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Abuso di servitù

 
Circolazione caotica, disservizi della n. u., latrati notturni, ovvero... delizie per Teanesi
 

I "titoli" spesso traggono in inganno, con o senza dolo. Nella maggior parte dei casi funzionano come specchietto per le allodole, o come articoli "civetta" finalizzati a irretire il cliente nel girone infernale del consumismo.
Nel nostro caso, fatta salva la buona fede dell'autore e dell'editore, abbiamo scelto una formula sintetica e volutamente enigmatica. Il primo attributo non abbisogna di chiosa alcuna; il secondo, invece, va preliminarmente ed opportunamente decodificato nella sua dimensione semantica, per significare che la servitù in discussione non è quella riconducibile - letteralmente - a un insieme di persone di servizio, bensì all'istituto giuridico di cui trattasi nel codice civile (artt.1027-1099).
In proposito lasciamo volentieri agli esperti il compito di approfondire la materia sotto il profilo dottrinale e giurisprudenziale; ai medesimi affidiamo altresì l'onere di stabilire se l'abuso di servitù configura un reato oppure no. Visto, inoltre, che l'argomento è stimolante anche sul piano linguistico e/o stilistico, ci piacerebbe conoscere la "sentenza" dei cosiddetti addetti ai lavori a proposito della natura del genitivo "di servitù" nel titolo: è un genitivo oggettivo o è un genitivo soggettivo? A questo punto corre l’obbligo di entrare nel merito del titolo e lo facciamo prendendo sull'articolo “Urbanistica atto terzo” pubblicato su 'Il Sidicino' di maggio 2009, a firma del dott. C. Gliottone, che ha trattato da par suo l'annoso e spinoso problema dei parcheggi cittadini, musica per le nostre orecchie. Ma al tempo stesso è anche sale a rilascio lento per le nostre ferite (figurate ma non tanto...), originate e quotidianamente alimentate dalla ricerca affannosa, lunga e nervosa, spesso vana, non di un posto nell’Isola dei famosi o di una poltrona “istituzionale” (per questa una volta nel 1077 fu necessario andare al castello di Canossa, oggi basta andare a Casoria, precisamente alla magione di Noemi e così la caccia al tesoro si materializza grazie a Letizia benedicente e Mago Silvio condiscendente), ma semplicemente di un rettangolo bianco, o blu o magari giallo, insomma di un Parcheggio!!! Macché! E' come cercare un ago in un pagliaio o, vestiti i panni di Diogene il Cinico (IV sec. a.C.) ed armati di una lanterna, cercare in mezzo alla folla di Atene o di Teano un uomo saggio, ossia un uomo (o una donna) capace di rinunziare ad ogni agio e di ridurre al minimo i bisogni; quindi una persona disposta a servirsi dei piedi per muoversi. Ma allora non avremmo bisogno né di strisce, né di rotatorie, né di macchine e né di vigili o (come impropriamente usa dire) di vigilesse, che non stanno nella pelle appena adocchiano una vettura "fuori posto”. Cribbio, questo criminale va punito! Merita una lezione, così "s'insegna a vivere" ..... (dicono nel Brindisino) e a parcheggiare fuori dalle salvifiche e preziosissime strisce! Per non parlare del disco orario! Forse il poveretto/la poveretta, che magari abita in periferia o in frazione, è appena sceso/a dall'auto per entrare in farmacia, o per effettuare un versamento in scadenza o per ritirare la spesa dal salumiere o, ancora più complicato ed importante, per rilevare il figlioletto in uscita dalla scuola.... Niente da fare! Deve pagare, così impara una volta per tutte che la macchina non è uno strumento o un bene al servizio dell'uomo, ma è una sorta di mostro al quale quest'ultimo ha volontariamente trasferito/subordinato/delegato emozioni, scelte, sentimenti, poteri, interessi, ragionevolezza, volontà, pensiero, tempo, portafoglio e libertà ..... diventando, magari inconsapevolmente, sacerdote di Erich Fromm, in nome della "Fuga dalla libertà" (1941).
Ora, tornando coi piedi, o meglio, con le ruote (dell'auto) sulla terra, quante volte e a quanti di voi è capitato di fare il giro della città (periferia compresa), forse doppiandolo pure, senza incrociare, anzi, conquistare il tanto sospirato ed inseguito rettangolo "libero"? Personalmente lo abbiamo sperimentato più volte e così, rassegnati e avviliti, siamo tornati (sempre in auto) da Piazza Marconi, per esempio, oppure da Via XXVI Ottobre al punto di partenza, cioè nel "recinto" del nostro domicilio o, se si preferisce, nella nostra proprietà privata o, ancora, nel nostro condominio che, nel caso di specie, coincide con il Parco "Agi Casa", noto pure come Parco di Orto Saetta, a ridosso della S.S. 608 per Maiorisi, facilmente identificabile perché, tra l'altro, vi si accede dal passo carrabile compreso fra il Ristorante/Pizzeria "Il Borgo" ed il Centro Copie Piccirillo. A rendere noto e più 'familiare' all'universo mondo il nostro Parco (privilegio di cui nessuno dei condomini sentiva il bisogno) hanno poi provveduto l’Istituto Alberghiero e il Centro per l’Impiego che, ultimi arrivati, hanno (involontariamente) trasformato una piccola oasi di serena e comoda convivenza in una sorta di bolgia dove i nostri bambini non solo non possono più sostare e/o giocare, ma devono difendersi dalle continue e pericolose incursioni di auto e moto che (specie le seconde) sfrecciano lungo il viale interno del parco (che, fino a prova contraria, è proprietà privata....fatta salva la servitù di cui si dirà appresso) come se fossero sull'autostrada. Naturalmente anche l'aria diventa sempre meno respirabile, considerato che il traffico è cresciuto almeno di venti volte! Pochi infatti sono gli studenti che raggiungono a piedi la scuola; ancor meno sono i cittadini che vanno a piedi all'Ufficio di Collocamento. Quanto ai docenti, se potessero, l'auto la parcheggerebbero all'interno delle aule!
Tutto questo significa, tra l'altro, che il nostro viale e le nostre aree di parcheggio, nella prima parte della giornata sono appannaggio degli "esterni”; nella serata diventano "preda" dei clienti della pizzeria. E per noi "residenti” non ce n’è! Al punto che qualcuno (è il caso di chi scrive), costretto una volta a parcheggiare la propria auto all'esterno del (suo) parco, fu prontamente e severamente punito; pensate un po’: si scomodò nientepocodimeno che il Comandante dei VV.UU. in persona! Manco si fosse trattato della macchina di un clandestino o di un camorrista!
Ma non è mica finita! Ad intasare gli spazi che ormai sarebbe blasfemo considerare o definire "liberi"; ad ammorbare l'ambiente con miasmi micidiali per l'olfatto e per la salute, complici -a seconda del tempo- il sole o la pioggia nonché una fauna che va dagli insetti ai roditori ai gatti ai cani randagi (per non parlare dei germi....) i quali fanno festa e scempio tra e dei rifiuti, ci pensa, bontà sua, pure la benemerita società "Eco Quattro” che spesso, troppo spesso, dimentica di raccoglierli. Stendiamo poi un velo pietoso sui cosiddetti cani "appradonati" regnanti nei due giardini confinanti con gli edifici "Delta" e "Lanzano": un cagnetto dalle corde vocali inesauribili e acute come frecce aculeate che entrano dall'orecchio per raggiungere il cervello e sottoporlo a tortura parossistica, in tandem con una belva di dantesca memoria, esuberante, ingovernabile e tonante più dei fulmini di Giove col suo latrato micidiale che tu non senti ma subisci smarrito e terrorizzato, a causa del timbro tenebroso, della gittata cosmica e del rombo fuori concorso per eccesso di decibel (se ci è consentita una civetteria, ci permettiamo di ricordare -a chi ha ancora orecchi per sentire e intendere....- che il D.P.R. 215/99 fissa i limiti del livello di pressione sonora a 95 db, salvo deroghe di competenza dei Comuni; avvertiamo l'obbligo di aggiungere che la soglia del dolore, con rischio di sordità, va da 110 a 140 db). Entrambi i sullodati 'amici dell’uomo" s'incaricano, bontà loro, di dettare il ritmo sonno-veglia del vicinato, indifferenti (come l'asino del Carducci impegnato a brucare il cardo....) e sprezzanti nei confronti di qualche soggetto insofferente o, peggio, affetto disgraziatamente da depressione.
A questo punto il lettore, a buon diritto, si chiederà: Ma tutto questo che c'entra con il titolo, ossia con il cosiddetto "abuso di servitù" ? E' presto detto. La nota, simpatica, premiata coppia Aquilino e Giovanni, alias Compagnone e Lanzano (ai quali vanno comunque la stima, l'affetto e l'apprezzamento di tutti i condomini del Parco per la realizzazione del complesso residenziale), nel 1993 pensarono bene di inserire nel Regolamento di condominio un articolo, il numero 17 (quando si dice la iella...) del seguente tenore: "La Società 'Agi Casa’, s.r.l. si riserva di concedere servitù e..... a terzi sulle strade di accesso.....nonché di trasferire ad altri detto diritto".
Avviandoci alla conclusione, vogliamo dire che non c'è chi non veda che la servitù esiste e non può essere messa in discussione; però 'est modus in rebus' (dicevano i Latini): non bisogna esagerare e, soprattutto, non bisogna abusarne!
Noi confidiamo, intanto, nella pazienza del Lettore, di cui -per l'appunto- non intendiamo abusare; perciò gli chiediamo di sollevarci dall'onere di ulteriori passaggi, considerazioni e commenti a proposito degli inconvenienti, degli equivoci, dei contenziosi e degli abusi legati alla famigerata servitù, alla quale sicuramente tantissimi altri Sidicini potrebbero/vorrebbero dedicare addirittura dei trattati. Ma tant'è!

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 7 Luglio)