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Da Terra di lavoro a Terra di Ascolto

 

Ci è gradita l'occasione dì ricordare la Giornata di Studio su Erchemperto e Castel Pilano, svoltasi lo scorso 31 gennaio per la prima parte a Conca della Campania e per la seconda aTeano, non solo per le preziose notizie forniteci dai vari illustri relatori sul tema centrale della manifestazione; non solo per esprimere doverosamente e sinceramente sentimenti e pensieri di gratitudine e di ringraziamento all'indirizzo degli organizzatori che, lavorando a lungo, con impegno e perizia (quasi sempre nell'ombra, dove la loro serietà e la loro proverbiale riservatezza ci suggeriscono di lasciarli) hanno sapientemente coniugato la solennità dell'evento con la sobrietà e l'efficienza della macchina organizzativa; non solo per incoraggiarli e sostenerli nel loro illuminato e proficuo cammino intrapreso per il recupero e/o la ricostruzione d'un Passato che ci appartiene e ci arricchisce sul piano storico, umano, civile e culturale, anche per le ricadute sul presente e le proiezioni sul futuro; ma anche e soprattutto per tentare un approccio in chiave storico - geografica, socioculturale, amministrativo - economica, turistica, morale, civile e psicologica con lo scenario in cui Erchemperto è vissuto e si è mosso, declinando la sua "Historiola Langobardorum Beneventi" come sviluppo della Storia dei Longobardi un altro monaco benedettino, Paolo Diacono (sec. VIII) autore, tra l'altro, di un Inno a S. Giovanni risalente all'incirca al 774, da cui poi (1028 c.) Guido d'Arezzo (ancora un monaco) ricavò i nomi delle note musicali.
A uesto punto dobbiamo raccordare la prima parte del pezzo con la seconda, che in buona sostanza coincide con il titoiio e con lo scenario or ora richiamato.
A prima vista, quest'ultimo sembra corrispondere alla cornice geografica che va da Teano a Conca della Campania. Poi, andando oltre i campanili, si arriva a Montecassino da una parte, a Calpua e Benevento dall'altra, tanto per rimanere entro coordinate note e per noi abbastanza familiari e vicine. Ma non basta! E a ricordarcelo è stato, inaspettatamente e (per noi) piacevolmente, uno dei partecipanti alla bella e memorabile manifestazione, un cittadino di Arce, l'avv. Ferdinando Corradini, venuto apposta per ascoltare, vedere, capire, imparare, apprezzare ed incoraggiarci a continuare ... autoinvitandosi anche per le edizioni successive! C'è davvero di che compiacersi e motivarsi e mobilitarsi perché queste iniziative proseguano e crescano in un territorio - è appena il caso di sottolinearlo - che una volta si chiamava Terra di Lavoro e coincideva geograficamente con una pianura costiera compresa tra i Monti Aurunci e i Campi Flegrei, percorsa dai fiumi Garigliano e Volturno, tra quelle che oggi identifichiiamo come Province di Latina, Frosinone e Caserta.
La fertilissima Terra di Lavoro comprendeva, amministrativamente, un territorio vastissimo, che andava da Arce a Cassino fino a parte dell'attuale Provincia di Napoli. Mai nome fu più appropriato e rivelatore di quello diTerra di Lavoro, non solo perché di "terra" ce n'era tanta, ma era fertilissima e dava lavoro e pane (magari più lavoro che pane...) a tanta gente. Col passare del tempo, però, la società, la politica, l'economia, gli eventi storici, obbedendo a dinamiche e processi naturali e difficili da interpretare e governare, modificarono l'assetto precedente, da noi sommariamente abbozzato, e la Terra da lavorare cominciò a diventare sempre meno e, di conseguenza, anche il lavoro imboccò l'inesurabile e scomoda via della contrazione progressiva o, per dirla più facile, cominciò a mancare! E il Governo dell'epoca dovette pensare che, forse, l'espressione Terra di Lavoro rischiava di svuotarsi della sua essenza e della sua connotazione semantica fino ad allora veicolate; per cui nel 1918 decise di chiamarla Provincia di Caserta, lasciandone sostanzialmente immutati i confini e l'estensione.
Ma 'Terra' e 'Lavoro', come sappiamo, diventarono merci sempre più rare. Né andò meglio nel 1927, quando l'estensione della nostra provincia, perdendo i territori laziali, scese a 5.258 kmq e, per giunta, fu dal Regime soppressa ed inserita in massima parte nella provincia di Napoli. E quando, nel 1945 recuperò la dignità di provincia, Caserta registrò una ulteriore contrazione della sua superficie, per arrivare, ai giorni nostri, a 2.639 kmq e (secondo i dati di cui disponiamo, riferibili al 2003) a 856.590 abitanti e 104 Comuni. Comprende tuttora una fetta della storica "Terra di Lavoro", ma tutti sappiamo bene in che termini vengono letti e vissuti, purtroppo, sia la "Terra" sia il "Lavoro" (specie se consideriamo il panorama nazionale e internazionale del momento). E allora? Dobbiamo forse rassegnarci al declino e alla crisi, anche sotto il profilo culturale, civile, morale e magari turistico? Mai!
Esistono, specie sul piano culturale e turistico, risorse e mezzi per farci drizzare la schiena, rimboccare le maniche e mobilitare le coscienze più avvertite e più vive della Comunità Sidicina per imboccare la strada della bonifica materiale e sociale delle nostre Genti e delle nostre Terre. Se proprio non possiamo richiamare in vita la defunta e sepolta Terra di Lavoro (nemmeno nell'ipotetico caso di una concreta omologazione tra nome e realtà...), allora cerchiamo di farne la nostra Musa ispiratrice. Attiviamoci per ricordarla ed onorarla con un energico e prodigioso scatto di volontà e di impegno al fine di trasformarla in una Terra di Ascolto! Una Terra in cui fioriscano iniziative e progetti finalizzati a valorizzare e a far conoscere in giro i tesori storici e artistici di cui la nostra Provincia e la nostra Terra Sidicina sono ricche.
ll successo della manifestazione del 31 gennaio è un ottimo e promettente viatico. Bisogna continuare su questa strada puntando, naturalmente, anche sull'ascoltoI Quelli che parlano o scrivono certo non mancano; forse bisogna investire di più, molto di più, sull'ascolto, partendo dalla consapevolezza che viviamo in una Società in cui tutti parlano e nessun ascolta ... Ci sono molti professori della parola e troppi analfabeti dell'ascolto. E dire che l'attività di ascolto è uguale al 46% della vita dell'uomo; l'altro 54% risulta così (mediamente) distribuito: attività del parlare 30%; attività del leggere 15%; attività dello
scrivere 9% (Educare all 'ascolto di Massimo Baldini).
E la scuola, intanto, che cosa fa per educare all'ascolto? Molto poco, purtroppo, perché evidentemente sottovaluta il fatto che l'ascolto è uno strumento conoscitivo di grande importanza. Si tenga presente, ad esempio, che nello sviluppo del bambino, la prima attività ad essere appresa è proprio l'ascolto, che, tra l'altro, consente di essere aperti nei confronti del mondo e del prossimo. Per fortuna esistono anche altre Agenzie Educative, tra le quali le numerose e meritorie associazioni di cui pullula l'intero territorio nazionale ed anche, fortunatamente, la nostra Provincia e la Terra dei Sidicini! Qui, senza nulla togliere alle altre, l'Associazione "Erchemperto" tiene alta la bandiera della civiltà, della storia e della cultura dei Sidicini, facendo sentire la sua autorevole e suadente voce ben oltre i confini di Teano, della Provincia di Caserta, dell'antica Terra di Lavoro, della Campania Felix e, forse, dell'intera Penisola!
Consapevoli come siamo che l'ascolto è soprattutto un'attività della mente e non dell'orecchio, confidiamo nella prospettiva di aumentare sempre più il bacino di utenza dei nostri lettori e dei nostri sostenitori facendo tesoro delle famose quattro "c" della lezione: contesto - contatto - competenza - concetto. Tradotto in soldoni, cercheremo di migliorare ed arricchire il messaggio di cui è prestigioso e diffuso portavoce l'Associazione 'Erchemperto', tenendo presente che esso è per metà trasmissione e per metà ascolto: per il 50% è inviato e per l'altro 50% è ricevuto; se poi gli ascoltatori sono più di uno, evidentemente la quota di ascolto sale... E qui, sembra ovvio, sale anche la responsabilità e la perizia di chi scrive e/o, a qualunque altro titolo o livello, opera per la vita e il futuro della nostra Associazione che, senza indulgere alla nostalgia o, ancor meno, ad una impossibile ed anacronistica resurrezione del Passato (neanche nell'ipotetico caso di una concreta omologazione tra nome e realtà...) osa inseguire il sogno di trasformarlo in uno stimolo o, se preferite, in una risorsa che trasformi la vecchia 'Terra di Lavoro' in una nuova e beneaugurante "Terra di Ascolto", con immancabili e provvidenziali ricadute sul piano culturale, turistico e sperabilmente economico.

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 4 Aprile)