L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Nello Boragine
 
 

I baffi dei maestri sidicini (III parte)

 

L'elenco dei ricordi e degli incontri legati al periodo della “mia” scuola elementare è davvero lungo, ma non voglio abusare della pazienza di chi legge, per cui mi avvio alla conclusione riportando sinteticamente l'esperienza più incisiva e significativa del mio viaggio scolastico tra i Maestri sidicini coi baffi.
ln quarta classe l'allora Direttore De Martino dispose il trasferimento del sottoscritto e di tale “Aliciotto” dalla sezione dell'insegnante Luigi Minerva a quella del mio omonimo Beppe Boragine, noto ex gerarca fascista, baffi di taglio austriaco, stivali sempre tirati a lucido ed accessoriati con un fnistino che oggi si direbbe griffato, piglio e portamento militareschi, didattica basata su due pilastri: riassunto e problemi per noi, lettura del giornale per lui!
Per il sottoscritto era prevista, ogni mattina, una trasferta: andare all'edicola per il giornale e all'osteria per il vino; portare questo a casa del Maestro, che abitava al castello, e quello in aula. ll mio posto era sul sedile di destra del primo banco della fila più vicina alla finestra, di tipo antico, biposto, pesantissimo, antigienico e scomodissimo. La compagnia era piuttosto eterogenea e variopinta, ma sicuramente non era serena e rassicurante. C'erano ad esempio dei soggetti (Ugo, Bruno,...) la cui età era più vicina a quella della leva militare che a quella per la frequenza della scuola elementare. Ma tant`è. La disciplina era solitamente garantita dal frustino, salvo che per il sottoscritto, che godeva di un trattamento privilegiato: infatti quell'indimenticabile strumento di tortura, che era l'incubo dei miei compagni di classe per tutta la giornata, le mie esili e nude gambe, si portavano i pantaloncini corti, le rigava solo all'uscita, quando stavamo in fila nel corridoio, muti e fermi come statue, in attesa del suono della campanella (che il buon Ferdinando non si decideva mai a suonare...) e all'improvviso, immancabilmente, qualcuno cominciava a ridere.
Risultando difficile individuare il colpevole a causa del buio, il “Mastino” decideva, sistematicamente, di punire tutti, una fila per volta, glissando sulle nostre gambe col suo insaziabile a collaudato frustino.
Durante le ore di lezione, invece, la disciplina per il sottoscritto assumeva forme e toni per così dire musicali. In poche parole il mio omonimo, senza alzarsi dalla sedia, allungava entrambe le braccia al di sopra del suo banchetto, poi con una mano mi afferrava per i capelli e mi schiacciava la faccia sul banco, mentre con l'altra, chiusa a pugno, suonava la grancassa sulla mia schiena: sarà per questo che le radiografie presentano una colonna musicale, pardon, vertebrale ricca di variazioni sul tema.
Qualcuno si domanderà perché io fossi oggetto di tanta attenzione. La risposta è facile, intuibile, scontata, anzi obbligata: al maestro “puzzavano i baffi” e lo scolaro, vivo e incosciente com'era, glieli stuzzicava spesso, magari involontariamente, come quando lo costringeva ad inforcare gli occhiali per decifrare i compiti scritti, la cui grafia, diceva lui, somigliava alle “cacatelle di mosca".

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno IV 2007 - n. 6 Giugno)