia del sapere e del mondo della scuola come una pietra miliare o, se si preferisce, come un monumento: stiamo parlando della levatrice più celebre del mondo, tale Fenarete, che esercitava in Atene l'arte della cosiddetta Maieutica, un termine desueto che sta per ostetricia; ella nel lontano 469 a.C. ebbe il privilegio di diventare anche “madre” e così diede alla luce un tal Socrate, sul quale circola un adagio che due amici interpretano più o meno così: Ho saputo che Socrate non sapeva niente; e l'altro: Beato te, io neanche questo sapevo! E allora viva l'ignoranza; anzi viva la coscienza dell'ignoranza o, per dirla con Nicola Cusano, la “Dotta ignoranza” (1440)! Della quale venticinque secoli fa si è occupato, appunto, Socrate, col famoso, metodo della già ricordata Maieutica, sinonimo di “ironia socratica”, riconducibile ad un procedimento pedagogico consistente nel mettere l'interlocutore in condizione di “portar fuori” la verità che sta dentro di sé; un po' come fa la levatrice con la partoriente. Di tanto si parla, in particolare, nel “Teeteto”, un dialogo di Platone, discepolo di Socrate e pilastro tuttora portante della filosofia; Ma torniamo al titolo e, più esattamente, al secondo “parto”, quello (naturalmente figurato) del ns. Ministro della ex Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini. Ahinoi, stavolta il parto non è indolore e, pur non essendo cesareo, somiglia tanto a un taglio, una forma di “siluro”, per giunta senza anestesia. La nostra Ministra del MIUR, sulla scia delle innovazioni messe in cantiere negli anni “90 per avviare una radicale trasformazione del Sistema scolastico, ha dato la stura ad una serie di provvedimenti riguardanti la Scuola, da quella dell'Infanzia a quella Secondaria; ci riferiamo in specie alla L. 133/2008, e poi alla L. 169/2008, al DPR n. 89//2009 recante, tra l'altro, norme per la riorganizzazione della rete scolastica e per un più efficace uso delle risorse, fino alla recente Riforma del 4.2.2010. Fin qui le coordinate temporali della scuola e del sapere.
Ma qual è intanto il contenuto, la linea di continuità tra Fenarete e la Gelmini, o tra la Scuola Socratica e quella odierna? E ancora: cosa è successo in 25 secoli da Atene a Roma, a Parigi, a Londra… tanto per rimanere in Europa? Tenteremo di fornire una risposta in pillole (naturalmente non esaustiva né apodittica), premettendo che la prima Scuola Pubblica della Storia resta quella fondata ad Aquisgrana nel 781 da Carlo Magno. Prima e dopo, come tutti sapranno, ci sono state tante altre scuole; ci limitiamo a ricordarne solo alcune, partendo da quelle più “datate”, naturalmente private, come ad esempio la Scuola Peripatetica o dei “portici”, così detta dal viale del liceo in cui Aristotele (384-322 a. C.) soleva disputare passeggiando coi suoi discepoli.
E' appena il caso di precisare che nell'antica Grecia l'insegnamento era affidato all'iniziativa privata; in alcune “Città-Stato” si organizzava la c.d. “Efebia”, un sistema di formazione civile e militare del soldato-cittadino dai 18 ai 20 anni. Struttura analoga ebbe inizialmente il Sistema Scolastico nell'antica Roma, palesemente influenzato da quello greco; ma a partire dal Periodo Imperiale si istituirono anche scuole “Statali” o “Ufficiali” (comunque non pubbliche) con la creazione di cattedre di retorica e filosofia (sec. I-IV d.C.); nello stesso periodo vennero istituite delle Scuole Superiori di Diritto. Nell'Alto Medioevo si ebbero Scuole Monastiche ed Episcopali (quindi non statali): l'Ordine interno degli Studi era diviso in gruppi del Trivio (grammatica, dialettica e retorica) e del Quadrivio (aritmetica, geometria, musica, astronomia). A tale epoca risale la “Schola Palatina”. Dalla fine del XII sec. e a seguire nacquero le Università. Quanto alla Scuola Laica (o laicizzata), essa nacque nel Rinascimento. Il nostro viaggio nel mondo della scuola è, comprensibilmente, ancora lungo, ma noi ne offriamo solo poche altre brevi perle, che in breve possono essere così sintetizzate: le prime Scuole popolari gratuite d'Europa furono le c.d. Scuole Pie, nate nel 1597 in Spagna ad opera di S. Giuseppe Calasanzio, fondatore dei Chierici Religiosi, più noti come Scolopi. Corrispondevano, in pratica alla ns. Scuola Primaria e comprendevano 3 classi: in 1^ e 2^ si imparava a leggere; in 3^ si imparava l'abaco e la scrittura.
La classe era intesa non tanto come l'unione di fanciulli di una medesima età, quanto l'insieme di allievi con analogo livello di conoscenze e di alfabetizzazione. Scuola delle 3 “I” di Berlusconi: un neologismo politico-giornalistico comparso a cavallo del XX sec. e indicante una scuola che deve essere basata su 3 parole che iniziano con la lettera “i”: Inglese, Internet (o Informatica) e Impresa, in una visione chiaramente sbilanciata sul versante aziendalistico. Scuola delle 4 “I” di Alleanza Nazionale, formula comparsa sui massmedia nel 2003, per aggiungere alle 3”i” una quarta “I”, intesa sia come lingua italiana, sia come Patria e/o Storia Patria.
“Scuola dei somarelli”: si tratta della Scuola Italiana nel suo complesso, avente come denominatore comune la mediocrità; in questi termini si esprime il c.d. “PP2” o “2^ rapporto sullo stato della nostra scuola” elaborato dal Ministero competente e pubblicato dalla stampa nell'autunno del 2003. E' appena il caso di aggiungere che tuttora giudizi e valutazioni di rango internazionale non sono lusinghieri sulla qualità e sul livello di preparazione delle nostre scuole, se si fa eccezione per il nostro fiore all'occhiello: la Scuola Elementare. Concludiamo con la “Scuola delle 3 “E”, che stanno per: Efficacia/Efficienza/Equità, criteri che qualcuno ha recentemente (maggio 2010) proposto di assumere come base per la valutazione della nostra Scuola, che, stando ai dati forniti dalla TV alla conclusione del presente anno scolastico, sembra avere finalmente imboccato (almeno per la Scuola Superiore) la strada di una maggiore severità.

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 7 Luglio)